"Just a Means..."

One-shot of "The Avengers"

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  1. .:MoonSight:.
     
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    "Just a Means..."
    ...Solo un mezzo...



    Non era stato abbastanza forte per contrastarlo.
    Si era lasciato sconfiggere da un tipo egocentrico e schizzato. Non era neppure riuscito ad afferrare il suo arco, non era riuscito a fuggire... tutto molto frustrante. La situazione era scivolata nel panico come burro fuso, era stato tutto troppo veloce... Il Tesseract, Fury, il dottor Selvig... Loki.
    Già, Loki. Era venuto all’improvviso nel laboratorio, quel maledetto verme asgardiano, e aveva ribaltato la situazione a suo favore, nel bel mezzo della base dello S.H.I.E.L.D., come se si trattasse di un gioco di burattini.
    Ovviamente lui non ricordava molto, il resto gli era soltanto stato raccontato.
    Ma ora lì, seduto sudato sul letto alla sola luce della luna che filtrava finestra aperta, il lenzuolo stretto convulsamente tra le dita, volle cercare di ricordare bene tutto, di ricordare come fosse possibileche quel “Loki” gli avesse sconvolto il cervello al semplice tocco della sua bacchetta da fata madrina...
    Si inumidì le labbra, per morderle subito dopo con rabbia. Non ricordava veramente granchè, quel momento era una scena confusa nella sua mente, lo rivedeva come se stesse facendo scorrere un vecchio film, mandandolo avanti veloce e poi subito indietro e di nuovo avanti, fino a far esplodere il nastro...
    Ma cosa era successo prima lo ricordava, non sapeva come e perché, ma lo ricordava.
    Era là nel suo solito posto a controllare da lontano il laboratorio dove gli scienziati studiavano il Tesseract, quella diavoleria ultraterrena, senza farsi sfuggire nulla. O, come dicevano gli altri, “se ne stava semplicemente appollaiato nel suo nido”. Per più di un motivo lo chiamavano Falco.
    Era arrivato poi Fury, e subito il dottor Erik Selvig gli aveva comunicato la notizia che, da alcuni tempi, il Tesseract reagiva in modo strano, e aveva sbalzi di energia e raggi gamma. Non si intendeva veramente di tutte quelle robe scientifiche... era un uomo d’azione lui, non un topo da laboratorio. L’unica informazione importante, era che quel cubetto maledetto aveva qualcosa che non andava... non che prima fosse innocuo e tranquillo, per intendersi...
    Sapeva anche che, anni prima, Capitan America, Steeve Rogers, aveva avuto a che fare con il Tesseract e con l’IDRA, che voleva utilizzarne il potere illimitato per vincere la guerra contro gli Stati Uniti. Alla fine, il Tesseract e Capitan America, erano finiti in fondo all’oceano, o meglio nel ghiaccio.

    -Tirare fuori quel coso dal ghiaccio è stata una mossa molto azzardata, a parer mio... Avremo dei problemi, ora...- disse lui, una volta saputa la scoperta del ritrovamento.
    -Era congelato ma ancora vivo, non potevamo lasciarlo lì. Coulson me l’avrebbe fatta pagare...- rispose Fury, con sarcasmo.
    -Non sto parlando di Capitan America! Mi riferisco al Tesserct!!-
    -Agente Barton, il Tesseract è un’inesauribile fonte di energia, e alla Terra serve quest’energia. Inoltre, ci sono altri mondi là fuori pronti a dare guerra, e noi siamo più che disadattati...- sibilò, questa volta con decisione e senza traccia di sarcasmo.
    -Vuole costruirci delle armi, non è così signore?- azzardò Clint, fissandolo nell’occhio ancora buono.
    L’uomo lo guardò un po’ spaesato e colto di sorpresa. Ma si riprese in fretta: -Ha un ineguagliabile senso dell’osservazione, agente Barton, da buon Falco scaltro. Ma spero che la sua lingua sia brava a rimaner ferma quanto i suoi occhi a vedere. Sono informazioni riservate, e ciò che lo S.H.I.E.L.D. vorrà fare con il Tesseract non è affar suo... o perlomeno, non ancora...- intimò, e subito dopo aver congedato l’agente, se ne andò a passo spedito, con un svolazzo della lunga giacca nera.
    Clint lo guardò andare via, ma sapeva che la conversazione era chiusa e non ne avrebbe più cavato un ragno dal buco.


    Clint scrollò le spalle. Sapeva solo che quel dannato cubetto aveva portato Loki sulla terra, e aveva utilizzato lui, Selvig e altri come burattini per il suo spettacolo di marionette.
    Loki gli aveva fatto uccidere delle persone, anche tentare con Fury stesso.
    Sempre dannatamente per colpa del Dio e del suo scettro; aveva avuto un breve combattimento con lui, ma Loki l’aveva messo fuori gioco come se fosse una ragazzina... com’era possibile? Era possibile per il semplice fatto che, nel petto, aveva un cuore.
    Aveva sentito la punta affilata dello scettro toccargli il torace, là dove stava il cuore, e qualcosa di gelato insinuarsi dentro di lui, avvolgere la sua mente, oscurarla e renderla vuota e spenta.
    Tutto ciò che era l’agente Barton era svanito quando il suo cuore, la sua mente e le sue membra, avevano smesso di rispondergli.
    Clint, quella sera, nel laboratorio, era semplicemente sparito.
    Si era fatto raccontare dagli altri, sebbene gli avesse trovati riluttanti, e aveva saputo delle sue azioni, aveva saputo del sangue versato, della criminalità, delle frecce tirate contro gli amici, di aver contribuito, in qualche modo, all’assassinio di Coulson.
    E quella notte, lì nella stanza d’albergo, ogni ricordo era vivido e tremendo, ogni consapevolezza pesava come granito sul suo petto.
    Era stato come dormire, e la cosa gli ricordò la Bella Addormentata... con la differenza che a riportarlo in sé non era stato affatto il bacio di un principessa... ma un pugno in faccia. Sempre di una “principessa”, ma un pugno. “Ricalibrazione cognitiva” l’aveva descritto Natasha, laconica.
    Si passò una mano nei capelli fino alla nuca, prendendo un gran respiro.
    Era passato quasi un mese, ma non poteva perdonarsi per i compagni che aveva ucciso a tradimento... non poteva perdonare sé stesso, ma soprattutto non poteva perdonare Loki.
    Non aveva avuto alcuna vendetta su di lui, e Loki ‘aveva usato come nessuno aveva mai osato fare. Nessuno.
    Non era riuscito a resistere al Dio, neanche con tutta la buona volontà... era caduto come un bambino in una fossa, scivolato semplicemente nell’oblio del non-esistere, perché in quel lasso di tempo, lui non era esistito. E questa consapevolezza gli faceva male; gli avevano ripetuto gli altri che nessuno sarebbe riuscito a resistere a Loki e al suo scettro, che non era colpa sua... Ma era difficile crederci davvero.


    -È come essere burattini. È... è come non essere nessuno. È non esistere, è scomparire all’improvviso e perdere coscienza di sé. È scivolare in un abisso oscuro, sentire giusto un attimo,prima di cadere, che il tuo corpo non ti risponde, e alla fine anche la tua mente cede e si spegne. Non sai chi sei... e non hai tempo di chiedertelo. Sei un mezzo e nient’altro.-
    -Clint, io so cosa significa essere usati. Ho ucciso centinaia di persone seguendo alla ceca gli ordini che ricevevo. Non sono crollata per questo. E non crollare neanche tu...-
    -Lo so... Ma Loki me la deve pagare, in un modo o nell’altro. Perché non mi ha semplicemente ucciso, quella sera nel laboratorio? Avrei preferito morire per difendere ciò che era mio compito difendere, piuttosto che tradire tutti i miei compagni, uccidere e servire quel bastardo!!-
    -NO! Non dirlo neanche per scherzo!-. Natasha era saltata in aria a quelle parole, una rabbia ceca negli occhi, e i pugni erano stretti fino a diventare bianchi. –Non osare dire una cosa del genere!-
    -Perché?! Io l’ho aiutato in tutto questo, ho aiutato quel mostro, e lui ha preso il Tesseract!-
    -Clint,la tua vita non vale il Tesseract, e la vendetta su Loki non vale la tua ragione. –
    -Nat, quel dannato cubo può uccidere milioni di persone, può spazzare la vita sulla Terra in un colpo! Valeva la mia vita eccome. E se Loki ucciderà quelle persone, sarà anche colpa mia...-
    -Anche io ho ucciso centinaia di persone. E ne avrei uccise altre centinaia se non fosse stato per te, lo sai...-mormorò lei, pacata, gli occhi che ancora rivelavano dolore, un dolore che mostrava solo a Clint, in quelle rare volte.
    Lui la fissò in silenzio. –Avrei comunque potuto fare qualcosa in più...- sentenziò alla fine, stizzito.
    Lei scosse piano la testa, alzandosi. –Non potevi fare di più, prima... ma puoi farlo ora fermando Loki. Non darti colpe che non hai, sappi questo. Non combattere Loki per la tua vendetta, ma combattilo perché è giusto che tu lo faccia. Non consumarti...-
    E poi se ne era andata dentro, lasciando l’uomo da solo sul tetto, a guardare la notte, e riflettere su quella parole.


    Clint non sapeva se c’era qualcosa di più caro di Natasha nella sua vita. Lui aveva salvato la vita a lei, e lei continuava a salvarla a lui.
    Lo aiutava ad uscire da quei buchi in cui cadeva, era la radice cui aggrapparsi per venirne fuori, era la speranza che gli faceva stringere i pugni.
    E quella notte, perso in sentimenti contrastanti, si sentiva solo.
    “E’ come essere burattini... uno schiavo, un giocattolo, un mezzo....”. Quelle parole rimbombavano ancora nella sua mente.
    Loki era stato fermato, non aveva avuto vendette personali su di lui, certo, ma era stato fermato.
    Tuttavia non avrebbe mai dimenticato cosa aveva provato quel giorno in laboratorio, cosa significava non essere più nessuno...
    Anche parlare con Selvig l’aveva aiutato ad uscirne, perché il dottore aveva provato le stesse cose che aveva provato lui; erano stati entrambi mezzi di Loki.
    Clint prese un altro respiro, e si affacciò alla finestra: la luna era grande, fredda, enorme. Illuminava pigra la vallata e il resto della città, fino ad arrivare al suo viso.
    Un alito di vento gli asciugò il sudore imperlato sulla fronte, e l’uomo lo sentì freddo sulla pelle percorsa da tremiti irrequieti. Chiuse gli occhi e pensò alle parole dei suoi compagni, soprattutto a quelle di Natasha.
    Si staccò dalla finestra e si accasciò sul letto, chiudendo gli occhi.
    L’ultima immagine del precedente sogno macchiò di terrore ancora una volta i suoi pensieri, ma presto svanì e l’uomo cadde in un sonno più tranquillo.
    Non vide più sé stesso, il viso macchiato di sangue di chi era stato suo amico.
    Non vide più i suoi stessi occhi illuminati da una luce fredda e blu come un oceano... non vide più la macchina di Loki che era stato.
    Non vide più Coulson morto, non vide le salme dei suoi compagni, non vide più se stesso impugnare l’arco mirando dalla parte sbagliata...
    Dormì soltanto, come da tempo non riusciva più a fare.
    E al buio, là dove la luna non poteva illuminare, un sorriso stirò per un attimo i lineamenti stanchi di OcchiodiFalco.



    Nota della scrittrice :3
    Spero che non vi sia sembrata noiosa, mi rendo conto che non c'è azione, ma avevo voglia di far pensare un pò il mio bel Clint, e di farlo dormire sorridendo (dormi shtellina cara... u.u)
    Qundi... che altro dire?
    Ditemi se vi ha annoiati o vi è sembrata carina, che fa schifo ecc...
    Un kiss... <3
    .:Moon:.


    PS= also on EfP (;
     
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  2. URU THE QUEEN
     
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    meravigliosa!!! sinceramente non amo molto Clint, ma mi affascina! complimenti, ottima introspezione e la storia si legge scorrevolmente!
    complimenti!
     
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  3. Vitani the Lioness
     
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    Quoto!!^^
     
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  4. .:MoonSight:.
     
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    Grazie! ^^
     
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3 replies since 4/8/2013, 10:22   51 views
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