Un tribble per Jim

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  1. URU THE QUEEN
     
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    5° capitolo revisionato della mia saga su kirk x spock.
    ribadisco k i capitoli non sono necessariamente collegati tra loro.

    Un tribble per Jim

    <<non è carino? Ti prego, amore, possiamo tenerlo? Non sporca molto e non è impegnativo e poi guarda: ti vuole già bene!>> dice Jim carezzando un tribble – una specie di animaletto simile ad una pallina di pelo di cui non si vedono né occhi né zampe né bocca – bianco e con una macchia nera a forma di saetta sulla testa.
    <<jim, dovresti sapere quanto sono prolifici...>> risponde Spock togliendosi dalla spalla l’esserino che sembrava fargli le fusa e rimettendolo tra le mani del compagno.
    <<ti prego!>>
    <<jim, è illogico pregarmi, non sono un Dio! E poi i tribbles hanno già invaso l’Einterprise una volta divorando tutte le scorte di cibo!>>
    <<ma, signore, questo piccoletto ha già partorito i suoi piccoli e i tribbles partoriscono una sola volta nella vita!>> interviene il venditore.
    Jim e Spock si erano fermati sulla Terra, a Londra, per fare rifornimenti alla nave spaziale e nel mentre Jim aveva avuto la splendida idea di entrare in quel negozio di animali. Purtroppo, Spock lo aveva lasciato fare e ora il suo t’hy’la lo supplica con gli occhi ambrati simili a quelli di un bambino di lasciargli comperare quella creatura invasiva.
    <<lo potrai tenere solo se te ne occuperai tu! Ma se prolificherà ce ne sbarazzeremo!>> acconsente il Primo Ufficiale Scientifico, suo malgrado e non fidandosi del tutto della parola del venditore.
    Jim gli si aggrappa al collo e lo bacia con passione sotto lo sguardo allibito del proprietario del negozio, un signore dal volto aguzzo e incorniciato da dei capelli unticci.
    Mentre Jim paga l’animaletto, Spock se lo tiene in mano. Lo osserva e constata che, in effetti, non è poi così male. Si ricrede quando quella pallina di pelo vivente allunga l’invisibile musino e lo lecca sulla guancia in una dimostrazione d’affetto non molto gradita da parte del vulcaniano in quanto ora ha un minuscolo puntino sulla guancia ricoperto di saliva densa e appiccicosa.
    Si ripulisce con un fazzoletto e, sentendo l’odore acre della bava che gli brucia le narici, pensa proprio che con quel tribble ci avrà ben poco a che fare.

    La USS Einterprise attraversa e supera la via lattea azionando i potenti motori a curvatura.
    Il Capitano James Tiberius Kirk se ne sta allegro sulla propria poltrona con un sorriso a trentadue denti stampato in viso e con il tribble appisolato in grembo.
    A quanto pare, tutto l’equipaggio presente nella plancia – Hikaru e Pavel che si tengono sempre per mano, Nyota e un paio di Guardie Marine in prova – sembra aver accettato con simpatia il nuovo “cucciolo” del Capitano. Tutti tranne Spock.
    Quando finisce di esaminare alcune molecole spaziali, il vulcaniano, come è suo solito fare, si avvicina a Jim e si siede sul bracciolo destro della sua poltrona, bramando che il suo biondo t’hy’la gli carezzi la schiena.
    <<ma come sei carino! Cucci cucci cù!!!>> dice il terrestre.
    <<come mai mi parli così, Jim?>>
    <<cucci... eh? Oh, no, amore, stavo parlando al piccolo Harry! Sai, l’ho chiamato così perché la macchia nera che ha sulla testina è della stessa forma della cicatrice di Harry Potter!>>
    <<t’hy’la... è illogico parlare ad un tribble – che, se non lo sai, ha un cervello grande come un’atomo di ossigeno! – in quanto esso non ti capisce!>>
    <<tranquillo, Harry, non dice sul serio! Sta solo scherzando!!!>> dice Jim tenendo tra le mani il tribble e sfiorandolo con la punta del naso.
    <<noi vulcaniani non scherziamo mai!>> lo rimbecca Spock.
    Ma Jim non lo ascolta, preso com’è da quell’animaletto che sembra avergli rubato il cuore in appena 20.5 minuti.
    Non una carezza giunge alla schiena del Primo Ufficiale Scientifico da parte del Capitano; Spock, allora, quando i loro turni sula plancia finiscono, non prova nemmeno a parlare.
    <<cucci cucci cù! Ma quanto sei tenero!>> continua a dire il Capitano, senza nemmeno salutare, dirigendosi verso la Mensa con Harry in mano; intanto Spock si ritira nella loro stanza a meditare.

    <<struttura, logica, funzione, controllo. Una struttura non può reggersi senza fondamenta. La logica è il fondamento della funzione. La funzione è l'essenza del controllo. Io possiedo il controllo. Io possiedo il controllo>> mormora Spock da quasi due ore.
    E invece no, non riesce a non esprimere gelosia.
    “È illogico essere geloso di un tribble!” pensa; ma quando, sulla plancia, Jim non lo degnava nemmeno di una coccola riservando il suo affetto a Harry Spock si era sentito quasi inutile: che logica c’era essere al mondo se Jim, il suo Jim, non gli riservava le sue tanto illogiche quanto piacevoli effusioni?

    Jim entra in silenzio nella propria stanza e mette nella gabbietta Harry, dandogli anche un po’ di grano.
    Si sveste lentamente e si sdraia nel letto al fianco di Spock, che gli dà le spalle.
    Mentre sta per addormentarsi, il suo t’hy’la lo abbraccia da dietro. Insospettito, Jim si gira verso di lui e si ritrova ad affondare gli occhi castani in quelli neri e profondi del vulcaniano.
    <<allora, tutto bene, Jim?>>
    <<sì. Harry ha già imparato il suo nome ed è molto obbediente...>>
    Mentre il Capitano continua a sparlare del tribble, il Primo Ufficiale Scientifico sente il bisogno impellente di gettare la suddetta palla di pelo vivente nel bel mezzo di un buco nero colmo circondato da navicelle klingoniane pronte a vaporizzarlo.
    Scacciando l’illogico e allettante pensiero, Spock schiaccia Jim contro il materasso, posizionando il bacino tra le cosce del suo t’hy’la.
    <<basta parlare...>> mormora; avvicina le labbra a quelle del compagno, che lo guarda con desiderio, e quando stanno per baciarsi si sente una specie di squittio e Spock si ritrova a baciare Harry.
    <<ma tesoruccio, che ci fai qui??>> esulta Jim concentrando la propria attenzione sulla bestiola mentre il vulcaniano, con sommo disappunto, si toglie dalla bocca dei ciuffi di pelo bianco.
    <<temo di aver lasciato la gabbietta aperta! Vuoi le coccole, vero, Harry!>>
    Spock, imperterrito, decide che quell’animaletto da quattro soldi ha già ricevuto abbastanza affetto dal suo padrone – che ora lo lascia sul cuscino e lo coccola - e che ora tocca a lui.
    Bacia l’incavo del collo del suo t’hy’la come piace a lui, gli carezza i fianchi, cattura il suo viso tondo tra le mani e lo bacia con tanto di lingua – una cosa rara. Fa strusciare con insistenza i loro bacini e Jim mugugna stringendosi a lui con un braccio mentre con l’altra mano coccola quel dannato tribble.
    <<s-spock...>> geme il Capitano, <<non davanti al piccolo Harry...>>
    A quelle parole il vulcaniano si blocca e fissa Harry con un astio malcelato e non consono a lui negli occhi.
    Jim scivola via dalle braccia dell’amante e rinchiude – stavolta per davvero – il tribble nella sua gabbietta; ritorna a letto dopo cinque minuti buoni passati a osservare teneramente l’animale ma trova Spock che gli da le spalle e tutt’altro che disposto ad una delle rarissime notti d’amore.
    Gli si sdraia accanto, Jim, e gli si preme contro, il petto poggiato sulla schiena e il bacino sulle natiche dell’altro. Gli bacia la nuca e poi la punta di un orecchio – dannate orecchie sexy!!!
    <<jim, gradirei dormire. Sono le 22.25 di notte e alle 6.30 di domani inizierà il nostro turno>> risponde Spock lasciando un Jim del tutto spiazzato alle proprie spalle.
    <<ma poco fa non mi parevi così assonnato...>> lo stuzzica il Capitano carezzandogli i fianchi. Si sporge e, sorreggendosi con una mano, bacia la guancia del vulcaniano, gli prende una mano – le mani, dovete sapere, sono zone molto sensibili nei vulcaniani – e ne bacia il palmo e le punte delle falangi. Ottiene l’effetto desiderato: Spock rabbrividisca di piacere.
    <<lasciami stare...>> sbiascica il Primo Ufficiale con voce monocorde nonostante il brivido di poco prima.
    <<ma che ti prende? Sei arrabbiato?>>
    <<sai che sono rare le volte in cui facciamo l’amore e stasera mi respingi per quel coso...>>
    <<ma allora sei geloso...>> un sorrisino si dipinge sul volto di Jim, nel buio di quella stanza.
    <<non è logico essere gelosi di un’animale...>> dice il vulcaniano più a se stesso che all’altro.
    Zitto zitto, Jim si stende nuovamente nel letto e traccia una serie di baci lungo la spina dorsale del compagno partendo da poco sotto le scapole e terminando sulla nuca. Allunga un braccio, intercetta la mano di Spock e ne accarezza il palmo con movimenti circolari e che appena sfiorano la pelle.
    <<scusa, amore... ma è da quando che sono piccolo che non ho un animaletto tutto per me e Harry me lo hai praticamente regalato tu... sono solo felice... ti prego, Spock... lo sai che preferirò sempre te a Harry... se non ricordo male il mio t’hy’la sei tu...>> dice il Capitano all’orecchio del vulcaniano con voce supplicante.
    Gli bacia la punta dell’orecchio e gli stringe la mano.
    Il vulcaniano sbruffa con enfasi, si gira e i loro indumenti intimi finiscono gettati a terra senza troppa gentilezza.
    “Harry è il primo e ultimo tribble per Jim...” pensa Spock mentre entra nel suo t’hy’la con dolcezza e gemendo contro il suo petto.
    “Già... niente più tribble per Jim... solo io!”
    FINE

    riuscirà il mio neurone perverso e sdolcinato a farli litigare, 'sti due? forse sì... forse no... sono troppo tenerucci!!! *.*
     
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