The Legend continues

-II° Capitolo della Saga dell'Eremita-

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    Pridelands, devo porgerti le mie scuse, in quanto alla reazione di Simba. Ma se hai visto il secondo film, sai che supera il suo rancore per Scar, accettando Kovu e i Rinnegati nel Branco (e so che lo hai visto).
    Superati i preamboli, questo capitolo sarà un po' lungo, poiché racchiude un giorno intero.

    Capitolo 7: Le vite dei Leoni

    Terre del Branco, Kenya
    2 aprile
    09:11 am



    Ancora oggi, se penso che ho vissuto per due anni suonati nelle Terre del Branco, mi sento meno umano che mai; capacitato dal mio anello di comunicare con gli animali, ero diventato più simile a loro di quanto avessi potuto immaginare; fatto sta che passai la giornata successiva assieme a loro in ogni genere di attività; trascorsi la notte nella Rupe, dormendo con le leonesse: è interessante notare come i leoni assomiglino ai nostri gatti comuni (Felis Domesticas),nel dormire, in qualsiasi momento buono, sdraiati come meglio capita, spesso accavallandosi. Io avevo dormito accostato alla parete di fondo, con la piccola Kiara sdraiata sul mio petto: avevo lasciato tutta la mia armeria fuori dalla Rupe, ben tranquillo e consapevole che non c'erano ladri che avrebbero potuto derubarmi, in quella zona sperduta, e che solo io, apparentemente, ero in grado di trovare.
    La mattina arrivò naturale, splendida e soleggiata: naturalmente mi offrii di accompagnare le cacciatrici nell'escursione, ma Simba mi trattenne con un sorriso.
    "Hai fatto molto per noi," mi disse, "Sei nostro ospite, perciò sei libero di divertirti! Perché non porti Kiara con te? Sono certo che Timon e Pumbaa saranno felicissimi!"
    Io, non convinto del tutto, presi la leoncina con me, e mi diressi nella prateria; il facocero e la suricata, da subito si dimostrarono gentili, ma del tutto inaffidabili. Mi parlarono a lungo della loro permanenza nella giungla a sud, dove avevano trovato Simba, ancora cucciolo e mezzo morto; la cosa mi lasciava stupito: evidentemente il giovane principe, in seguito alla morte del padre era scappato; non conoscevo i dettagli della vicenda immediatamente successiva alla morte di Mufasa, e non volevo comunque darci troppo peso; ovviamente era la vita di Simba, non la mia. Aveva sofferto, è vero, ma nonostante il suo rancore verso lo zio fratricida, sembrava abbastanza sereno, e ciò era sufficiente per dissipare ogni dubbio.
    Sapevo che non potevo fargli cambiare idea, ma sentivo che, un giorno, con un po' di fortuna, sarebbe riuscito a lasciarsi il passato alle spalle.

    Nel giro di circa mezz'ora, Timon e Pumbaa, da perfetti maldestri quali erano, si lasciarono prendere dal panico, poiché Kiara, da cucciola dispettosa quale era, si stava mimetizzando nell'erba alta.
    "E ora cosa facciamo!" strillava Timon come una ragazzina con l'abito buono inzuppato di fango. "Simba ci ammazzerà!!!"
    "Calmatevi, voi due!" sbottai infastidito, e sollevando Kiara per la collottola, che rideva come una matta. "La piccola peste si stava solo divertendo! Non è così, Kiara mia bella?"
    Kiara smise di ridere, sotto il mio sguardo: con un sospiro, la misi a terra, e le lanciai l'antistress - la pallina in gommapiuma - con la quale facevo sempre giocare Meethu quando aveva la sua età; a guardarla aggredire il corpo sferico e gommoso, mi lasciai prendere dai ricordi: pensando a quanto era piccolo Meethu, quando l'avevo incontrato, perfino più piccolo della principessina, mi sentivo incredibilmente vecchio, sebbene avessi solo ventitré anni buoni.
    Nel frattempo, i due bizzarri compagnoni stavano frugando nell'erba alla ricerca di insetti: con un sospiro, mi voltai dall'altra parte, cercando di non ascoltare le lodi estasiate e i bisticci sui bocconi migliori; mi massaggiai le tempie, nel tentativo di non pensare, e rimanemmo lì per tutta la mattina.

    Durante il viaggio di ritorno, qualcosa di singolare attirò la mia attenzione: era un verso roco, come di volatile del malaugurio, e notavo che un'ombra volteggiava sopra le nostre teste, ma non poteva essere un avvoltoio: era troppo piccolo, e dal verso, pareva un corvo comune, una creatura non appartenente a quelle terre, ma forse la luce del sole abbagliante e il vento della savana mi stavano giocando un brutto tiro, e mi chiesi se non mi fosse venuto un colpo di sole. Ragion per cui, raccomandai ai due insettivori di accompagnare la piccola alla Rupe, li congedai, e mi diressi verso il fiume.
    Quantunque io mi trovassi solo e disarmato - tutti i miei effetti personali erano rimasti al castello - e quantunque mille pericoli infestassero le ore diurne delle Terre del Branco, cercando di non farmi notare da qualche erbivoro bellicoso, usando le mani a coppa, mi inzuppai la testa con l'acqua del fiume, non esattamente potabile per degli umani, ma comunque sempre la cara vecchia H2O. La frescura dell'acqua, mista alla brezza di nord fu un balsamo per la mia pelle, i pori si distesero, e presi a ingoiare grandi sorsate d'aria fresca, beandomi di quel momento.
    Artigliai la terra fertile con le mani, e mi stiracchiai alla maniera dei leoni, sollevando il busto e gettando indietro la testa: tutte le mie ossa scricchiolarono soddisfatte, e mi alzai, per tornare alla Rupe dei Re.
    Mi aspettava un vero banchetto: le leonesse avevano preso un bufalo nero, di dimensioni ragguardevoli; certo, per abbattere una bestia simile, dovevano aver collaborato tutte insieme, e di certo, anche con tutti i loro muscoli combinati, dovevano averci messo un bel po' di energie per abbatterlo. Ribadii la mia convinzione riguardo al fatto che sarei dovuto andare con loro, ma Sarabi ridacchiò, ripetendo le parole del figlio.
    "Sei nostro ospite, e non ci permetteremo di coinvolgerti in questioni di nostra competenza! Goditi questo momento Abraham!"
    Di fronte all'ospitalità dei leoni, non potei fare nient'altro che sorridere, e strappato un boccone dalla carcassa insanguinata del bufalo, mi ritirai in disparte per mangiare.

    So che uno potrebbe considerarmi paranoico, ma avevo una strana sensazione: non riuscivo a togliermi dalla testa il volatile che avevo avvistato. Ero quasi certo che fosse un corvo comune, ma in Africa non se ne trovano di volatili simili; mi sentivo come spiato, e in momenti del genere non si può fare a meno di sentirsi a disagio.
    Potevo solo aspettare e vedere cosa mi avrebbe riservato il Caso, o il Destino, o la Fatalità come dicono i poeti e i letterati. Qualunque cosa fosse, fintanto che mi trovavo in compagnia dei leoni, potevo sentirmi al sicuro, ma non volevo permettermi di abbassare la guarda: nel corso dei miei anni come eremita sono successe tante cose, e in particolar modo, a poco tempo prima che venissi in Africa: passai la mano sulla mia spalla, marchiata dal piccolo foro poco profondo, e sentii di nuovo quella risata.
    Sentivo il mio cuore bruciare di rabbia, come se una bestia si fosse risvegliata in me, e i ricordi di quel giorno a Praga, tornavano lividi come il volto di un cadavere nella notte.
    Il suo sguardo, il lampo del coltello nella mia mano, un grido, una botta alla testa, urla di soldati che irrompevano da tutte le parti, due braccia possenti che mi sollevavano...

    "E' tutto a posto! Uomini, a voi, portatelo via!"

    Il giorno in cui avevo commesso uno degli errori più grandi, o forse, il più grande errore della mia vita... sentivo che ne avrei pagato le conseguenze, un giorno: e a quel punto, che cosa avrei fatto? Avrei avuto il coraggio per portare a termine ciò che mi ero prefissato? Quando mi facevo domande del genere, pensando all'uomo la cui vita avevo rovinato - per quanto depravato egli fosse - non avevo il coraggio di rispondermi.

    E senza rendermene conto, si era già fatto pomeriggio inoltrato.
    Per schiarire i miei pensieri, mi diressi sulla cima della Rupe.
    Attesi paziente che scendesse la sera, pensando a Meethu: stando a quanto mi aveva detto Kiara, sarebbe arrivato il giorno dopo; chissà che reazione avrebbe avuto...
    Sicuramente felice, ma anche triste, sapendo che me ne sarei dovuto andare subito dopo! Come potevo fargli una cosa del genere?
    Sopraffatto dai miei pensieri, mi lasciai cadere di schiena, sdraiato sulla cima del castello di pietra, quando vidi due occhi sopra di me.
    "WHOA!" esclamai sobbalzando. Era Nala, che ridacchiava, divertita dalla mia reazione.
    "E smettila, Nala!"
    "Abraham! Razza di pigrone!" esclamò lei, facendo la seria. "Sapevo che ti avrei sorpreso a sonnecchiare quassù!" e mi diede un colpetto in testa con la zampa.
    "Te l'assicuro, non stavo dormendo!" protestai.
    "Certo!" fece lei, palesemente non convinta, con un sorriso sornione. Si sdraiò al mio fianco per lasciarsi carezzare la robusta schiena.
    "Stavi pensando a mio fratello, vero?"
    Io sospirai: "Non ti si può nascondere niente, vero?"
    Nala rise. "Eh, no... lo sai com'è fatto! Ha cominciato a vagabondare per le Terre del Branco da nord a sud, e ogni volta che viene qui, chiede sempre di te: non c'è stata una sua visita in cui non sia spuntato il tuo nome. Abe di qua, Abe di la!" Mi guardò con aria sensibile. "Ci tiene molto a te!"
    "Ma non potrò aiutarlo sempre, lo sai!" le risposi mestamente.
    "Lo so!" replicò lei, fattasi triste. "Ma Meethu ha ancora bisogno di trovare il suo posto nel Cerchio della Vita, e farsi una famiglia!" D'un tratto si fece decisa.
    "E credo che tu possa aiutarlo!"
    "Io?"
    "Tu; e certo, sarebbe felice di seguirti! Pensi di poterlo aiutare, Abe?"
    "Ma..." protestai, colpito e non positivamente da quella proposta. "Ma io non ho tempo per questo! Devo andare a Nairobi per tornare a Londra! Non posso farlo!"
    Nala sospirò.
    "Se c'è qualcuno che può farlo, sei tu! Si è sempre fidato di te, sei importante per lui. Sei come il padre che non ha mai avuto! Lo sai questo, vero?
    Quest'ultima frase mi colpì. "No," ammisi franco, "non lo sapevo!"
    La Regina sospirò nuovamente. "Vedi, nostro padre è stato richiamato dall'istinto del vagabondo poco dopo la nascita di Meethu, e da allora non è più tornato! Credo che non tornerà mai più!" Una lacrima solitaria scese dall'occhio della leonessa.
    Ormai era maturata, aveva l'indole di una donna prossima ai trent'anni, e dimostrava di aver patito molto, come le altre leonesse; troppo dolore, troppi problemi su molti cuori che avevano sofferto come uno solo.
    Le carezzai la testa.
    "Vedrò cosa posso fare per lui, d'accordo?"
    Nala sorrise, strusciando la testa contro il mio cuore. "Grazie, Abe! Sei un vero amico!"
    "Lo so," risposi, stringendola in un profondo abbraccio. "Lo so..."

    La Regina scese al pianoro, mentre io rimasi ancora un po' per vedere le ultime luci del tramonto, e quando il gran sole rosso fu svanito del tutto, decisi di scendere a mia volta.
    Passai la notte fuori dalla grotta sull'orlo della Rupe, a vegliare: non riuscivo a dormire, ma non era per l'ansia di rivedere Meethu l'indomani, e nemmeno i ricordi di Praga.
    Era qualcos'altro.
    Se quello era un corvo, dovevo scoprire cosa ci faceva da quelle parti.
    E non solo quel pensiero mi teneva sveglio.
    A parte i leoni nella Rupe e le svariate creature nel resto delle Terre del Branco, intorno a me non c'era nessuno nel raggio di chilometri e chilometri, chilometri e chilometri, chilometri e chilometri...

    Eppure...

    Continuavo ad avere la sensazione di essere spiato.

    TO BE CONTINUED...


    Edited by Gaoh - 27/7/2016, 21:07
     
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  2. Pridelands98
     
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    CITAZIONE (Gaoh @ 16/4/2013, 15:08) 
    Eccomi pronto.
    Pridelands, devo porgerti le mie scuse, in quanto alla reazione di Simba. Ma se hai visto il secondo film, sai che supera il suo rancore per Scar, accettando Kovu e i Rinnegati nel Branco (e so che lo hai visto).
    Superati i preamboli, questo capitolo sarà un po' lungo, poiché racchiude un giorno intero.

    Tranquillo Gaoh, lo so benissimo ma ormai penso non si possa nascondere che io esploderei se a Simba gli li torce un pelo ^^
    No, apparte gli scherzi sta tranquillo e non preoccuparti anche nel Re Leone 2 me lo hanno fatto così ossessionato di protezione nei confronti di Kiara e di odio nei confronti dei fedeli di Scar

    Il capitolo è ovviamente a dir poco stupendo, e lo immaginavo che qualcuno spingeva Meethu ad andare con l'Eremita ma non avrei mai immaginato che sarebbe stata Nala a cominciare
    Timon e Pumbaa sono i soliti due zucconi e Kiara invece è la solita curiosa :lol:
    CITAZIONE (Gaoh @ 16/4/2013, 15:08) 
    Eppure...
    Continuavo ad avere la sensazione di essere spiato.
    TO BE CONTINUED...

    Oh cielo, Gaoh, brutto cattivello a lasciare suspance nei lettori ^^
    Io all'inizio ho pensato a Zazu, ma poi ho capito che stava proprio andando dalla parte sbagliata ^^
    Mi sa che il grande antagonista di Abe sta per essere svelato! Chi sarà mai?
    Scopritelo nella prossima puntata ^^
    E a parte gli scherzi Gaoh capitolo bellissimo davvero ^^
     
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    Oggi vi darò un piccolissimo EXTRA.

    EXTRA 1: CONTENUTI LATENTI
    In questa FF, troverete la risposta ad alcune domande basilari.

    1) Chi è il nemico di Abraham, verso il quale sembra serbare rancore?
    2) Chi sono i comprimari di Abraham nel resto della Saga?
    3) Meethu troverà quello che sta cercando?
    4) Chi è il padre di Nala e Meethu?
    5) Qual'è il motivo del desiderio di solitudine di Abe?
    6) Che cosa è successo a Praga?
    7) Che cosa ha spinto Abraham a dirigersi in Africa?

    Tutte queste domande, troveranno risposta nei prossimi capitoli.
    Dettagli più esaurienti, ci si risente al prequel e al terzo capitolo della Saga.

    Per ulteriori sviluppi, dovrete attendere, massimo fino a lunedì: oggi sono in completa e totale mancanza di ispirazione.
    (gomen nasai minna-san). T-T
     
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    don't worry!! anzi pubblichi molto in fretta!! grazie mille per questa storia fantastica! :D
     
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  5. Somoya
     
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    don't worry!! anzi pubblichi molto in fretta!! grazie mille per questa storia fantastica!

    quoto ^^
    Se Abraham si sente spiato, io penso che sia spiato davvero :/
    per il resto i capitoli sono scritti benissimo come sempre, spero di vedere presto il seguito e gli sviluppi della storia :D
     
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    Provo a postare un nuovo capitolo.

    Capitolo 8: Amici

    Terre del Branco, Kenya
    3 aprile
    10:00 am



    Il giorno dell'arrivo di Meethu non fu emozionante come pensavo, all'inizio: erano tutti in attesa evidente, ma nessuno era palesemente felice; o meglio, tutti sembravano sereni, come se la cosa avesse poco conto. D'altra parte, Meethu faceva regolarmente visita alla Rupe una volta ogni paio di mesi, per avere mie notizie: il pensiero mi faceva commuovere, visto che faceva lo sforzo di tornare alla Rupe solo per me.
    Alle prime ore del mattino, come già affermato, erano tutti calmi, ma col passare delle ore, una gioia crescente e un'evidente ansia febbrile cominciarono a farsi strada con un fitto vociare: in particolar modo Nala e la piccola Kiara, desiderose di rivedere il loro giovane parente; Sarafina era commossa, e Sarabi, perfettamente sorridente. Agli inizi, devo confessare, avevo un po' di paura, ma i sorrisi delle leonesse riuscirono a mantenermi calmo.
    Dalla sporgenza, Simba guardava i dintorni, in attesa di un segno, con aria serena e pacifica: sapeva che sarebbe venuto, per me.
    Per me solo...

    Sarafina si accostò al mio fianco, e fece le fusa contro la mia testa.
    "Sai bene cosa va fatto, Abe!"
    "Lo so!" risposi mesto, carezzandole il mento. "Mi chiedo solo se lui avrà la forza per una cosa del genere!"
    "Ti seguirebbe in capo al mondo!" il tono di Sarafina non tollerava dubbi. Con un sospiro, chinai la testa, e sorrisi. "Non vedo l'ora di rivederlo!" E sui musi di tutti, apparve un rinnovato e più gioioso sorriso.
    In quella, Simba sobbalzò.
    "Eccolo! E' quì!"
    In un secondo, Sarafina mi afferrò per il colletto, e assieme a Kima, Uzuri e Nyota mi trascinò dietro la roccia, senza darmi il tempo di protestare.
    "Nasconditi qui!" esclamava l'una. "E non farti vedere! Gli faremo una sorpresa!"
    Al sentire quelle parole, mi sentivo tremendamente ridicolo, e un po' colpevole.
    Attesi nell'ombra, pensando: in sette mesi, un leone come lui matura. Facendo i calcoli, ormai non era più un'adolescente, ed era divenuto quasi completamente adulto.
    Sentii il suo richiamo nella pianura rispondere a quello di Simba, e non osai guardare. Nonostante il passo vellutato tipico a quelli della sua stirpe, potevo sentire il suo peso sulla pietra, e vederlo guizzare nella luce del sole, come un'ombra bianca senza volto, uno spettro ancestrale dei ricordi, per atterrare davanti al Re.
    Solo allora lo guardai: era diventato incredibilmente splendido, con una criniera color nocciola stupenda; doveva avere, più o meno, la stessa età di quando la sorella era salita al trono, ergo - se fosse stato umano - sui vent'anni o poco più. Era praticamente un mio coetaneo.
    Meethu si inchinò di fronte al Re, salutando con la sua voce calda e vitale.
    "Vostra Maestà!"
    "Basta, Meethu!" esclamò Simba schernendosi. "Non devi tributarmi alcun rispetto! Sei mio fratello, dopotutto! Fai parte della famiglia, e nessun membro di una famiglia dovrebbe rivolgersi ai suoi parenti con titoli altisonanti."
    "Lo so!" rispose il giovane con aria spavalda ma beneducata. "Ma dopotutto tu sei il Re, e anche se sono fratello della Regina, a te va tributato ogni rispetto!"
    "Oh, smettila!" fece il Re, con aria alquanto imbarazzata ma seria. Nel frattempo, Sarafina era andata ad abbracciare il figlio più giovane.
    "Tesoro mio!"
    "Ehi, mamma!" fece lui, arrossendo a sua volta. "Lo sai che la mia immagine risente, quando fai così!" ma nonostante l'imbarazzo, rispose all'abbraccio della madre. Anche Nala corse ad abbracciare il fratellino. E in breve, si passò dai convenevoli familiari, ai mille saluti particolari. Ogni leonessa della Rupe faceva a Meethu gli auguri di bentornato, e lo guardava con occhi lucenti; era davvero diventato splendido, e da dietro il mio nascondiglio lo potevo vedere bene. Rimanevo in attesa del segnale per uscire allo scoperto, ma nessuno parlava.

    Fu Meethu a rompere il silenzio.
    "Ho saputo da Tojo che Abraham è venuto qui, vero?" la sua voce tradiva l'ansia gioiosa al pensiero di rivedermi. "E' qui, vero?"
    Sarafina si fece triste, o finse di rattristarsi? Con voce bassa, parlò.
    "E' stato qui, ma se ne è andato poco fa: ha detto che voleva tornare nelle sue Terre, e che non voleva darti dispiaceri nel dirti addio!"
    Meethu si fece triste: una tristezza sconvolta. "Non vuole vedermi? E' venuto... e non vuole... v-vedermi?" Era pericolosamente vicino alle lacrime, e non potevo sopportarlo, nemmeno per burla; ragion per cui, mi lanciai fuori dal mio nascondiglio, veloce come un lampo, e gli gettai le braccia al collo.
    "Meethu!" esclamai. "Non temere, io sono qui!" Presolo per la testa, lo guardai negli occhi, leggendo la sorpresa e il gaudio che si sprigionavano da quegli occhi azzurro cielo. "Perdona tua madre per questo piccolo tiro mancino; voleva farti una sorpresa, ma sai quanto mi sia intollerabile vederti soffrire!"
    "Abe..." mormorò lui, cominciando a versare lacrime: lacrime di gioia.
    "Sì, piccolo Meethu... sono io!"
    "Abe!!!" con un ululato di gioia, Meethu mi travolse, strofinando la testa contro il mio mento e il mio collo, quasi soffocandomi, sentivo il mio cuore pulsare contro il suo: in quel momento, percepivo tutta la sua energia e la sua potenza, proprio come quando era un leoncino, e lo carezzavo, potevo sentire tutta la forza di quel piccolo corpo, come animato da un impetuoso torrente di vita.
    Sollevandolo a pena per rialzarmi, lo fissai di nuovo, mentre la piccola Kiara correva ad abbracciare lo zio.
    "Zio Meethu!!"
    "Ehi, piccola!" salutò lui, lasciando che la principessina gli salisse in groppa. "Allora, hai fatto la brava, mi auguro!"
    "Ehm... certo!" fece lei, spaventosamente timida. "Assolutamente!"
    Meethu rise. "Che giornata gloriosa!" esclamò fissando la Rupe dei Re. "Speravo tanto nel tuo ritorno, Abe!"
    "Sono passati sette mesi, Meethu!" mormorai, avviluppando le mani in quella criniera stupenda. "Sebbene per gli umani sia poco, e per i leoni sia tanto tempo, devo riconoscerlo: sette mesi... è stato molto tempo fa!"
    "Sapevo che saresti tornato!" replicò lui, felice come una pasqua di rose. "Perché me lo avevi promesso, ricordi?"
    Sapevo a cosa alludeva: gli avevo detto che ci sarei sempre stato, per lui; ma quella era una promessa che non potevo mantenere. Tuttavia, avrei fatto del mio meglio per aiutarlo a trovare il suo posto nel mondo. Guardai Nala, ed ella annuì.
    Non serviva altro.

    Quel primo pomeriggio, cominciai a fare i preparativi.
    Se dovevo portare Meethu con me, avrei dovuto fare qualche deviazione nel Serengeti: i leoni vagabondi vagano solitamente alla ricerca di un branco di cui fare parte, o di una compagna da amare; non avevo idea di quale tra questi due fosse il desiderio di Meethu, ma ebbi conferma, quando mi parlò. Eravamo nel pianoro, non molto lontano dalla grotta in cui parlammo per la prima volta, e fui colto dal desiderio irresistibile di visitarla, ma mi trattenni: non c'era tempo per simili formalità, perciò, continuai a preparare lo zaino.
    La voce di Meethu era sempre un balsamo per il mio cuore.
    "Viaggiando con te, potrò vedere luoghi al di là di ogni sogno, Abe!"
    "Lo so," mormorai, "ma spero tu riesca a trovare qualcosa di buono per il tuo avvenire...!"
    "Eh, già!" fece lui, con aria speranzosa. "Ma fino ad allora, resteremo insieme, vero Abe?"
    Lo guardai, e vidi - immancabilmente - lo stesso musetto giocoso del cucciolo che era, e lo carezzai con aria tranquilla, pensando a quante ne avevamo passate.
    Notai che anche Nala e Sarafina si erano unite a noi, e ben presto, cominciarono a chiacchierare, e a fare raccomandazioni.
    "Piccolo mio" mormorò Sarafina, accostandosi al figlio, ormai divenuto più alto di lei, "Mi raccomando, confido che un giorno anche tu, riesca a trovare una compagna amorosa."
    Meethu arrossì. "E dai, mamma!"
    "Hai l'età giusta!" ribattè Nala, portandosi davanti a lui. "Saresti un ottimo padre, e a me, personalmente, non dispiacerebbe diventare zia!"
    Meethu sbuffò con aria spaccona. "Dici così solo perché hai avuto Kiara. Dopo la gravidanza, hai perduto la linea, mi sembra!"
    Nala gli diede una spintarella con la zampa.
    "Haha, molto divertente fratellino! Davvero spiritoso!"
    Ridacchiai: era così bello vedere una famiglia in piena discussione condita di ilarità; visto e considerando che quella sera saremmo partiti, era positivo che riversassero gli uni negli altri il loro affetto, e capii - ancora una volta - quanto io fossi stato sfortunato: non ho avuto mai tanto tempo da trascorrere con la mia famiglia, e già all'età di dieci anni, non ce l'avevo più. Avevo dimenticato da tempo cosa significasse avere una famiglia, e cosa volesse dire amare, visto che non riuscivo più a pronunciare la parola 'amore'. Potevo scriverla, è vero, ma non pronunciarla: chissà come, ogni volta che portavo l'anello il suo senso mi sfuggiva dalla lingua, in qualunque idioma provassi a parlare, e le mie corde vocali non vibravano quando la menzione cercava di uscire.
    Era snervante, ma a quei tempi ci avevo fatto l'abitudine.
    Dopo una lunga e solennissima raccomandazione, le due leonesse ci lasciarono soli, e Meethu poté tornare presso di me. Appoggiò la testa contro la mia spalla, facendo le fusa; nel frattempo, io, rimasi in silenzio, immobile, con lo zaino e l'artiglieria tra le mani, simulando a mia volta il rumore delle fusa.
    E sebbene continuassi ad avere una strana sensazione, circa il fatto di essere spiato, in quel momento particolare, non me ne curavo.
    Poiché tra amici, non servono giri di parole.

    TO BE CONTINUED...

    Vi lascio un piccolo bonus pescato da deviantart.
    Nala gli diede una spintarella con la zampa. "Ha ha, molto divertente fratellino! Davvero spiritoso!"
    nala_mheetu_sarafina___family_by_dj88-d4bcmts


    Edited by Gaoh - 3/8/2016, 18:43
     
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  7. Pridelands98
     
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    Ma capitolo stupendissimo Gaoh!!! :woot:
    Che dolce che è Meethu con Abe, :cry: e che furbetta Sarafina a far credere al figlio che l'Eremita se n'è andato :D
    Stupendissimo capitolo, voglio vedere che avrà Meethu quando saprà che dovrà partire con Abe ^^
    Questo capitolo si svolge il 3 aprile, quindi il giorno del mio compleanno!^^ Però :lol: :D
     
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  8.  
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    Stupendissimo capitolo, voglio vedere che avrà Meethu quando saprà che dovrà partire con Abe ^^

    Ehm... Pridelands...
    Meethu lo sa già di dover partire con Abe! Era quello che voleva fin dall'inizio.
    Queste parole sue lo confermano:
    "Viaggiando con te, potrò vedere luoghi al di là di ogni sogno, Abe!"

    Comunque, SPOILERISSIMO:
    Nel prossimo capitolo, attualità, e una conclusione suspance, e finalmente, nel Capitolo 10, appariranno i due comprimari della Saga.
     
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    :D Meethu mi piace molto come personaggio, forse il mio preferito per ora della saga xD sono proprio curioso di sapere che avventure avrà insieme ad Abe xD

    P.S. il link che hai messo alla fine non funziona mi sa :( (o non funziona solo a me :O)
     
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    Eccomi in azione.

    Capitolo 9: Il richiamo del corvo

    Serengeti, Kenya
    4 aprile
    14:03 circa



    E così fu.
    Io e Meethu saremmo partiti quella mattina stessa.
    Ancora non ero sicuro se avere un leone al mio fianco fosse una buona idea: avrei rischiato di attirare l'attenzione, e se le autorità di Nairobi mi avessero fermato, non sarei mai riuscito ad arrivare a Londra. Tuttavia, mi rallegrava che il leone in questione fosse Meethu; non avrei mai voluto un leone che non fosse lui al mio fianco.
    Alle prime luci dell'alba, ci presentammo alla Rupe, per ricevere la benedizione solennissima.
    Rafiki - che fu molto rallegrato di vedermi - acconsentì ad invocare i Re del Passato, e cominciò a cantilenare.
    Dopo quella che parve una lunga preghiera, più che altro simile a una danza di giullare, impose le mani sulle nostre teste e ci avviò con queste parole.
    "Kwamba njia yako ya kubarikiwa na mwanga!"
    Traducendo, alla lettera sarebbe: "Che il vostro cammino sia benedetto dalla luce!"
    "Asante sana!" risposi, chinando la testa, e il mandrillo poggiò il palmo sinistro sulla mia fronte.
    "Un grande evento si profila di fronte a te, ma ricorda: laddove ci sarà uno scontro, ne seguiranno altri, e alla fine, vi sarà un solo vincitore; prego che la vittoria vada a te!"
    Pronunciò queste parole al mio orecchio, in modo che io solo sentissi, ma solenne e triste, come se avesse avuto una premonizione; io non comprendevo, ma ringraziai sottovoce. "Asante!"
    Nala abbracciò Meethu per l'ultima volta, ma con affetto infinito e incondizionato.
    "Piccolo fratello... buona fortuna!"
    Meethu leccò teneramente la testa della sorella, e si congedò.
    "Auguro a te e a Simba ogni felicità!" Simba ridacchiò. "Preoccupati per il tuo avvenire, e noi penseremo al nostro!"
    "Addio Meethu!" salutò Sarabi. "Addio, Abraham!"
    "Arrivederci, Sarabi!" la corressi, "Arrivederci!"

    Sotto il sole del meriggio, fissammo per l'ultima volta la Rupe dei Re, pronti a compiere un viaggio di grandi prospettive, per me e soprattutto per il Giovane Panthera Leo che mi faceva da insolito compagno di viaggio.
    Noi eremiti di solito viaggiamo da soli, e non coinvolgiamo altri soggetti nei nostri spostamenti, e men che meno un animale selvatico: posso dire che il mio caso sia stato più unico che raro.
    Nel corso del pomeriggio, arrivammo alla pozza dell'acqua, dove ci fermammo per rinfrescarci: c'erano ancora molte miglia da percorrere per arrivare a Nairobi, una delle città più grandi dell'Africa, e sede attuale di un'ambasciata statunitense: se fossimo arrivati laggiù, avrei potuto richiedere un permesso per fare ritorno a Londra, e al massimo, avrei lasciato le mie armi in custodia al responsabile.
    Speravo solo che Meethu trovasse qualunque cosa stesse cercando: che fosse il suo posto nel mondo o qualcuno a cui legarsi, pregavo solo che ci riuscisse prima dell'arrivo in città.
    Fatto sta, che durante il nostro viaggio, rimase abbastanza silenzioso: chiaramente, non voleva disturbarmi, ma si notava a un miglio di distanza, che fremeva per parlare.

    Da qualche parte in Kenya
    7 aprile
    18:00 circa


    Circa tre giorni dopo la nostra partenza, eravamo ancora in pieno Kenya, abbastanza distanti da Nairobi, poiché ci muovevamo piuttosto lentamente, e passavamo la maggior parte del nostro tempo a cacciare e a conservare le forze: pareva quasi che le terre del Serengeti si estendessero più a lungo di quanto non lo fossero in realtà, come se non volessero lasciarmi andare.
    Fu in quella sera che Meethu decise di rompere il silenzio: stavamo guardando insieme le stelle, e tutto sembrava tranquillo.
    "Abe..."
    "Hmmm?"
    "Hai mai avuto la sensazione di sentirti completamente solo?"
    La domanda di Meethu, pronunciata con tale naturalezza mi colpì, tuttavia ammisi.
    "Mi è capitato, e molte volte!"
    Lui sospirò.
    "Mi ricordo ancora il giorno in cui mi salvasti dalle iene: non mi ero mai sentito così solo e perduto in vita mia fino ad allora... ma in questi giorni, poco prima che tu tornassi," sembrava quasi che avesse difficoltà a parlare, ma mentre conversava con me, acquisiva maggiore sicurezza e scioltezza, "sentivo come se in me, mancasse qualcosa, e tu sai cosa intendo: anche tu sei alla ricerca di qualcosa, vero?"
    Io non risposi: non subito, almeno. Sapevo dove voleva farmi andare a parare. Tuttavia, gli concessi una risposta.
    "Vedi, tutti noi abbiamo i nostri desideri, ma se essi implicano danni agli altri, bisogna saper dimostrare carattere: purtroppo ci sono molti che non si fermerebbero davanti a nulla pur di ottenere ciò che vogliono. Tutti pensano di avere ragione, e alla fine hanno tutti torto!"
    Strinsi i pugni, fissando le stelle. "Coloro che non sono più piangono nel vedere come il mondo si è ridotto negli ultimi secoli, e la loro eredità viene sprecata!"
    Meethu ringhiò sommesso.
    "E tu intendi tornare comunque alla tua terra? Anche se sai che ci sono ancora dei malfattori nel mondo?"
    Pensai alle parole di Rafiki, ma cercai di non darci peso.
    "Ho dato alle società il mio contributo; ormai non posso più fare nulla per il mondo. Anch'io ho i miei desideri, e vorrei solo avere una vita normale, la vita che mi è stata strappata via quando ero solo un bambino, capisci?"
    Meethu mi guardò triste. "Pensi che i miei desideri possano danneggiare gli altri?"
    "Tu sei un leone!" replicai. "Le leggi degli umani non hanno valore per te, e le tue uniche azioni in grado di danneggiare gli altri, sono quelle del cacciatore." Lo guardai, e ai suoi occhi timorosi, risposi con un sorriso. "Non temere, i tuoi desideri sono giusti e naturali; se un leone desidera qualcosa la prende, a meno che non si implichi un tradimento!"
    Meethu rise, e mi piaceva vederlo felice. "Grazie, Abe!"
    "E di cosa?"
    Il giovane leone si coricò su un fianco, e prima di sprofondare nel mondo dei sonni:
    "Di tutto!"

    La notte stellata era a dir poco magnifica, ma sentivo ancora molte cose nella mia testa: l'avvertimento di Rafiki, il richiamo del corvo; i ricordi di ciò che era avvenuto a Praga...
    Sibilai tra i denti, e mi sedetti sull'erba, contemplando la visione argentea e notturna del Serengeti.
    Sentivo in cuor mio che Rafiki aveva previsto bene: davanti a me si prospettavano ancora grandi scontri e una battaglia in cui avrei rischiato di perdere tutto ciò che restava di me.
    Con il cuore quasi sopraffatto dall'angoscia, mormorai:
    "Avranno mai fine le persecuzioni di questo mondo?"

    TO BE CONTINUED...

    Vi informo che sto raccogliendo dati storici per gli accadimenti futuri.
    Lasciate qui i vostri commenti.


    Edited by Gaoh - 10/8/2016, 06:46
     
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  11. Pridelands98
     
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    Stupendissimo Gaoh! :woot:
    Che triste l'inizio, i saluti finali sono sempre triste :(
    Il capitolo è ovviamente perfetto e stupendo!!! ^^
    Chissà che cosa succederà a Meethu quando lui e Abe arriveranno a Nairobi (Un leone non può certo prendere un aereo ed andare a Londra, eh! ^^) Rafiki invece vede e sa sempre tutto ^^
    CITAZIONE
    La notte stellata era a dir poco magnifica, ma sentivo ancora molte cose nella mia testa: l'avvertimento di Rafiki, il richiamo del corvo; i ricordi di ciò che era avvenuto a Praga...
    Sibilai tra i denti, e mi sedetti sull'erba, contemplando la visione argentea e notturna del Serengeti.
    Sentivo in cuor mio che Rafiki aveva previsto bene: davanti a me si prospettavano ancora grandi scontri e una battaglia in cui avrei rischiato di perdere tutto ciò che restava di me.

    Più leggo cose del genere, più capisco che il grande antagonista dell'Eremita sta per essere rivelato.
    Sono curiosissimo di scoprire chi sarà mai ^^
    Aspettiamo il seguito, Gaoh sempre e solo complimenti a te, sei il migliore! ;)
    Ah dovresti citare l'autore della fan art che c'è nel capitolo precedente, magari se puoi anche linkare il suo account su DeviantArt ;)
     
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  12.  
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    CITAZIONE
    Ah dovresti citare l'autore della fan art che c'è nel capitolo precedente, magari se puoi anche linkare il suo account su DeviantArt

    Vabbuono Pride, eseguo subito.
    L'artista si chiama dj88
    e questo è il suo linki per deviantart, sempre ammesso che funzioni.
    Si può sempre digitare Dj88 dalla propria Homepage.
    DJ88

    Edited by Gaoh - 12/4/2014, 12:31
     
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  13. Pridelands98
     
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    Bravo ben fatto, sappi che non lo dico per darti fastidio, è stabilito nel regolamento
    Strano però, il link non mi funziona D: Vabbé, almeno sappiamo chi è l'autore ^^

    Edited by Pridelands98 - 26/4/2013, 11:46
     
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  14.  
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    Capitolo 10: Piume di corvo ed esseri umani

    Da qualche parte nella savana, Kenya
    8 aprile
    11:50 am


    Io non volevo fare deviazioni, e certo, per arrivare a Nairobi ci avremmo messo un bel pezzo, seguendo la rotta attuale, e mantenendo una velocità ridotta: sapevo che non sarei arrivato a destinazione tanto presto.
    Tuttavia, se volevo aiutare Meethu, avrei dovuto sacrificare un po' del mio tempo, e naturalmente, per quel leone, avrei versato ogni goccia del mio sangue: lo conoscevo da quando era un cucciolo, e ci tenevo troppo a lui per lasciarlo solo.
    In passato - vi dirò, cari posteri - mi era già successo di affezionarmi a qualcuno, e come risultato avevo sofferto al di là di ogni immaginazione: speravo solo che l'essermi legato a Meethu non causasse una replica dei fatti; troppo avevo sofferto per essermi affezionato ad altri, e troppi avevano sofferto a causa mia e delle mie azioni: per questo avevo giurato a me stesso di non lasciarmi coinvolgere, ma il destino non ha mai voluto lasciarmi in pace su simili questioni.
    Eravamo lontani poche miglia dalla Rift Valley, nel cuore del Kenya, meta turistica di fama nazionale in Africa, e più che giustamente, considerando la bellezza naturale del luogo; in confidenza, speravo non ci fossero umani in circolazione; se fossi stato avvistato, avrei dovuto rispondere di molte cose, poiché noi eremiti finiamo spesso e malvolentieri al centro di attenzioni indesiderate, che spesso possono portare a grossi guai se non ci destreggiamo nello svanire il prima possibile. Le superstizioni di certi luoghi ci fanno apparire con lo stesso volto, ma visto con occhi diversi. Nel corso della nostra vita, siamo stregoni, guaritori o trasgressori, e in ogni caso, preferiamo evitare di restare coinvolti.

    Il mio caso era ben diverso, e forse irripetibile, visto e considerando che viaggiavo con un leone; Meethu era gentile e onesto, uno spirito ben diverso da quelli degli umani comuni, che si credono gli unici ad avere ragione, ma a spiegarlo a qualcuno che non fossi io, sarebbe stato soltanto tempo perso.
    Quel giorno, stavamo guardando lo spettacolo della stratificazione geologica tra una voragine e l'altra, senza la benché minima idea di cosa ci sarebbe capitato tra capo e collo, nelle ore seguenti.
    "E' bellissima, non è vero?" chiesi a Meethu, che non riusciva a staccare gli occhi di dosso dal panorama.
    "Non avevo idea che al di fuori delle Terre del Branco ci fossero luoghi così meravigliosi!" rise felice. "Sapevo che venire con te era una buona idea, anzi, un'ottima idea!"
    Io scossi le spalle: anche se ero pronto a tutto pur di aiutarlo nella sua ricerca, speravo di concluderla il prima possibile, e che la fortuna fosse dalla nostra parte - o perlomeno, dalla parte di Meethu - nello svolgimento della missione.
    "Vedi, la natura è l'artista per eccellenza, per come la vedo io: a lungo gli uomini hanno cercato di imitare la bellezza del mondo, ma non si rendono conto che la vera bellezza sta nelle cose che cambiano, e che col tempo vanno perdute. Quelle sono le cose che bisogna immortalare, e non le macchie di sangue, e il dolore dei morti.
    Meethu sospirò. "Eh, già... gli umani devono essere creature orribili... anche se non tutti..."
    "Te l'ho già detto" replicai, "Anche con le intenzioni migliori, gli esseri umani, spesso e volentieri, finiscono con il causare i danni peggiori, anche se non c'è malizia in ciò che fanno: sono tutti responsabili delle loro azioni!"
    "Hai ragione" mormorò Meethu, sdraiandosi sul ventre per tornare ad ammirare la vallata. In silenzio, passammo alcuni piacevoli minuti, immersi nel sublime silenzio della natura selvaggia, dove lo spirito si posa, e trova i suoi immensi attimi di pace.

    Sopra le nostre teste, all'improvviso sentii il gracchiare sordo di un corvo, venuto a turbare la pace: stavolta ne ero sicuro. Non si trattava di visioni, di larve o di incubi, no! Stavolta era sostanza, e minaccia.
    Guardando in alto, vidi che non mi sbagliavo: era proprio un Corvo comune (Corvus frugilegus) dalle piume e il becco neri, un animale che non si trova in Africa: sentii una scarica elettrica, una paura antica, segnale di un pericolo prossimo, e balzai in piedi.
    "Meethu!"
    "Abe!?" il giovane leone si alzò, mettendosi in guardia, e fiutando il pericolo. Il volatile minaccioso scese a terra, e saltellò davanti ai nostri occhi: era di un nero talmente intenso che sembrava assorbire la luce attorno a se: l'unico dettaglio fuori posto in quel corvo, era la singolare macchia bianca sulla testa lanuginosa.
    A fissarlo così, all'improvviso, mi resi conto di aver già visto un corvo simile, in un tempo passato. Che fosse...?

    Gracchiando sordamente, il volatile si alzò, mentre Meethu balzava, cercava di agguantarlo: girò in cerchio sulle nostre teste, e cominciò a volare verso est.
    "Presto!" urlai, sollevando il cappuccio, e lanciandomi all'inseguimento: sentivo che quello era il corvo che mi stava spiando, e se era chi pensavo che fosse, dovevo saperne di più; se lui era presente, allora dovevano esserci... anche loro due!
    La corsa durò a lungo: dovevano essere ormai le ore tredici passate, quando superammo la folta erba alta, senza curarci delle presenze intorno a noi.
    Il corvo si era appollaiato su una roccia, in mezzo a uno spiazzo di terra brulla. Meethu si era nascosto nell'erba alta, mentre io mi avvicinavo. Il curioso volatile gracchiò verso di me, sbattendo le ali, come sfidandomi ad avvicinarmi.
    Lentamente, portai la destra alla scure, pronto a colpire: qualunque fosse il motivo del corvo, sapevo che non era solo.
    Quando stavo per fare un altro passo, sentii un urlo, e qualcosa di incredibilmente pesante mi schiacciò al suolo. Meethu ruggì: un ruggito zittito subito dal suono secco e lacerante di uno sparo: vidi l'ombra di Meethu balzare, e sentii il suo prodigioso ringhio, mentre una voce mi tuonava nell'orecchio.
    "Allora? Cosa avresti intenzione di fare, eh??"
    Quella voce... l'avevo già sentita...
    "Ti piacerebbe accoppare Nigel, vero? Beh, mi dispiace, gringo, ,a quel pennuto è mio amico, e guai a chi lo tocca! Capito?

    Nigel... ridacchiai: di tutte le persone possibili...
    Se il nome di quel corvo era veramente Nigel, allora, l'uomo che mi tratteneva era...
    Sentii la sua mano ribaltarmi, e lo vidi mentre mi fissava in volto.
    Era un uomo di forme vigorose, mento marcato ombreggiato da una lieve barba, braccia muscolose, mani solide come la pietra: teneva in mano una DAGGER 9mm, puntata contro il mio collo, e ansimava come un cane da caccia.
    Indossava jeans neri, un paio di Nikes, una maglietta bianca, e un gilet militare.
    "Bene, bene... cosa abbiamo qui?" mormorò lui, guardandomi, ma senza riconoscermi: avevo il cappuccio quasi completamente calato sugli occhi. "Un sedicente bamboccione di eremita che rompe l'anima agli uccelli; ma dovresti sapere che i corvi non sono buoni da mangiare, vero fetentone?"
    Attraverso la luce del sole, non potevo vederlo bene in faccia, ma lo avevo riconosciuto, sia dal vestiario, che dalla parlantina e l'accento del ragazzone americano.
    Lentamente, mi tolsi il cappuccio, e lo vidi trasalire.
    Con buona calma, mi misi a sedere, e sorrisi nel vederlo sbalordito, la bocca come quella di un pesce.
    "Riconoscerei quello scalpo da hippie-afro spettinato tra mille." Gli occhi castani dell'umano si sgranarono nel vedermi.
    "Non è forse così, Ralph?"
    L'uomo boccheggiò, indietreggiò, mentre Meethu continuava a fissarlo con i denti digrignati. Improvvisamente, il soldato si mollò un ceffone con la mano libera, aprì e chiuse meccanicamente la bocca, cercando di parlare, e alla fine, riuscì a far uscire la sua incredulità.
    "Abe? Sei proprio tu??"
    "Io, per servirti, Raphael!" risposi, chinando la testa davanti a lui.
    Lentamente, egli abbassò la pistola, e sul volto di Ralph Ross, a poco a poco, apparve un sorriso estasiato.

    TO BE CONTINUED...

    Du-du-du-DUUUUUNNNN...
    (silenzio, risata sinistra ad effetto...)
    E adesso cominciamo a ragionare...

    Lasciate qui i vostri commenti.


    Edited by Gaoh - 17/8/2016, 16:49
     
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    *ansia* *ansia* *ansia* *ansia**ansia* *ansia**ansia* *ansia**ansia* *ansia**ansia* *ansia**ansia* *ansia* ho già detto ansia?? xDDD Capitolo stupendo!!! *_*
     
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