The Legend continues

-II° Capitolo della Saga dell'Eremita-

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    Ok, prima del post, un paio di risposte per Pridelands, che come sempre ha difficoltà a seguire certi dettagli sfuggenti.
    Dunque, sì, puoi chiamare l'Eremita Abe;
    Abraham non vuole tornare nelle Terre del Branco per paura di sconvolgere le esistenze tranquille dei leoni.
    E... la leonessa non è Spotty; è la leonessa a cui egli rivela il suo nome, anche se lei stava cominciando a dormire (Vedi The Lion and the Wanderer)

    E ora che abbiamo chiarito tutto.

    Capitolo 3: Un consiglio da amica

    Era proprio Dotty: a stento volevo crederci, ma era veramente lei.
    Ecco un muso che potevo sinceramente affermare di vedere con un briciolo di gioia; dopotutto, eravamo diventati quasi amici durante la dittatura di Scar, ma in seguito alla restaurazione del Regno, chissà cosa pensava di me...
    Con circospezione, indietreggiai di un passo, tenendo le braccia bene alzate, per far capire che non avrei attaccato per primo: c'erano tante domande che volevo farle, ma lasciai che fosse lei a rompere il silenzio.
    Per alcuni istanti mi squadrò, camminando avanti e indietro di fronte a me, fissandomi con il solo occhio buono. Era palesemente cambiata in quegli ultimi mesi: sembrava più feroce che mai, con uno squardo ancora più macabro, e una bocca socchiusa con i denti brillanti e bene in vista.
    Infine, si fermò, ben piantata su tutte e quattro le zampe, fissandomi con l'occhio. Per un secondo, dimenticai di respirare.
    Quando parlò, la sua voce era bassa, e minacciosa.
    "Tu non dovresti essere qui!" Con un passo, si avvicinò a me, sibilando di rabbia repressa ed evidente. "Spiegati!"
    Deglutii a vuoto un paio di volte, e non so come, ripresi l'uso della parola.
    "Ti assicuro, non volevo turbare la vostra pace; sono sulla mia strada per lasciare l'Africa, e giuro che non avevo alcuna intenzione di..."
    Lei ridacchiò, sadica, interrompendomi. "Ha! E io che credevo te ne fossi già andato per sempre da questi luoghi!" Scrollò la testa, per poi guardarmi con un sorriso, e quel sorriso era assai più minaccioso di ogni minaccia di morte.
    "Cos'è, non dirmi che ti manda qui Simba, vero?"
    "Non lo vedo da sette mesi!" protestai; Dotty si limitò a sospirare. "E allora cosa ti porta nel nostro territorio? Sei venuto a farti beffe di noi? L'averci pugnalato alle spalle non ti è bastato?"
    "Beffe? Pugnalato!?" replicai con forza. "Forse non avete idea di chi fosse Scar in verità!"
    "Abbassa la voce!!" sibilò lei, rabbiosa. "Sei fortunato che Zira stia dormendo! Lei non sa che sei qui, e per il tuo bene, prega che non lo sappia mai!" Si guardò intorno, con aria circospetta, come se temesse di vedere la terribile leonessa sbucare da dietro qualche termitaio.
    "Il tuo stesso nome è diventato un tabù per lei. E' convinta - come tutte noi, del resto - che tu ti sia schierato con Simba, dopo il suo inaspettato e indesiderato ritorno: la tua presa di posizione ha segnato la nostra rovina! Come hai potuto!?" Sulle ultime tre parole, poggiò una forza inaudita, facendomi tentennare.
    Cercando di mantenere il sangue freddo, proclamai le mie difese.
    "Ti assicuro: ho fatto quello che era giusto, per il bene di tutti!"
    "Giusto per tutti... o per te?" ribatté lei, inquisitoria e spietata: la vita nelle Terre di Nessuno l'aveva cambiata.
    "Mi giudichi dunque, così perfido ed egoista da agire unicamente nel mio interesse, Dotty Occhiovitreo?"
    "Sì!" rispose subito la mia interlocutrice, lasciandomi spiazzato: non c'era più alcuna pietà in lei, di questo ero praticamente convinto.
    "Dovrei consegnarti a Zira e vederti sbranato, per quello che hai fatto!"
    "Ma non lo farai!" risposi subito, ottenendo lo sdegnoso silenzio di Dotty; lentamente, portai la mano alla scure, mentre lei si metteva in posa come d'attacco. "Vero?"
    Ormai temevo che lo scontro fosse inevitabile, quando lei sospirò.
    "No, non lo farò! Non sarò così spietata! Non oggi, almeno! Ma ciò che hai fatto - un tradimento - per qualsiasi cosa abbia fatto Scar, è un reato imperdonabile!"
    Con un sospiro immenso - non so se di sollievo o rassegnazione - caddi in ginocchio, e la guardai con occhi infuocati.
    "Sappilo: da quando sono un'eremita non penso più al mio benessere, ma alla vita delle masse: naturalmente, mi occupo della mia sopravvivenza, poiché io sono uno strumento necessario al benessere generale!"
    "E al nostro benessere non hai pensato?" replicò lei rabbiosa, e quasi vicina alle lacrime, per quanto tentasse di nasconderle. "Credevo che fossi nostro amico! Soprattutto Zira lo credeva! Eri quanto di più simile a un fratello per lei!! Aveva il cuore spezzato prima di venire esiliata! E il piccolo Nuka..." si fermò un secondo per ricacciare indietro le sue lacrime rabbiose. "Non oso nemmeno parlarne, puoi immaginartelo: sai quanto ti fosse affezionato!"
    Nuka...! Quel nome mi fece venire in mente molti ricordi: pensavo a come fosse scontrosa Zira il giorno in cui ci conoscemmo; la nascita di Nuka, il subdolo sotterfugio di Zira con Gaori, il mio scontro con lui, e la nascita dei loro figli, Vitani e Kovu.
    Per pochi, lunghi, terribili momenti, fui preso da un'angoscia mortale. Mi ripresi appena in tempo, ma non riuscii a fermare la mia bocca o il mio corpo, che minacciava di muovere verso i termitai.

    "Voglio vederli!"
    "Assolutamente no!" gemette lei, spingendomi indietro con una zampata. "Se Zira scopre che ti ho avvistato e lasciato andare, passerò un guaio gigantesco: tu non conosci la sua natura peggiore! Quando si arrabbia, è capace di tutto, e io lo so bene!" Con la zampa, accennò al lato sinistro del suo muso, che recava i segni di un artiglio: segno evidente che era stata brutalmente schiaffeggiata.
    "La sua collera è una forza con cui nessuno dovrebbe avere a che fare!"
    Ero allucinato: sapevo che Zira era perfida, ma volevo comunque sperare che comprendesse la necessità delle mie azioni, sebbene io non avevo idea se sapesse del fatto che avevo redento Scar, facendolo tornare ad essere Taka, garantendone la salvezza, o no.

    "Ho fatto quello che dovevo, Dotty!" ripetei sommesso. "Non è stato facile neanche per me! Ma la risposta, non può essere giusta per tutti, poiché tutti pensano di avere ragione! Vorrei che Zira capisse... che era necessario!"
    Dotty sembrava placata, e quasi commossa, ma durò solo per un'istante.
    Tuttavia, quando riprese a parlare, il suo timbro era molto più dolce.
    "Ascoltami, Abraham!" Alzai la testa, e vidi che il suo occhio era umido. "Io non voglio che tu venga ucciso! Sei sempre stato tanto buono con tutte noi, e se tu dovessi morire così, come è accaduto a Shentani, per colpa mia, non potrei mai perdonarmelo!"
    "Dotty... "
    "Hai contribuito alle nostre battute di caccia, ricordi?" la sua voce era ormai roca dal pianto soffocato. "Per noi leoni è impossibile cacciare in compagnia di altri animali senza creare un legame! Anche un cacciatore solitario come te, dovrebbe sapere!"
    Io non avevo la benché minima idea su come rispondere: ero rimasto muto per la troppa commozione; in quel momento, Dotty - la spietata Dotty - era talmente commossa da muovermi a pietà.
    "E se penso al quel giorno in cui Shentani è morta..." singhiozzò, "non c'è momento della mia vita in cui non mi senta completamente sola! Tu e Spotty siete stati gli unici accanto a me: da allora sei stato il mio unico amico, o almeno" concluse, tornando rabbiosa, e quasi accusatoria, "così credevo, fino a quando tu non ti sei schierato!"
    Chinai la testa, colpevole: sapevo che un giorno avrei dovuto rispondere per tutto questo, solo che speravo avvenisse il più tardi possibile.
    "Ebbene," fece lei, come un giudice al termine del processo, "hai qualcosa da dire?"
    La mia risposta era ovvia.
    "Anche le scuse più accorate del mondo non cambierebbero nulla di ciò che ho fatto, quindi a cosa serve parlare?"
    Dotty si paralizzò, palesemente spiazzata, e un lacrima sfuggì al suo occhio buono, prontamente asciugata dalla zampa della leonessa; scrollò la testa e si avvicinò al mio orecchio: io la lasciai fare, perché sapevo che non avrebbe tentato di sbranarmi il collo.
    "Ascolta: so che dovrei consegnarti, ma in nome dei vecchi tempi, non lo farò!" Si guardò intorno, e si fece pallida, per quanto la pelliccia dei leoni possa impallidire, ma si capiva subito che aveva paura.
    "Ormai Zira potrebbe svegliarsi da un momento all'altro; ieri sera è tornata a casa di pessimo umore, anche se più tardi si è calmata."
    "Spero che goda ottima salute" mormorai quasi inconsapevolmente.
    "Solo il suo corpo è abbastanza sano, in questi giorni..." rispose triste la guercia. "Comunque, se devi andare dovunque tu abbia intenzione di andare, ti consiglio di non passare per di qua, o finirai scoperto, e non potrò fare più nulla per proteggerti!"
    Ci pensai un attimo: passando per le Terre del Branco ci avrei messo almeno due giorni di cammino in più, ma almeno era meno pericoloso; forse ci sarei dovuto passare fin dall'inizio, e mi maledissi per non aver scelto di andare a ovest.
    "Dammi retta, Abraham!" riprese Dotty, guardandomi con un piglio che non ammetteva repliche. "E' meglio che tu sparisca subito, prima che Zira o qualcun'altra ti veda! Io sono sveglia da un pezzo per via della ronda notturna, ma tra poco si sveglieranno tutte, e se ti vedranno, ti daranno la caccia per tutta l'Africa se necessario!"
    "Ho capito!" risposi, annuendo freneticamente.
    "Lo spero per te!" ribatté lei, fredda. "E' il mio ultimo consiglio per te, come amica: non azzardarti a ignorarlo, Abraham! Se mai dovessimo incontrarci di nuovo, dovrò ucciderti a vista, e sai quanto mi dispiacerebbe farlo!"
    "Dispiacerebbe di più a me, credimi!" replicai con una freddezza tale da far venire i brividi anche sotto il sole cocente. Sapevo bene, che in uno scontro per la sopravvivenza, la mia Ira poteva salire ai massimi livelli, tali da abbattere un intero esercito. Alzandomi, cominciai a camminare verso ovest, mentre il sole, lentamente, si avvicinava allo zenit.
    Tuttavia, sentivo ancora lo sguardo dall'unico occhio della leonessa, che mi seguiva.
    Seppure mi fossi allontanato di un buon numero di metri, con uno sforzo immenso, dovuto al peso che sentivo sul cuore, mi voltai a guardarla.
    "Addio, Dotty Occhiovitreo! Non disturberò mai più nessuna di voi, te lo prometto!"
    "Addio, Abraham!" rispose lei, palesemente commossa, ormai incapace di nascondere la tristezza. "E buona fortuna!"

    E da quel giorno in avanti, non rimisi più piede nelle Terre di Nessuno.

    Nonostante tutti i miei sforzi, avevo finito con il restare coinvolto: pregavo che non andasse alla stessa maniera nelle Terre del Branco, anche se continuavo a ripetermi: "Se il Fato lo desidera, a che serve illudersi?"
    L'idea di essere un fantoccio nelle mani del destino non è piacevole, e per noi eremiti che professiamo di essere liberi, è qualcosa di intollerabile. Non riuscivo a sostenerlo, e per buona fortuna, o forse per capriccio del Caso, ebbi modo di sfogarlo, mentre attraversavo il fiume: un coccodrillo considerevolmente grosso cercò di attaccarmi; potete immaginarvela la scena.
    Con un pugno, lo rispedii in acqua, con il muso gonfio e un paio di denti in meno, ed entrai nelle Terre del Branco; non mi detti tanta pena per i denti di quel povero rettile: tanto gli sarebbero ricresciuti di nuovo.
    E mentre mi preparavo a tornare nel Serengeti - in quell'angolo di Paradiso della Cunabula Mundi- avevo una sola certezza.
    Fato o meno, davanti a me non si aprivano più sentieri sicuri.
    Qualunque cosa avessi fatto, avrebbe segnato una svolta nella mia vita.

    TO BE CONTINUED...

    Evvai così. Ho ripreso una lunghezza standard. Il prologo e i primi due capitoli mi erano sembrati più brevi del solito.
    Attendo sereno i vostri commenti.


    Edited by Gaoh - 29/6/2016, 18:31
     
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  2. Vitani2013
     
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    CITAZIONE
    Attendo sereno i vostri commenti

    Che,come al solito,diranno:
    E' SUPER!!!!
     
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  3. Pridelands98
     
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    CITAZIONE (Gaoh @ 11/4/2013, 14:15) 
    Ok, prima del post, un paio di risposte per Pridelands, che come sempre ha difficoltà a seguire certi dettagli sfuggenti.
    Dunque, sì, puoi chiamare l'Eremita Abe;
    Abraham non vuole tornare nelle Terre del Branco per paura di sconvolgere le esistenze tranquille dei leoni.
    E... la leonessa non è Spotty; è la leonessa a cui egli rivela il suo nome, anche se lei stava cominciando a dormire (Vedi The Lion and the Wanderer)

    Ma andiamo Gaoh, così mi fai sembrare un ritardato! ^^ Ok lasciamo perdere, e pensandoci bene è vero che faccio troppo domande, meglio che me ne stia zitto è solo per chiedere ^^
    Vabbé, passiamo al capitolo...
    Stupendo ovvio! :woot: E se devo essere sincero nel prologo e nel capitolo 1 mi sembrava che mancava qualcosa rispetto alle tue vecchie opere, ma col secondo capitolo sei ritornato alla tua solita PERFEZIONE ASSOLUTA!! :woot:
    Il comportamento di Dotty mi ha molto colpito, bellissimo. Poveretta :( Lei non meritava l'esilio, spero che lei e le altre Outlanders sappiano il prima possibile di ciò che aveva fatto Scar e possano perdonare Abe e Simba. ^^ Sopratutto Zira, speriamo che almeno qui metta la testa apposto ed abbia chiare le idee, anche se ho seri dubbi al riguardo ^^
    Posta presto il prossimo capitolo, sono curioso di vedere cosa farà adesso il nostro caro Abraham ^^

    Edited by Pridelands98 - 11/4/2013, 23:16
     
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  4. Vitani2013
     
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    CITAZIONE
    sono curioso di vedere cosa farà adesso il nostro caro Abraham

    Le parole risuonarono nell'aria in attesa del prossimo capitolo...
     
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    Post pre-lunch...
    stimolante...

    Capitolo 4: Musi vecchi e nuovi

    Da qualche parte nel Serengeti
    1 aprile
    14:32



    Era passato un bel pezzo da quando avevo lasciato il Serengeti, e posso dire con certezza, ora, che non aveva mai avuto un aspetto più meraviglioso: l'erba alta era a dir poco stupenda con il suo ricco verde, e così gli alberi, con foglie che sembravano tegole smeraldine; il cielo era completamente diverso dal rossiccio malsano e soffocante che stava sopra le Terre di Nessuno. Le nuvole bianche contornavano l'idilliaco azzurro, e il sole, bianchissimo rifulgeva in tutta la sua gloria, a testimonianza del mondo, perché tutti potessero vedere il gioiello della Corona della Cunabula Mundi, il Serengeti, la Piana Sconfinata, le Terre del Branco.
    Sorrisi, pensando a Simba: quel leone era degno figlio di Mufasa, e di certo, assieme a Nala, era diventato il Re che tutti si aspettavano, e la rigogliosa vita che vedevo intorno a me ne era la prova.
    Nonostante la mia fretta, decisi di dare un'occhiata in giro, giusto per assicurarmi del ritorno delle mandrie; una volta accertatomi di questo fattore, avrei potuto continuare il mio viaggio.
    E' semplicemente incredibile, quanto siano frequenti i tiri mancini che ti vengono fatti sotto il naso dal Destino, o dal Caso, o dalla Fatalità, come dicono certi poeti e letterati: una semplice decisione ti sconvolge l'esistenza, e quando arriveranno i frutti chiamati conseguenze, ti rendi conto solo allora, che quella decisione è stata l'inizio.
    Avevo solo dei sospetti, ma niente di più.
    "In fondo," mi dicevo, "cosa potrebbe mai andare storto?
    Per voi gentili posteri che leggete queste memorie, rispondo subito:
    Un sacco di cose.

    Prova ne sia, che - probabilmente il mio anello agiva da se' - mentre stavo camminando verso nord, udii delle risate argentine, come di bambini; osservando attraverso l'erba riuscivo a vederli: erano due cuccioli di leone che giocavano a fare a botte, esercizio fondamentale nella vita di simili predatori. Erano due maschietti, si capiva subito, probabilmente fratelli, visto che avevano entrambi lo stesso pellame, o meglio, uno era color ocra scuro con gli occhi azzurri, e l'altro di un ocra leggermente più chiaro con occhi verde menta; erano graziosi, e nel vederli mi sfuggì un risolino.
    Al sentire la mia voce, si fermarono di botto, e mi videro: potei scorgere tutta la paura sui loro musetti, e subito schizzarono via come dei lampi. Nell'erba alta diventavano quasi invisibili, ma si muovevano così a casaccio che l'erba fragrante frusciava fragorosamente dove passavano.
    Capii che era meglio continuare a muoversi: qualora fossi stato attaccato da qualche leone, avrei dovuto spiegare un monte di cose, e decisamente non volevo rimanere coinvolto in faccende che non mi riguardavano.
    I due corsero verso una piccola caverna poco distante, sotto un grosso albero. Notai che un leone dalla pelliccia scura come l'ebano stava sdraiato sotto l'albero, e subito mi dissi "Meglio sparire! Anche se alcuni leoni sono stati miei amici, non è decisamente il caso di confrontarsi con loro!"
    Tuttavia, non avevo fatto ancora dieci passi, che un richiamo alle mie spalle mi fece paralizzare, con una gamba alzata, e il sudore freddo sulle tempie.
    Una voce - femminile, senza dubbio - mi fece rabbrividire.
    "Abraham? Abraham, sei tu?"
    Mi voltai: era una leonessa dal pelo arancione, con gli occhi color dell'erba, e un singolare ciuffo sulla fronte, che le dava un'aria particolare: ma come non riconoscere un muso simile...
    "Tama?"
    "Abe!" esclamò lei con un sorriso, raggiungendomi in un balzo. "Sei veramente tu!" Rise. "Oh, non posso crederci! Chumvi!" chiamò verso la grotta. "Tojo! Kula, venite presto! E' tornato Abraham!" Con uno scatto della bocca, afferrò il lembo del mio mantello.
    Io cercai debolmente di sottrarmi, con cortesia e garbo, naturalmente. "Oh, no no! Davvero, Tama, non è necessario!"
    "Ma dai!" esclamò lei a denti stretti. "Non ti sei fatto vedere per mesi! Avanti, non fare il guastafeste! Non sai quanto speravamo di vederti!"
    "Te lo giuro," protestai, "non avevo intenzione di disturbarvi, lo sai che la mia presenza porta dei guai!"
    "Che mi venga un colpo!" esclamò Chumvi, che intanto ci aveva raggiunto. "Abraham, se questa non è la più gradita delle sorprese!"
    "Abe!" Kula venne a strusciarsi contro le mie gambe, facendo le fusa. Tojo sorrideva, e come sempre, aveva i suoi falchetti al seguito: uno di loro venne a posarsi sulla mia spalla, dandomi un morsetto scherzoso all'orecchio. I due cuccioli si erano nascosti dietro alle zampe di Chumvi.
    "Dico davvero!" protestai di nuovo. "Tutto questo entusiasmo mi sconcerta! Sono solo un'eremita!"
    "Tu sei più di questo!" mi rispose Tojo con un sorriso. "Sei nostro amico, sei amico del Re, della Rupe e di noi tutti! Sei più che benvenuto!"
    "Zio Tojo?" domandò timido uno dei piccoli, il più scuro. "Questo è l'eremita di cui ci hai parlato?"
    "Certo, piccolo!" rispose lui, con aria serena. "E' lui che ha contribuito a salvare la Rupe!"
    "Forte!" esclamò il secondo cucciolo, avvicinandosi a me; in breve, mi trovavo circondato da un cospicuo gruppo di leoni, e tutti erano visibilmente emozionati di vedermi. Proprio il genere di situazione che volevo evitare.
    "Allora, Abe" mi domandò Tama, "qual buon vento ti porta?"
    "Il Caso, Tama, il Caso!" risposi, dandole una paziente grattatina dietro le orecchie. "Non volevo disturbarvi, davvero!"
    "Ma quale disturbo!" fece Chumvi, dandomi una solenne pacca sulla schiena - perché mi ero inginocchiato - facendo gemere me, e volare via il falchetto. "Sono solo di passaggio!" risposi subito.
    "Ma dai!" sbottò Tama. "Sei appena arrivato, e già vorresti andar via?"
    Capii che dovevo risolvere la situazione alla svelta, e perciò, buttai li:
    "Ho questioni da risolvere nella mia patria! Stavo pensando di concludere il capitolo dei viaggi come eremita, nella mia vita!"

    La mia dichiarazione lasciò a bocca aperta tutti i leoni. Kula mi fissava con grande dolore.
    "Stai scherzando, vero?"
    "Perché dovrei?" le risposi con la massima serietà. "Ho viaggiato in lungo e in largo per anni, ho visto molte cose, ed è giunta l'ora che io ritorni a Londra; questo eremita ha trovato molte cose su cui pensare!"
    "E dunque non ti rivedremo più, Abe?" Tama era sconvolta. "Almeno resta da noi per un po'!"
    "Mi piacerebbe... ma non posso, lo capisci?" Le carezzai il muso, mentre lei faceva le fusa. "Anche se riesco a comprendervi, non sono un leone! Sono solo un uomo, e devo restare tra quelli della mia stirpe, per quanto possa disprezzare le azioni degli altri umani!"
    "Abraham..." Tojo aveva perso la sua serafica allegria, lasciando spazio a una tristezza immensa. "Mi dispiace dovervi dare questa notizia, amici! Speravo di poter arrivare a Nairobi senza dare nell'occhio, ma mi avete avvistato, e ho dovuto vuotare il sacco per farvi capire! Dopo sette mesi passati a riflettere, sono arrivato a certe conclusioni che mi hanno forzato a vedere la prospettiva dei fatti, e ho dovuto prendere la mia decisione."
    Non riuscii a sostenere i loro sguardi, e chinai la testa. "Mi dispiace..."

    Notai che i due cuccioli si erano avvicinati a me, e mi fissavano con occhi luminosi e intelligenti. Lentamente, accarezzai le testoline villose: erano così carini. Mi voltai verso Chumvi e Tama.
    "Sono vostri?"
    La leonessa chinò la testa, appoggiandola al petto del leone bruno. "Questo qui è il nostro Shujaa!" mormorò accennando al leoncino più scuro. "E lui, invece, è Roho; sono nati quattro mesi fa!"
    Sorrisi, osservando i due piccoli Felis dallo sguardo intelligente. Sorridevano, ed erano così piccoli e ingenui.
    Presi una seconda decisione, e anche questa, inutile dirlo, avrebbe segnato un'ulteriore sviluppo degli eventi: pareva quasi che il Destino, o il Caso, o la Fatalità, come dicono i poeti e i letterati, si divertisse a farsi beffe di me, e a mandarmi esattamente dove voleva che finissi.
    "Se lo volete, resterò per un paio di giorni! Potrei anche fare visita alla Rupe dei Re, così, per cortesia!"
    I volti dei leoni e delle leonesse si illuminarono.
    "Davvero?" esclamò Tama, raggiante come il sole. Io chinai la testa, rispondendo al sorriso: "Davvero!"
    Con un selvaggio urlo di entusiasmo, i due cuccioli mi atterrarono strusciando le teste contro il mio petto; Kula e Chumvi esplosero in fragorose risate, mentre Tama e Tojo, si limitavano a scuotere la testa, con un sorriso sereno.
    "E' bello vedere che non sei cambiato, Abe!" mormorò Tojo. "Sei sempre bendisposto, quando vuoi rendere qualcuno felice!"
    Lentamente, mi rialzai, con i due piccoli scapestrati tra le braccia. "Cerco solo di evitarvi dispiaceri: tutto qua!"
    Lentamente, mi alzai, e andammo alla grotta: chissà se avevano qualche rimasuglio di carne? Fosse stata anche cruda, non me ne sarebbe importato molto: era da tre giorni che non mettevo nulla nello stomaco.
    Mentre camminavo insieme ai leoni, maschi e femmine, grandi e piccoli, volsi lo sguardo verso Sud: la Rupe dei Re non era lontana.
    E, inevitabilmente, pensai al primo leone con il quale fossi venuto a contatto. Colui che avrebbe sempre occupato un posto speciale nel mio cuore, tra tutti i rappresentanti non solo dei Felis, ma anche di tutto il Regno Animale.
    Meethu...

    Lentamente, dolcemente, sentivo una pace ancestrale pervadermi l'anima, e alla fine, cedetti, cominciando a canticchiare la mia serenata, tratta da quell'Opera meravigliosa di cui ancora non ricordo il nome.
    La gaia canzone fa l'eco languir...
    E l'ilare suono si muta in sospir...

    TO BE CONTINUED


    Attendo i vostri commenti.
    La situazione è ancora in fase di sviluppo, perciò domani non posterò; e a proposito...
    WARNING: Questo SPOILER potrebbe o sconvolgervi, o alzare di molto la vostra stima per me.
    Vi informo candidamente e a cuore aperto, che - salvo alcune ecezioni, come i momenti clou - la maggior parte dei capitoli li ideo sul momento, man mano che continuo a scriverli


    Edited by Gaoh - 6/7/2016, 11:24
     
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  6. Pridelands98
     
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    Che dire... capitolo stupendissimo come sempre Gaoh!
    Che bello, tra poco riappare Simba! ^^
    Ma se adesso sono nati figli di Chumvi e Tama teoricamente sarebbe nati anche Kopa e Kiara, però ricordo che avevi detto che Kopa sarebbe apparso nell'ultimo capitolo della Saga quindi immagino troverai un modo per non farlo apparire!
    Bè Gaoh, immagino anche che Meethu andrà con l'Eremita a viaggiare per l'Africa, lo si capisce benissimo che lui è il tuo leone preferito proprio come vale lo stesso per me con Simba! ^^
    Che carini i figli di Chumvi e Tama ^^
    Dolcissimi sono stati anche Tojo e Kula con il nostro Abe ^^
    Vediamo il prossimo capitolo come sarà ^^

    Edited by Pridelands98 - 14/4/2013, 10:28
     
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  7. Somoya
     
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    ottimi capitoli come sempre Gaoh^^
    CITAZIONE
    "In fondo," mi dicevo, "cosa potrebbe mai andare storto?
    Per voi gentili posteri rispondo subito:
    Un sacco di cose.

    povero Abraham è cosi che va, ormai i leoni hanno fatto breccia nel suo cuore,
    gli conveniva prendere un volo Pretoria-Londra e si levava il pensiero XD
    nella prima ff, mi immaginavo che Dotty avesse sentito il suo nome U.U, però è stata buona, poteva comportarsi molto peggio, bè, a questo punto aspetto il seguito, sono certo che per qualche motivo l'Eremita dovrà trattenersi per un pò più del previsto^^
     
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    Come promesso, sono arrivato.
    Prontissimo a un nuovo post!

    Capitolo 5: Ritorno alla Rupe dei Re

    Grotta dei leoni, Kenya
    2 aprile
    8:11 a.m.



    La notte passata in compagnia di volti - o meglio, musi - di amici, fu una sensazione gradevole, per quanto un umano possa fare amicizia con simili animali; non che io mi sentissi veramente umano, mi spiego?
    Si sa: dopo tanto tempo passato come eremita, è facile identificarsi nei vari animali attorno a sé: in confidenza, mi trovavo sinceramente a mio agio, e ancora non avevo idea su come reintegrarmi nella Londra moderna, che sicuramente era stata ricostruita e aveva seguito enormi progressi dopo tanti anni. Mi dicevo che, con tutta probabilità, stavo facendo un errore a tornarci, ma in questo mondo non c'è mai niente di sicuro.
    Se no, direbbero i più esuberanti tra noi eremiti, che gusto ci sarebbe a fare il nostro mestiere?

    La mattina arrivò naturale, serena: il sole fece capolino a est, illuminando le rigogliose terre del Serengeti, e in particolar modo, l'immensa Rupe a sudest, sempre meravigliosa, esattamente come i miei ricordi l'avevano mantenuta nel mio cuore per gli ultimi sette mesi; chissà come se la passavano Simba, Nala, Meethu e le leonesse... e soprattutto, chissà che faccie - anzi, che musi - avrebbero fatto nel vedermi: naturalmente si sarebbero ricordati di me, esattamente come era successo con Chumvi, Tama e gli altri, ma io non credevo che il loro ricordo combaciasse con quello che ero diventato negli ultimi tempi.
    Isolarsi è pericoloso, anche per gli eremiti, poiché in situazioni di perfetta solitudine, come quando cade la notte, è facile cadere nella malinconia, e allora, le nostre nature peggiori vengono a galla, tormentandoci, facendoci cadere in solenne deliquio, e volenti, nolenti o dolenti, in cuor nostro, desideriamo la morte, per apprendere ogni verità.
    La mia mente era uno specchio d'acqua sotto la pioggia battente: nel corso delle prime ore della notte, mi sono agitato parecchio, ma alla fine, il dolce torpore del sonno mi aveva placato, e io, obbediente, avevo ceduto alla sua cura.
    I leoni, naturalmente, mi dissero che dovevo andare da solo alla Rupe dei Re, poiché era una questione privata tra me e i sovrani, annoverati come miei grandi amici, sebbene avessi conosciuto Simba solo per poco tempo. Sapevo che dopo quella visita, non lo avrei mai più visto in vita mia, e in cuor mio, nonostante sapessi che era necessario, desideravo poter passare molti giorni in compagnia sua e delle leonesse a parlare, ridere di cose insensate, discutere del più e del meno, fare del sano salotto come diciamo in Inghilterra; noi inglesi siamo gente che stima il dialogo quanto un banchiere stima un bilancio ben riuscito.
    E così, dopo aver salutato i cuccioli e i parenti, mi misi in cammino che il sole non era ancora sorto del tutto.
    C'era almeno mezzo miglio di distanza tra me e la Rupe, e alcune collinette piuttosto ripide ad intralciare il percorso.

    Con il sole nascente alle spalle, potevo vedere la mia ombra proiettarsi su tutto il continente per miglia e miglia, fin dove occhio di uomo riesce a vedere, tanto che sulle Terre del Branco, pareva regnare ancora la notte: non nego che mi sentivo potente e terribile, al vedere come la mia figura oscurasse il sole, e una gioia amara e sprezzante venne a diffondersi sul mio volto bianco, ma allo stesso tempo, quella vista mi terrorizzava; i miei occhi mandarono un lampo, e per un secondo, potevo vedere quelle terre avvolte dal sangue e dal fuoco.
    In cuor mio, speravo che quel luogo incantato restasse fuori da ogni attività degli umani, e rimanesse incontaminato per sempre.
    Mentre il sole si alzava, io scendevo dalla collina, e la luce si espandeva in ogni dove, svegliando ogni nazione di bestia selvatica, uccello e rettile che vivesse in quelle armoniose contrade; il cielo, da roseo cinereo com'era, si tinse nuovamente delle più belle sfumature di azzurro, dall'acquamarina all'orizzonte, al celeste zenit, allo zaffiro dell'ovest, rischiarato dalla luce dell'alba.
    Ormai, alla Rupe i leoni si dovevano essere già svegliati di sicuro, e notai, con un sorriso, che nulla sembrava cambiato; ma come dicono i saggi: l'apparenza inganna, e presto me ne sarei accorto anch'io.
    Ecco Simba - anche da lontano lo riconobbi - che saliva sulla sporgenza per salutare il sole, e le leonesse radunate sul pianoro rispondevano: riconobbi subito dalla distanza le gemelle Kima e Kora, Uzuri e Nyota; alcune, stavano sedute in disparte, ma riconobbi subito Sarabi e Sarafina, invecchiate, è certo, ma sempre forti, come lo erano quando le vidi per la prima volta.
    Mi venne un'idea pazza: mi nascosi nell'erba, e attesi che fossero partite per la caccia. Dovevano essere ormai le nove in punto.
    A un certo punto, notai che Sarabi alzava la testa e fiutava l'aria. Nyota la guardò incerta.
    "Qualcosa non va, Sarabi?"
    "No..." fece lei, confusa, "Nulla!" E tornò alla caccia.
    Avrei atteso che tornassero: gli avrei fatto una sorpresa.

    Lentamente, senza fare rumore, scivolai su per la rampa, come avevo già fatto mille e più volte, durante il Regno delle Ombre di Scar; accidenti, mi sembrava fosse passato così poco, mentre per i leoni era passato tanto tempo. Simba era sorridente, e visibilmente maturato: la criniera più folta gli dava un aspetto regale che accentuava la sua già strabiliante somigianza con suo padre, il trapassato Re Mufasa, membro dell'assemblea celeste dei leoni, che essi chiamano i Grandi Re del Passato; di certo il vecchio spettro che io stesso avevo visto di miei propri occhi, sorrideva, osservando il figlio al suo legittimo posto. Nell'aria del mattino, si levò una brezza carica di polline, e Simba sospirò, guardando la madre, la suocera e le leonesse che si allontanavano per la caccia.
    "Il tempo è buono!" mormorò, ma improvvisamente, sembrò accorgersi della mia presenza, e cominciò a fiutare l'aria. Si mosse verso la roccia dietro alla quale mi ero nascosto, ma non si era accorto che mi ero già posto alle sue spalle. Soffocai a stento la mia risata, mordendomi la lingua, e come un fulmine, lo agguantai alla schiena, parandogli bocca e occhi con le braccia.
    Simba si paralizzò, chiaramente sorpreso, ma non spaventato: di certo aveva riconosciuto il mio odore. Mi chinai verso l'orecchio, e sibilai.
    "Farsi identificare, Vostra Maestà!"
    "Abraham!" esclamò lui ridendo, felice, e stizzito a un tempo. "Brutto zuccone! Toglimi le mani di dosso!!"
    Mi scrollò di dosso con sorprendente facilità - anche perché avevo allentato la presa - e caddi di schiena, accanto a lui. "Buongiorno Simba!"
    Il Re mi inchiodò al suolo con la zampa, e fece schioccare le zanne a un passo dal mio volto. "Un intruso eh? Volevi fare il furbo?"
    Io ridacchiai. "Ma come, non sei felice di vedermi?"
    "Razza di..." Simba mutò la stizza in sorriso benevolo. "Certo che sono felice, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato! Sono assolutamente felice di rivederti, Abe!" E strofinò la testa sotto il mio mento. Mi aiutò a rialzarmi, e mi osservò da testa a piedi.
    "Non sei cambiato affatto!" mormorò compiacente.
    "E tu sei cresciuto immensamente, Simba!" risposi, scompigliandogli la criniera a piene mani: il mio anello sembrava brillare di gioia sotto la luce del sole africano. "Allora, come te la passi nel ruolo di Re?"
    "Hmm, non c'è male!" fece lui, alzando le spalle. "Un sacco di cose di cui tenere conto, impegni, proclami! Una sacrosanta scocciatura quotidiana!" sbuffò infine. "Capisci cosa intendo vero?"
    Io risi. "Beh, nessuno ha detto che fare il capo sia un lavoro facile, sai?"
    "Eggià, un tempo non vedevo l'ora di diventare il Re!" sospirò Simba, scuotendo la testa: senza dubbio pensava alla sua infanzia lontana e felice, prima della morte di Mufasa.
    Cercai di cambiare argomento. "E la tua famiglia, tutti in salute, mi auguro: Sarabi, Nala... stanno bene, vero?"
    Simba sorrise, compiacente.
    "Non potrebbero stare meglio, e anzi, mi è dispiaciuto molto il fatto che tu non fossi qui quando è avvenuto!"
    Io lo guardavo stupito. "Quando è avvenuto... cosa, esattamente?"
    Il re si limitò solo a guardarmi, e poi, quando pensavo che non avrebbe risposto, mi fece cenno con la testa, di seguirlo: entrammo nella caverna principale, uno dietro l'altro.

    L'interno era ancora come lo ricordavo: le pareti e il soffitto regolarmente basso, il pavimento polveroso coperto di segni di artiglio; mi muovevo curvo, con gli occhi che andavano da una parte all'altra, per poter vedere bene, e ricordare ogni cosa: dopotutto, se tutto fosse andato secondo il programma, quella sarebbe stata la mia ultima visita alla Rupe dei Re, e ci tenevo a ricordare il maggior numero di cose per il resto della mia vita.
    La cosa che mi colpì più di tutto, fu nella sala principale: un fascio di luce colpiva la leonessa dal manto biondo rosato, che stava cominciando a svegliarsi.
    Sorrisi nel rivedere Nala: anche lei, come Simba era maturata; l'avvenenza giovanile aveva ceduto il posto a un'eleganza più raffinata, ma di certo non aveva perso il suo spirito battagliero, e lo potevo capire, nell'istante in cui sbadigliava, mostrando le sue zanne affilate. Sbatté gli occhi, e sorrise, nel vederci arrivare.
    Mi rivolse uno sguardo come se non avessi mai lasciato la Rupe.
    "Buongiorno Simba, e buongiorno anche a te, Abraham!"
    Rispettosamente, chinai la testa. "Vostra Maestà!"
    Nala rise.
    "Non c'è bisogno che tributi simili rispetti a me! Siamo amici, lo sai bene!"
    Sospirando, mi avvicinai, e solo allora, notai qualcosa che mi fece sobbalzare. Nala sorrise, e scostò le zampe.
    Non ci si sbagliava: doveva avere circa quattro mesi - il corrispondente di un umano di sette o sei otto anni - ed era una femmina, senza dubbio: i grandi occhi erano chiusi, e aveva una pelliccia color biondo dorato molto chiaro e luminoso.
    Caddi in ginocchio, e quasi automaticamente, la mia mano carezzò la testa della piccola, che si stiracchiò con un gemito soddisfatto tra le zampe della madre. Sollevai la testa, solo per vedere che Nala sorrideva di fronte alla mia espressione ammutolita.

    "E' vostra?"
    Nala annuì dolcemente.

    "Sì"

    TO BE CONTINUED...

    Attendo i vostri commenti.


    Edited by Gaoh - 13/7/2016, 11:26
     
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  9. Pridelands98
     
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    Stupendo capitolo! :woot: Stupendo più del solito perché... c'è Simba! :D
    Gaoh, ti devo un favore dopo questo capitolo, sul serio! ^^ :D
    Certo che il nostro Eremita preferito è stato un bel tipo a sorprendere Simba in quel modo ^^ :shifty:
    E troppo forte alla fine Kiara che salta addosso ad Abe :lol:
    Ma se qui nella saga dell'Eremita Kopa appare solo nell'ultimo capitolo della Saga vuol dire che..
    nascerà dopo Kiara e dopo che l'Eremita se ne sarà riandato oppure è già nato ma sta girovagando per le Terre del Branco?
    Curiosissimo di come sarà l'esplosione di gioia degli altri membri del branco (sopratutto di Meehu e Sarabi ^^) alla vista di Abe, anche se ho la sensazione che prima di ripartire Abraham avrà uno spiacevole incontro con Zira ^^ (Non so perché, ma ho questa sensazione certa ^^ Poi ovvio, posso anche sbagliarmi ^^)
    Concludo il commento con mi stancherò MAI a dirlo Gaoh, i capitoli delle tue fan fiction sono puri capolavori di lettura, questo non è un eccezione! :D Aspetto il seguito ^^ ...
     
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    Re Leone

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    Scusamiiiiii!!! :( ho avuto tempo solo ora di leggere!!! (commento poco che neanche dovrei stare al computer :( ) Comunque STUPENDI!!!!
     
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    Re Saggio

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    Buongiorno a tutti. Il sole splende, è una bella giornata, e tutto va per il verso giusto.
    Momento perfetto per un piccolo post.

    Capitolo 6: Riunione

    Rupe dei Re, Kenya
    1 aprile
    12:05 circa



    Dopo aver lasciato Nala da sola, Simba mi parlò a lungo della piccola Kiara, la principessina: a sentirlo parlare si capiva subito quanto tenesse a lei, e la cosa non mi stupiva; dopotutto, lui stesso aveva sofferto in modo atroce dopo la scomparsa del Re Mufasa, suo padre.
    Nell'entusiasmo e nella straordinaria angoscia che mostrava nel parlare, riconobbi che come padre, era iperprotettivo, e non potevo fare a meno di chiedermi se questo fosse un bene o un male. In fondo, i bambini devono essere lasciati liberi, ma sempre entro certi limiti: potevo solo sperare che Simba fosse giudizioso quanto bastasse.
    Tuttavia, rimasi interdetto quando mi parlò di ciò che era avvenuto appena il giorno prima, del fatto cioè che fossero incappati in Zira.
    "Zira!?" esclamai. "E come sta?"
    "In perfetta salute," mormorò lui, "E purtroppo, perfettamente decisa a vendicare Scar! E ha tutti i mezzi per riuscirci: sai del suo cucciolo, vero?"
    Io lo guardai di traverso senza capire. "Chi, Nuka?"
    "No, no!" esclamò lui, palesemente preoccupato. "Sto parlando di Kovu, l'Erede di Scar! Te lo ricordi, vero?"
    Kovu: quel nome mi lasciò basito. Mi ricordavo di lui, perché avevo avuto un ruolo determinante nella sua nascita: se non fosse stato per me, sarebbe soffocato sul nascere, assieme a Vitani, la sua gemella maggiore.
    Mi sentivo male al pensiero che stessero passando per la più miserabile delle esistenze nelle Terre di Nessuno, esiliati solo per essere congiunti di un tiranno, ma cercai di sforzarmi e risposi semplicemente.
    "Sì, mi ricordo di Kovu."
    Simba soffocò un ringhio.
    "So che Zira lo farà diventare come lui: lo so, lo sento!"
    Al sentirlo parlare così rimasi allucinato: il timore di Simba era privo di ogni logica.
    "Dovresti sapere che Kovu non è figlio di Scar, ma di Gaori, un vagabondo onesto! Se lo desideri, potrò andare a cercarlo, e lui stesso te lo confermerà!"
    "Non ho bisogno di avere conferme!" sbottò lui, con aria seriamente irritata. "So che lui seguirà le orme di Scar, mentre io devo seguire quelle di mio padre!"
    "Ma tu non sei tuo padre!" esclamai arrabbiato. "Non puoi pretendere che tutto segua simili ragionamenti, Simba!" Ma lui non mi ascoltava: fissava con occhi di ferro l'est; il sole stava raggiungendo lo zenit. Era ovvio che il suo odio per Scar non si era affievolito, neanche un po'; perfino nella morte, Scar continuava a tormentarlo. Ma Simba non sapeva la verità: cosa era successo veramente quella notte...
    "E dimmi," cominciai, cercando di guadagnare terreno, "se Scar dovesse presentarsi a te, ora, con il cuore aperto e il perdono sulla lingua, come lo accoglieresti?"
    Simba sbuffò indignato.
    "Un traditore del proprio sangue non può pentirsi!"
    "Ma come puoi saperlo?" Ero sul punto di esplodere dalla rabbia; Simba si comportava da egoista, proprio come lo zio.
    "Lo so e basta, Abraham!" esclamò il Re, dandomi le spalle. Capivo che era inutile continuare a insistere: potevo solo sperare che il tempo lo aiutasse a capire.

    Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti - un immenso, imbarazzante silenzio - fino a che, non sentimmo un richiamo in lontananza. A quel suono, alzammo entrambi la testa, e sul volto del leone si fece largo un sorriso.
    "Le leonesse sono tornate!"
    Rapido come un fulmine corse giù, fino al pianoro, mentre Nala usciva dalla grotta: la principessina trotterellava al suo fianco. Il Re salutò la compagna con un tocco della fronte, e riprese la discesa. Io rimasi in piedi sulla rupe, pensando a quanto mi aveva detto Simba: se non ero riuscito a convincerlo a perdonare Scar, allora dovevo lasciare quel compito a qualcun altro.
    Fu allora che la principessa si rese conto di me, e si nascose dietro la zampa della madre; Nala sorrise.
    "Va tutto bene, Kiara: lui è nostro amico!"
    "Lascia stare, Nala!" mormorai, mesto. "Non è necessario." Con queste parole, scesi al pianoro per salutare le mie vecchie amiche.
    Potete solo immaginarvela la scena: Sarabi stava abbracciando il figlio, quando mi vide. Le leonesse sgranarono gli occhi, e lasciarono cadere i resti delle zebre catturate.
    "Abraham?" mormorò Sarafina, l'unica che riuscì a rompere il silenzio.
    "Buongiorno, Sarabi, Sarafina, e leonesse della Rupe tutte; a voi il mio saluto." E scostando la mantella con uno svolazzo, rivolsi a loro, un elegante inchino.
    "Abraham!" con un gemito di gioia, Sarabi corse ad abbracciarmi, levandosi sulle zampe posteriori, facendomi tentennare. Caddi in ginocchio, e risposi con un leggero colpo di palmo alle sue zampate scherzose. In breve, anche le altre leonesse si riunirono intorno a me; in particolar modo Uzuri, che piagnucolava istericamente, e Sarafina, che aveva un debito di gratitudine con me, perché le avevo salvato il figlio.
    "Signore mie!" esclamai, carezzando teste e musi con entrambe le mani. "Il vostro entusiasmo è a dir poco sconvolgente!"
    "Sapevamo che saresti tornato, Abe!" rise Kora, che aveva riacquisito l'uso della parola. "Non sai quanto abbiamo atteso questo giorno!"
    "Lo posso capire!" mormorai, alzandomi in piedi, mentre tutte le brave bestie mi guardavano con occhi luminosi e intelligenti. Sarabi era particolarmente raggiante: nonostante l'età, manteneva la sua aria signorile, così come aveva conservato tutta la sua immensa forza.
    Ci radunammo tutti insieme per il pasto, ma io non avevo fame: la felicità di rivedere tanti musi amici mi confortava a tal punto da colmare il mio stomaco. Durante il pasto al ripiano sottostante, mi tenni in disparte, ma potevo sentirli ridere, e chiacchierare fitto fitto.

    La mia attenzione, fu distratta da una vocina argentea e squillante al mio fianco.
    "Tu non mangi?"
    Era Kiara, la principessina, che mi stava offrendo un boccone di carne. Io, cortesemente, rifiutai.
    "Mangiate voi, principessa! Io non ho fame!"
    La piccola salì sulle mie gambe incrociate, e mi guardò bene.
    "Tu non sei un leone! Che cosa sei?"
    "Se devo dirti cosa sono, allora sappi che sono Abraham Colin Mist, ma se vuoi sapere chi sono veramente, sappi che sono eremita e viaggiatore; dispensatore di buoni propositi, e causa e soluzione di molti problemi."
    Lei ridacchiò: "Eheh... sei così strano!"
    Io mi limitai a sorridere. "Non ne hai la più pallida idea!" E con quelle parole, uscii alla luce del giorno, con la piccola al seguito.
    "Allora," cominciai. "Ho saputo che ti sei messa in un pasticcio di grosse proporzioni con i rinnegati, vero?"
    "Eh già!" fece lei, rabbuiandosi un po'. "Ma mi stavo solo divertendo, davvero!"
    "Andare nelle Terre di Nessuno per mera curiosità porta male!" Lei si fece rossa. "A quanto pare ti ho colta, piccola canaglia?"
    Lei sbuffò. "Uffi, parli proprio come papà!"
    "Mi limito a dire le cose come stanno veramente! Ci sono persone nel mondo, che hanno bisogno che gli altri credano a sciocchezze. Io cerco la verità e la dispenso agli altri, sono fatto così!"
    "Vuoi dire che non dici mai le bugie?" Domandò lei, sempre più curiosa.
    "Solo se necessario!" risposi. "Anche una piccola bugia può aiutare a riprendere coraggio, ma a grandi dosi è sempre troppo!"
    Lei chinò la testa. "Già, hai ragione, come papà; non sarei dovuta andarci!"
    "Brava!" esclamai battendo le mani. "E ora che hai capito," conclusi scompigliandole la testolina, "Occupati solo di diventare una bella leonessa come la mamma, per poi diventare Regina, d'accordo?"
    Lei sbuffò di nuovo. "Per me, fare la Regina non è divertente!"
    "Non sempre la via che ci si prospetta coincide con ciò che vogliamo!" mormorai, stringendola in un abbraccio. "Tutto quello che possiamo fare, è seguire la via, per scoprire il lato positivo. Mi prometti che farai la brava d'ora in poi? Per me?"
    Lei mi guardò, sorrise, e annuì. "Certo!"
    "Brava piccina!" le solleticai il mento e la pancia, facendola sghignazzare. Lei, per risposta, provò ad afferrarmi le dita con le piccole unghie. "Sai, la mamma mi ha detto che tu hai salvato lo zio Meethu quando era più piccolo di me, vero?"
    Mi stupì il fatto che lo avesse saputo, ma risposi.
    "Altroché; l'ho salvato dalle iene, e l'ho cresciuto. Con l'aiuto delle tue nonne, naturalmente!"
    "Tu devi essere tanto vecchio!" mormorò lei. "Non esattamente: noi umani invecchiamo più lentamente di voi leoni, o viceversa, i leoni invecchiano più velocemente degli umani. Io sono appena poco più di un adulto!"
    "Davvero?" alla piccola si sgranarono gli occhioni rossi, ereditati dal padre e dalla nonna.
    "Davvero!"

    Kiara mi guardò felice.
    "Sai, ho saputo che lo zio Meethu verrà a farci visita tra due giorni!" Quella frase mi lasciò di sasso, e mi fece ripetere quella domanda nel mio cervello stipato: volevo davvero rivedere Meethu? Forse, anzi, sicuramente lo volevo, ma temevo che lo avrei fatto soffrire ulteriormente, una volta che fossi partito.
    Mi alzai, e cominciai a camminare verso la sommità della Rupe.
    "Abe!" esclamò Kiara. "Dove stai andando?"
    Senza voltarmi, e continuando a camminare, risposi.
    "Vado in cima a prendere una boccata d'aria... ho bisogno di pensare un po'.
    Lei mi lasciò andare senza fare storie, e tornò nella grotta.
    La sommità della Rupe, era esattamente com'era dal primo giorno in cui Sarabi mi ci aveva condotto, solo che la vista era ancora più meravigliosa, con il cielo terso e il sole splendente: con una luce del genere i miei capelli, già bianchi, si sarebbero sbiancati ulteriormente, per quanto possibile.
    Ebbi comunque qualche consolazione: tanto il mondo mi sembrava quieto e sereno, visto da quell'altezza.

    TO BE CONTINUED...


    Lasciate qui i vostri commenti.
    Vi informo che le vostre domande troveranno risposta nei prossimi capitoli. Una volta terminata la Trilogia, aprirò una discussione in cui risponderò a tutte le vostre domande. Alla prossima.


    Edited by Gaoh - 20/7/2016, 21:02
     
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  12. Vitani2013
     
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    Bellissima storia,Gaoh,complimenti vivissimi!
     
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  13. Pridelands98
     
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    Stupendissimo capitolo Gaoh! :woot:
    Che dolce Kiara con Abe ^^
    Ma, aspetta... Abraham! Ok che Simba sbaglierà non voler perdonare Scar, ma prova a passare quello che ha passato lui dopo la morte di Mufasa, eh ^^
    Aspettiamo il seguito ;)
    CITAZIONE
    Vi informo che le vostre domande troveranno risposta nei prossimi capitoli. Una volta terminata la Trilogia, aprirò una discussione in cui risponderò a tutte le vostre domande. Alla prossima.

    Ok ricorda che hai le promesso e le promesse vanno sempre mantenute^^ :shifty: ...
     
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  14. Vitani2013
     
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    CITAZIONE
    Ok ricorda che hai le promesso e le promesse vanno sempre mantenute^^ ...

    Fregato...


    cmque,come dice Nicholas Nord....E' una cosa EPICA!!!
    (Al presente)
     
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    Re Leone

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    Che dolce Kiara con Abe xD si conferma anche il suo comportamento che è molto estroversa e curiosa da piccola xDD SPLENDIDO capitolo Complimenti! xD
     
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161 replies since 8/4/2013, 13:02   2806 views
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