La storia di Nameless

Mia! Tutta mia XP

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  1. Kyoura
     
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    Questa è la storia di un mio pg. Per ora non è niente di speciale, ma più avanti diventerà molto violenta ^^" mi spiace ma sono macabra XD
    Ora però divertitevi! Ciao ciao!
    Kyoura
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    Luna nuova. Tutto perfetto. Combaciava ogni evento. Prima il fatto di essersi ritrovato nei paraggi di quel castello, poi quello di essere Luna Nuova.
    Buio totale. Mi posso nascondere nel buio, pensò. Ma a cosa serviva allora avere quell’aspetto se non poteva farlo vedere a nessuno?
    Si, mi voglio divertire…
    Il cielo accolse uno dei suoi sguardi sorridenti senza reclamare. E cosa poteva dirgli, altrimenti? Non poteva opporsi a lui. Era di sua proprietà.
    Ma cosa posso fare per farmi notare?
    Un colpo di tosse. Aveva avuto un’idea. Certo, per lui era facile avere tutto… Non si doveva sforzare neppure per pensare, le parole e i pensieri penetravano con facilità la sua testa.
    Violentare la moglie dello shogun… Perché no?
    Di sicuro come piano era infallibile per ritrovarsi tra le loro mani. Il problema era, con quanti arti riuscirò ad andare nella cella?
    Si fece i calcoli sulle lunghe e artigliate dita. Se avesse spaccato qualche osso di sicuro sarebbe riuscito ad arrivarci integro… Ma se sbagliava ad uccidere, gli avrebbero mozzato varie parti del corpo, che avrebbero saltellato allegramente fino alla cella, anche dopo essere stati staccati dal corpo. Testa compresa. Non faceva differenza.
    Uhm… violentarla… E, dopo essere stato catturato, fare la tragedia dell’ “Oh, no! Ho perso la mia libertà, che farò adesso?”Pronunziò queste parole con voce femminile, quasi a voler sembrare scemo a se stesso.
    Si: era sadico, perfettamente sadico, faceva proprio per lui. Fare un dramma della libertà non sarebbe stato difficile, non alzerò troppo la voce nell’urlo, però… Li voglio vivi.
    L’unica cosa che gli era rimasta ormai, era quella.
    Mi aspetti, signora…
    La libertà.

    L’operazione fu più difficile di quel che pensava. Sui camminamenti del muro di cinta del castello, c’erano almeno una ventina di soldati armati fino ai denti con spade o balestre.
    Bene, bene, bene… La mia fama li ha raggiunti allora!
    In effetti… Erano solo pochi giorni che si era messo all’opera… E gia aveva visitato molte celle; ma niente. Lei non era lì. Non c’era quella ragazzina che doveva assolutamente incontrare.
    Vorrà dire che mi divertirò ancora di più…
    Dalla sua posizione era perfettamente nascosto. Nell’ombra… Come una foresta che nasconde un albero. Un albero, tuttavia, più grande di tutta la foresta intera.
    Però… Da che parte comincio?
    I suoi occhi viola mutarono, e fecero divenire le pupille già verticali, spesse quanto un capello, mentre scrutava all’interno delle mura. Riuscì a cancellare tutto quello che c’era davanti pur di vedere. L’ingresso del torrione non era molto distante dalla cinta muraria, ma neppure troppo vicino.
    Dovrei arrampicarmi lentamente sul muro e poi scendere dall’altro lato. Ma come non farsi vedere?
    La risposta gli arrivò chiara… E sorrise sadicamente
    Eheh… Neanche arrampicarsi…
    Quatto quatto, iniziò a camminare furtivamente verso le mura. I capelli, neri lunghissimi che gli ricoprivano quasi tutto il corpo, gli permisero di mimetizzarsi anche sull’erba che aveva assunto una tonalità scura per via del tenebre di quella sera. Tenebre che sarebbero state fatali per molte persone…
    Perfetto… Grazie mondo! So cosa fare. Mi serve solo qualcuno.
    E quel qualcuno, era proprio uno di quei soldati.

    Si chinò davanti al muro e spiccò un salto. Tutto perfetto, la lunghezza era quella del muro di cinta più la sua altezza, né un centimetro in più né uno in meno. Aveva trovato gli unici attimi in cui nessun soldato faceva il suo lavoro in quella parte del camminamento.
    Ma, dopo pochi secondi, uno di essi girò e lo vide. Spaventato stava per chiamare aiuto, quando si sentì afferrare il braccio e una mano gli tappò la bocca. LUI era lì dietro! Come poteva? Come poteva se era pochi attimi prima era lontano e non poco, dal soldato?
    Povero… pensò il ragazzo, mentre scrutava meglio l’uomo che aveva preso in ‘ostaggio’ Mi dispiacerà per lui… Ed enunciò le seguenti parole:
    “Ora ascoltami bene…” disse egli “Se farai il bravo non ti ucciderò… So che hai moglie e bambini a casa, tutti lo dicono in queste circostanze… Ma non dovrai fiatare, ok?”
    Il soldato, spaventato, scosse la testa. Il ragazzo, fidandosi, lo lasciò andare e si ritrovarono faccia a faccia. Ora che rifletto... L’ho gia visto da qualche parte… Uhm… Vabbè, ci penserò entrando nel castello…
    “Dimmi allora… Un metodo veloce per entrare” si soffermò, quasi a voler dare l’impressione di un doppiosenso molto duro alla frase “… Lì” e indicò lo spoglio torrione. Tutta apparenza… pensò Ci vogliono solo prendere in giro. Fuori è misero, ma… Dentro è una festa, un bijou… rabbrividì, ripensando alla sua infanzia.
    Il soldato balbettò qualcosa ma poi, rendendosi conto degli artigli affilati che il ragazzo aveva, iniziò a parlare chiaramente “Impossibile… A meno che qualcuno non sia tutt’uno con l’oscurità.”
    Egli rise a bassa voce. Anzi, i suoi occhi parevano ridere. Perché dalla sua bocca non uscì alcun suono, ma il soldato sentì chiaramente la risata.
    “Molto bene… E ricordati… Non fiatare… O ti ammazzerò anche quando sarò nel torrione… E sarà ancora più sofferente…”
    E, detto questo, egli scomparve. Ma non del tutto. Non che rimase qualche parte del corpo. No. Era semplicemente divenuto parte del muro. Una figura nera in 2D che si stava contorcendo per camminare. Sotto lo sguardo sbalordito del soldato, egli scese giù, strisciando, anzi, facendo il muro. E poi divenne parte dell’erba.
    Nessuno lo notò. A parte il soldato che lo stava ancora guardando. Era entrato nella porta. Un sorrisetto si impresse sul suo volto. Un sorriso stranamente cinico…
    Sempre così teatrale pensarono i due all’unisono Sempre così teatrale…

    Salì le scale di corsa. Non perché voleva guadagnare tempo. Poteva benissimo controllare i minuti, lui. Ore, giorni, attimi… Tutti in suo possesso…
    No. Non aveva fretta.
    Voleva semplicemente farlo. Aveva un fuoco che lo stava consumando, corrodendo, bruciano. Doveva. La passione stava crescendo ad ogni suo passo. Così come i battiti del suo cuore.
    Non incontrò nessuno per le scale. Fortuna. E sapeva anche che lo shogun era fuori. E sapeva pure per cosa.
    Stavano per fare la stessa cosa. Per uno sarebbe stato un errore, un peso che si sarebbe dovuto portare appresso per tutto il resto della sua vita. Per lui, invece… In prigione! Ma meglio, sapeva che era lì. Se lo sentiva, e non come le altre volte.
    All’ultimo inciampò. Proprio nell’ultimo gradino. Graffiando il pavimento per strisciare difficilmente, arrivò davanti alla porta di quercia robustissima.
    Proprio alla fine, quando ce l’aveva quasi fatta e pensava che il suo cuore stesse per scoppiare. Gli pulsava antipaticamente nelle tempie, a battiti fin troppo regolari e veloci per i suoi gusti.
    Poggiò una mano sulla porta, poi l’altra, spingendo contro il portone per rialzarsi -non trovando altro valido appoggio- e accostando il suo finissimo orecchio contro il legno
    La moglie dello shogun non stava dormendo. Stava parlottando, forse con qualche sua serva o roba del genere. Le parole erano poco più di sussurri, ma lui non volle ascoltare. Non era di quei tipi che origliavano o cose del genere per poi andare a spettegolare a destra e a manca. Con le mani tastò il la porta, per cercare un punto più fragile degli altri.
    Bisogna sapere, ora, che ogni oggetto ha una propria storia e una propria aura vitale. Anche gli oggetti posso, nel loro modo, parlare. Lui era uno di quelli che riusciva a leggere la storia di ogni oggetto. E allora vide. E, mentre scrutava nel passato dell’oggetto, passò la mano su quasi tutta la sua dura e ispida superficie.
    Non ci mise molto ad individuare l’ammaccatura. Era ad un lato dove, da quel che la porta gli aveva raccontato, una volta lo shogun aveva picchiato perché le sue truppe in battaglia stavano perdendo.
    Poveri stolti… pensò Farsi dei crucci per una battaglia… E senti chi parla… il ragazzo sembrava avesse due personalità che si parlavano tra di loro ed erano quasi sempre d’accordo su tutto.
    Si scostò i capelli dal volto, quel che bastava per vedere di poco e, con la spalla, si abbatte contro la porta.
    Dopo ti metto apposto… pensò Scusami, ma era l’unico metodo…
    Aveva avuto ragione sulla chiacchierata. La moglie dello shogun era con una serva, entrambe a gambe incrociate su un letto a baldacchino. Non diede neppure uno sguardo alla ragazza, ma passò subito alla serva. Con un veloce gesto della mano, la fece scomparire in una nuvola nera. Poi si girò verso la porta e, con la mano, fece un gesto quasi per dirle di alzarsi e tornare come era prima. Ella obbedì subito, senza storie.
    La moglie dello shogun era con le spalle al muro, nel vero senso della parola. Aveva preso un bel colpo quando, nel mezzo di un’animata discussione, quello strano essere si era insinuato in camera sua. Alla luce delle candele –che avevano quasi tutta la cera consumata, se posso aggiungere, da tutto quel tempo in cui si erano messe a parlare le due-, scorse una figura snella, vestita con una specie di vestito aderente, che gli ricopriva a malapena le spalle e che si ingrossava fino a divenire una tunica che usavano a quei tempi i monaci buddisti. E gli occhi… Viola scuro, penetranti e bellissimi, coperti però dalla frangia, che arrivava fino al mento, dei capelli neri e che dietro toccavano terra.
    “T-tu chi sei?!” gli urlò contro la ragazza.
    Il ragazzo si girò verso la moglie dello shogun e non potè non tirare un sospiro tra il disperato e il piacere. Una donna sulla ventina, giovane, bella come non ne aveva mai viste era sposata con un essere vecchio bacucco che la stava tradendo in quegli istanti. Era incredibile come girava il mondo da quelle parti. Ricordandosi poi che le aveva rivolto una questione a cui non sapeva rispondere, si grattò la guancia, imbarazzato
    “Bella domanda”
    “Cioè… Mi stai dicendo che non ti ricordi come ti chiami?”
    “No…” scosse la testa egli “Io non mi chiamo… Non ho un nome…”
    Ella si portò un dito davanti alle labbra, come per pensare “Dunque, fammi ragionare… Senza nome… Come si potrebbe tradurre?” e, bisogna anche sapere, che lei era di origini inglesi “Oh, ma certo!”
    “Cosa?” il ragazzo non era molto curioso, ma l’idea di trovarsi finalmente un nome lo eccitava, anche se non aveva chiesto niente
    “Nameless…” disse lei “E’ carino, non ti pare?”
    Egli si sedette sul letto, vicino alla ragazza “Nameless… Vorrebbe dire?”
    “Senza Nome.”
    Il neo-Nameless sogghignò “Si, perfetto!” un nome, finalmente! Non lo avrebbero mai più chiamato ‘novellino’ o ‘pivello’ come facevano sempre. Ma poi si ricordò di aver fatto scomparire la servetta nel nulla… Anche se la moglie dello shogun non sembrava molto spaventata, chiarì subito “La tua amica è al sicuro. L’ho solo fatta ricomparire in un altro posto…”
    “Ma ti ha visto, no?”
    Egli sospirò, affranto “Questo non c’era nel mio piano. Adesso spargerà ai quattro venti il fatto che sono qui, così che tuo marito torni da…”
    “Mio marito torni da COSA?” ella non sapeva nulla, quel bugiardo dello shogun non le aveva detto che sarebbe andato a fare una visitina alla figlia di un contadino, ma le aveva detto che era andato a banchettare il compleanno di non so quale onorevole personaggio di quel castello.
    “Te lo spiegherà lui, se non capirai che vuole fare la stessa cosa che vorrei fare a te.”
    Ella strabuzzò gli occhi, portandosi la mano alla gola “V-Violentarmi? Quindi anche lui…”
    Nameless la fece fermare, mettendole una mano davanti alla bocca “Più parliamo più si dimezza il tempo per vendicarti”
    “Hai ragione” annuì lei “Voglio vendetta.”
     
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  2. Witchchild
     
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    Wow, fikosa! image
    Non so perchè, ma l'atmosfera mi ha ricordato un po' quei film ambientati nell'antica Cina, tipo "La tigre e il dragone" (anche se lo shogun è un'istituzione politica giapponese), e anche un bellissimo romanzo che ho letto qualche tempo fa, "Padiglioni lontani" (che però si svolgeva in India).
    Aggiorna presto, sono curiosa di leggere il seguito! image
     
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  3. Kyoura
     
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    Grazie ^//^ Sono commossa! Cmq, è ambientata in jappo, se non si fosse capito XD
     
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  4. Witchchild
     
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    Immaginavo! :lol:

    Comunque, figurati, per me è stato un piacere leggerla, è davvero difficile trovare qualcosa di ben scritto oggigiorno! image
     
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  5. linzee
     
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    BELLE STORIA KYOURA
     
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  6. *Demi182 Li0n*
     
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    quoto ^^ scrivi molto bene!
     
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  7. Kyoura
     
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    Grazie mille, raga ^//^ Sono veramente felice che vi piaccia!!!!
     
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  8. ikuccia-psycho-64
     
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    un pochino troppo violenta ^_^"
     
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  9. Kyoura
     
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    Questo è poco, Psycho XD
     
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8 replies since 27/5/2007, 15:48   222 views
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