"Games of Death and Destiny"

One-shot of "The Avengers"

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  1. .:MoonSight:.
     
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    “Games of Death and Destiny”

    "Игры смерти и судьба”



    Non sapeva cosa stava facendo lì. Era lì e basta. Come e perché passavano in secondo piano, solo il fatto di essere lì importava.
    Non sapeva neppure che nome avesse il “lì”, o perlomeno se ne avesse uno; l’altra domanda, era se un nome l’aveva lei. Un nome diverso da quello che la sua mente aveva registrato ormai, non il nome che le sue vittime udivano prima di venire uccise, prima che lei affondasse il pugnale nella loro carne fino all’elsa, prima che lei strappasse da quei corpi sudici la vita, prima che il sangue sgorgasse copioso da quella lacerazione, una lacerazione che lei infliggeva a sangue freddo, assaporando leccandosi le labbra secche quel liquido caldo e vermiglio, che le macchiava le mani, il viso, i vestiti.
    Non lo prendeva come un peccato, le era stata data la vita per toglierla ad altri. Era il suo compito, uccidere e dilaniare, e lei lo eseguiva di buon grado.
    Era come una droga la mattina, il pomeriggio, la sera e la notte, uccidere: con un colpo di pistola sentire il corpo altrui cedere davanti a te, ed accasciarsi con un gemito, o con un urlo disumano.
    Come morissero non le importava, ma le importava soffrissero e soffrissero per mano sua; erano bestie quelle che uccideva, e una bestia era ad ucciderli.
    Loro vedevano il suo sorriso glorioso e di giubilo, poi vedevano la sua lama brillare d’argento e brillare vermiglio, poi vedevano il sangue, e alla fine vedevano nero.
    Poi cosa vedessero dopo, lei non lo sapeva né le importava. Non poteva saperlo, non era mai morta, lei, nessuno era mai riuscito a levarle la vita una volta per tutte, nessuno era ma riuscito a vendicare le vittime.
    Ma in fin dei conti, non le sarebbe dispiaciuto morire, non le sarebbe dispiaciuto dire basta a quei sentimenti contorti, dire basta agli ordini e dire basta alla furia che la pervadeva... ma aveva del lavoro da svolgere, non voleva dire infatti basta al sangue e congedarsi alla vita... o perlomeno, non ancora.
    Sapeva che niente l’avrebbe fermata, non dopo tutto quello che aveva fatto, che era riuscita a fare.
    Era vero, non ricordava il suo nome di battesimo, a volte dimenticava anche il suo cognome, ma un nome rimaneva sempre impresso nella sua memoria, il nome con cui accompagnava le vittime mentre morivano.
    Il nome che le rimbombava ora nella mente, che sentiva forte e chiaro.
    Vedova Nera.
    Vedova Nera l’assassina, che uccideva per gioco, per sfogo, che uccideva per ordine e per destino, che uccideva perché uccidere la faceva respirare e continuare a vivere come le sue vittime non potevano più fare.
    Lei, Vedova Nera.
    Sorrise con scherno, un sorriso folle che le illuminò il viso macchiato di sangue, un sorriso che si tramutò in risata spezzata, di chi ha perso la ragione annegando in un mare infinito e blu... o in questo caso, in un mare rosso come il sangue.
    Scavalcò sprezzante la sua vittima, una delle tante, ripose la pistola al suo posto nella cintura, il pugnale nel suo fodero senza pulirlo mai dal sangue.
    La vedova Nera si allontanò e divenne un’ombra come le altre, un cielo fosco e una luna spenta testimoni di quella notte di morte.

    Si alzò. Il suo lavoro non era finito. La sua preda era lì, davanti a lei, facile da soggiogare, facile da immobilizzare, facile da uccidere. Si trattava di un gioco, di astuzia, di agilità, di velocità, di scaltrezza.
    Il più bravo vinceva ed usciva incolume, chi perdeva il gioco perdeva la vita.
    Erano regole semplici ed efficaci, Vedova Nera le conosceva bene, e aveva imparato a rispettarle, ma soprattutto, a diventare imbattibile.
    Un gioco affidato al destino probabilmente, ma un gioco in cui lei non perdeva mai.
    Forse allora, il destino era dalla sua parte... o forse no?
    Scrollò le spalle, calmò il respiro: era appollaiata il silenzio sul cornicione di una casa, il paesaggio era spento, le case irrealmente bianche e spoglie, gli alberi secchi, non c’è era erba, solo cemento bianco e massi. Il silenzio era glaciale.
    La sua preda, ignara, stava accucciata sotto di lei, una strana imbragatura addosso: non lo riconobbe, ma qualcosa le diceva che doveva balzare giù, e con la solita freddezza, freddarlo. Sorrise al gioco di parole.
    L’uomo studiava del sangue trovato per terra, il sangue che il giorno prima lei aveva versato; capì in un lampo: quel povero illuso era sulle sue tracce, ma non sapeva che in verità, era lei che cercava lui, non certo il contrario. Lei il cacciatore e lui la preda. Non era un concetto difficile.
    Era probabilmente un cacciatore di taglie data l’ampiezza della spalle e il fisico, oppure un famigliare in cerca di vendetta per un famigliare da lei ucciso; non era importante, lui sarebbe perito così come tutti gli altri...
    E così lei balzò giù, veloce come un lampo, silenziosa come una civetta, agile, scaltra, invisibile, calcolatrice come un ragno nella sua tela.
    Lui fu veloce, ma non abbastanza.
    Ruzzolarono per alcuni metri, entrambi in cerca di un arma, quasi ringhiando.
    Si separarono, lei aveva ora un pugnale nella mano, un pugnale lungo e rosso per le tante altre vite strappate, un pugnale che non l’aveva mai tradita.
    Lui, ora, no aveva un pugnale nella mano, e la pistola era attaccata alla cintura... no, nella mano destra stringeva qualcos’altro.
    Lei riconobbe l’arma... un arco? Un arco strabiliante... e riconobbe ora l’imbragatura, l’imbragatura di un arciere. Qualcosa si mosse in lei, come una serpe nello stomaco, il cuore ebbe un sussultò, e una sorta di ricordo sembrò agitarsi, ma la sensazione si spense in fretta. Non vide il voltò dell’uomo, un ombra ne copriva sempre i lineamenti.
    Balzò, il pugnale balenante di riflessi, agile a colpire; lui incoccò la freccia, veloce da far paura. La mancò, ma lei mancò lui.
    Un'altra situazione di stallo,che venne affidata al prossimo che avrebbe colpito.
    Agirono nello stesso istante.
    Lei guardò il suo pugnale mentre,lanciato, solcava l’aria e si conficcava nel petto di lui, con un sibilo sinistro, e una macchia di sangue che si allargava su suo torace.
    Lei sorrise gloriosa, ma sentì male su di sé nello stesso punto, al centro del pettmno. Aggrottò la fronte: non aveva mai avuto la suggestione di provare dolore guardando la vittima colpita... no, mai. E allora perché...
    Si portò la mano al petto senza staccare gli occhi dalla vittima, trovò qualcosa di sottile e lungo su di sé ad intralciarla, si guardò la mano: rossa, rossa di sangue.
    Il terrore le attanagliò le membra, e si guardò il petto: un freccia stava lì, conficcata nella sua carne, mentre il sangue le macchiava ancora una volta i vestiti, ma questa volta, non il sangue di altri... il
    suo sangue, il sangue di un’assassina che come una stupida, si è lasciata uccidere. Si disprezzò.
    È finita. E’finita finalmente. Ora te ne andrai da questa vita una volta per tutte... pensò, con una strana paura che si rimproverò di provare.
    Ma nulla accadde. Non morì, continuò a sentire dolore, a sentire il sangue sgorgare copioso e macchiarla, ma le gambe non cedettero, le forze non le vennero meno. Rimase così com’era, senza morire. Perché? Che stava succedendo?
    Era più terrorizzata di prima. Aveva sempre pensato che morire fosse spegnersi piano, con un sorriso magari, fosse dimenticare tutto ed afflosciarsi nelle mani del destino.
    Ma lei
    non stava morendo. Sembrava una pazzia, un gioco del tempo, ma accidenti... lei non stava morendo!
    Si staccò con glacialità la freccia dal petto, sentì male ma null’altro. Niente da fare, non moriva. S’arrese al fatto.
    Alla fine, guardò il suo operato: l’uomo, stringendosi il petto ormai rosso dove lo stiletto era conficcato, si era accasciato al suolo, e sdraiato con alcuni gemiti strozzati, le dava le spalle.
    Si avvicinò a lui, voleva vederlo in viso e capire chi era...
    S’inginocchiò e lo girò dalla sua parte.
    L’orrore la pervase, balzò indietro, e non fermò le lacrime che le salirono agli occhi copiose, lacrime piene di dolore, di odio verso sé stessa.
    Urlò.
    Urlò e si ricapultò da lui.
    L’aveva riconosciuto eccome, ora, ed era la persona più importante della sua vita.
    E ora stava morendo per mano sua, ora l’aveva ucciso.
    N-Natasha mormorò lui, con un gemito spezzato.
    Natasha... Ecco, era quello il suo nome dimenticato. Natasha... l’aveva pronunciato colui che ora aveva ucciso, colui che era suo amico, il suo salvatore... colui che, forse, amava.
    E l’aveva ucciso. Clint...?
    Si portò le mani al viso, ormai segnato e bagnato di lacrime. I singhiozzi la scossero con violenza, mentre cercava di capacitarsi per cosa aveva fatto.
    P-Perdonami... mormorò ancora OcchiodiFalco, poi i suoi occhi divennero vitrei e spenti, occhi di ghiaccio che ora divennero ancora più glaciali, ma soprattutto, privi di vita.
    NOOOO!!!
    Le urla di lei spezzarono quel posto vuoto e colmo di nebbia, i suoi singhiozzi falciarono il silenzio, e tutto ciò che rimase in lei fu disperazione, rancore, e desiderio di morire... ma no, il destino non voleva ucciderla, voleva che lei continuasse a soffrire per quel che aveva fatto, voleva fargliela pagare a caro prezzo, per tutto. Voleva che piangesse come una bambina, voleva che soffrisse fino a consumarsi.
    Non le avrebbe mai concesso la morte.
    Aveva ucciso troppe volte perché potesse morire a sua volta; a lei toccava una vita vuota, desiderando di spegnersi senza mai poterlo fare.
    Nella mente il ricordo dei suoi occhi che si spegnevano. E le sue parole.
    Urlò ancora, senza ritegno, e non si vergognò di essere fragile.
    Fragile e spezzata, urlò.


    Natasha!! Nat svegliati!
    La donna sobbalzò, e urlò ancora, sebbene fosse ora tornata alla realtà.
    Qualcuno l’aveva chiamata alla porta, ma dopo l’ennesimo suo urlò, quel qualcuno entrò, trafelato.
    Lei sobbalzò, gli occhi si riempirono ancora di lacrime.
    Era lui. Era vivo.
    Nessun pugnale nel petto, niente sangue, gli occhi non erano vitrei.
    Si guardò le proprie mani: erano sudate, ma pulite. Niente sangue neppure lì.
    Si alzò dal letto di morbide coperte bianche, e con solo un vestito da notte lungo fino alle cosce, gli si getto al collo, stringendolo come se temesse potesse sparire da un momento all’altro.
    Tranquilla, va tutto bene... sshhhh... mormorò lui, accarezzandole piano i capelli rossi, e stringendola a sé.
    Lei singhiozzò, ma piano piano cominciò a calmarsi.
    Hai sognato di nuovo?
    Lei annuì soltanto, poi prese un gran respiro,e si staccò da Clint.
    Non importa, è finito e non era la realtà... disse lui con un sorriso speranzoso, e le accarezzò il viso. Sono le nove, vuoi calmarti un attimo e fare un giro già un città...? chiese.
    D-D’accordo... acconsentì lei, cercando di ritrovare compostezza. Grazie, Clint aggiunse, con un sorriso mesto.
    Lui ricambiò sereno ed uscì dalla camera.
    Lei lo guardò sparire oltre la porta.
    Poi si accasciò sul letto, ancora strani timori nel cuore... Un sogno... era un sogno... si ripetè, e un ulteriore ma ultimo brivido le percorse la schiena.
    Era una stanza d’albergo, si trovavano in India lei e l’agente Barton per un’altra missione dello S.H.I.E.L.D.
    Forse un giro giù in città le avrebbe fatto bene... ma si chiese il perché di quei sogni.
    Dopo aver guardato un po’ il soffitto della camera, si alzò e si vestì.
    Perché un sogno in cui faceva del male a Clint? Lui era la persona più importante della sua vita, l’aveva salvata da sé stessa, l’aveva risparmiata e le aveva dato una ragione per cui vivere.
    Ma era stato solo un sogno in fin dei conti, lei era cambiata; forse si trattava di una mescolanza tra ricordi e realtà, uniti dalle veccie paura. Ma lui era vivo ed entrambi erano al sicuro. Doveva calmarsi.
    Era Natasha Romanow, lui era Clint Barton, agenti dello S.H.I.E.L.D.
    Lei era Vedova Nera, lui era OcchiodiFalco.
    Ed erano ancora insieme.


    Nota della scrittrice :3
    Spero che la storia vi sia piaciuta, è una one-shot, un solo capitolo :)
    Ho avuto l’aspirazione stamattina, così... Sto leggendo un libro con una guerra medievale, quindi capitemi xD
    Ho messo un po’ di sangue, e a me vengon bene storie piene di tristezza, sappiatelo....
    Ho messo anche il titolo in russo, perché Nat è russa (:
    Fatemi sapere se la storia vi è piaciuta, a me piacciono molto Natasha e Clint come personaggi, quindi... che dire?
    Spero sia stata un buona lettura!
    Un kiss...
    .:Moon:. _____ (.:Луна:.)

     
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  2. ~Sara98 º~º
     
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    :3 che bella! Io adoro la coppia NatCli <3 Ma avranno mai fatto un film sulle loro storie ... boh ... X3 Bella! Bella! Bella!
     
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  3. .:MoonSight:.
     
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    Grazie cara :3
    No, su loro due nessun film...ma diamnie, mi devono dire cosa è successo a Budapest!!!!!!!!!!!!! ç___ç
    Voglio un film in cui lei parte cattiva e diventa brava grazie a Clint *w*
    La minaccio la Marvel, se non fanno il film u.u
    Grazie ancora, baci!
     
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  4. florabovo
     
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    mi piace
     
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  5. .:MoonSight:.
     
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    Sono contenta (: Grazie
     
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  6. URU THE QUEEN
     
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    favolosa!!!! adoro Nat e Clint!!! complimenti, ben scritta e semplicemente stupenda!!! <3
     
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  7. .:MoonSight:.
     
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    Grazie di h119 cara *w*
    Sono felice ti sia piaciuta, anche io adoro Occhiodifalco e Vedova Nera :)
    Alla prossima, ciao e grazie ancora!!
     
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    Re Leone

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    aallora premesso che non ho mai visto the avenger (non mi picchiate per questo xD non vedo molti film di solito ^^" sono quello che non ha neanche visto iron man lol) Ma questa One shoot mi è piaciuta parecchio!!! come tutte le tue opere, è scritta divinamente! u.u
     
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  9. Vitani the Lioness
     
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    Bravissima,l'hai scritta davvero bene!!!^^
     
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  10. .:MoonSight:.
     
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    Grazie ad enrambi ^^ :)
    CITAZIONE
    aallora premesso che non ho mai visto the avenger (non mi picchiate per questo xD non vedo molti film di solito ^^" sono quello che non ha neanche visto iron man lol) Ma questa One shoot mi è piaciuta parecchio!!! come tutte le tue opere, è scritta divinamente! u.u

    è un peccato, i film della Marvel sono molto belli (:
    E se avessi visto Iron Man dovevi anche vedere gli Avengers xD C'è tutto un filo a collegarli (Cap America --> Iron Man 1 e 2 --> Thor ---> The Avengers --> Iron Man 3... e orse ne ho anche dimenticati (: )
    Se un giorno lo vedrai,forse saprai dirmi di più ^^

    Grazie ancora a tutti! h119
     
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  11. niki ven
     
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    Ok, allora dove posso cominciare ... Tu sei un genio!
    No davvero, si capisce che ami la lettura, usi un linguaggio ricercato breve e dritto al punto, one-shot lunghetta ma scorrevole, brava.
    Domanda sei iscritta su efp? In caso mi dai il nick così ti aggiungo, devo aggiungerti.
     
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  12. .:MoonSight:.
     
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    Grazie Niki *w*
    Del genio mi mancava, mi ero fermata all'essere un'extraterrestre per colpa di Sara (;
    A parte gli scherzi, grazie di h119 :)
    Sì, sono escritta su Efp, ma non ho fatto molto, lì ^^
    Comunque mi chiamo .:Mezzaluna:. sul sito :)
    Grazie ancora, baci!
     
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11 replies since 2/8/2013, 12:55   113 views
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