The Lion and the Wanderer

La mia seconda FF, una storia di amiciza e magia.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    Oggi sempre come ieri
    Vita nuova, vecchia, uguale...
    il piacere e la passione,
    la ragione e la morale!

    Pronto come sempre a un nuovo post!

    Capitolo 10: Risolutezza

    Al richiamo di Vizuri tornai nel mondo della fredda realtà: la sentii proclamare la decisione del Re; non riuscivo a comprendere le parole, poiché la sentenza di Scar mi aveva lasciato sconvolto.
    Anche quando le leonesse tutte si riunirono intorno a me, rimasi fermo e rigido come un pezzo di legno: come me la sarei cavata da quell'intoppo? Mi ero prefissato di aiutare Meethu a uscire dalla sua terribile situazione, e poi riprendere il mio viaggio fino a Johannesburg; ora ero come intrappolato in una spirale di eventi che si susseguivano l'uno dopo l'altro: cosa poteva riservarmi l'avvenire?
    Nel giro di quei pochi minuti, cercai di schiarirmi la mente: se il Fato voleva che io seguissi quel cammino, l'avrei preso.
    Lo decisi in un secondo: per il bene di Meethu mi sarei attenuto ai fatti; d'altronde, la mia curiosità nei confronti di Scar era aumentata in maniera considerevole, e sentivo chiaramente che in quel luogo c'era bisogno di me.
    Chissà, pensai, forse in quel luogo sarei riuscito a trovare la verità!
    Era una possibilità, come tante altre, ma era l'unica cosa su cui potevo basarmi.

    Il tocco di una zampa sul mio ginocchio mi scosse dai miei pensieri: "Tutto bene?" chiese una voce. Era ancora la medesima leonessa dagli occhi rossi; tutto un tratto aveva perso la sua dignitosa ferocia, e aveva assunto un tono più mite: al guardarla sentii un brivido, da quanto pareva mutata.
    Lei sembrò sorridere: "A quanto pare il Re ha visto qualcosa di utile in te!"
    "A quanto pare," risposi, "è così!"
    Lei sospirò. "Che cosa dovremo fare con lui? La nostra situazione è già abbastanza critica... aggiungere un cacciatore di una stirpe diversa non cambierà le cose."
    "Mi ritieni così povero di risolutezza?" domandai, cercando di essere educato: lei ridacchiò. "Non dubito del tuo coraggio, altrimenti non mi avresti colpita! No, io dubito della tua abilità."
    Queste parole, pronunciate con una calma e una franchezza così ovvie, mi colpirono: capii che voleva mettermi alla prova.
    "E dunque cosa devo fare per farti cambiare idea?"
    Con una zampa ella indicò la scure al mio fianco: "E' con quella che hai preso la gazzella, non è così?"
    "Nossignora!" esclamai, "non solo, almeno! Mi servono anche l'arco e le freccie per cacciare: senza di esse non potrei fare molto!"
    "E dove sono queste cose, adesso?" domandò lei, guadagnando terreno.
    "Non qui con me!" risposi, franco. "Sono rimaste al mio rifugio!"
    "Quindi ora non sei in grado di cacciare..." mormorò lei. "... patetico!"
    "Badate, mia signora" ribattei, profondamente offeso, "per Giove sonante ve l'assicuro, non mi sono indispensabili!"
    Lei ghignò paurosamente: "Sai cosa ti attende in queste Terre, non è vero?"
    "Comprendo la gravosa situazione di questo ecosistema" ammisi a malincuore.
    "E comprendi," aggiunse lei, girandomi attorno, "il compito e le competenze che si richiedono per cacciare in queste Terre? Dalla notte dei tempi noi leonesse cacciamo per il fabbisogno giornaliero della Rupe dei Re! In tempi bui come questi, dobbiamo agire con maggiore fermezza per cogliere il successo!"
    "E tale successo è sufficiente per sfamare le vostre bocche?" domandai facendola trasalire: nel frattempo le altre leonesse ci avevano circondato, ascoltando il mio colloquio.
    "Da quel che ho visto, fate molto appoggio sulle iene che sono qui presenti, ma non sembra che esse contribuiscano ai vostri sforzi, o sbaglio?"
    Sarabi, la mia interlocutrice rimase con un palmo di naso: l'avevo colpita nel punto giusto, ma si limitò a sospirare.
    "Ragazzo, seguimi: devo mostrarti una cosa..." e mentre si faceva strada, aggiunse alle compagne: "Voi scendete al pianoro: tra poco ci uniremo a voi."
    A questo punto conviene aggiungere una frase molto nota di Virgilio, assai adatta per questo momento particolare:

    Et quacumque viam dederit fortuna sequamur.
    E seguiamo in ogni direzione la via che la sorte ci ha dato.



    Mi condusse lungo un ripido pendio che scorreva sul fianco occidentale della Rupe, parallelamente alla grotta principale, come una sorta di scalinata impervia: era faticoso, ma non impossibile, o quantomeno, non per un leone o per un quadrumane.
    Qualunque cosa volesse mostrarmi, doveva essere qualcosa di ancora più strabiliante di quanto avevo già visto.
    Non mi sbagliai: dalla sommità piatta della Rupe, si godeva di una visuale semplicemente mozzafiato; non straordinaria come quella che si gode dalla vetta del Kili, ma decisamente stupenda: si dominava la savana come in nessun'altro posto, poiché il Kili dista e non poco dalla Piana Sconfinata del Serengeti; si potevano contare a menadito gli alberi che crescevano isolati, si notava in distanza verso est - poiché la sporgenza volgeva a oriente - il fiume asciutto; in una giornata di sole come quella ogni cosa era nitida e lampante, come in una mappa; non credo che avrei avuto occasioni di simili panorami da altre alture, anche se più alte: lassù il vento era libero, e il cielo sembrava a portata di mano, e nonostante tutto, la paura di cadere o le vertigini non mi sfioravano nemmeno.
    Era bello starsene lassù, e per un immenso, eterno secondo, il tempo sembrò fermarsi intorno a me.
    "Vedi," cominciò la leonessa, "tutto ciò che il sole illumina, fa parte di questo Regno."
    Avevo già sentito quelle parole, ma il concetto sembrava veramente concreto, in quel secondo: le terre d'Africa e il Serengeti sembravano estendersi ai confini del mondo e oltre; era un pensiero opprimente e terribile: un Regno così immenso! Chi poteva dominare su una simile distesa? Il paese era caduto in rovina, e ciò poteva essere possibile solo se i capi della nazione avessero sottovalutato la gravità della situazione, o sopravvalutato le loro capacità: sospettavo che Scar fosse caduto in entrambi gli errori.
    "Un tempo non era così!" mormorò Sarabi, fattasi triste. "Un tempo era tutto molto diverso, e le mandrie prosperavano!"
    "Tutto come doveva essere!" esclamai, e per un secondo vidi la piana verdeggiante, con il fiume ricco, gli alberi e le varie mandrie selvatiche che caratterizzano quei luoghi;
    "Tutto come rientra nell'Ordine naturale delle cose!"
    "Vuoi dire il Grande Cerchio della Vita?"
    "Esattamente, mia signora!"
    Il Cerchio della Vita... questa espressione era comune dei popoli antichi: chissà da quanto tempo i leoni dominavano nel cuore della Cunabula Mundi?

    Rimanemmo sulla vetta per pochi minuti ancora, giusto il tempo di riprendermi dall'emozione, per poi scendere; le leonesse al pianoro ci accolsero con un sorriso: sapevano cosa Sarabi mi avesse mostrato, e mi circondarono, fissandomi con occhi buoni: le loro cucciole, vinto l'iniziale timore, si avvicinarono a me: erano tre in tutto, e tutte sui sei mesi circa; una aveva gli occhi color dell'erba, il pelo aranciato e un singolare ciuffetto sulla fronte; la seconda aveva il pelo color caffé, e gli occhi dorati; l'ultima, la più remissiva del gruppetto, mi colpì in particolare: aveva gli occhi di un'azzurro intenso, e la pelliccia di un biondo rosato a dir poco unico; era incredibilmente graziosa e di bell'aspetto.
    "Amiche!" esclamò Sarabi, attirando l'attenzione, "accogliamo il nostro nuovo elemento!" e detto fatto, mi battezzò con un secondo nome; così come Meethu mi aveva chiamato Vagabondo, e Scar mi aveva chiamato ragazzo, ella mi chiamò Giovane: "Kijana!"
    Fu così che ebbi il mio nuovo nome: Kikao Kijana, il Giovane Vagabondo.
    E sulle note del loro canto di guerra, partimmo per la caccia:

    Ha Ay Heia! Heia! Heia!
    We baba zyngela! Syozyngela baba!


    Questo Swahili sobrio si tradurrebbe così:
    "Hey, padre! Andiamo a caccia!"

    Era semplicemente sconvolgente: evidentemente ero stato partecipe di un'antico mistero della Rupe, o chissà cos'altro... in ogni caso: sentivo in me un fervore improvviso, come un potere ancestrale che ribolliva nelle mie vene, come un fuoco distruttivo che travolge ogni cosa; con la sensazione terribile di essere diventato una vera bestia della Savana, misi mano alla scure, e seguii le cacciatrici.
    Continua...

    Lasciate qui i vostri commenti, grazie!
    A proposito, ecco la scure dell'eremita.

    RR1094_4j7fzms4czb2

    Edited by Gaoh - 2/9/2015, 17:07
     
    .
  2. Pridelands98
     
    .

    User deleted


    Bellissimissimo come sempre Gaoh! E così l'Erimità ha avuto il suo nuovo nome completo: Kiako Kijana ^^ però ^^
    Ora voglio vedere come se la caverà in una battuta di caccia con le leonesse, e sopratutto che fine farà il piccolo Meethu... ^^
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    Eccomi, pronto al post.

    Capitolo 11: L'Arte della Caccia
    La caccia è una cosa seria: nei tempi antichi i signori e i nobili che partecipavano alle battute nella stagione autunnale, vedevano la cosa come uno sport, anzi un sollazzo; ma per noi eremiti le cose stanno diversamente - e sapevo che per quelle predatrici valeva la stessa regola - poiché campiamo per la maggior parte di queste azioni: per i miei pari il successo è vitale, e il minimo errore può costare più di quanto si possa immaginare.
    Nell'avanzare, intesi i nomi delle leonesse che mi scortavano: Sarabi, la vigorosa bruna era a capo della nostra incursione, e a giudicarne l'aspetto, era la più anziana del gruppo, assieme a Shentani, dalla peluria di un giallo fumoso; Sarafina era la bella dalla pelle color del grano, e Nyota, che le stava sempre appresso, aveva una peluria color nocciola, e uno sguardo mite; le ultime tre erano più giovani: le gemelle Kima e Kora, che si differenziavano solo per gli occhi, verdi per l'una, azzurri per l'altra; infine Mizali, che avevo scoperto essere sorella acquisita di Zira, sembrava focalizzata sull'unico obiettivo comune, e non profferiva sillabe di sorta.
    Non era un granché come presentazione, ma almeno avevo nomi su cui basarmi.

    Ci muovemmo rapidi nell'erba: io per mia parte, camminavo in fondo, chiudendo la marcia; le cucciole che ci seguivano per la lezione, a giudicare dall'occhio vispo e intelligente, comprendevano l'importanza di ciò che stava per accadere di lì a poco.

    Ci fermammo solo arrivati presso una grossa roccia, abbastanza grande da schermarci tutti. Fu lì, che Sarabi ruppe il silenzio:
    "Per insegnare alle piccole il nostro compito ci divideremo: Sarafina, prendi Nyota e tua figlia, dirigetevi a nord, e cominciate a setacciare; le due leonesse e la graziosa leoncina dagli occhi azzurri si dileguarono.
    "Voi, Kima e Kora, andate con Shentani, e portate Kula alla pozza d'acqua: prego che abbiate fortuna..."
    Con un cenno deciso del capo, le cacciatrici e la leoncina color caffé partirono.
    Restavamo solo io, Mizali e Sarabi.
    "In quanto a noi tre" concluse, "ci dirigeremo a est: Tama verrà con noi!"
    La piccola dal ciuffetto sbarazzino si mise in mezzo: "Viene anche lui con noi?" domandò remissiva, riferendosi a me. "Naturale, piccina!" disse amorevolmente l'anziana, sorridendo serena.
    "Se vale anche solo la metà di quello che Scar sostiene ci sarà di grande aiuto!"
    "Ma tu" chiesi io, serio, "ti fidi di colui?"
    Lei si fece triste in volto. "No, non mi fido... ma lui è il Re, e dobbiamo rassegnarci."
    La povera femmina era visibilmente traumatizzata: decisi di non prolungare il suo tormento.
    "Syozyngela!" le ricordai, e il suo aspetto tornò fiducioso e feroce.
    "Dirigiamoci a est!"
    Con rapidità ci siamo mossi verso oriente: il sole non era ancora troppo alto; dovevano essere le dieci e tre quarti.

    Ora, la ricerca di prede in periodo di carestia è difficile come la ricerca d'acqua nel deserto: a meno che non si viva presso le sponde benedette del Nilo, la vita degli umani è a repentaglio; rade sono le oasi e le risorgive nel Sahara e nel Namib, e numerosi sono i laghi salati che non placano la sete, ma piuttosto la intensificano.
    Noi eremiti, seppure abituati a stenti e malattie, ci preoccupiamo in situazioni gravose come le traversate delle contrade più aspre della Terra, e comprendiamo queste difficoltà; ovunque si chieda, chiunque può affermare la cocciutaggine degli eremiti, la nostra follia e la nostra tendenza a compiere imprese che verrebbero definite solo impossibili dalla gente comune.
    La nostra vita non la riteniamo importante, poiché il nostro obiettivo è la comprensione della verità, e l'unico modo che conosciamo per raggiungere il bersaglio prefissato, è affrontare tutte le sfide offerteci dall'esistenza su questo pianeta.
    Per questo avevo acconsentito a scortare e sostenere le cacciatrici nella battuta.

    A un cenno di Sarabi mi fermai: "Giù!"
    Senza far sussurro, mi buttai a terra, cadendo in ginocchio: avevo visto bene, era una zebra; era sola, e cercava ancora qualche tenero fiore tra le erbe alte: ci eravamo allontanati di almeno tre miglia dalla Rupe, e ancora di più dalla grotta dove si trovava Meethu.
    Confesso che ero estremamente preoccupato: dovevo trovare il modo di tornare da lui.
    Sarabi puntò gli occhi sulla zebra.
    "E' poco più di una cucciola, deve essersi perduta; in un altro momento l'avremmo risparmiata, ma purtroppo il caso ci costringe! Lo comprendi Kijana?"
    Comprendevo, eccome se comprendevo: uccidere non è mai piacevole, anche se necessario per nutrirsi; quanti animali avevo ammazzato per quell'unico, eterno motivo? In undici anni saranno stati a decine, se non a centinaia... in tutto quel tempo, almeno avevo avuto il buon gusto di non tenerne conto... mi limitai a sospirare, e ad annuire: tuttavia avevamo un problema.
    "L'erba non è alta a sufficienza per nascondermi, e lei si muove veloce nella fuga: per garantirci il successo della cattura, avrò bisogno di voi tutte!"
    "Ti ascoltiamo" mormorò Mizali, senza togliere gli occhi di dosso alla preda.
    Il piano che proponevo era rischioso, e poteva fallire, ma era l'unico modo. "Dovete attaccare da est!"
    "Ma così staremo sotto vento!" esclamò Sarabi.
    "Ci fiuterà prima ancora di aver fatto tutto il giro!"
    "Dovete spingerla verso nord, all'albero storto che vedete, e li aspetterò io: guardate a nord, e vedrete che laggiù, l'erba è più alta, e sarà lì, che io aspetterò per sferrarle un colpo mortale!"
    "C'è il rischio che ti veda!" protestò Mizali, guardandomi fisso.
    "Non mi vedrà, te lo prometto!" replicai deciso.
    E con passo furtivo, scivolai verso nord.

    Una virtù peculiare di noi eremiti, è riuscire a mantenere un basso profilo in ogni circostanza: l'avrei mantenuto anche quel giorno; la certezza che non avrei fallito mi sosteneva. Tra me e me sussurravo, come se parlassi al vento:
    "Vieni ombra suprema, che di tutto sei la metà: nascondimi come già molte volte in passato!"

    Scivolando al pari di un serpente, poggiavo i polpastrelli sulla terra, saggiando le pietre e il suolo, facendo attenzione a non commettere il minimo fallo; seguendo il percorso, mi portai a nord, davanti alla zebra: non poteva pesare più di 80 chili, era proprio giovane... mi si strinse il cuore, all'idea di doverlo fare, ma purtroppo...

    Sarabi e Mizali giunsero sotto vento, avvicinandosi ai due fianchi della zebra: subito la piccola si accorse della loro presenza, e cominciò a correre verso nord, mentre le due la costringevano in una fuga in linea retta, verso la zona bersaglio.
    Come fu a cinque metri da me, sguainai la scure e con un urlo bestiale, balzando in avanti, a due mani impugnai la lama terribile, menando un fendente che andò a infossarsi nel petto della bestia, con un macabro scricchiolio di ossa: subito sprizzò il sangue, macchiandomi le mani e il lato destro della camicia.
    Mi afflosciai a terra, stremato nello sforzo, le braccia contuse per il contraccolpo, come se fossero state travolte da una McLaren in corsa; Mizali mi sorvolò con un balzò e fu sulla preda: stava per azzannarle il collo, quando si rese conto che la zebra era già morta.
    Quando ebbi forza per muovervi, guardai: il mio colpo aveva squarciato il petto della bestia dal centro appena sopra al diaframma, e su fino alla spalla sinistra, e grondava sangue, il cui odore appestava l'aria malsana. Era uno spettacolo terribile, e distolsi lo sguardo, mormorando silenziosamente: "Perdonami... Che il tuo spirito riposi in pace!"
    Mi ripresi quando Sarabi cominciò a ripulire leccare il sangue dalla mia mano: mi fece trasalire appena, ma era una sensazione calda, e molto piacevole.
    "Non avresti potuto eseguire quel colpo con maggiore destrezza!" mormorò compiaciuta.
    Si leccò le zanne insanguinate, e sorrise: "Sei stato bravo, Kijana!"
    "Per tua bontà!" risposi io, chinando rispettosamente la testa.
    "Vieni!" aggiunse, presentandomi la carogna insanguinata: "A te: spetta il primo morso!"
    Mi ricordai improvvisamente di Meethu, scomparso dalla mia mente nella caotica sequenza, e mi alzai improvvisamente.
    "O no! Non potrei mai! Mi sono ricordato di avere delle faccende da sbrigare, devo involarmi!"
    Sarabi, basita cercò di fermarmi: "Aspetta! Dove vai?"
    "Alla mia grotta! Lasciò a voi gli onori del pasto! Io devo proprio andare!"
    Stavo già correndo, quando udii la voce argentina della piccola Tama che mi chiamava.
    "Ti rivedremo ancora?"
    Da stressato com'ero mi misi a correre sul posto, e gridai: "Dite al Re che mi ripresenterò domani mattina!" E riprendendo a correre, conclusi: "E ditegli che sarò sempre disponibile quando lo vorrà!"

    Con tutte le forze che mi restavano, corsi verso la grotta: sentivo di essere nei guai fino al collo; se Meethu non mi aveva visto tornare, di sicuro si stava preoccupando per me, e se si fosse avventurato di fuori, che ne sarebbe stato di lui? Non avrei potuto mai perdonare me stesso se gli fosse accaduto qualcosa!
    Nonostante i miei sforzi, arrivai a destinazione solo nella prima serata.

    La grotta era rimasta intoccata, e il mio piccolo ospite dormiva: mi inginocchiai accanto a lui e carezzai la lucida pelliccia beige. Al mio tocco si risvegliò: "Kikao..."
    "Ti ho fatto aspettare, ma sono tornato!"
    "Hai visto la mia mamma?" domandò lui, ancora assonnato. Io rimasi di stucco: le leonesse tutte mi erano passate dinnanzi agli occhi e tra di esse, senza alcun dubbio, la madre sconsolata del leoncino...
    Ci mancò un ette che non imprecassi: come avevo potuto essere così stupido? Una simile mancanza da parte mia era inconcepibile!
    Che fosse Sarabi, o magari Nyota? Come potevo dirlo? Non lo avevo chiesto! Troppe cose avvenute in un giorno solo! E anche se avessi chiesto, c'era il rischio che Scar venisse a sapere della verità! A quel punto Meethu non avrebbe avuto speranza! No! Dovevo tenerlo al sicuro, e trovare la leonessa che lui chiamava con quel dolce appellativo, senza destare sospetti.
    "Forse l'ho vista!" risposi: tra le leonesse, di certo si nascondeva la misteriosa, e mi ripromisi di trovarla. Meethu aveva affermato di avere una sorella: delle tre, una era sicuramente quella. Trovata lei, avrei posto fine al dolore del leoncino, e avrei ricostituito una famiglia!
    Non feci parola della battuta di caccia, ma preparai le siringhe per la cena di Meethu, e arrostii la carne; devo averne mangiata parecchia, da quanto ero affamato quella sera: ancora un po' e la gamba di gazzella sarebbe stata ridotta a un osso.
    Come ebbi ingoiato l'ultimo bocconde di carne, caddi come morto, e mi addormentai.
    Continua...

    Lasciate qui i vostri commenti.


    Edited by Gaoh - 24/12/2015, 02:42
     
    .
  4. Pridelands98
     
    .

    User deleted


    Grande Gaoh! Bellissimo, come sempre! ^^
    Cavolo, Kijana è stato incredibile nella caccia (povera zebra :( ) Ma almeno ora le leonesse di Sarabi hanno avuto successo ,chissà cosa dirà Scar...
    E sopratutto non vedo l'ora di sapere come Kiako Kijana saprà che Meethu è figlio di Sarafina!
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    Eccomi pronto per un nuovo post.

    Capitolo 12 a: Rapporto mattutino
    Così è, così è stato.
    La notte passata nella grotta fu incredibilmente salubre per me. Il tocco del muso di Meethu mi svegliò che il sole era appena sorto.
    "Sveglia Kikao!" esclamò il mio piccolo ospite; a stento riuscii ad alzarmi. "Buongiorno, Meethu; dormito bene?"
    "Sì! Mi sento benissimo!" ribatté lui tutto contento: balzò diritto tra le mie braccia, per lasciarsi coccolare; mi sfuggì un risolino.
    "Sembri di umore particolarmente zuccherino stamane!"
    "Perché sono felice!" rispose lui.
    La sua ingenuità era davvero meravigliosa: nonostante fosse sopravvissuto a un rischio immenso, non aveva perso nulla della sua infantile spensieratezza.
    Gli presentai la siringa per farlo bere; mentre lo dondolavo dolcemente tra le braccia, uscii dalla grotta: mi meravigliai di come il cielo fosse terso; non c'era una nuvola, neanche a pagarla: l'aria era straordinariamente secca, e cominciava a fare caldo.
    Meethu sospirò, annusando curioso. "Che sole!"
    "Già!" ammisi. "E' innaturale: la stagione delle pioggie è ancora in corso: eppure non è caduta neanche una goccia di pioggia! Non lo trovi strano?"
    "Tanto!" sospirò il leoncino, facendosi triste. "Mamma mi ha detto che le pioggie vengono e se ne vanno; ma quest'anno non sono ancora venute! Pensi che siano stanche?"
    "Ah, Meethu, la pioggia è qualcosa di semplice e complesso che non obbedisce ai nostri comandi: essa viene quando se la sente, e va quando ne ha voglia! La siccità che si è instaurata in queste terre, non è più rara come lo era in passato: molto lo si deve alle azioni degli uomini; essi non se ne rendono conto, ma facendo ciò che definiscono come il Bene Comune, non fanno altro che arrecare danni maggiori al mondo!"
    Meethu tremò come spaventato: "Gli uomini sono cattivi?"
    "Non tutti!" dissi io, freddo e distaccato. "Alcuni, anzi molti, troppi lo sono, è certo... ma non tutti! Purtroppo vi sono uomini che con le intenzioni migliori causano i danni peggiori!"
    Il piccolo sospirò. "E' bello sapere che il sole continua a splendere!"
    Io guardai il cielo e l'alba; e sorrisi: "Hai ragione!"
    Lo riportai nella grotta e preparai nuovamente le siringhe, prima di rosicchiare quel poco di carne cruda che rimaneva sulla zampa della gazzella: "Presto dovrò procurarmi qualcos'altro" pensavo inquieto.
    Alzandomi, tornai all'aperto: "Ora devo tornare alla Rupe: il Re mi starà aspettando! Tu rimani nascosto, daccordo?"
    "Certo!" esclamò lui sorridendo.
    "Tornerò stasera, o al limite domani, se avrò qualche impegno, te lo prometto!"
    "Va bene! A presto!"
    Non sembrava minimamente turbato all'idea di restare solo.
    Quest'unico fattore, mi rassicurò: non poteva accadere nulla di sbagliato.

    E così, mi misi in marcia verso la Rupe dei Re; l'aria secca era l'ideale per decongestionare le vie respiratorie: non che io fossi raffreddato, anzi.
    L'immenso castello non cessava di stupirmi: ogni volta che lo vedevo, era come se fosse la prima volta, ma almeno mii ero ricordato di portare l'arco e le freccie.
    Sarabi e le sue leonesse, come mi videro, corsero a circondarmi.
    "Kijana!" esclamarono Sarafina e Mizali, facendo le fusa sulle mie ginocchia.
    "Signore, vi prego!" esclamai imbarazzato. "Tutto questo entusiasmo mi sconcerta!"
    "Sanno che hai consegnato spontaneamente la preda che tu hai catturato!" Sarabi giunse assieme a Kima, Kora e le leoncine più piccole; Nyota non c'era e dedussi che doveva essere andata con le cacciatrici scelte del Re.
    Le piccole - Tama, Kula e la graziosetta dagli occhi azzurri - si avvicinarono per guardarmi bene: sfoggiavano tutte lo stesso adorabile sorriso: si accostarono alle mie mani per lasciarsi accarezzare, come gattine affettuose, e nuovamente mi sfuggì un riso imbarazzato.
    Sarabi sorrise: "La tua venuta in queste Terre è stata una benedizione, Kijana! Potresti essere davvero ciò di cui questo branco ha bisogno!"
    "Troppo onore, davvero!"
    "Sul serio" disse Sarafina, guardandomi negli occhi, "hai fatto da solo, più di quanto abbiamo fatto noi tutte in tre lune, da quando Scar è salito al potere!"
    Tre mesi? Non tornava: Scar era piuttosto maturo per essere salito al trono da soli tre mesi; possibile che fosse solo un senzaterra giunto in quel luogo e avesse spodestato il vero Re in una prova di forza? Dalla sua costituzione non pareva molto forte, e di certo basava il suo potere sulla sua intelligenza; da ciò avevo denotato la sua grande astuzia.

    I miei pensieri vennero interrotti da un ringhio: era Banzai, una delle iene. "Sei quà, finalmente! Il Re vuole vederti! Presto, sbrigati!"
    Le leonesse erano infastidite dalla sua intromissione, ma io subito le placai. "Arrivo subito!" E salii la scalinata di pietra.
    Il Re era sull'orlo della sporgenza a osservare i suoi domini; pareva non accorgersi della mia presenza: mi avvicinai e ruppi il silenzio: "Come promesso, sire, eccomi quà!"
    Mi rispose solo il silenzio.
    "Non mi avevate fatto chiamare?"
    Ancora silenzio: era irritante da parte sua; con un sospiro, mi inginocchiai all'uso dei cavalieri templari.
    "Vostra Maestà!" chiamai ad alta voce. Finalmente Scar si voltò, un ghigno soddisfatto stampato in faccia.
    "Bene! Eccoti qui... Kijana!" Su quel nome poggiò tutta l'ironia di questo mondo. "Presumo che per te, un nome valga l'altro, non è così?" Si avvicinò fino a essere oltraggiosamente vicino a me. "Perché mai dovresti tenermi nascosto il tuo nome, Ragazzo?"
    Gli risposi con il silenzio: la voglia che avevo di mettergli le mani addosso e strangolarlo era tale da farmi prudere le dita, ma mi trattenni; dovevo sapere di più sul suo conto.
    "Avevo detto che sarei tornato!"
    "E ne sono lieto, ragazzo mio!" rise il Re. "Poiché Zazu è momentaneamente inagibile, pensavo di chiederti come vanno le cose nel Regno!"
    "Io?" domandai sbalordito.
    "Tu, naturalmente!" ribatté lui divertito al limite. "Vorrei che facessi il rapporto!"
    Io balzai in piedi: ero perplesso. "Non avete detto forse che tutto ciò che avviene nel Regno, voi lo sapete? O forse avete mentito?"
    Scar rise fragorosamente. "Ho bisogno di molti occhi per vedere, e tu sei un'entità libera: che sta al di fuori dei miei ordini! Chi meglio di te, può riferire tutto ciò che avviene?"
    Sentivo che stavo per esplodere dalla rabbia di fronte a tanta arroganza: "Se sono al di là dei vostri ordini, sire... come vi aspettate che io li esegua?"
    "Sei entrato nelle Terre del Branco, non dimenticarlo!" rispose, in tono quasi canzonatorio. "Sei sotto la mia giurisdizione, adesso! Qualora tu non obbedissi, non avrei altra scelta se non condannarti all'esilio!"
    "E qualora l'esilio mi paresse sconveniente?" replicai, cercando di tenergli testa.
    "Verresti giudicato come traditore e condannato a morte!" concluse lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo. "Il tuo rapporto, Kijana!"
    Ero quasi al colmo; deglutii la mia rabbia, e cominciai a parlare.
    "Il fiume è ancora in secca, e le mandrie sono ancora distanti; la mancanza di precipitazioni sta gettando questa terra nel panico; ieri verso il crepuscolo si sono avvertiti degli squilibri nell'aria! Ritengo che voi dobbiate fare qualcosa, signore!"
    Scar la prese - o finse di prenderla - nel modo più serio. "E' tutto? Null'altro?"
    Sbalordito, risposi: "Null'altro!"
    Era inconcepibile: era come se non gli importasse nulla del Regno; quell'essere teneva solo al suo benessere! Per lui, la responsabilità di governare un paese, sembrava qualcosa di poco conto. Più tempo passavo davanti a lui, più lo riconoscevo crudele e spietato; piansi la sorte del precedente sovrano, chiunque egli fosse, comprendendo che non poteva essere peggiore di lui.
    "Se non avete altre richieste, io me ne andrei!" E feci per scendere; la voce di Scar mi fermò:
    "Solo un'ultima cosa!" Lo fissai sospettoso da sopra la spalla.
    "Se volessi prendere parte alla mia gioia, sarò ben felice di accoglierti: presto nascerà il mio erede, e la tua presenza sarebbe di buon auspicio per il futuro!"
    "Gradireste la mia presenza, dite? Non è che piuttosto, la esigerete?"
    E di nuovo, il Re scoppiò a ridere, come se avessi detto una battuta di pessimo gusto. "Non essere sciocco, via! Io dico sul serio, e ci terrei anche che continuassi l'operato con le cacciatrici! Non ti dispiace, vero?"
    Non replicai: la caccia era l'unico modo in cui potevo sfamare me stesso e, presto, l'unico modo in cui avrei potuto nutrire Meethu. Scesi dalla Rupe, e mi misi a camminare: Sarabi vide che mi stavo allontanando, e si avvicinò a me: "E' la nostra giornata di riposo, vuoi che ti accompagni?"
    Io la guardai: era un volto incredibilmente sereno, anche se in realtà doveva essere un muso inespressivo e ignaro; solo grazie all'anello magico riuscivo a comprendere la bellezza di quel sorriso, e a mia volta, risposi sorridendo.
    "Ben volentieri!"
    E insieme, ci incamminammo verso il canyon lì vicino.
    Continua...

    Prego, lasciate qui i vostri commenti.


    Edited by Gaoh - 16/9/2015, 12:53
     
    .
  6. Pridelands98
     
    .

    User deleted


    Grandissimo Gaoh! Che *censura* che è Scar! Spero che Kiako Kijana si ribelli a lui e lo uccida! E caspiterina, chissà cosa farà il nostro protagonista quando saprà che Scar è salito al potere, perché ha ucciso Mufasa!
    Ma con l'arrivo dell'Eremità, Nala partirà comunque e troverà Simba?!
    Se si, non vedo l'ora! ^^
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    CITAZIONE
    Grandissimo Gaoh! Che *censura* che è Scar! Spero che Kiako Kijana si ribelli a lui e lo uccida! E caspiterina, chissà cosa farà il nostro protagonista quando saprà che Scar è salito al potere, perché ha ucciso Mufasa!
    Ma con l'arrivo dell'Eremità, Nala partirà comunque e troverà Simba?!
    Se si, non vedo l'ora! ^^

    Avrai tutte le risposte che cerchi. Ma per ora tira i freni, ci sarà tempo per tutto quanto!
    Spero solo di ricevere commenti anche da altri utenti.

    Post serale!

    Capitolo 12 b: La storia di Sarabi
    Dal mio arrivo nelle Terre del Branco erano passati appena tre giorni, e già mi sentivo come se da sempre avessi fatto parte di quella terra magica: la Cunabula Mundi poteva effettivamente contenere, tra i suoi misteri e le sue leggende, la risposta che stavo cercando.
    Fatto sta, che quel giorno, verso le undici antimeridiane, Sarabi ed io stavamo passeggiando sul lungo sentiero, lungo il bordo del canyon: questa gola, la cui lunghezza superava le tre miglia di lunghezza, con un'ampiezza che andava dai quaranta metri a monte, dove si trovavano i pascoli rialzati, ai settanta, massimo ottanta metri della gola principale, con vari anfratti minori, tane dei roditori e degli insetti, era di una magnifica fattura; il fondo piatto faceva supporre che non si fosse creata grazie al lavoro millenario di un fiume, ma probabilmente da un terremoto, o da uno smottamento: possibile che fossimo nei pressi di una faglia tettonica?
    Osservando in basso, notai che dovevamo essere ad un'altezza di almeno cinquanta metri dal suolo: chiunque fosse caduto in quel baratro sarebbe perito di sicuro! Un vero capolavoro della geologia.
    Notai che Sarabi osservava malinconica l'arida gola: sembrava prossima alle lacrime.
    "Che cosa c'è?" Le chiesi sollecito. "Niente, niente!" Mormorò lei, tutt'altro che convincente. "E' solo questo posto!"
    "Qualche brutto ricordo?"
    Per tutta risposta, Sarabi imboccò una stradina che scendeva come una rozza scala a gradoni, nel fondo della gola; la seguii: a ogni salto sentivo le ginocchia che protestavano; certo, solo i leoni che sanno ammortizzare gli atterraggi in piedi come nessun'altro, possono compiere simili acrobazie, e perciò, mi lasciai scivolare.
    La nostra attenzione fu subito colta da un grosso albero che spuntava proprio in mezzo al passaggio: era stato quasi sradicato del tutto, e il fusto era spezzato a metà, come se vi fosse caduto sopra qualcosa di pesante; improvvisamente mi fermai: avevo sentito l'odore della morte in quel luogo, e rabbrividii.
    Sapevo, nel profondo del mio essere, che qualcuno era morto, cadendo dal bordo, piombando sull'albero: che fine orribile, pensai. Ci mancò poco che non mi paralizzassi.
    Sarabi si era seduta di fianco all'albero, e stava piangendo.
    Subito accorsi presso di lei: "Sarabi! Che cosa ti succede?" domandai sollecito; subito capii che quel canyon conteneva un ricordo doloroso. "E' questo posto, non è vero? Non saremmo dovuti venire qui..."
    "Io dovevo venire!" rispose lei attraverso il velo del pianto. "Solo in questo luogo posso sfogare il mio dolore! Sai cosa vuol dire perdere coloro che ami, Kijana?"
    Questa domanda mi lasciò basito: tuttavia riuscii a rispondere. "Io sono capace di provare affetto, sì... tuttavia l'eterno sentimento che tutto percuote mi è precluso! Della mia famiglia ricordo ben poco, e poiché li ho persi in giovane età, non posso affermare di sapere cosa si prova...mi dispiace."
    Lo dissi così, freddo e senza sentimento; Sarabi mi guardò confusa.
    "Tu non sai cosa significa amare?"
    "Oh, io so bene" dissi, trafitto dal dolore, "che cosa vuol dire... ma non sono capace di provare quel sentimento, vero com'è vero che non riesco nemmeno a pronunciarne il nome."
    "Non sei capace di dire 'amore'?" Sarabi era sconvolta.
    "No" risposi, cadendo in ginocchio di fronte all'albero, "tuttavia comprendo i valori dell'amicizia"
    Sollevando la testa, osservai il terreno. "Chi è caduto?"
    Sarabi rimase zitta, immobile, scossa dai singhiozzi; credevo che non avrebbe aperto bocca, e stavo per rialzarmi, odiandomi per averla fatta soffrire, quando lei pronunciò in un sussurro:
    "Mufasa"

    Ella mi parlò di questo nobile: "Era il figlio del Re Ahadi e della Regina Uru, tra i migliori sovrani che questo Regno ricordi..."
    "Nobili d'animo come di nome senza dubbio!" affermai.
    "Assolutamente!" rispose lei, trattenendo le lacrime a stento. "Avevano due figli, sai? Li amavano con tutto il cuore: uno di essi, il primogenito, era Mufasa!"
    "Anch'egli uno spirito nobile!" Sentivo una tale tranquillità di fronte a quel nome; di sicuro era un'emblema di saggezza e un rappresentante degno del popolo dei leoni. Ma non potevo evitare di chiedere.
    "E chi era l'altro fratello?"
    Ora come ora, vorrei non averglielo mai chiesto: la sua risposta mi sconvolse.

    "Scar."

    Immaginatevi la mia reazione: balzai in piedi, sguainai la scure, e menai un fendente al suolo, lasciando un profondo solco, urlando in maniera animalesca: "LUI! Come può essere!? Un vile del suo stampo, il fratello di un Vero Re!? Per Giove e Saturno, Sarabi, io non lo credo!!"
    "Ti prego, Kijana, calmati!" disse Sarabi, angosciata dalla mia reazione.
    "Ti assicuro" sibilai, stringendo con forza il manico della scure, "da come mi ha parlato quella vespa maledetta, ti giuro che avrei voluto... !"
    "Kijana!" esclamò lei con forza rabbiosa, "Questa collera non si addice a uno come te! Ti ordino di calmarti!"
    L'autorità con cui mi intimò la calma mi colpì abbastanza da zittirmi: con grossi respiri caddi nuovamente in ginocchio. Stava di nuovo piangendo.
    "Non sai come ho preso la notizia della sua morte! Amavo Mufasa, più della mia stessa vita: lui era tutto per me! Il mio compagno... il padre di mio figlio... !" con un grido strozzato, si accasciò al suolo, dando in un violento scoppio di pianto.
    Ero rimasto incantato: se ciò che aveva detto era vero - e io sapevo che lo era - poteva voler dire solo...
    "Il tuo compagno? Tu... Sarabi?" Questa verità mi colpì come un macigno:
    "Tu sei la Regina della Rupe!?"
    "Lo ero," rispose lei, calmandosi, "prima che lui morisse!"
    "E avete avuto un figlio?" insistetti. "Un principe ereditario?"
    "Anche lui è morto" disse la Regina, con voce roca per il dolore: versava lacrime a fiumi. "Si chiamava Simba!"
    "Giusto cielo!" esclamai, artigliandomi la testa. Quanta sofferenza doveva aver provato! Ed era accaduto da tre mesi appena! Io ero ancora ad Alessandria quando ciò era accaduto! L'orrore che sentivo mi pervadeva.
    "Ohimé!" esclamai, cadendo come privo di sensi. Lei piangeva, e io fissavo il cielo vuoto. Restammo in quella posizione per alcuni minuti, prima che io riuscissi di nuovo a parlare: "E dunque, Scar ha subentrato al fratello: senza il Re e il prence ereditario, la corona è passata al membro prossimo della stirpe reale!"
    "Miseri noi!" continuai, dando in uno sfogo disperato: "Se neanche tra i leoni che sono liberi vi è giustizia, dove mai la si potrà trovare?"

    Quando riuscimmo a riprenderci, tornammo alla Rupe dei Re.
    Lungo la via continuavo a porgere a Sarabi le mie scuse.
    "Non serve che ti scusi! E' successo e nessuno può cambiarlo!"
    "Non c'era bisogno che ti dilaniassi dal dolore per spiegarmi una cosa simile!"
    "Solo io potevo spiegartelo, Kijana! Solo così potevi sapere!"
    "Sono stato uno sciocco! Uno sciocco!!"
    "Smettila di accusarti! Non lo sapevi, non c'eri! Non avresti potuto evitarlo!"
    Sarabi sembrava aver riacquisito il suo buonumore. Ero sempre più a disagio.
    "Noi eremiti viviamo per correggere ciò che è ingiusto!"
    "Non vi è ingiustizia nel fatto che Scar sia il Re, ora, per quanto il fatto che abbia introdotto le iene nella Rupe sia riprovevole... Tuttavia è il nostro sovrano, e gli dobbiamo la nostra ubbidienza!" Mi risultava difficile credere a quanto sentivo.
    "Lui teneva a suo fratello?" chiesi per indurla a essere più sincera e schietta; lei non rispose.
    "E Mufasa teneva a lui?" insistetti.
    Sarabi sospirò: "Mufasa era un leone meraviglioso, e per questo mi sono innamorata di lui! Teneva a molte cose, e sento che tenesse molto in considerazione Scar... Gli voleva bene, e so che Mufasa non avrebbe mai voluto vederlo soffrire!"
    "Sia come dici tu..." risposi, non del tutto convinto. Percepivo una forte malizia in Scar, e sospettavo che lui sapesse qualcosa sulla morte del Re; Sarabi mi aveva confessato com'era avvenuto l'incidente: per salvare il piccolo Simba da una mandria di gnu impazziti, aveva sacrificato la propria vita, e nonostante tutto, aveva fallito nel salvare il principe; Scar aveva preso la corona quella notte stessa, e da allora - mi disse Sarabi - le Terre del Branco non erano più state le stesse.

    Come fummo sotto la Rupe, feci per congedarmi, ma lei mi trattenne.
    "Resta a dormire con noi, stanotte!" Io mi imbarazzai:
    "Non vorrei disturbarvi..."
    "Nessun disturbo!" replicò la leonessa con un largo sorriso. "La compagnia di un'amico è sempre benvenuta!" Pensai a Meethu, per poi comprendere che almeno per quella notte non avrebbe avuto bisogno gi me.
    E così, accettai di buon grado l'invito di colei che, ai miei occhi, era ancora la Regina della Rupe.
    Secondo quanto mi aveva detto, avremmo dormito nel pianoro che sta sotto la sporgenza principale, sdraiati come meglio capitava: si stava facendo buio, e le leonesse di Scar erano tornate.
    Tomi, Azari, la madre di Zira, e le due sorelle Spotty e Dotty portavano i resti di pochi piccoli animali. Queste ultime due si dimostrarono taciturne e serie, e in particolar modo scontrose nei miei confronti: due pessimi soggetti, pensavo, senza dubbio.
    Mangiai della carne cruda dal cadavere di una piccola talpa dall'aspetto grassoccio senza lamentarmi: avrei avuto delle ripercussioni secondarie, ma rimasi sereno.
    Dopo pochi morsi, già non ne potevo più: avrei preferito arrostire la carne, ma l'uso del fuoco davanti alle leonesse era poco saggio.
    Dopo un rapido pasto, le leonesse di Scar si ritirarono: fui ben lieto di non dover passare la notte con loro.

    Kima e Kora, le gemelle, andarono a sdraiarsi alla base del pendio, mentre Nyota prendeva la piccola Kula con se' al centro del pianoro; Sarabi, Sarafina e la figlia di quest'ultima - di cui ancora non conoscevo il nome - andarono sul bordo a nord; io, da buon ultimo, posai da un lato arco e frecce, e mi sdraiai sulla parete in fondo; la piccola Tama venne ad accoccolarsi sulle mie gambe, e si addormentò.
    Per lunghi momenti fissai il cielo nebuloso, che a tratti lasciava vedere i gruppi singolari delle stelle, attendendo che il sonno mi colpisse.
    Il ricordo delle parole di Sarabi tornò nella mia mente, e dai miei occhi, lentamente, sgorgò un torrente di lacrime: le lasciai scorrere in silenzio e mi addormentai, mentre il mio cuore straccolmo di pietà, sanguinava di dolore.
    Continua...

    Commossi? Spero di sì!
    Lasciate i vostri commenti!


    Edited by Gaoh - 24/12/2015, 02:54
     
    .
  8. Pridelands98
     
    .

    User deleted


    Bellissimo! Povera Sarabi, raccontata dal suo punto di vista la morte di Mufasa e la scomparsa di Simba sono ancora più tristi :cry:
    Spero che Kijana scopra che ad aver ucciso Mufasa sia stato quel mostro di Scar e gli la faccia pagare :angry:
    Sei il migliore, come sempre Gaoh ;) Complimenti vivissimi, aspetto il prossimo capitolo!

    Edited by Pridelands98 - 13/3/2013, 22:23
     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    Un post prima di pranzo.
    Insolito, ma spero risulti efficace.
    Aspetto i vostri commenti per questa parte.

    Capitolo 13: La voce da oltre le stelle
    E' inutile dire che quella notte non riuscii a dormire, ma devo parlarne, poiché essa si rivelò fondamentale per il futuro che mi attendeva: se ciò non fosse avvenuto, non sarei rimasto in quelle terre per più di quanto mi fossi preposto, e probabilmente nulla di quello che avvenne in seguito sarebbe avvenuto.
    Per questo ne parlerò.
    Dopo mezz'ora rimasto sveglio, assorto com'ero nei miei pensieri, decisi di compiere una passeggiata notturna: ancora non sapevo che mi avrebbe condotto a un passo dalla verità.
    Con delicatezza, appoggiai la piccola Tama sulla roccia, facendo attenzione a non svegliarla. Posso dire di aver avuto fortuna, poiché i leoni hanno il sonno pesante: con rapidi passi, resi silenziosi dalle solette di pelliccia dei miei stivali, scesi giù dal pianoro e tornai al canyon.

    Ebbi qualche consolazione, camminando nella notte africana: a tratti, tra le nuvole, si scorgevano le stelle, rese ancora più belle dall'assoluta mancanza di luce artificiale; talvolta ai docks di Londra, la sera, mi capitava di vedere le stelle nonostante il fumo della città, ma mai così belle e limpide. In lontananza si ergeva un baobab di dimensioni colossali: più piccolo della Rupe, certo, ma non per questo meno impressionante.
    Scivolai nel canyon, ma stavolta, dall'entrata principale, dove si trovavano i pascoli degli gnu, che, a detta di Sarabi, si erano precipitati nella gola da lassù, quando avvenne l'orribile vicenda.
    Come arrivai all'albero spezzato, mi inginocchiai come in chiesa per pregare: mi tolsi dal collo il mio crocifisso, che tenevo sempre nascosto sotto la camicia, e lo appoggiai davanti all'albero; in questa posa, cominciai a parlare alla notte.
    "Requiem aeternam dona eis: dovunque egli sia, che possa trovare la pace!"
    Al ricordo delle parole di Sarabi, non riuscii a trattenere le lacrime, e caddi prostrato: ringraziai che non ci fosse nessuno a vedermi; un'eremita non deve mai permettere a nessuno di vederlo piangere.
    "Tutta questa sofferenza!" esclamai. "Tutte quelle lacrime! Un'anima nobile e una innocente perdute!! Come si è potuti arrivare a questo!?"
    "O mio Dio, abbi pietà!!"

    A lungo versai le mie lacrime, prima di riuscire a ricompormi.
    Fissai il cielo stellato, ed esclamai a gran voce:
    "Il tuo splendore, o Cunabula Mundi, si erge al di sopra di ogni splendore di nazione! Come mai è caduta la tua luce? E' stata strappata dalla cieca mano del Fato, che richiede il compenso della vita con la morte? O eterno equilibrio che tutto decreti e sconvolgi, il male presente nel mondo non basta? Perché anche questa luce è caduta? Possibile che il buio abbia da estendersi fino a non lasciare più neanche una stella in cielo? Possibile che Polaris non debba più irradiare la sua lanterna per i marinai? E che Orion sia destinato a cadere? E tu, Draco Serpens, lascerai che una cupa lama ti mozzi la testa? Costellazioni, voi tutte rispondete: perché una luce tra voi si è spenta?"
    "Cosa devo pensare? A cosa mai dovrò credere!?"

    Per un istante mi sentii terribilmente stupido: stavo parlando al vento, e nessuno poteva sentirmi; ero solo... come lo era Sarabi... come si sentivano tutte le leonesse che di certo, stimavano il Re Mufasa.
    Ero solo... solo e disperato!
    O almeno, così credevo...

    In quel sovrumano silenzio, udii un fruscio, come di vento, e le nuvole si radunarono: segno che stesse arrivando una tempesta? Di genere simili cambiamenti improvvisi del clima si verificano in alta montagna, luogo che funge da parafulmine naturale della Terra, e la cosa mi lasciò perplesso; il vento, intanto, cominciava a fischiare, con fervore sempre crescente, tanto da far male alle orecchie.
    "Chi va là?" urlai al di sopra del vento.
    Un boato improvviso mi strozzò le parole in bocca; un bagliore immenso esplose davanti a me.
    "Sono morto!" esclamai quasi senza accorgermene: caddi con la faccia a terra, mentre una figura possente e luminosa balzava di fronte a me.
    "Questa è la prova" pensai, sconcertato, fuori di me. "Devo essere impazzito!"
    La luce aveva assunto la forma di un quadrumane, con una folta capigliatura; due occhi infuocati mi perforarono da parte a parte: mi sentii come vuotato di tutto il mio essere, di fronte a quella sagoma eterea.
    Una voce sonora e potente rimbomò nella mia testa. "Alzati, uomo!"
    Al suono di quel timbro, le mie gambe, come rianimate si mossero, per farmi rimettere in piedi: la figura lucente si levò con un balzò portandosi sulla scalinata di roccie, a 3 metri sopra di me.
    Lo guardavo esaltato: pareva proprio un leone! Che fosse...
    "Chi siete voi?" esclamai, quasi terrorizzato.
    "Io sono colui che tu credi caduto, giovane uomo!" rispose benevolente il fantasma, o coboldo, o angelo, o qualunque cosa fosse. "Tu piangi la mia morte, sebbene tu non mi abbia mai conosciuto di persona!"
    Mi si sgranarono gli occhi: non poteva essere che lui!
    "Il Re Mufasa!" gridai, cadendo prostrato.
    "Non tributarmi rispetto!" esclamò lui, quasi divertito dalla mia reazione. "Alzati, e guardami bene!"
    Come animato da quell'ordine, mi alzai, e riuscii a vedere attraverso il manto luminoso: aveva una peluria dorata, estremamente pulita e lucente; una folta crinera vermiglia circondava la nobile fronte e i fieri lineamenti; la sua figura imponente e la sua muscolatura denotavano una forza unica in un suo simile: era esattamente come lo avevo immaginato fino a poche ore prima, quando Sarabi mi parlò di lui.
    Ma ciò non spiegava la sua apparizione improvvisa.
    "Che cosa volete?" chiesi, senza riuscire a distogliere lo sguardo da lui.
    "Ci sono molte cose che vorrei..." rispose lui, autorevole ma triste. "Avrei voluto ricordare un'ultima volta a Sarabi che io l'amo con tutto me stesso, e rimpiango di non essere stato accanto a mio fratello quando aveva bisogno di me!"
    "Provate pietà per lui, adunque?"
    Ero sbalordito; da come parlava, sembrava che Scar, ai suoi occhi fosse solo una vittima della sfortuna. "Per quel miserabile che tratta il vostro titolo come un mezzo per i suoi scopi?"
    "Non essere troppo duro con lui, ragazzo mio! Lui non è sempre stato così: è da quando ha ottenuto la sua cicatrice che le tenebre dimorano in lui!"
    "E devo io credervi?" ormai dubitavo perfino dei miei sensi.
    "Il suo nome non è sempre stato Scar" rispose lui, facendomi trasalire. "Un tempo era Taka, il più docile e mite fratello che si potesse desiderare; io credo che sia stata colpa mia, oltre che di mio padre: il fatto che io fossi il primogenito mi ha sempre messo davanti a lui, come un'ostacolo. In tutta la mia vita, fino alla fine, non ho mai compreso quanto ci tenesse all'ammirazione di nostro padre, e la responsabilità che avevo, non mi ha permesso di confortare la sua crescente frustrazione, anche se ne ero in grado: questa colpa è mia, e mia soltanto!"
    Io non credevo alle mie orecchie; tuttavia, le parole di Mufasa non potevano farmi dimenticare l'arroganza di Scar. "Non avete visto che cosa ha fatto? Ha cercato di uccidere un cucciolo innocente per evitare di avere un contendente! Quale sovrano farebbe una cosa del genere per paura di essere spodestato?"
    "Taka è preda della sua oscurità," mi rispose il leone luminoso, "ma nonostante tutto io so che c'è ancora della luce in lui, e per questo sarò sempre disposto a perdonarlo, se lui lo vorrà!"
    "Perdono!?" urlai esterrefatto. "Un vile come lui non merita il perdono!"
    "Sai che non è vero!" ribatté lui, serissimo. "Tutti noi meritiamo il perdono; e tu sei l'unico che può darglielo!"
    "Io!?"
    "Tu! Sarabi ha ragione: il tuo arrivo è stato una benedizione! Se qualcuno può liberare Taka dal suo male, quello sei tu! Solo tu puoi fargli capire l'indegnità di ciò che ha fatto! So che cosa sarà, altrimenti... Io non voglio che soffra per le sue ambizioni! Tu devi liberarlo!"
    Io mi sentivo disperato di fronte alla prospettiva di una simile missione: "E come potrei perdonarlo, se non so cosa ha fatto, a parte quello che già so?"
    "Posso solo sperare che tu riesca a comprendere, quando scoprirai la verità! Ricorda che c'è sempre qualcuno che può rivendicare il titolo di Re! E quando arriverà il momento, tu dovrai essere l'unico in grado di aiutare Taka a capire!"
    A quest'ultima informazione trasalii: "Un nuovo Re! E chi mai?"
    Mufasa non rispose, ma balzò in alto, e sparì dalla mia vista in un fascio di luce.
    "Sire!" urlai, "ASPETTATE!!"
    Ma parlavo al vento.

    Questo è avvenuto, e ne ho parlato, perché è essenziale per ciò che avvenne in seguito: se questo incontro non fosse avvenuto, non sarei rimasto ancora a lungo nel Serengeti, e nulla di ciò che avvenne in seguito sarebbe avvenuto.
    Colmo di domande senza risposta, tornai alla Rupe dei Re.
    Il nostro incontro non era durato a lungo, ma quando giunsi al castello, dovevano essere già le cinque del mattino.
    Continua...

    Scommetto che non vi aspettavate questo incontro, eh? Eh? EH???
    Per oggi, non proseguirò.
    Attendo i vostri commenti. Me li sono meritati per questa parte.


    Edited by Gaoh - 2/10/2015, 15:01
     
    .
  10. Pridelands98
     
    .

    User deleted


    Ma, ma, ma.....
    sei un GRANDE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Mufasa! Siiiiiii!:lol: :lol: :lol: :cry: :cry: :cry:
    Ma Mufasa non mica sopravvissuto, e morto?! Questo era solo il suo spirito,oppure è veramente sopravvissuto?! Vorrei che fosse vivo, ma ho paura di aver capito che era solo il suo spirito! :cry:
    Ed ora Kiako Kijana cosa farà con Scar?
    Sei Un Grande, Gaoh! Un Grande! ;) Aspetto impaziente il seguito!...
     
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Pridelands98 @ 5/3/2013, 15:44) 
    Ma, ma, ma.....
    sei un GRANDE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Mufasa! Siiiiiii!:lol: :lol: :lol: :cry: :cry: :cry:
    Ma Mufasa non mica sopravvissuto, e morto?! Questo era solo il suo spirito,oppure è veramente sopravvissuto?! Vorrei che fosse vivo, ma ho paura di aver capito che era solo il suo spirito! :cry:
    Ed ora Kiako Kijana cosa farà con Scar?
    Sei Un Grande, Gaoh! Un Grande! ;) Aspetto impaziente il seguito!...

    Troppo gentile.
    Sì, hai capito bene, era solo lo spirito del Re.
    Per ora, Kikao resterà buono buonino.
    Se hai letto bene il discorso di Mufasa, noterai cosa gli chiede.
    Tra poco ci sarà un...
    Timeskip dopo che l'eremita incontrerà Nala, e la nascita di Nuka!
     
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    Ok! Post rapidissimo.

    Capitolo 14: Il Potere Incalcolabile dell'Ira
    Ero tornato alla rupe da appena un paio d'ore, ma non mi ero ancora addormentato quando il ruggito di Scar ci convocò tutti.
    Sarabi e le sue leonesse si radunarono assieme a Tomi e le sue cacciatrici: lei era particolarmente robusta, abbastanza da rivaleggiare in potenza con l'ex Regina, ma era decisamente più crudele, e lo si capiva guardandola negli occhi.
    Zira stessa si degnò di presentarsi, e a quanto si poteva intuire dal suo aspetto, non mancava molto al parto: entro la sera, se tutto fosse andato bene, avrebbe dato alla luce il suo piccolo; un'altra seccatura.
    Ci avevo pensato su, e avevo acconsentito con me stesso a partecipare alla presentazione del leoncino: mi sentivo in obbligo; chiunque fosse nato da quei due esseri non sarebbe stato come loro.
    O almeno, così speravo.

    Fui assegnato a una squadra composta da Azari, la madre di Zira, Sarafina e Nyota; Sarabi accompagnò Tomi e Dotty, mentre le altre si divisero in gruppi di due; a sentire il Re, coprendo un'area maggiore avevamo migliori probabilità di successo.

    Fatto sta, che mentre ci dirigevamo a sud per seguire le tracce di qualche mandria, Tomi mi si avvicinò lesta e mi sibilò contro: "Bada bene a ciò che fai, Ragazzo: un solo passo falso e finiremo in fiasco!"
    "Comprendo" risposi, netto netto; questo sembrò farla imbestialire.
    "Ricorda, se falliremo sarà solo per colpa tua, e questo non te lo perdonerò mai!"
    Sentii la mia collera gonfiarsi: chi si credeva di essere, quella serpe? Si riteneva una forma di autorità nelle battute di caccia al punto tale da sputare ordini come se nulla fosse; meritava un gran castigo, e mi ripromisi di parlarne al Re.
    All'avvistamento di alcuni avvoltoi selvatici, cademmo tutti sulle nostre pancie, pronti all'agguato: incoccai una freccia, pronto all'azione.
    "Che stai facendo!?" ringhiò verso di me Tomi, esterrefatta.
    "Sono tre ore che vaghiamo a vuoto" sibilai di rimando. "Almeno qualcosa riuscirò a prendere!"
    Con una torsione del polso, tendetti la corda e scoccai: subito uno dei volatili si afflosciò dall'albero, e gli altri schizzarono via in volo.
    Subito afferrai il pennuto per le zampe, strappai la freccia e la rimisi nella faretra.
    "Bel colpo!" disse Sarfina, complimentandosi; anche Nyota, per quanto scettica si concesse un sorriso.
    "Io dico patetico!" esclamò Tomi, superba. "Un cacciatore usa solo le armi concessegli dalla natura, e lui che fa? Usa strumenti diabolici per qualcosa che non riesce a fare da solo! Mi fate ridere, voi due, a complimentarvi con lui!"
    Nyota ringhiò rabbiosa, soffiandole contro. "Bada a come parli, Tomi!"
    "Altrimenti?" urlò lei, scoppiando a ridere come pazza. "Il Re mi protegge! Io sono la sua migliore cacciatrice, e Zira stessa riconosce il mio valore! Al confronto di questo insulso straniero di competenze inferiori... " si fermò per dare in un secondo scoppio di risa, "Io valgo per cento! AHAHAHAH!!!"

    Era il colmo: sentii la mia ira scoppiare!
    Con un grido inarticolato, lasciai cadere l'avvoltoio a terra, e sguainata una freccia dalla faretra mi scagliai su Tomi: le fui addosso prima che potesse fare qualcosa; con la mano libera - la sinistra - le agguantai il collo, e la schiantai a terra. Nyota balzò indietrò sguainando gli artigli, ma Sarafina urlò terrorizzata: "Kijana! NO!!"
    Io non la sentivo: tenevo stretta la gola di Tomi, mentre lei dibatteva le zampe disperatamente per colpirimi la testa; le puntai la freccia a un millimetro dalla pupilla.
    "Adesso, ascoltami bene, miserabile furfante da quattro soldi che non sei altro!" la mia voce era roca, rabbiosa e irriconoscibile per l'ira terribile che mi percuoteva. "Vedi questa saetta che tengo in mano, vero? Bhé, lascia che ti spiegi una cosa: io recupero sempre le mie frecce dopo l'utilizzo; ciascuna di esse è stata usata decine di volte, per ammazzare innumerevoli prede che tu stessa avresti avuto immense difficoltà a catturare!"
    Ancora un poco e la punta le avrebbe toccato l'iride.
    "Ringrazia il cielo che io so controllare la mia Ira, e sono capace di incanalarla nei miei colpi! Se non avessi l'autocontrollo che undici anni di frustrazioni mi hanno conferito, non saprei controllare la mia Ira, e a quest'ora tu saresti già morta! Lo comprendi, vero?"
    Tomi annuì debolmente, tenendo l'occhio sulla freccia, al punto che stava per diventare strabica.
    Io ripresi con freddezza docile ed eloquenza: "Ora ti lascerò andare, ma ti avverto: se oserai parlare a me, o a Sarabi, o a qualsiasi altra leonessa di questo posto con quel tono arrogante in mia presenza... " sul mio volto si aprì un ghigno terribile. "Giuro che ti strapperò gli occhi e li darò in pasto ai pesci! Hai ben compreso?" Tomi non rispose, da quanto l'avevo terrorizzata.
    "Ho detto, hai ben compreso??" urlai stringendo la presa; un sottile filo di fumo si alzò dalla mia mano, un sinistro crepitio spezzò il silenzio dell'aria, e Tomi cacciò un urlo strozzato: "Brucia" BRUCIA!! BASTA! SMETTILA!! HO CAPITO! HO CAPITO!!!"

    Subito, ma non proprio subito, mollai la presa.
    "Brava cacciatrice!" dissi con voce normale, guardando il mio operato: la presa bruciante della mia mano l'aveva scottata, appena al di sotto della gola; se avessi mantenuto ancora la presa, sarei riuscito ad appiccarle fuoco.
    Poiché questo è il mio potere: dicono che l'Ira ti da un grande potere, ma se le dai corda, ti distruggerà; non stupitevi: io sono l'eccezione che conferma l'eterna regola, la quale dice che a tutto c'è un'eccezione.
    Io so utilizzare la mia Ira a piacimento, e riesco a incanalarla nel mio sangue, scuotendo le particelle molecolari, provocando un aumento della temperatura, financo a causare una piccola conflagrazione.
    Questo, è l'Incalcolabile Potere dell'Ira, potere che credo, nessun'altro al mondo possieda.

    Non volevo ucciderla, ma ero sicuro che avrebbe abbassato la cresta, con me, da quel giorno in avanti.
    La caccia continuò per tutto il resto del primo pomeriggio, ma non riuscimmo a trovare nient'altro. L'avvoltoio che avevo preso, fu la nostra unica preda.
    Tornammo alla Rupe che erano già le quattro, e Tomi andò difilata dal Re. Sapevo di essermi messo nei guai, ma rimasi calmo; mentre la leonessa inviperita e offesa parlava con il Re, mi sedetti, e decapitato l'avvoltoio, mi misi a spennarlo.
    Nel frattempo, tutte le altre leonesse tornarono alla rupe: al mio avvoltoio, si aggiunsero pochi, piccoli animali e un okapi di piccole dimensioni catturato da Dotty e Spotty, ma già mezzo sbranato dalla voracità eterna delle iene; guardandomi intorno, mi sembrava che fossero diventate ancora più numerose di quanto lo fossero al mio arrivo, per quanto ciò fosse possibile.
    Alla vista dell'avvoltoio, una di loro - credo Shenzi o Frja, una delle più anziane - mormorò compiaciuta: "Quello era Shuta, un volto noto nel Cimitero degli elefanti: non gli siamo mai piaciuti! Ma di certo a noi piacerà lui!" e ridacchiò in maniera sinistra.

    Il ruggito di Scar mi invitò alla sua presenza: sapevo che mi stava chiamando.
    Giunto al suo cospetto, rimasi immobile, pensando a ciò che lo spettro di Mufasa mi aveva detto: io ero il solo capace di perdonare Scar - anzi, Taka - per quello che aveva fatto, un crimine di cui non sapevo nulla, e per il quale, Mufasa stesso lo aveva perdonato.
    Non potevo fare a meno di chiedermi di cosa si trattasse.
    "Sei stato molto rude, con Tomi, quest'oggi!" mi disse lui, con fare quasi ironico.
    "Quella leonessa ha meritato questo castigo da parte mia! L'umiltà e il rispetto sono virtù apparentemente sconosciute per lei!"
    "Concordo!" ammise lui, con una vena di amarezza. "Ma ciò non ti da il permesso di aggredire una delle mie cacciatrici migliori! Non sei d'accordo, Zira?"
    La regina mi fissava con uno sguardo di fuoco.
    "Assolutamente, mio caro! Tuttavia, la sua forza è notevole! Ritengo che debba continuare il suo operato, per quanto io non approvi!"
    "Mia signora" risposi, inchinandomi,"vi assicuro che non c'era nessuna malizia nelle mie intenzioni! Sarafina e Nyota possono testimoniare che..."
    "Basta!" mi interruppe il Re, quasi divertito. "Mi dispiace interrompere questa tua descrizione degli eventi, che tra l'altro suppongo sia molto dettagliata e avvincente, ma non dimenticare..."
    "Voi siete il Re!" conclusi io, amareggiato. "E ciò che dite voi è legge!"
    Con un gesto repentino, strappai le cosce dell'avvoltoio.
    "Prendo queste come pagamento per il mio sforzo, e lascio il resto come pegno per la mia mancanza di rispetto! Vi saluto!"
    E gettato il resto del volatile ai piedi del Re, mi voltai, tornai al pianoro.
    Sarabi, Sarafina e la sua cucciola dagli occhi azzurri, mi aspettavano nel fondo.
    Continua...

    A breve arriva il momento atteso...


    Edited by Gaoh - 24/12/2015, 02:57
     
    .
  13. Pridelands98
     
    .

    User deleted


    Bellissima! :angry: Ma chi si crede di essere Tomi da insultare così Kijana
    Ben gli sta! Cavolo mi sarei aspettato uno Scar molto più furioso per il gesto dell'Eremita, ed invece... A meno che non sia un'altra delle sue innumerevoli "reazioni da teatro" ^^
    Chissà quando nascerà Nuka? Grandissimo come sempre Gaoh! ;) Aspetto il seguito!
     
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    Accidentaccio! Temevo di non essere riuscito a postare per l'errore f*****o dei 20 secondi!! Che c**o!!!
    Domando perdono per la volgarità opportunamente censurata!
     
    .
  15.  
    .
    Avatar

    Re Leone

    Group
    Guardia reale
    Posts
    6,102
    Location
    Casa mia

    Status
    Offline
    Complimenti, Gaoh ^^
    La tua storia mi piace moltissimo e diventa, ad ogni capitolo, sempre più avvincente.

    Continua così ;)
     
    .
155 replies since 20/2/2013, 14:49   3211 views
  Share  
.