T'hy'la

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  1. URU THE QUEEN
     
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    non so da dove mi sia uscita 'sta roba. è la prima volta che rifletto sulla parola "t'hy'la" che in vulcaniano significa "amica-o/fratello-sorella/amante.
    colmo le mie lacune sentimentali scrivendo mono capitoli su spock e kirk quindi... beh, è molto sentimentale - e un peletto piccante, ma non troppo!!! U.U
    spero vi piaccia.

    T'HY'LA

    <<capitano, che cos’ha?>>
    <<niente, Spock, niente. Vieni qui...>> mormora il Capitano infrangendo la formalità che doveva avere con tutti durante il loro turno di servizio.
    E fregandosene altamente del divieto di Pike, dato che le Guardie che li avevano braccati per evitare che stessero insieme se ne erano – finalmente – andate, il Primo Ufficiale Scientifico si avvicina al biondo.
    Esso è seduto sulla scrivania della propria stanza, asciugandosi le lacrime con una mano e con l’altra tesa verso il vulcaniano.
    Spock, le mani incrociate dietro la schiena rigida e dritta, si insinua tra le gambe dell’altro e si fa abbracciare.
    Non un’emozione traspare sul suo viso.
    Eppure vorrebbe confortare quel dolce Capitano, vorrebbe fargli capire che capisce il suo dolore – quello di aver perso degli uomini dell’equipaggio per un errore – e sa che non ci riuscirà mai a causa della sua natura vulcaniana.
    Una natura che però solo raramente riesce ad ammorbidire, ad allontanare. Ma non è questo il caso, purtroppo.
    <<jim, te la sei cavata meglio di quanto io stesso avessi calcolato! L’Einterprise rischiava di esplodere ma sono morti solo due uomini! Ne hai salvati oltre 400, dopo tutto!>>
    <<ma ciò non cambia che si sarebbe potuto evitare che ne morisse anche uno!>>
    Tacciono, i due; le labbra di Jim sono un costante tremolio, gli occhi sono appannati dalle lacrime ma si sente meglio. Sta meglio perché se c’è Spock allora è inevitabile che si senta confortato! È... “logico”!
    <<come... come fai ad amarmi?>> chiede il biondo. <<come fai ad amare un’idiota come me, che si nasconde dietro una maschera per non far sapere a nessuno delle proprie debolezze? Che... che pensa sempre al proprio ego e...>>
    Non ha tempo di finire, Jim, poiché, quel giorno, aveva rischiato di perdere anche Spock e gli spasmi del pianto incrinano pericolosamente la sua voce fino a spezzarla.
    Già, il suo fottutissimo orgoglio stava per portargli via il suo unico vero amore. Se non avesse ascoltato il proprio ego quelle strane e nebbiose forme di vita appartenenti ad un pianeta di classe M non avrebbero minacciato di far esplodere l’Einterprise, non avrebbero ucciso due Guardie Marine e non avrebbero cercato di far lo stesso con il Primo Ufficiale Scientifico.
    Non fa nulla, Spock, per consolare l’altro. Ma è lì, e questo, per quel fragile uomo proveniente dall’Iowa, vale più di mille frasi di conforto, più di mille baci, abbracci, carezze.
    <<s-sono un f-f-f-ott-tuto d-d-d-ebol-le... i-io...>>
    <<no, Jim, non sei debole. Guarda dove sei arrivato: sei il Capitano della migliore astronave dell’intera Flotta Spaziale e probabilmente della Federazione Spaziale dei Pianeti Uniti! Senza di te... senza di te nella mia vita non penso proprio di potermi sentire completo...>>
    <<c-c-completo...?>> singhiozza il biondo contro il petto dell’altro alzando poi la testa per guardarlo negli occhi.
    <<sì, Jim. Perché amar... essere il tuo t’hy’la... non è solo una scelta... ma fa parte di me!>>
    Passano i successivi venti minuti in silenzio.
    T’hy’la... quella parola... così bella, così... così adatta a loro due! Significa amici, fratelli e amanti... come lo sono loro due. Di quanti altri si può dire una cosa del genere?
    Non lo sa, il terrestre, e non gli importa un gran che; tutto ciò che conta è che ora ha smesso di piangere – nonostante il lieve singhiozzo che gli scuote un po’ il petto – e che avrà Spock tutto per sé tutta la notte.

    Gli si appiccica addosso, Jim, e il vulcaniano non può fare a meno di notare che sta tremando come una foglia contro la sua schiena.
    <<stai bene, t’hy’la?>>
    <<f-fa fred-do, Spock...>>
    Il figlio di Sarek si gira verso di lui, accendendo una debole luce, fa per alzarsi dal letto. L’umano gli scocca uno sguardo da cucciolo abbandonato per un secondo per poi rasserenarsi quando il compagno prende una coperta e la stende sopra quella già presente. Poi gli tasta la fronte, si veste e gli mormora un “torno subito”.
    Jim lo vede uscire dalla stanza e, sul suo volto, l’espressione da cucciolo abbandonato ricompare: non vuole starsene da solo nemmeno per un attimo, ma non ha molta scelta che starsene lì sotto le coperte.
    Nel mentre, il vulcaniano ha raggiunto la Mensa, dal duplicatore estrae una tazza di latte fumante, ci mette dentro un cucchiaio di miele d’acacia – il preferito del biondo – e due di zucchero. Nella tazza ci mette anche un cucchiaio d’alluminio, in caso l’altro abbia intenzione mi mescolare almeno 100 volte la bevanda prima di berla per metà come era suo solito fare.
    Preparare quella bevanda, però, ha riaperto una vecchia ferita che, in fondo, non si era mai chiusa del tutto, una ferita che simboleggia la morte di sua madre Amanda che gli preparava la medesima bevanda, da piccolo, in caso di malattia.
    Ma non ha il tempo di far sanguinare quella ferita, no, Jim non sta bene e curarsi di lui ha la priorità su tutto, anche sui suoi fantasmi che aumentano man mano accanto a lui. Fantasmi e ferite come la sua infanzia devastata dal fatto di essere troppo umano su Vulcano e troppo vulcaniano sulla Terra – una ferita e un fantasma, questo, che James Tiberius Kirk fa sparire con la sua sola presenza.
    Appellandosi alla logica, Spock fa sparire i fantasmi e richiude con forza le proprie ferite emotive e si dirige verso la stanza del Capitano.
    Gli si avvicina e lo trova sveglio e con la fronte ancor più calda di prima.
    Gli porge la bevanda calda, si spoglia rimanendo in boxer e gli si sdraia accanto, lasciando che gli si rannicchi accanto e notando che ora indossa la maglia del suo pigiama rosso – di qualche taglia più grande di lui - in stoffa calda e spessa.
    Assaggia il latte e, come aveva previsto poc’anzi il vulcaniano, inizia a mescolarlo per poi berne metà in un sol sorso.
    <<grazie, amore!>> dice poi, dolcemente. <<vuoi assaggiare?>>
    Il vulcaniano lascia che ne beva ancora un goccio e poi, pian piano, lo bacia sulle labbra, assaporando il suo sapore fresco mischiato a quello del latte, del miele e dello zucchero.
    <<squisito...>> commenta.
    Il biondo sorride, finisce il latte, si allunga verso il comodino e vi poggia la tazza vuota dopo aver raccolto e mangiato col cucchiaino quella poltiglia fatta di miele e zucchero sul fondo.
    Si appiccica al petto dell’altro, abbracciandolo e sentendo il suo cuore verde aumentare i battiti cardiaci all’ unisono con il proprio.
    Come se fosse cosa da tutti i giorni, il Capitano poggia una mano sulle natiche del Primo Ufficiale e con le dita giocherella con il bordo elasticizzato superiore dei suoi boxer neri – e, ammettiamolo, fottutamente sexy!
    Spock non sa se lo fa con malizia o meno, ma conoscendo Jim si dice che l’essere freddoloso non gli impedirebbe di voler far l’amore anche tutta la notte. Poi, quando il terrestre gli mordicchia il lato del collo e la punta dell’orecchio, si convince che, sì, la malizia c’è eccome!
    <<jim, lo sai di essere un ninfomane, giusto?>>
    <<ovvio, piccioncino amoroso!>>
    <<”Piccioncino amoroso”?>>
    Ignorando la domanda del vulcaniano, il biondo gli si mette sopra, il bacino tra le gambe dell’altro, carezzandogli il petto diafano con le mani.
    <<non voglio far l’amore. Cioè, vorrei farlo, ma penso che sia meglio limitarsi alle coccole...>> dice Jim facendo emettere un sospiro tra l’esasperazione e il sollievo al figlio di Sarek.
    Si baciano dolcemente ma, si sa, spesso gli umani si lasciano trasportare dai propri desideri e contraddicono le loro stesse parole – tutto così illogico quanto affascinante.
    Jim bacia Spock con ardore, stringendogli le mani sensibili tra le proprie. L’espressione seducente sul suo volto riesce a sconvolgere persino la ferrea logica di Spock, tanto che esso, oramai visibilmente voglioso, se lo leva di dosso e gli da le spalle, tentando di calmarsi.
    <<amore...>>
    “Dannato Jim e dannata la sua voce!” pensa Spock cedendo al suo richiamo da sirena.
    Lo fa sdraiare a pancia in giù, dominandolo, sdraiandosi su di lui. No, non faranno l’amore, solo coccole, giusto? Spock non ne è affatto convinto.
    Il vulcaniano carezza la schiena dell’altro con vigore, sondandola con le mani sensibili sotto quel caldo pigiama, poggia la fronte sulla sua nuca e con le labbra gli sfiora il collo per poi baciarne l’incavo. Passa una mano sul petto liscio e robusto del biondo, carezzando il pettorali e scendendo sugli addominali. Sfiora appena il bordo dei boxer del Capitano, che trema sotto di lui.
    Ma il Primo Ufficiale non si preoccupa: conosce talmente bene il suo t’hy’la che sa riconoscere se trema di freddo o di piacere.
    Il biondo trema più forte e geme quando il figlio di Sarek gli scompiglia con una mano – tenendo l’altra pericolosamente vicina al suo intimo – i capelli biondi, gli fa abbassare la testa e gli mordicchia il collo.
    Oh, questo gesto... questo gesto di Spock così possessivo... illogico... piacevole. Ma soprattutto illogico. Eccome, se è illogico, ma al ragazzo proveniente da Vulcano non importa: se piace a Jim piace anche a lui.
    Jim prende la mano che Spock tiene sulla sua testa, la porta dinanzi al viso e ne bacia il palmo – ‘sto tipetto sa bene che carte giocare, eh?
    <<vuoi...>>
    <<no, amore, mi basta stare qui con te, a coccolarci!>> sbiascica Jim – strano ma vero!!!
    Il vulcaniano sorride appena, poggia la testa tra le scapole del terrestre, sereno come poche volte gli capita di essere – e tutte le volte è con Jim.
    Jim, che si reputa tanto debole ma che in realtà è tanto forte da riuscire a chiudere le ferite e a cancellare i fantasmi di entrambi. Jim, che non crede nelle situazioni senza via d’uscita. Jim, che sa destabilizzare la ferrea logica dell’altro con la stessa facilità e la stessa piacevolezza di quando si respira dell’aria fresca e pulita. Jim, che riesce a rallegrare chiunque.
    Jim, che è il miglior amico di Spock, suo fratello – metaforicamente parlando, ovvio! – e il suo amante. Il suo t’hy’la.
    “Non abbiamo fatto l’amore” si dice il Primo Ufficiale Scientifico. No, non l’hanno fatto. E proprio ora che il biondo sonnecchia, il vulcaniano vorrebbe baciarlo sulle labbra con un bacio possessivo.
    Vorrebbe confidare i suoi fantasmi e le sue ferite al suo migliore amico, vorrebbe abbracciare suo fratello, vorrebbe guardare negli occhi il suo amante mentre lo fa suo.
    Decide che lo farà domani.
    Sì, domani farà tutte queste cose con il suo fragile e forte Jim. Con il proprio t’hy’la.

    FINE
     
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