James Tiberius Kirk si sente estremamente solo

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  1. URU THE QUEEN
     
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    allora... sto riscrivendo tutte le vecchie ff che riesumo dal mio computer e ve le posto qui, sperando k vi piacciano.
    questo è una sorta di sequel di "Il Vulcaniano e il Terrestre" ma nn è necessario che leggiate anche quella x capire questa.
    ho scritto molte storielle al riguardo della coppia Kirk x Spock perchè sn una coppia che mi piace molto e, sì, starebbero bene assieme, secondo me.
    spero vi piaccia questa mia one shoot.





    James Tiberius Kirk si sente estremamente solo

    James Tiberius Kirk si sente estremamente solo.
    È capitano della USS Einterprise, ossia quella che per lui è la più bella astronave della Flotta Stellare e una casa, a bordo dell’Einterprise vi sono, oltre a lui, circa 400 anime che gli sono devote e affezionate.
    Un anno e mezzo prima aveva terminato la Missione di Esplorazione Spaziale Quinquennale, l’astronave era stata messa a riposo per sei mesi e ora solca nuovamente lo spazio.
    Un anno e mezzo prima, James Tiberius Kirk, per gli amici Jim, aveva trovato l’amore della sua vita nel Primo Ufficiale Scientifico, Mr. Spock e i due avevano intrapreso una tenera relazione tutt’ora in corso.
    Ma Jim, disteso in mutande nel letto, si sente solo.
    È notte fonda, al suo fianco è sdraiato Spock, che gli da le spalle, un vulcaniano dal fisico asciutto e attraente.
    Jim si accovaccia contro la schiena del suo “bastardo con le orecchie a punta” e, lentamente, con la punta delle dita sfiora la pelle diafana del suo fianco, la spalla, il collo, la guancia e si sofferma sulla punta dell’orecchio.
    Avrebbe voglia di baciarla, quella punta. È ufficiale: il suo compagno ha delle orecchie dannatamente sexy!!!
    Ritrae la mano, il Capitano dai capelli biondi e la pelle abbronzata, e con gli occhi castani e caldi fissa con insistenza la schiena del Primo Ufficiale, come se ciò potesse alleviare le sue pene d’amore.
    Già, perché se un anno e mezzo prima, sotto le lenzuola di quello stesso letto, avevano fatto l’amore per due volte tra i “Ti amo” sospirati e interrotti dai baci e dai gemiti, ora si sente solo.
    Era da poco dopo quelle due notti di passione, che si sente solo: per quanto sappia che Spock lo ama da impazzire, è da allora che non si baciano, non si sfiorano come due amanti dovrebbero sfiorarsi, non un abbraccio, non una parola d’affetto da quel vulcaniano così dedito alla logica – una logica che lo porterebbe a morire per gli altri, perché “le necessità dei molti sono più importanti delle necessità dei pochi o del singolo” gli ricorda una vocina perfida nella testa.
    Invece no: il figlio di Sarek , soprattutto nella plancia dell’ Einterprise, lo tratta come se nulla ci fosse tra di loro, con l’unica differenza che lo chiama “t’hy’la”, che in vulcaniano significa “compagno”.
    Altra differenza: mentre la sera giocano a scacchi, Spock è solito baciarlo a modo suo, ossia unisce l’indice e il medio della mano destra, mentre le altre dita sono come chiuse a pugno, e gli appoggia sulle medesime dita nella medesima posizione della mano sinistra di Jim. Beh, se può definirsi “bacio”, quello...
    Già, perché per quanto dolce e profondo sia per Spock quel gesto, al Capitano non appare un gran che.
    Jim Kirk si sente solo, ora, in quel letto.
    Nonostante sappia che a Spock sia impossibile esternare le proprie emozioni, Jim vorrebbe essere baciato, coccolato, vorrebbe che il suo t’hy’la lo stringesse a se, la notte, invece che rivolgergli le spalle, vorrebbe fare l’amore.
    Già, era da parecchio che il suo gingillo non faceva un po’ di festa, il che è strano dato che si era portato a letto un’infinità di donne.
    Nonostante la perfida biologia vulcaniana fa in modo che al suo compagno venga duro solo ogni sette anni, il Capitano voleva che Spock lo facesse suo anche per sempre; voleva che la sua camera da letto si riempisse di nuovo di gemiti di piacere, di frasi d’amore, di sguardi annegati nella lussuria.
    Vorrebbe tutte queste cose che Spock non può dargli.
    Quasi quasi vorrebbe cambiarlo ma non è un vero e proprio desiderio: il suo Spock lo ama così com’è.
    Lo ama nonostante ora si senta dolorosamente solo.
    Poggia la fronte sulla nuca del suo Primo Ufficiale e sospira, frustrato; delle lacrime – lacrime estremamente bastarde – gli pizzicano gli occhi castani.
    James Tiberius Kirk è in compagnia dell’amore della sua vita, eppure si sente solo.

    Mr. Spock non capisce molte cose riguardanti il suo t’hy’la.
    Non capisce come mai ora le lacrime di Jim gli bagnino appena la nuca, non capisce come mai piange se fino a poco prima dormiva serenamente.
    Si gira verso di lui e lo guarda.
    <<perché piangi, Jim?>>
    <<ti ho svegliato? Scusa, Spock, scusa!!>> bisbiglia il biondo.
    <<no, t’hy’la. Ma sono curioso. Perché piangi?>>
    Kirk rimane zitto per qualche secondo e il vulcaniano esamina i giorni seguenti in cerca della causa scatenante del pianto del biondo. Non c’è stato nulla di particolare, non un klingoniano che li abbia attaccati, non un danno alla nave e non un litigio.
    Era curioso, Spock, e anche in pena.
    Già, per quanto il suo viso restasse impassibile si sentiva morire vedendo le lacrime salate arrossare i bellissimi occhi del suo Jim.
    <<mi sento solo, ora...>>
    Il vulcaniano solleva le sopracciglia alla risposta mormorata dal suo t’hy’la.
    <<È illogico: sulla nave ci sono 405 persone, non sei mai solo...>>
    <<spock, non puoi capire... io... niente.>>
    Non capisce, Spock: cosa non capiva, secondo Jim?
    <<sono un egoista...>> riprende il terrestre, <<vorrei che mi coccolassi e che facciamo tutte le cose che gli altri fidanzati fanno di solito... a volte mi sembra che tu non mi ami...voglio un bacio...>>
    E Spock lo bacia alla maniera vulcaniana, con le dita.
    Nonostante tutto, lo sguardo di Jim rimane triste e malinconico. E allora comprende tutto.
    <<scusa se è il massimo che posso darti, Jim. E sappi che per te provo delle emozioni di grande amore e anche se non lo dimostro... non ti lascerò mai solo.>>
    <<scusa se sono egoista e a volte ti vorrei diverso... anche se tu sei perfetto come sei...>>
    Spock non capisce ancora una cosa: cos’è questa voglia che gli sta venendo di comportarsi da umano? Di fare l’amore? Di solito è Jim, che vuole farlo.
    Che la sua piccola percentuale di DNA umano trasmessoli da sua madre stia prendendo il sopravvento?
    In tal caso, stranamente, al vulcaniano ora non recherebbe altro che piacere nonostante sappia che, per almeno una settimana, avrebbe dovuto meditare più del solito per mantenere il controllo di se.

    Jim si da dello scemo: come ha fatto a sentirsi solo?
    Si sente rassicurato dalle parole di Spock, e gli si rannicchia contro poggiando la testa sul suo petto.
    Un brivido gli percorre la schiena quando le mani forti del suo “folletto troppo cresciuto” gli lambiscono i fianchi.
    Si sdraia sulla schiena, il Capitano, e il Primo Ufficiale Scientifico gli si mette sopra. In un contatto che il vulcaniano rende volontariamente troppo intimo, i loro bacini si sfiorano e Jim geme.
    <<spock... che fai? Il Pon Farr è tra 5.6 anni...>>
    Spock zittisce il biondo con un bacio languido.
    <<capitano, sai anche tu che sono mezzo umano. Ciò potrebbe apportare una modifica al mio comportamento abituale...>> mormora.
    <<non sei obbligato...>>
    <<allora potrei dirti che le necessità dei molti sono più importanti delle necessità dei pochi o del singolo e che tutto l’equipaggio dell’Einterprise necessita che tu sia sereno e felice... e poi, lo voglio anche io...>>
    E Jim è felice.
    È felice quando il suo t’hy’la traccia una serie di baci – baci terrestri, “veri” -che parte dal suo petto liscio e attraversa il collo e poi raggiunge la bocca, quando i loro bacini iniziano a strusciarsi l’uno contro l’altro, eccitandosi, quando Spock lo stringe a se in un abbraccio forte e dolce, quando i loro sguardi – quello scuro del vulcaniano e quello ambrato del terrestre – si fondono come solo loro sanno fare, quando le loro lingue giocano l’una con l’altra.
    È felice soprattutto ora che i loro indumenti intimi sono abbandonati a terra.
    Spock gli stringe i fianchi con le mani ed entra in lui, gemendo contro il suo petto.
    <<non sei solo, Jim, non fino a quando io potrò impedirlo...>>
    Jim sorride, cattura il volto del sui t’hy’la tra le mani e posa un bacio leggero come un petalo sulle sue labbra.
    <<perché piangi, ora?>> chiede Spock. Gli mani sanno essere proprio strani...
    <<sono lacrime di gioia... ti amo... e sarai per sempre il mio t’hy’la, Spock...>>
    <<anche tu, Jim...>>
    E fanno l’amore tutta la notte.

    Sulla plancia della USS Einterprise c’è un clima tranquillo.
    Jim e Spock escono dal turbo ascensore, salutano i loro colleghi e si separano.
    Il Capitano, seduto sulla propria poltrona, fa scorrere placidamente lo sguardo su Checov e Sulu, su Uhura e si sofferma su Spock.
    Il Primo Ufficiale Scientifico sta esaminando delle molecole di nebulosa e Jim pensa che non ci sia nulla di male a fare ciò che sta per fare.
    Si alza e si avvicina al suo amante che se ne sta con la schiena ricurva e gli occhi fissi sul microscopio.
    Jim lo abbraccia da dietro sospirando e nota con piacere che nessuno sulla plancia li sta osservando, tanto sono presi dallo svolgere le loro mansioni.
    Spock si gira tra le braccia di Jim e si guardano negli occhi. Puntualmente, si baciano.
    È un bacio che si può definire doppio: si baciano sia con le dita, alla maniera vulcaniana, e nello stesso istante le loro labbra si incrociano.
    Infine tornano ognuno al loro posto e Spock continua a fingere indifferenza.
    Ora, seduto con le gambe accavallate sulla propria poltroncina, James Tiberius Kirk sorride.
    Non sei solo, Jim, non fino a quando io potrò impedirlo...” Le parole di Spock gli risuonano nella mente.
    “Non sono mai stato solo, con lui, e mai lo sarò...” pensa il Capitano.
    Sente l’indice e il medio della mano sinistra formicolare e con esse si sfiora le labbra, che sono ancora incurvate in un sorriso.
    Su di esse e sulle dita ha ancora il sapore del bacio di poco prima, un bacio che ha il sapore dell’eternità.
    “Non sono solo...”
    E sorride ancora di più.

    FINE

    Edited by URU THE QUEEN - 30/7/2013, 23:37
     
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  2. florabovo
     
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    bello
     
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1 replies since 30/7/2013, 19:44   154 views
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