La mia vita senza te

Ho provato ad immaginare un finale alternativo del Re Leone 2... un po' meno allegro dell'originale.

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    La mia vita senza te




    “Quando muore qualcuno, agli altri spetta di vivere anche per lui. ”

    -Alessandro Baricco





    Kiara si svegliò di soprassalto, lanciando un grido spaventoso che riecheggiò tra le pareti di pietra della Rupe dei Re. Il suo sguardo vagava nel buio, alla disperata ricerca di una qualsiasi forma di luce, ma attorno a lei non vi era altro che oscurità. Improvvisamente la leonessa sentì qualcosa di morbido strofinarsi contro il suo collo ma, in preda al terrore, si allontanò immediatamente, finendo per sbattere con la sua schiena contro la parete rocciosa della grotta.

    Per quanto si sforzasse non riusciva ad identificare chi avesse di fronte, la sua vista era come incapace di abituarsi al buio. Tuttavia bastarono poche, semplici parole per farle capire che non vi erano minacce per la sua incolumità.

    “Calmati Kiara, sono io…” Disse Simba, pacatamente.
    “Cosa… cosa è successo?” Domandò Kiara. La sua mente era ancora turbata dal brusco risveglio di pochi istanti prima, ma quantomeno era riuscita ad identificare con sicurezza chi aveva di fronte.
    “Nulla, va tutto bene. Evidentemente hai avuto l’ennesimo incubo, ma prima o poi finiranno” Cercò di tranquillizzarla il padre, ma le sue parole, inaspettatamente, ebbero l’effetto contrario.

    Nel realizzare che ancora non era riuscita ad accettare ciò che era successo, una rabbia irrazionale e dolorosa prese il sopravvento in lei. Ogni volta che cercava di dormire scongiurava i re del passato di potersi svegliare da quell’orribile sogno. Non desiderava altro che riaprire gli occhi e trovare Kovu sdraiato al suo fianco, come se non se ne fosse mai andato, come se tutti gli eventi di alcune settimane prima non fossero altro che allucinazioni. Ma le sue richieste non erano mai state ascoltate.
    Simba non poteva avere la benchè minima idea di quel che stava provando in quelle settimane, come poteva anche solo presumere che prima o poi tutta quella sofferenza sarebbe cessata? Forse non si rendeva conto della sofferenza che stava provando in quelle settimane, evidentemente viveva in un mondo tutto suo.
    Ma lei era diversa.

    “E tu che ne sai, eh?” Ringhiò Kiara, avvicinandosi lentamente al padre, che per tutta risposta indietreggiò di qualche passo. Si sarebbe aspettato di tutto, ma non una reazione simile.
    “Io sto solo cercando...” Tentò di dire Simba, ma venne interrotto subito dalla voce della leonessa.
    “Di far cosa? Di aiutarmi? Non puoi far niente per aiutarmi, nessuno può! Non sai cosa vuol dire vivere un’esperienza simile!”
    “Kiara, anche io...” Ogni volta che Simba cercava di dire qualcosa veniva rabbiosamente interrotto dalla voce colma di ira della figlia. Le grida e i ringhi avevano attirato nel frattempo anche l’attenzione di Nala e di alcune leonesse che quella notte erano di guardia nei paraggi e che osservavano silenziosamente la scena dall’esterno della grotta.
    “No, non ci provare! So perfettamente cosa stai per dire, lo hai già fatto una volta. Ma Mufasa non è Kovu e soprattutto tuo padre non è morto da eroe! Non ti azzardare a paragonarli! Ed è solo colpa tua se Kovu non c’è più! Tua e della tua stupida rivalità con Zira!”

    Anni prima, il re delle Terre del Branco avrebbe sbranato chiunque avesse parlato di Mufasa con così poco rispetto, ma la situazione in quel caso era molto diversa. Non avrebbe mai fatto del male a sua figlia, nemmeno in quelle circostanze.
    Negli occhi di Simba si dipinse una profonda tristezza mista ad un senso di impotenza che aveva provato solo una volta, molto tempo prima. Vederla in quelle condizioni gli spezzava il cuore. Davvero non poteva far nulla per aiutarla? Non era la prima volta che veniva accusato di omicidio e anche stavolta, in cuor suo, si sentiva colpevole.

    “Kiara!” Esclamò Nala, avvicinandosi a loro. Le parole della figlia la turbarono profondamente, non pensava che dalla sua bocca potessero giungere frasi così cattive, ma il suo animo era talmente sconvolto da farle dire cose che in altre situazioni non le sarebbero nemmeno passate per la mente.

    Solo allora Kiara si rese conto, in un improvviso istante di lucidità, di quanto meschina e perfida potesse essere la frase pronunciata solo pochi istanti prima. Alla rabbia si unì dunque il senso di vergogna per la crudeltà dimostrata di fronte al padre. Simba non stava cercando di far nulla se non aiutarla, ma Kiara era ormai troppo a disagio per riuscire anche solo a stare di fronte a lui, rivolgergli la parola era qualcosa che non poteva permettersi, in quel momento. O almeno così credeva.

    In preda al dolore, Kiara uscì dalla grotta correndo tanto veloce quanto le permettevano le sue zampe, senza lasciar tempo a Simba di reagire.

    “Kiara!” Gridò Simba. In quel momento Nala si piazzò davanti a lui prima che potesse lanciarsi all’inseguimento.
    “Non puoi fare nulla, per adesso, lo sai…” Gli disse la regina, nel tentativo di confortarlo “Passerà da sé, ora come ora qualsiasi cosa tu le dica la farà stare doppiamente male”
    “Ma non può andarsene in giro per la savana in piena notte… e se i Rinnegati...” Rispose Simba, interrompendo improvvisamente la frase.

    Ancora doveva abituarsi all’idea che non vi era più la divisione tra gli esiliati e il suo branco. La riunificazione era ormai realtà, le Terre del Branco erano ormai un posto privo di pericoli, ma il prezzo era stato molto alto e forse Simba avrebbe preferito non pagarlo pur di vedere sua figlia felice. Ma, anche senza il raggiungimento della pace, probabilmente Kiara non sarebbe mai stata realmente felice.

    Perché doveva essere tutto così difficile?

    Chinando la testa sconsolato, Simba ritornò a sdraiarsi sul fondo della caverna, seguito subito dopo da Nala, che si appoggiò contro di lui, cercando di fargli capire che, anche in una situazione difficile come quella, lei sarebbe rimasta al suo fianco.
    Ma questo non bastava certamente per risollevare l’animo di Simba.


    ***




    Non sarebbe più ritornata quella di un tempo, Kiara era assolutamente certa di questo.

    Non riusciva a riconoscere la zona attraverso la quale stava correndo, se avesse continuato di quel passo sarebbe presto arrivata ai confini delle Terre del Branco, ma ciò non le importava. Tutto ciò che voleva era fuggire dal passato e da quella terribile realtà in cui era stata catapultata contro il suo volere. Desiderava con tutta se stessa che quel terribile incubo giungesse finalmente ad una fine che invece non sarebbe mai arrivata.

    Il vento le accarezzava delicatamente il pelo, mentre si faceva largo tra quelle terre per lei sconosciute. Il suo respiro affannoso era l’unico suono che riusciva a udire, nemmeno il rumore dell’acqua smossa violentemente dalle sue zampe nel momento in cui attraversò un piccolo ruscello riuscì a penetrare quella specie di bolla che si era creata attorno a lei. Le zampe le facevano male a causa dello sforzo prolungato a cui erano state sottoposte, ma Kiara continuò ad ignorare quella sensazione di fatica, così come non si preoccupava del fatto che tutto, attorno a lei, sembrasse sfocato a causa del bisogno sempre crescente di ossigeno per permetterle di continuare la sua fuga.

    Aveva insultato la memoria di Mufasa, ferito suo padre ed era rimasta sola al mondo. Solo la sofferenza l’avrebbe accompagnata fino alla fine dei suoi giorni, come un’inseparabile compagna.

    Improvvisamente il suo corpo sembrò cedere. Aveva prosciugato ogni energia che le rimaneva, i suoi muscoli si rifiutarono dunque di farla proseguire oltre. Non poteva far altro che dar retta al suo istinto, così si sdraiò sotto uno dei rari alberi della savana, cercando di immettere quanta più aria possibile nei suoi polmoni. Uno strano sapore, simile a quello del sangue, le riempì la bocca. Era una cosa normale, dopo una lunga corsa, le era già successo in passato, ma in quel momento non riusciva a ricordare nulla che fosse avvenuto prima di quel terribile giorno.

    Lasciata sola ai suoi pensieri, Kiara non potè far altro che ripercorrere ogni singolo istante prima della morte di Kovu, pensando a cosa sarebbe successo se anche il minimo evento fosse stato cambiato.

    “E’ tutta colpa tua, Kiara… tuo padre non c’entra niente in tutto questo e lo sai bene” Continuava a ripetere nella sua mente. Il numero di battiti del suo cuore aumentò a dismisura, le accadeva sempre quando il suo inconscio la costringeva a ricordare gli ultimi momenti di vita di colui che amava.

    Tutti i suoi ricordi sembravano risalire a pochi istanti prima, tanta era la loro vividezza. Non si sarebbero mai cancellati dalla sua mente, di questo Kiara era assolutamente certa. Ancora riusciva a vedere la malvagità e l’odio dipinti sul muso di Zira mentre cercava, con un ultimo disperato balzo, di aggredire Simba. E Kovu si era messo in mezzo. Aveva impedito alla madre di saltare alla gola del re, ma entrambi erano finiti giù per lo strapiombo a pochi metri di distanza da loro. Kiara ricordava perfettamente l’immagine di Zira e di suo figlio, entrambi appesi ad una piccola sporgenza rocciosa, l’ultimo appiglio alla vita che rimaneva ai due. Aveva gridato il nome di Kovu più di una volta, ma suo padre si era messo in mezzo, impedendole di scendere nel burrone per cercare di aiutarlo. Non era compito suo, non poteva rischiare di mettere in pericolo la vita di sua figlia, ma sarebbe stata una decisione di cui si sarebbe pentito in seguito.

    Colma di rancore per il tradimento del suo branco e soprattutto di suo figlio, Zira piantò violentemente i suoi artigli nella schiena di Kovu, nell’ultimo tentativo di mettere in atto la sua vendetta, perdendo così la presa e facendo precipitare entrambi verso il fiume in piena sotto di loro che, nel frattempo, aveva invaso la gola. Kiara era scoppiata in lacrime istantaneamente, gridando il nome del giovane leone, nel vederlo cadere nel vuoto, per poi sparire tra i flutti. Cercando di divincolarsi dalla presa di suo padre, il quale faceva fatica a tenerla ferma nonostante la sua muscolatura ben più robusta di quella della figlia, non potè far altro che lasciarsi andare ad un pianto convulso.

    Da quel momento ogni minuto della sua vita era diventato un’eterna ed interminabile agonia.

    Distesa nell’oscurità della Rupe dei Re, Kiara non voleva più vedere il mondo. Nei giorni successivi alla morte di Kovu e alla riunificazione del branco di Simba con quello degli esiliati si erano intensificate le ricerche lungo la gola, dove era avvenuto quel tragico episodio. Nessuno era certo che Kovu fosse realmente morto, c’era la flebile speranza che fosse riuscito a salvarsi in qualche modo alla furia del fiume in piena. Magari giaceva ferito su qualche sponda, a valle. Era compito loro trovarlo, se fosse stato davvero così.

    Ma il suo corpo non fu mai trovato.

    Ogni sera Kiara udiva i passi delle leonesse attorno alla Rupe dei Re, a volte le vedeva comunicare sottovoce, attraverso la penombra del tramonto, i deludenti risultati ottenuti quel giorno e, dopo alcune settimane, Simba fu costretto a porre fine a quelle inconcludenti ricerche. Era stato ispezionato ogni palmo di terra lungo la gola ed alcuni ex rinnegati erano anche stati spediti in avanscoperta al di fuori delle Terre del Branco, seguendo il corso del fiume, forti della loro conoscenza di quell’impervio territorio. Se il corpo di Kovu si fosse trovato sulle rive del fiume sarebbe stato certamente trovato, ma così non era stato.

    Fu allora che l’ultima fiamma di speranza si spense nel cuore della leonessa. Ci aveva creduto davvero. Nei giorni precedenti aveva alimentato tale speranza con tutta se stessa, ciò che più desiderava al mondo era che Zazu o una delle cacciatrici tornassero improvvisamente alla Rupe dei Re con buone notizie.

    Non ebbe nemmeno la forza di adirarsi verso suo padre, dopo che le venne comunicata la notizia. La sua vita da allora assunse un tono grigio, nei giorni seguenti mangiò a malapena. Non uscì mai dalla grotta della Rupe dei Re e nemmeno le parole di conforto di Nala o Vitani riuscivano a farle trovare la pace, come se si trattasse di una preda non più catturabile, che poteva solo rincorrere ma mai raggiungere.

    Cosa ne sarebbe stato della sua vita senza l’unico leone col quale voleva costruire un futuro?

    Kiara non poteva saperlo. Nella sua mente gli scenari possibili erano innumerevoli e uno più doloroso dell’altro.

    “Avevi detto che l’amore avrebbe trovato la via, Kovu… perché non può trovarla anche ora?” Disse sottovoce, come se fosse ancora accanto a lei. Simba, anni prima, le raccontò di quando Rafiki era riuscito a farlo parlare con suo padre, dopo la sua morte e in quel momento avrebbe dato la sua vita perché quel primate così saggio ed enigmatico le concedesse lo stesso privilegio. Ma se Rafiki avesse ritenuto che non fosse necessario farsi vivo, Kiara non lo avrebbe mai trovato.

    Le prime luci dell’alba iniziavano a farsi largo tra l’oscurità, illuminando debolmente le Terre del Branco e le sagome delle montagne che si profilavano in lontananza, in posti che probabilmente non avrebbe mai visitato. Riusciva già ad intravedere le poche nuvole che viaggiavano sopra di lei, sospinte da una debole brezza che l’aveva accompagnata sin da quando era corsa via dalla Rupe dei Re.

    Fu allora che vide qualcosa di famigliare tra le nuvole. Tutto avvenne in una frazione di secondo. Era una nuvola dalla forma famigliare, ma ancora più riconoscibile era la frase che Kiara udì subito dopo.

    “Si, Kiara. Sembrano due leoni che combattono per un pezzo di carne, non è vero?” Disse una voce che riecheggiò in modo strano, come se le parole fossero state pronunciate da una profonda caverna. Il cuore della leonessa sobbalzò; i suoi occhi si muovevano rapidi attorno a lei. Era sicura di essere stata seguita, ma non vide nessuno attorno a lei. Inoltre non capiva se tale voce fosse presente nella solo nella sua testa o se invece fossero state le sue orecchie ad averla udita e le sue condizioni mentali non favorivano né una né l’altra opzione.

    “E’ finita, sto impazzendo definitivamente” Mormorò sconfortata, ma chi le aveva parlato poco prima non sembrava molto contento del fatto che potesse immaginare certe cose. Chi stava parlando evidentemente riusciva non solo a leggere i suoi pensieri, ma anche a cogliere il più debole bisbiglio.

    “Non dirlo neanche per scherzo. Non sei pazza. So che ti mancavo ed eccomi qua, anche se non credo potrò restare a lungo…”

    La gola di Kiara, nell’udire quelle parole, si annodò improvvisamente. Sentì i suoi occhi ambrati inumidirsi rapidamente, era prossima al lasciarsi andare ai singhiozzi per l’ennesima volta, ma ricacciò indietro le lacrime. Non poteva essere… Rafiki non era lì con lei. Eppure, tra quei due leoni nel bel mezzo di una lotta, Kiara lo vide, così come Simba vide Mufasa tanti anni prima. Kiara adorava quella storia, quando era piccola, tuttavia pensava fosse solo una delle tante leggende che si raccontano ai propri cuccioli.

    Solo allora riuscì a capire che non era così.

    “Rafiki non c’entra nulla in tutto questo, Kiara. Ma io sono qui… noi siamo qui” Continuò poi Kovu.
    “Perché lo hai fatto, Kovu?” Chiese involontariamente Kiara, pentendosi subito dopo di tale domanda. Non era stato lui a scegliere di andarsene, non era stata una sua decisione. Ma Kovu… se quello era davvero lui e non una sua allucinazione, non sembrò badarci troppo. Non era più capace di provare astio, né odio. Già durante gli ultimi giorni della sua vita da vivo tali sentimenti erano stati cancellati dal suo animo.

    “Non potevo permettere che la malvagità di mia madre ti portasse via Simba” Le rispose dolcemente. Nonostante la distanza, Kiara riusciva ad intravedere i suoi occhi color smeraldo. Forse per l’ultima volta.
    “Ma così ha portato via te!” Disse Kiara. La voce le tremava, ma doveva trattenersi.

    “Poco prima che accadesse… ti ho sentita dire a tuo padre che eravate un’unica realtà. Per noi è lo stesso, Kiara. Finchè tu sarai viva sarò vivo anche io, perché la mia memoria vivrà dentro di te, dentro tuo padre, dentro Vitani... se non mi dimenticherete io sarò sempre al vostro fianco. Tu non mi hai visto, ma io ti sono stato accanto sin da quando... beh, hai capito”

    “Io non ti dimenticherò mai, Kovu… non posso farlo, nessuno nel branco potrà mai scordare quello che tu hai fatto per noi…” Replicò Kiara, fissando il pelo marrone dell’unico leone per il quale avrebbe dato la vita.
    Il nodo alla gola si era stretto ancora di più, sapeva che se avesse aperto bocca nuovamente sarebbe scoppiata a piangere e dovette fare ricorso a tutta la sua forza di volontà per evitare che questo accadesse. Era una situazione paradossale: aveva desiderato tanto di potergli parlare per un’ultima volta… e ora che ne aveva la possibilità faceva fatica anche solo a pensare alle parole da dire e ciò che la leonessa riusciva a dire le sembrava fin troppo banale.

    Voleva assolutamente dire qualcosa che Kovu avrebbe ricordato per sempre, ovunque si trovasse in quel momento, ma venne preceduta.

    “E io non voglio che tu lo faccia. Ma la tua vita non si ferma qui e non devi permettere a te stessa di fermarti qui. Perché noi ci saremo e ti vogliamo bene ma, cosa ancora più importante, rimarremo al tuo fianco per sempre”
    “Noi?” Domandò Kiara senza capire

    A quel punto Kiara osservò le altre nuvole e vide quello che nessuno, nella storia delle Terre del Branco, aveva mai avuto la possibilità di vedere. Durante la sua conversazione con Kovu non ci aveva fatto caso, ma non erano soli.

    Mufasa, Sarabi, Ahadi e tanti altri re del passato stavano tutti fissando lei. A quel punto Kiara capì cosa suo padre volesse dire col termine “Unica realtà”. Non parlava solo di loro due. Tutti i loro antenati non sarebbero mai morti davvero, se lei avesse lottato per tenere viva la loro memoria dentro di sé e all’interno del branco.

    “Non me ne andrò mai, promesso” Le disse Kovu, dolcemente. Nel suo sguardo non vi era dolore, né astio verso Zira, né pentimento verso le sue azioni. Era sicuro di aver preso la scelta giusta e, per quanto amasse Kiara, sapeva di non poter rimanere, sebbene poter tornare fosse la cosa che più desiderava al mondo.

    “Ti prego Kovu…” Tentò di replicare Kiara, capendo cosa stesse per accadere, ma non ebbe tempo di terminare la frase: tutti i suoi antenati cominciarono a dissolversi come se fossero stati spazzati via dal vento. Attorno a lei il vento sollevò alcuni petali che presero a svolazzare attorno a lei. Infine. Poco prima che scomparisse, Kiara riuscì ad intravedere un ultimo sorriso rassicurante dipinto sul viso di Kovu. In quel sorriso la giovane leonessa riuscì a leggervi una sola frase: “Non sei sola”.

    “… aspetta” Mormorò Kiara, terminando la frase.

    A quel punto Kiara si ritrovò sola nel bel mezzo della savana. Il punto dove fino a pochi istanti prima vi era Kovu era desolatamente vuoto, ma un debole soffio di vento le accarezzò il suo pelo color miele.

    Era ancora lì, non c’erano dubbi. Tutto ciò che le aveva detto non erano parole atte solo a consolarla. Sentiva la sua presenza.

    Kiara non si accorse nemmeno di essere scoppiata in lacrime.


    Edited by AidenGK - 12/6/2016, 00:43
     
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    Bellissima! Mi sono immedesimata in Kiara. Hai descritto bene tutto quello che prova, le sue emozioni, il ricordo di Kovu che muore ecc...mi è piaciuto moltissino quando l'ha incontrato in cielo.

    Edited by Nala - 19/5/2023, 00:06
     
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    Gnaw mi fa piacere che fosse così immersiva, ci ho messo parecchio tempo per ricontrollare tutte le parti ma grazie a dio è piaciuta hahah. A differenza dell'altra, che era solo leggermente malinconica, questa è totalmente triste. Mai successo in vita di crearne una senza un singolo momento allegro D:
    La parte di Kiara e Simba mi è venuta in mente dopo una mia litigata (Reale) con mio padre, da lì poi si è sviluppato tutto.
     
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