Al limite della sopportazione

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  1. URU THE QUEEN
     
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    10° saga su Spock x kirk.
    è l'ultimo capitolo che ho scritto tempo fa e ora revisionato.
    ma c'è ancora qualche bozza in giro x il computer e scriverò a breve qualche altro racconto. non molti, però.

    Al limite della sopportazione

    <<È solo che... non so... ho paura che possa capitare di nuovo, capisci? Ho paura che qualche altro mostro come lei ci separi e per sempre>> mormora il biondo ricordando gli avvenimenti del mese precedente.
    Sospira, seduto a gambe incrociate sulla sedia e fissando la scacchiera davanti a se per poi buttare giù il proprio Re e pigolando un debole “mi arrendo” seguito da qualche frustrato brontolio.
    <<la Federazione dei Pianeti Uniti ha affermato che Obscuria era l’ultima della sua specie, è illogico, dunque, averne paura!>> dice Spock seduto sulla sedia dall’altra parte della scrivania della loro stanza.
    <<tesoro>> ribatte Jim, <<la Federazione può anche sbagliare: non sapevano nulla di quel pianeta e di Obscuria!>>
    L’altro sospira, guardando impassibile il Re ribaltato del compagno. Strano: Jim non si era mai arreso prima d’ora.
    Il Capitano è rinchiuso nel suo silenzio colmo di timori quando si alza in piedi sulla sedia, sotto lo sguardo allibito del vulcaniano si issa sulla scrivania, la scavalca e gli si siede in braccio a cavalcioni come al suo solito.
    Il suo sguardo ambrato non ha le pupille dilatate e Spock, quindi, ne deduce che non gli è in braccio a causa della sua tipica e illogica attrazione sessuale nei suoi confronti – dopotutto che senso aveva bearsi o addirittura eccitarsi per un mucchio di molecole ben compattate? – ma per qualcosa di più serioso e cupo.
    Un timore. Il timore momentaneamente infondato di poter perdere di nuovo il proprio t’hy’la.
    Gli alza di scatto la maglia azzurra e si mette a fissare un punto preciso in mezzo al petto dove una cicatrice circolare e più bianca del resto della pelle testimonia il passaggio e la permanenza di una delle lame su una sedia d’aculei che aveva quasi ucciso il vulcaniano.
    Ha uno sguardo assorto, il biondo, e sembra quasi che stia silenziosamente minacciano la suddetta cicatrice.
    Gli risistema la maglietta, incrocia le braccia al petto e nasconde il viso nell’incavo del collo di un’apparente indifferente Spock.
    Sbruffa, il Capitano, sbruffa e sospira.
    <<mi ami?>> chiede con voce supplichevole.
    <<se non provassi delle emozioni di amore per te, t’hy’la, sarebbe illogico che tu fossi tale!>> dice Spock.
    <<logica... sempre con la tua dannata logica... a volte penso proprio che tu sia più innamorato della tua logica che di me...>>
    Jim non lo sa, ma quelle sono le medesime parole che la giovane Nyota Uhura disse prima di stroncare la propria relazione con Spock
    <<non è vero, Jim! Non è vero e lo sai!>>
    <<sì, che lo so... ma ho paura...>>
    <<temo di non capire...>>
    <<ho paura che un giorno tu possa trovare qualcuno più interessante di me e che mi lascerai per lui o lei...>>
    Il vulcaniano carezza i capelli di Jim e con l’altro braccio lo stringe a se, cingendogli la vita.
    <<t’hy’la, non penso esistano creature più affascinanti di te e non penso che smetterò mai di amarti. Mi pare illogico pure pensarci!>>
    Quelle parole hanno un effetto estremamente benefico sull’uomo proveniente dall’Iowa che sorride e bacia il collo esile di Spock. Gli si stringe contro e pensa che rimarrà lì per almeno un’ora – o due – e che non gli si staccherà di dosso nemmeno per tutto l’oro del mondo.
    Il “folletto troppo cresciuto” canta la stessa litania dolce e senza parole che gli cantò il loro secondo giorno di fidanzamento, quella litania che gli cantava sua madre Amanda quando era piccolo.
    Il cicalino della stanza suona e uno svogliatissimo Jim alza la testa e fa segno al compagno di stare zitto e con una voce quasi impercettibile lo supplica di non interrompere quel loro momento d’intimità come ha appena fatto con la sua ninna nanna che se poco prima era appena un mormorio ora non si sente nemmeno.
    Il cicalino strilla di nuovo e di nuovo e quando l’infame che li disturba non ottiene risposta si mette a bussare forte sulla porta come si faceva in antichità quando le porte si aprivano con le maniglie.
    Jim, sfoggiando uno sguardo inceneritore, si alza e apre la porta guardando storto una giovane Guardia Marina dai capelli biondi legati un un’elegante coda di cavallo, la camicetta azzurro chiaro molto – forse troppo – sbottonata sul davanti e gli occhi verdi che le illuminavano il bel volto roseo.
    <<capitano!>> dice senza apparentemente notare lo sguardo velenoso del proprio superiore, <<vuole qualcosa da mangiare?>>
    “Possibile che sia venuta qui a suonare il cicalino e a bussare come un ossesso alla porta solo per chiedermi se ho fame? Ma che ha al posto del cervello?” si domanda esasperato il biondo.
    <<no>> risponde con tono minaccioso, <<non ho fame!>> Poi, con voce enormemente intenerita, chiede, girandosi:<<spock,tesoro, hai fame?>>
    <<no, Jim, tranquillo...>>
    La ragazza di fronte a lui è allibita. <<capitano... lei e... e il Primo Ufficiale state... state...>> chiede quasi con delusione. Probabilmente è nuova e si è presa una cotta per il suo più che affascinante Capitano.
    “Già, molto probabile...”pensa Jim. <<sì, ha qualche problema al riguardo?>>
    <<no, Capitano. Scusi il disturbo...>> dice lei, allontanandosi.
    Quando la porta automatica si chiude con un fruscio, il biondo vi appoggia la fronte e sbruffa. Per un momento sembra un toro inferocito pronto a sfondare la porta ma subito dopo, con fare pacato, si siede sulla scrivania davanti a Spock, accavallando le gambe l’una sull’altra.
    <<jim, che hai? È tutto il giorno che sei nervoso. È successo qualcosa di irritante?>>
    <<boh... non so nemmeno io...>> risponde il biondo sdraiandosi letteralmente sulla scrivania ribaltando qualche scacco e massaggiandosi le tempie come se quel gesto potesse alleviarlo dal suo malumore.
    Si rialza di scatto e si avvia verso la porta.
    <<vado in un bar, tesoro... ho bisogno di qualcosa di forte...>> si giustifica. Spock è tentato di rimanere lì a leggersi un buon libro ma poi decide di seguire il suo t’hy’la sperando che non capiti nulla di disastroso.

    Dovete sapere che la USS Einterprise era stata misteriosamente danneggiata quando aveva distrutto il pianeta di Obscuria perché un pezzo di esso, sotto le ingiurie del Primo Ufficiale Tecnico Scotty, aveva urtato – e non poco – una delle due gondole di curvatura.
    Quindi erano atterrati d’urgenza accanto all’Accademia della Flotta Spaziale in modo che si effettuassero le riparazioni necessarie.
    Detto questo... torniamo a noi...

    <<ehi, Bob! Porta qualcosa di forte al mio tesoro!!!>> dice allegro il Capitano James Tiberius Kirk con la voce impastata dall’alcol. Erano almeno quasi due anni che non beveva fino ad ubriacarsi ma è questo il brutto dei vizi... ti ci riabitui subito.
    <<no, prendo solo dell’acqua naturale>> dice Spock al barista – ossia il suddetto Bob. Quando esso gli porta ciò che ha ordinato e si allontana, il vulcaniano ispeziona il bicchiere e, trovandolo decisamente lurido, decide che lo lascerà lì com’è.
    Fa caldo, in quella topaia che a quanto pare è molto amata dai ragazzi dell’Accademia. La musica è assordante e fatta da una serie di rumori prodotti da una band che suona dal vivo e che sembra proprio che sia tanto che sappia come tenere in mano gli strumenti.
    Sollevando le sopracciglia stizzito, Spock si guarda attorno e si scopre circondato da una folla di corpi urlanti, sudici e impegnati a ballare nei modi più ridicoli di cui sono capaci.
    <<jim!!!>> urla. Non ottenendo risposta in tutto quel baccano il figlio di Sarek vede lo sgabello che prima sorreggeva il peso del Capitano rimasto vuoto. Se non avesse il controllo di sé e la logica dalla sua, ora Spock si metterebbe più che volentieri ad imprecare e ad ingiuriare contro qualche divinità terrestre ed illogica.
    Un boato si leva dalla folla che accerchia un uomo a torso nudo e quando esso fa roteare per aria la propria maglia gialla Spock lo riconosce: Jim. Jim che fa l’idiota. In pubblico, pure.
    Esasperato, il vulcaniano si fa largo tra la gente che gli alita in faccia e gli suda addosso. Jim lo vede e sotto lo sguardo alticcio di tutti i presenti lo agguanta per le spalle e gli si struscia addosso come farebbe un gatto ruffiano.
    Quando una ragazza getta su di loro una buona dose di Mohito freddo, Spock solleva le braccia dinanzi il viso come per difendersi ma, inevitabilmente, quel maleodorante liquido li investe.
    Jim esulta, beve un bicchiere di Amaro sportogli da uno sconosciuto, stringe il suo t’hy’la a se e lo bacia con foga mentre uno scroscio di applausi e urla e frasi insensate li investe.
    Sentendo il sapore dell’alcolico in bocca, Spock ha la netta sensazione che a momenti vomiterà. Reprimendo un conato, allontana il viso di Jim dal suo.
    <<sei tutto bagnato... ahaha!>> dice il biondo come se fosse una cosa divertente.
    “Grazie tante. mr, Ovvio!” pensa il figlio di Sarek.
    Poi non sa come stia succedendo – o casa, di preciso – ma sta di fatto che molte mani si protendono verso di lui e tentano di strappargli la maglia azzurra mentre il Capitano – anzi, quel cretino del Capitano – gli si muove attorno con fare che pensa sia seducente riuscendo però a sembrare solo un cretino davanti al suo t’hy’la. In effetti, sembra quasi un babbuino anestetizzato... e probabilmente castrato, anche...
    <<jim... dovremmo andarcene...>> gli dice Spock tentando di liberarsi da quei pervertiti che tentano vanamente di levargli le vesti.
    Ma il biondo è sparito di nuovo. “Fantastico...”
    Quando appare – no, non un’apparizione del tipo “ho visto la Vergine Maria”...- dal nulla lo fa tra le braccia di uno sconosciuto alto si e no venti centimetri buoni più di Spock e ciò che fa non piace a quest’ultimo: sta tentando in tutti i modi di rimorchiare il Capitano.
    Sballottato dalla gente, il vulcaniano si avvicina al proprio t’hy’la e lo strappa dalle braccia del rimorchiatore. Lo spinge con forza verso la porta dopo aver pagato una non piccola somma di denaro al barista e poi escono definitivamente dal locale.
    <<dai, ci stavamo solo... divertendo!>>
    <<jim, le tue elucubrazioni mentali, al momento attuale, sono del tutto bloccate. E poi quel tipo...>>
    <<ah ma tu parli di Qbert! È tutto a posto! Non mi ha fatto male!>> dice il Capitano baciando – o sbavando – il collo del vulcaniano.
    <<sai ancora da Mohito...>> bofonchia poi.
    <<le tue responsabilità in quanto Capitano dell’Einterprise...>>
    <<bla bla bla! Responsabilità... ma come sei noioso, amore!>>
    Spock fa per lamentarsi quando il famoso Qbert lo spintona e gli dice di andarsene.
    <scusi, signor Qbert!>> dice il vulcaniano quando quell’ammasso di muscoli dalla pelle coriacea simile a quella di un granchio spinge Jim contro la parete del bar e lo bacia senza ascoltare le proteste del biondo.
    <<come si permette!!! Lui è impegnato con me! Baci qualcun’altro!!!>> si lamenta il vulcaniano oramai al limite della sopportazione. Come ha osato quello sconosciuto baciare il SUO Jim!?!
    Non lo sa e si pone tra Qbert e Jim, dando le spalle a quest’ultimo.
    <<senti, folletto>> sbiascica il colosso, <<vedi di levarti dai coglioni!!!>>
    <<la pregherei di evitare degli epiteti del genere dinanzi a...>>
    Ma il vulcaniano non ha il tempo di finire la frase che viene sollevato in aria per il colletto della maglia dallo sconosciuto e ora gli occhi furiosi e rossi di questo lo guardano con un misto di odio e curiosità.

    Non fecero a botte, più o meno: in un lampo il vulcaniano lo aveva messo ko con la sua Presa Vulcaniana. Certo, era stato difficile infliggergliela data la sua pelle coriacea, ma ce l’aveva fatta.
    Ora è seduto nella Mensa, a bordo dell’Einterprise, e punzecchia svogliatamente dell’insalata.
    Fortunatamente ora la nave è deserta e tutto l’equipaggio non tornerà dalla meritata vacanza in meno di una settimana.
    Inizia a mangiare l’insalata mentre Jim gli si avvicina barcollante ma decide che, no, non resterà lì con lui e non finirà l’insalata per il momento.
    Si dirige veloce verso la propria stanza, bloccando la porta con il codice adatto e si gode la solitudine e il silenzio.
    Storcendo il naso, si annusa la maglia e sente che puzza ancora.
    Prende dall’armadio un tunica lunga e bianca in stoffa grezza e spessa che utilizza per meditare e un paio di mutande.
    Si dirige in bagno, accende l’acqua della vasca da bagno e mentre la vasca si riempie cosparge l’acqua con dei sali profumati provenienti da Vulcano.
    <<spock... tesoro... scusa...>>
    Il vulcaniano stringe le labbra al suono della voce di Jim e decide di non rispondere: vuole rilassarsi un po’, in solitudine, e scrollarsi di dosso i fastidiosi eventi che hanno caratterizzato la sua ragguardevole serata.
    <<mi dispiace, sono un’incosciente!>>dice Jim; il figlio di Sarek, allora, gli apre la porta ed esso gli getta le braccia al collo.
    <<scusa, tesoro... non succederà più!>>
    <<jim, so che non è colpa tua se Qbert ha tentato di “rimorchiarti”...>>
    <<sì che è colpa mia, sono irresistibile!>>
    <<... ma non tentare mai più di coinvolgermi in queste illogiche serate!>>
    <<ho bisogno di un bagno...>>
    <<sto per farmelo io...>>
    All’affermazione di Spock, il biondo s’illumina.
    <<possiamo farlo assieme? Farò il bravo! Possiamo?>> chiede strattonandogli una manica della maglia.
    <<no! Ho intenzione di rilassarmi! Stattene qui buono buono e lasciami stare!>> risponde il vulcaniano sventolandogli l’indice davanti al volto come si fa con i bambini piccoli.
    E si dirige in bagno.

    “Sono un’idiota... era logico che dovevo chiudere la porta del bagno con il codice di sicurezza!” pensa Spock mentre, nella vasca da bagno, un’ormai quasi sobrio Jim – è questo il bello di lui... lui si riprende subito! – che forse non ha bevuto tanto quanto sembrava, gli strofina la schiena con la spugna.
    <<mi perdoni?>> chiede il biondo abbracciandolo da dietro.
    Girandosi verso di lui e guardandolo negli occhi, Spock annuisce.
    Il Capitano lo bacia sulla guancia e poi sulla bocca e non appena il fetore dell’alcol gli invade le narici il Primo Ufficiale ricorda di essere al limite della sopportazione...

    FINE
     
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