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URU THE QUEEN.
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piccola monocapitolo senza pretese ispirata al film Star Trel: l'ira di Khan.
spero vi piaccia.
lo so che è triste, ma ultimamente mi sento così
non ho badato ai dettagli e alle descrizioni, ho parlato specialmente delle emozioni del capitano Kirk, oramai ammiraglio
PERDITA
Lui è lì, in quella cella criogenica, pallido, debole, rannicchiato in un cantuccio, la divisa scarlatta con decori bianchi e dorati che indossa con pantaloni e scarpe nere – una divisa da Comandante, quella, una divisa che esige rispetto – è tutta sgualcita.
Scansi i tuoi sottoposti, non t’importa più niente di comportarti come dovrebbe fare un Ammiraglio – comportarti elegantemente, regalmente, sempre e comunque.
Ti avvicini a quella cella, nel bel mezzo della Sala Macchine che il tuo amico Scotty ama tanto, non tocchi il vetro che vi separa, non ne hai il coraggio.
<<spock...>> lo chiami, sussurrando appena.
E lui ti sente, ti si avvicina, con passo lento e strascicato, sbatte appena contro il vetro e i suoi occhi sono così stanchi, così sfiniti che li illumina solo quell’amore che prova per te.
<<non si addolori, Ammiraglio>> ti dice, << È la logica. Le necessità dei molti sono più importanti ...>>
<<delle necessità dei pochi...>> replichi tu.
<<o di quelle di uno...>> finisce lui. <<ammiraglio, non avevo mai affrontato il test della Kobayashi Maru, finora. Cosa ne pensa della mia soluzione?>>
Il dolore di vederlo morente dinanzi a te ti ammutolisce.
<< Io sono stato e sarò sempre suo amico. Lunga vita e prosperità>> ti sussurra poi e su quel dannato vetro che vi separa poggia la mano nel tipico saluto vulcaniano, separando il medio e l’anulare.
Poggi una mano sulla sua, nonostante il vetro che v’impedisce di toccarvi.
E il tuo Spock pronuncia delle parole che solo tu senti: <<addio, Jim. Addio, t’hy’la>>
Lo vedi accasciarsi, lo vedi morire.
Non sai che dire, non sai che fare, sai solo che ora il Legame che vi univa è morto con lui e che la solitudine – quella solitudine che solo lui era riuscito a mandar via – ti opprime il petto, ti mozza il fiato.
Sospiri, controlli le tue emozioni – l’equipaggio deve vederti sempre forte, per poter riprendersi – ma ti lasci scappare una lacrima.
Lo prepari tu, vuoi rimanere solo nella stanza con lui.
Gli sistemi la tenuta da Comandante, gli carezzi i capelli, le orecchie a punta, sfiori con l’indice e il medio una delle sue guance, le labbra, gli stringi forte una mano.
E tutto ti fa male poiché quei semplici gesti solitamente erano da lui ricambiati. Anche lui ti carezzava, ti sistemava la divisa... lui, che ora è freddo e fermo e non ti amerà più. Lui, che è morto e ha fatto morire una grossa parte di te. Lui, il tuo amato Spock, il tuo bellissimo t’hy’la. Lui, che ti chiamava sempre.
“Jim” sussurrava con dolcezza.
E tu eri sempre pronto a rispondere al richiamo, a quel dolce, possessivo, costante richiamo.
Ma ora lui tace e taccerà per sempre e il silenzio risuona assordante nelle tue orecchie – così tonde e differenti dalle sue.
Guardi la sua mano nella tua e la tua pelle è bronzea e la sua diafana e leggermente verdastra. È sempre stato così, ma ora la cosa ti angoscia poiché la sua pelle è differente, ora che è morto.
Gli posi un lieve bacio sulle labbra sottili e fai chiudere la bara spaziale, che verrà letteralmente sparata sul pianeta Genesis, creato durante la lotta con Khan.
<<di tutte le anime che ho incontrato nei miei viaggi, la sua è stata la più... umana>> dici, concludendo il discorso in suo onore.
E poi ti rifugi nel tuo alloggio e ti crogioli in quella stanza che sovente vi aveva visti amanti.
Accendi il registratore per fare rapporto, cercando uno sfogo.
<<diario del capitano, data stellare 8141.6. La nave stellare Enterprise si sta dirigendo verso Ceti Alpha V per trarre in salvo l'equipaggio della USS Reliant. Tutto va bene. Eppure non riesco a non pensare all'amico che mi sono lasciato dietro>> Ti fa male dire “amico”, ma non puoi dire altrimenti, nessuno sapeva di voi, nessuno e così dovrà sempre essere poiché l’omosessualità non è ben vista all’interno della Flotta Spaziale – alla faccia della modernità, alla faccia della tolleranza.
<<ci sono sempre... possibilità, diceva Spock. E se Genesis è davvero la vita dalla morte, io debbo ritornarvi>> concludi con la voce pericolosamente incrinata.
Sospiri, spegni il registratore e ti abbandoni al pianto.
“Illogico” avrebbe detto lui.
E il non sentirglielo dire ti fa ancor più male.
FINE.