The Lion and the Wanderer

La mia seconda FF, una storia di amiciza e magia.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Pridelands98
     
    .

    User deleted


    Bellissimo! Complimenti, l'hai descritta benissimo la scena di caccia.
    Ed ora l'Eremità si presta ad affrontare Sarabi! Spero che nessuno dei due si faccia male, anche se dubito...
     
    .
  2. Somoya
     
    .

    User deleted


    mi piace questo capitolo, a quanto vedo l'Eremita è un tosto conoscitore del mondo, e non mi dispiace affatto; apprezzo il fatto che usi i nomi scientifici degli animali, e come descrivi il tutto Gaoh
    però voglio farti notare un piccolo errore
    In ogni caso, avvenne in un bel giorno di sole al porto di Marsiglia, sulla Costa d'Avorio - eh sì, sono stato anche in Francia -
    ovviamente si tratta di un piccolo errore di svista,capita, probabilmente ti riferivi alla Costa Azzurra, nel Sud della Francia, la Côte d'Ivoire è uno stato africano situato tra la Liberia e il Ghana, ma era un ex colonia francese, quindi può capitare di confondersi tra i due luoghi.
    in ogni caso il capitolo nella sua interezza è davvero ben scritto e piacevole a leggerlo, ora aspetto ansiosamente di vedere come se la caverà l'Eremita in questa situazione ^^
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Somoya @ 25/2/2013, 22:01) 
    mi piace questo capitolo, a quanto vedo l'Eremita è un tosto conoscitore del mondo, e non mi dispiace affatto; apprezzo il fatto che usi i nomi scientifici degli animali, e come descrivi il tutto Gaoh
    però voglio farti notare un piccolo errore
    In ogni caso, avvenne in un bel giorno di sole al porto di Marsiglia, sulla Costa d'Avorio - eh sì, sono stato anche in Francia -
    ovviamente si tratta di un piccolo errore di svista,capita, probabilmente ti riferivi alla Costa Azzurra, nel Sud della Francia, la Côte d'Ivoire è uno stato africano situato tra la Liberia e il Ghana, ma era un ex colonia francese, quindi può capitare di confondersi tra i due luoghi.
    in ogni caso il capitolo nella sua interezza è davvero ben scritto e piacevole a leggerlo, ora aspetto ansiosamente di vedere come se la caverà l'Eremita in questa situazione ^^

    OOPS! Rimedio all'istante!!!
     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    Dopo ogni buon pranzo che si rispetti, si è supercaricati!
    Pronto per postare,
    partenza,
    VIA!

    Capitolo 6: Approccio
    "Ecco un muso simpatico!" mi dissi ironicamente; quella leonessa avrebbe potuto fare scempio di me in mille modi diversi. Dovevo mantenere la calma: puntai contro di lei il mio pugno armato di scure, la mano fregiata dall'anello; subito un bagliore irradiò dal mio monile, e parlai con voce calma.
    "Tu non desideri attaccarmi, leonessa!"
    "Perché non dovrei?" ringhiò la mia terribile avversaria. "Sei stato sorpreso a cacciare nelle Terre del Branco senza il nostro permesso, straniero!"
    "Permesso?" replicai sull'istante; "Che, forse necessitano documenti pubblici e autorizzazioni di voi, belve della savana, per sfamare il corpo? Sappilo: non temo la tua forza, per quanto tu possa essere caparbia. Se vuoi la mia carne per sfamarti, non cederò!"
    La leonessa ruggì fragorosamente. "Miserabile! Come osi rivolgerti a me in questo tono?"
    Con un balzo fu su di me: con tutta la mostruosa forza del suo corpo mi travolse, e sentii il fiato morirmi in gola. Parai la scure sul collo della belva, rannicchiando le gambe per impedirle di lacerarmi il ventre: il mio espediente teneva le sue fameliche zanne lontano dal mio collo; avevo qualche possibilità di uscirne vivo.
    Con la sinistra tenevo la scure, e con la destra le sferrai un pugno sul muso deformato dall'ira.
    In un'istante fummo entrambi in piedi a scrutarci.

    "Che cosa vuoi da me?" chiesi, riprendendo fiato e senza lasciare la posizione di guardia.
    Era una creatura possente e magnifica, e se lo scontro si fosse protratto a lungo mi avrebbe ucciso di sicuro: non era come gli avversari umani che avevo sfidato e sconfitto. Lei era l'avversario supremo: contro di lei potevo solo contare su forza e volontà di prevalere.
    Tuttavia, potevo cercare la soluzione diplomatica; per questo avevo posto la mia domanda.
    Essa però, non rispose; disse solo: "Chi sei tu?"
    Con un secondo assaltò tentò di assestarmi una zampata, che schivai balzando indietro. Notai che mi faceva indietreggiare: ancora un po' e sarei caduto, inciampando sulla gazzella, e avrebbe potuto finirmi: astuta...
    Fu allora che compresi:
    "E' questa che vuoi, non è così?" esclamai indicando la mia preda: la leonessa si irrigidì.
    "Ti fai rossa? Avessi indovinato!"
    Risi: una risata incontrollabile. "E dunque una leonessa tua pari si abbassa al livello di un necrofago per avere della carne da masticare?"
    "Taci!" ruggì quella, balzando su di me; portando indietro la gamba feci resistenza, e con un colpo ben calibrato la colpii al muso con il dorso della lama.
    Non le lasciai il tempo di reagire: con un salto le fui sopra, e calai il mio pugno con tutta la forza che avevo, colpendola al sincipite; la terribile felina si accasciò come senza vita.

    Mentre guardavo la mia avversaria sconfitta, meditavo.
    In cuor mio, sentivo di doverla risparmiare, come se fosse stata per me sacra: se l'avessi uccisa le altre leonesse che vivevano in quella zona si sarebbero mobilitate per vendicarla; tuttavia, se l'avessi risparmiata avrebbe potuto riferire l'accaduto, e sarei stato nei guai comunque!
    Che fare?
    Decisi di risparmiarla, e comprendendo quanto soffrisse - a giudicare dal suo aspetto, aveva patito la fame per un pezzo - agii di conseguenza.
    Sono stato generoso, è vero, ma non stupido: strappai un quarto posteriore alla gazzella, e lasciai il resto; si sarebbe svegliata nel giro di pochi minuti, e io le avrei lasciato un piccolo regalo.
    Afferratala per la collottola, la trascinai a fatica fino a farla sdraiare sulla preda mutilata; di più non potevo fare: speravo di riuscire a stabilire un contatto per quanto misero.
    Su quello si basavano le mie speranze per il futuro.

    Tenendo il quarto sanguinante di carogna sulla spalla, mi assicuravo di fare attenzione al sangue: non potevo permettere a qualche altro predatore di localizzarmi così; una sola battaglia mi era stata sufficiente per quel giorno, e pregavo con tutto me stesso di non passare mai più per una cosa del genere.

    L'ora di pranzo era passata da un bel po' - poiché per la stanchezza, camminavo lentamente - e quando tornai alla piccola grotta isolata, dovevano essere già le sedici e trenta, a giudicare dalla posizione del sole.
    Il piccolo dormiva serenamente quando entrai: aveva vuotato la siringa per tre quarti, e ora stava sonnecchiando sulla sua roccia piatta nel fondo.
    Mi sedetti soddisfatto, e guardai la carne: era cruda, e mangiarla non mi avrebbe fatto bene di certo... ma cuocendola avrei rischiato di essere scovato, perciò attesi che calasse la sera.
    Usando un po' di erba secca e due legnetti, sprigionai una scintilla: tagliai alcune strisce di carne e le misi ad abbrustolire, usando il piatto della scure come padella; ero uscito dalla grotta per non disturbare il mio piccolo ospite, e con leggeri colpi della scure, ridussi il fuoco a un letto di braci ardenti non troppo luminose.
    Non fu di certo la migliore delle cene, ma mangiai in modo soddisfacente, e la carne era decisamente ottima anche se mancava di condimento: avevo troppa fame.
    Devo averne mangiato almeno due etti decenti, prima di sentirmi sazio: usai della terra per spegnere il debole letto di cenere senza estinguerlo del tutto, e finalmente mi addormentai.
    Nel corso del sonno sentii i ruggiti delle leonesse, le urla stridule delle iene, e un suono che non avevo sentito per tanto tempo... un risata cupa, profonda e crudele.
    Continua...

    Lasciate qui i vostri commenti.
    I più accorti di voi, avranno capito che la risata non appartiene a Scar...


    Edited by Gaoh - 24/12/2015, 02:34
     
    .
  5. Pridelands98
     
    .

    User deleted


    Bellissimo! Ho letto lo spoiler.
    Ma quella risata non sarà mica di Sarabi, v-ve-ro???
     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Pridelands98 @ 26/2/2013, 15:15) 
    Bellissimo! Ho letto lo spoiler.
    Ma quella risata non sarà mica di Sarabi, v-ve-ro???

    Ma sei...FUORI!? Ti pare che farei di Sarabi, emblema della nobiltà, una sadica?
    Non sono offeso, ma troverai una risposta, man mano che la storia andrà avanti.
    Ti lascio un'indizio.
    Un'eremita non arriva a fare amicizie e conoscenze in tutti i continenti, senza mettersi qualcuno contro...
     
    .
  7. Somoya
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Un'eremita non arriva a fare amicizie e conoscenze in tutti i continenti, senza mettersi qualcuno contro...

    ha ah! come sospettavo, si tratta di qualche vecchia conoscenza, dopotutto questa frase è chiara
    CITAZIONE
    un suono che non avevo sentito per tanto tempo...

    se l'ha sentito tempo fa è ovvio che non ha conosciuto questo tizio nelle Terre del Branco U.U
    scommetto che è umano, magari un altro eremita *_*
    , in ogni caso, il "dibattito" tra l'Eremita e la leonessa è stato parecchio interessante, inutile dire che aspetto il seguito!!!^^
     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    Alle 16:30 mi aspetta il dentista.
    Devo fare alla svelta.

    Capitolo 7: Kikao l'Eremita
    Il mio sonno agitato mi portò a passare il resto della notte in dormiveglia.
    Il mattino giunse freddo e insolito; avevo ancora la maglietta e le mani sporche di sangue, e decisi di darmi da fare: cominciai ad allestire la caverna, facendo attenzione a non svegliare il leoncino; aveva dormito per quasi sedici ore, ed erano state necessarie tutte: con un pizzico di fortuna avrei avuto modo di farlo uscire dalla grotta nel giro di tre o quattro giorni.

    Ma dovevo pensare a qualche misura di sicurezza: spostai le fronde sopra la grotta per creare un filtro, in modo da disperdere il fumo: con questo espediente, nessuno lo avrebbe notato.
    In seguito, fortificai - per così dire - il posto, piazzando nell'erba alta, in un raggio di dieci metri, dei rami che avevo acuminato con l'ascia in modo da formare un perimetro attorno alla grotta, lasciando uno spazio per poter passare; non era un granché ma almeno potevo prevenire un attacco.
    Decisi di provare a cuocere un po' di carne per la colazione.
    Preparai il letto di braci come avevo fatto la sera prima, e cominciai a lavorare la gazzella.
    Erano già le undici del mattino, quando il piccolo si svegliò: si stiracchiò beatamente con un grosso sbadiglio. Buon segno.
    Venne a strusciarsi contro la mia gamba, ed io da programma gli presentai la sua siringa.
    Era assai disciplinato nel prendere il latte, e non si lamentava; sapendo che non sarebbe bastata per tutta la giornata, preparai anche la seconda siringa, mentre le fettine di carne si cuocevano lentamente sulla mia scure arroventata.
    Dopo aver bevuto la siringa, il leoncino si avvicinò alla carne con aria incuriosita, annusando. "E' cibo, quello?"
    "Naturalmente!" dissi io, sorridendo. "Presto potrai mangiarne anche tu, se lo vorrai!"
    Il leoncino annusò di nuovo la carne.
    "Mamma mi ha detto che tutti i leoni mangiano di questa roba! Anche tu ne mangi?"
    "Io sono onnivoro! Che il mio pasto sia di verdura o di carne non fa alcuna differenza per me!"
    "Wow!" esclamò il piccolo. "Allora sei fortunato!"
    "Io!" risposi, senza comprendere cosa volesse dire.
    "Ma certo!" ribatté lui, palesemente contento. "C'è molta erba qui fuori, non c'era bisogno di cacciare! Ma a giudicare da quella," aggiunse, accennando al quarto di carogna che appestava la grotta "sei stato bravissimo!!"
    Io risi: spiegai con sacrosanta pazienza che io non mi nutrivo di erba, e poi lui stesso mi fece quella domanda che io gli avevo posto la sera del nostro incontro.
    "Come ti chiami?"
    Il mio nome mi definiva, e non me ne sarei separato tanto facilmente; per tanto, risposi: "In molti modi sono stato chiamato: Demone, Furfante, Canaglia, Straniero, Compare... se lo vuoi puoi chiamarmi amico, o come vorrai!"
    Il piccolo era interdetto: "Come vorrò... io??"
    "Certo!" risposi, affabile.
    Lui ridacchiò: "Allora... ti chiamerò Kikao!
    Sorrisi: Kikao, significa vagabondo in swahili; era quello che lui voleva, e io non lo avrei fermato di certo, nemmeno se mi avesse chiamato Traditore.
    A seguito di questo discorso, concluse: "A proposito, io sono Meethu, e sono felice di conoscerti, Kikao!"
    Lo guardai, e al vedere l'innocenza e la spensieratezza di quegli occhi, sorrisi: "Il piacere è tutto mio, Meethu!" E gli carezzai la testolina villosa: il piccolo fece le fusa, contento di essersi fatto un nuovo amico.
    Quel giorno lo passammo completamente insieme: mi parlò della terra in cui eravamo e io ne rimasi colpito: per essere così piccolo sapeva molte cose.
    Disse che i leoni chiamavano quel luogo le Terre del Branco, e che tutti gli animali rispondevano al Re della Rupe dei Re; mi disse anche, che ogni leone che si rispetti deve imparare queste cose fin dai primi giorni, e confessò che sua madre gliene parlava sempre, e così anche la sua sorellina. Di sicuro intendeva sorella maggiore, ma ancora non ne sapevo nulla.
    A mia volta gli spiegai che gli umani - e anche noi eremiti - definiamo quella zona con il nome di Serengeti; alle sue orecchie quel nome suonò familiare.
    Gli dissi anche che gli eruditi la chiamavano Cunabula Mundi, la culla del mondo, e che un tempo, tutte le terre erano unite, ma che per i moti che scorrono nella Terra, esse si erano divise: lui non sembrava capire molto, ma annuiva molto spesso, ed era un'ascoltatore zelante; non avevo mai conosciuto bene le creature animali, ma ero certo che non avrei mai conosciuto un'altro animale simile.

    Con tutte le nostre chiacchiere, finimmo inevitabilmente con il fare tardi.
    Sentimmo dei ruggiti nell'aria, verso le sei di sera. Meethu subito si alzò: "Questa è Sarabi che torna alla Rupe... forse la mamma è con lei!!"
    In un secondo fece per uscire dalla grotta: io lo fermai sull'istante prendendolo per la collottola.
    "Oi! Dove avresi intenzione di andare, esattamente? Non sei ancora guarito del tutto!"
    "Io voglio la mia mamma!!" protestò caldamente.
    Io sospirai esasperato. "Sai che con tutta probabilità ti crede morto, vero? E che quelle iene hanno fatto rapporto al loro cosiddetto Re, vero?"
    Meethu cominciò a piagnucolare. "Mamma! Nala! Ho bisogno della mia mamma e della mia sorellina! Mew!!"
    Era davvero sconsolato: abbastanza da commuovermi.
    "Su, su... " gli dissi prendendolo in braccio "non fare così... "
    Gli porsi la seconda siringa; per tutte quelle ore non aveva bevuto, e non c'è da stupirsi se la vuotò quasi del tutto.
    Con uno sbadiglio si calmò, ma la sua voce era ancora triste.
    "Ho tanto sonno e tanta paura, Kikao!" Rabbrividendo si raggomitolò tra le mie braccia.
    Con santa pazienza, cominciai a carezzare il lucido pelo beige.
    "Tranquillo, Meethu" lo rassicurai "presto potrai tornare a casa, te l'assicuro: fino ad allora," conclusi, usando tutta la risolutezza che possedevo:
    "Non dubitare che ti difenda io!"

    La notte passata a vegliare sul sonno di Meethu passò rapidamente: sentivo che dovevo presentarmi a quella famosa Rupe dei Re.
    L'immenso kopje conservava davvero la risposta del mio piccolo ospite? Forse stavo per imbucarmi in qualcosa di più grande di me? Ne sarei uscito vivo? E se sì, cosa sarebbe accaduto poi? Possibile, forse, che il Destino mi avesse messo sul sentiero che mi avrebbe condotto alla fine della mia ricerca?
    Forse, ma non ne ero completamente sicuro. Non potevo più essere sicuro di nulla.
    Decisi di non pensarci, e socchiudendo gli occhi, impugnando la scure a proteggere il piccolo tra le mie braccia, entrai in dormiveglia.
    Continua

    Capitolo più breve, ma spero che vi piaccia!
    Lasciate qui i vostri commenti. ;)

    Se ci riesco, forse stasera posto un piccolo EXTRA; molto più probabile che arrivi domattina. In ogni caso, alla prossima!


    Edited by Gaoh - 24/12/2015, 02:35
     
    .
  9. Pridelands98
     
    .

    User deleted


    Bellissimo, ottimo lavoro come sempre Gaoh. ;)
    E così finalmente Meethu e l'Eremità si sono presentati (Meethu lo vuole chiamare "Kiako"? Bhe.. carino come nome)
    Sono curioso di sapere il vero nome dell'Eremità e sopratutto di sapere di chi era la risata alla fine del capitolo precedente...
     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Pridelands98 @ 27/2/2013, 15:39) 
    Bellissimo, ottimo lavoro come sempre Gaoh. ;)
    E così finalmente Meethu e l'Eremità si sono presentati (Meethu lo vuole chiamare "Kiako"? Bhe.. carino come nome)
    Sono curioso di sapere il vero nome dell'Eremità e sopratutto di sapere di chi era la risata alla fine del capitolo precedente...

    Kikao, prego: significa Vagabondo in swahili.
    Questo spoiler è riservato a te, e a te soltanto: guai se spifferi in giro...
    La mia seconda FF, questa FF... è solo l'inizio di una saga leggendaria, e ci vorrà molto tempo per concluderla. E il nome dell'eremita verrà rivelato verso la fine di questa FF.
     
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    Come promesso:

    EXTRA
    Vi spiegherò alcuni dettagli sul protagonista.

    L'eremita ha viaggiato per 11 anni della sua vita in giro per l'Europa e l'Africa; tra le tappe più importanti ci sono:
    -Londra: patria dell'eremita, e luogo dove ha ottenuto l'anello e il suo tesoro più prezioso (che porta quasi sempre nella scatola di legno);
    -Marsiglia: dove ha ottenuto l'arco e le freccie. Qui incontra per la prima volta dei turisti americani (Ralph Ross e Leona Steinhart);
    appaiono nei sequel.

    -Verona: Luogo in cui ha passato una vacanza in incognito.
    -Amburgo: dove apprende l'arte della forgiatura e si documenta sul Nibelungenlied.
    -Praga: sede di uno scontro storico.

    I suoi capelli sono sbiancati a causa della troppa esposizione al sole battente in Francia e in Italia.
    Pallore marmoreo e occhi rossi sono più complessi da spiegare: a detta dell'eremita, la pelle si è scolorita con gli smog di Amburgo, e gli occhi rossi sono un bizzarro manifestamento del suo DNA.

    Nel corso di 11 anni si è dedicato allo studio di tutte le tecniche di sopravvivenza e di combattimento conosciuto.
    Oltretutto possiede una virtù peculiare che nessun'uomo può vantare di avere: da cui la sua compostezza accademica.

    Domani mi prendo una pausa.
    Alla prossima!
     
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    Tutto è silenzio: è il primo di marzo il pazzarieddu. (Io sono Veneto, non so a quale regione corrisponda questo dialetto, ma di sicuro al sud italia)
    La primavera è prossima.

    Tempo perfetto per un post.

    Capitolo 8: Il Sire della Rupe
    La mattina giunse, sobria ma cupa: si era levata una certa nebbia, e il mio spirito venne colto da un immenso timore poiché io non temo ne' eserciti ne' bestie, ma solo la nebbia del mattino. Il mio assalto può sopravvivere a tutto il resto.
    Il leoncino si stiracchiò tra le mie braccia: in breve, alla vista di quegli occhioni mi calmai, e sorrisi.
    "Ben svegliato Meethu!"
    "Kikao..." mormorò lui stirandosi la schiena per bene; si bloccò con un colpo di tosse: non era ancora guarito, ma già quasi un quarto del mio termos era vuoto; non sarei riuscito a prendermi cura di lui per molto tempo. Lo accostai alla gamba della gazzella, e cercai di indurlo a provare.
    "Ma a me non piace la carne!" esclamò lui. "Lo so," risposi io tranquillamente "ma dovrai farci l'abitudine prima o poi!"
    Con pochi colpi della scure staccai lo zoccolo e il piede dalla coscia della bestia, e glielo passai.
    "Prova a rosicchiare... sarà un po' dura è vero, ma ti ci abituerai, vedrai!" Il leoncino storse un poco la bocca, ma cominciò comunque a mordere la pelle: era un piccolo passo, ma almeno avrebbe imparato qualcosa.
    Uscii dalla grotta per ispezionare l'area: secondo quanto mi aveva detto Meethu, le Terre del Branco comprendevano tutto ciò che era illuminato dal sole: impossibile, perché questo avrebbe voluto dire che il regno dei leoni non aveva confini. Chiaramente era una leggenda, senza dubbio tramandata di generazione in generazione: c'era solo da chiedersi, com'era possibile che una stirpe di leoni si fosse instaurata in quel luogo? E da quanto tempo?
    Forse non avrei mai trovato la risposta, ma ero arrivato in quelle terre da meno di una settimana: c'era ancora molto da osservare e da apprendere.

    Circa verso le dieci scarse, avvistai le leonesse: riconobbi all'istante la femmina che avevo combattuto due giorni prima. Era accompagnata da altre due femmine, una dal manto color del grano, e una dal pellame grigio spelacchiato. Assieme a loro c'era una piccola di circa sei mesi, poco più grande di Meethu: forse era una lezione. Il pensiero mi fece ridere... eppure...
    Il mio pensiero mi fece tentennare: la siccità aveva spinto le prede molto lontane dalla Rupe dei Re - come l'aveva chiamata Meethu - l'immenso kopje, il castello dei leoni.
    Sentivo in cuor mio che la loro caccia sarebbe finita in fiasco; la situazione era assai problematica e sapevo di dover fare qualcosa, ma ancora non avevo idea di cosa.

    Mi misi comunque all'opera, e cercando di fare attenzione, raccolsi un fascio d'erba: ne avrei avuto bisogno per il mio progetto. Raccolsi anche della terra presso la grotta, e cominciai a lavorare.
    Mescolando la terra argillosa con un poco d'acqua della mia borraccia, riuscii a creare nel giro di un'ora, una scodella abbastanza ampia, e preparai il mio letto di braci per cuocerla: non era il metodo migliore per conservare il fuoco, ma almeno potevo contare su calore gratuito per un po' di tempo.
    Tornai alla grotta giusto giusto per il pranzo: Meethu si era stancato di esercitare il suo mordente contro la gamba spolpata della gazzella, e sonnecchiava sdraiato su di essa. Nel sonno continuava a mugolare: di sicuro pensava alla madre.
    Preparai la carne, e le due siringhe: altri cinquecento millilitri di latte di mucca, poiché pianificavo di avvicinarmi di più alla Rupe dei Re.
    Svegliai Meethu per offrirgli un po' di carne arrostita, ma lui rifiutò comunque.
    "E sia!" mi dissi, posando vicino a lui le siringhe senza ago. "Ti lascio queste per il resto della giornata."
    "Vai da qualche parte?" mi chiese, prendendo una delle siringhe. "Voglio controllare la zona. Mi prometti che resterai nascosto?"
    "Hm hmm." annuì lui: non poteva parlare, stava già succhiando dalla siringa. Rassicurato, tornai al mio pranzo.

    Mentre mi concedevo un paio d'ore di riposo, e Meethu era tornato a dormire, udii delle risate stridule: "Iene Ridens!" pensai subito. Misi mano alla scure e mi fiondai di fuori, restando nascosto nell'erba alta: non potevo permettere che trovassero la grotta.
    Mi mossi rapidamente: un po' troppo in effetti; una delle iene mi vide, e cominciò a urlacchiare: "Eccolo, Shenzi! E' laggiù!!"
    Con un balzò sbucai fuori, menando feroci fendenti con la scure. Fu allora che mi resi conto della situazione: erano almeno una ventina! Ero circondato da ogni parte: non potevo reggere a un simile scontro; sentivo in cuore la tremenda e familiare sensazione di essere giunto alla fine.
    Ma avrei venduto cara la pelle!

    Il mio polso fu frenato, quando un sonoro ruggito lacerò l'aria: la stessa, medesima leonessa dal manto bruno chiaro si ergeva da sopra una collinetta, solenne, magnifica.
    "Nessuno lo tocchi!" tuonò autoritaria. Le iene si ritirarono appena, ringhiandole contro. "Non vedi che ci stiamo divertendo con lui?" disse uno di loro: lo riconobbi, era il maschio che avevo colpito, mentre salvavo Meethu.
    "Taci, Banzai!" esclamò lei, mantenendo un fuoco dignitoso. "Vi è stato ordinato di catturarlo vivo, non di ucciderlo!"
    "Tsk!" disse la iena chiamata Shenzi. "Il Re può chiedere quello che vuole, ma noi abbiamo un conto in sospeso con questo intruso! Ci ha guastato una festa!!"
    "Questo intruso," esclamò la leonessa, fattasi improvvisamente terribile nell'aspetto e nel timbro, "ha suscitato scalpore e interesse nel Re, e per questo ha richiesto la sua cattura. Ora," concluse, facendosi avanti, "allontanatevi da lui!"
    Io non ci capivo più niente: la situazione era decisamente al di fuori di ogni schema logico; quella leonessa mi aveva aggredito in passato: perché cercare di salvarmi la vita? E chi era il fantomatico Re di cui parlava? Dovevo saperne di più.
    Ero forse rimasto coinvolto in qualche misterioso affare tra gli animali del Serengeti? Qualcosa di cui non avrei mai dovuto sapere l'esistenza? Troppe domande senza risposta, troppa tensione: in un momento simile, chiunque altro avrebbe ceduto al panico.
    Ma io no, di sicuro.

    Le iene si ritirarono, abbastanza da lasciare uno spiraglio per farla passare. La leonessa, con passo autorevole e dignitoso si portò di fronte a me; era davvero enorme, e ora che la osservavo da vicino potevo capirlo benissimo: la sua spalla arrivava al metà del mio addome, circa un metro e venti; la sua corporatura robusta denotava una forza non comune tra le sue pari, e i suoi occhi rossi, sebbene mandassero lampi terribili, davano segno di aver sparso moltissime lacrime.
    La forza di quello sguardo era quasi insostenibile perfino per me.
    "Tu!" esclamò, fissandomi. "Qual'è il tuo nome, straniero?"
    Mantenendo la calma, deglutii a vuoto e risposi, composto:
    "Il mio nome, tu stessa lo pronunci: non sei la prima e non sarai l'ultima a chiamarmi straniero. Per me, un nome vale l'altro!"
    "A sentire le iene sei un'intruso, accusato di aver turbato la quiete in queste Terre!" replicò quella, come un giudice in pieno processo, "Lo vuoi negare?"
    "Turbo forse le iene mentre uccidono innocenti?"
    A quella mia risposta, il contegno della leonessa parve cedere, ma la reazione delle iene fu maggiore, di gran lunga: cominciarono a ringhiare sonoramente.
    "Hey tu!" esclamò una delle iene, "Bada a come parli!" Lo sguardo della leonessa lo zittì.
    "E sia, Straniero" concluse, dandomi le spalle "sarà il Re stesso a metterti in giudizio."
    E cominciando a muoversi, ordinò "Seguimi!"

    Ero preoccupato: dovevo proteggere Meethu, e se il Re era lo stesso che aveva ordinato l'uccisione del piccolo dovevo starci attento; doveva trattarsi di un'essere pericoloso oltre ogni misura; tenni per me quei pensieri, mantenni rispettosamente il silenzio, rinfoderai la scure, e accompagnato da quella orribile scorta, mi incamminai verso l'immensa Rupe.

    Arrivati all'enorme altura, notai la sua magnificenza: la sporgenza che si protendeva nel vuoto era lunga almeno venti, venticinque metri, e la sua altezza superava gli ottanta; sul dorso di questa gigantessa di pietra, crescevano un tempo gli alberi, ma ora erano tutti neri e smorti. La sommità pareva piatta ma era impossibile definirla dal fondo; sotto la sporgenza, un ripiano abbassato fungeva da cava per le leonesse, improvvisamente apparse: dovevano essere circa sei o sette, e ai loro piedi c'erano tre cucciolotte; parevano spaventate dalla mia apparizione, da come avevano gli occhi spalancati mentre stavano nascoste dietro le zampe delle madri e delle sorelle maggiori.
    Ci fermammo nel centro del pianoro che fungeva da anticamera: dal fondo della sporgenza superiore, scendeva una ripa scoscesa simile a una scalinata, che metteva direttamente ai quartieri di sotto; dalla cima, apparve una figura minacciosa: una figura che non si vede tutti i giorni nella vita di un'eremita; da avvolto come sembrava di oscurità, subito mi dissi:
    "In fede, è un fantasma, un demonio, uno spettro, un tracotante del monte Menaleo!"
    Come egli discese dalla ripa, la mia illusione fu subito ovvia.
    "No" mi dissi, "è un leone!"
    Era effettivamente un maschio adulto di Panthera Leo dalla pelliccia bruna, con una folta criniera nera, tratti del muso spigolosi, comprese le orecchie e le narici; aveva occhi di un verde smeraldino che mandavano cupi bagliori, colmi di ira contenuta e malevolenza; l'occhio sinistro, in particolare, era segnato da una singolare cicatrice che gli conferiva un certo fascino oscuro, signorile, e forse unico.
    Come mi vide si avvicinò, e la leonessa al mio fianco chinò appena la testa in una sorta di inchino: attorno a noi due, vidi le iene che ci fissavano con gioia sprezzante.
    Giunto davanti a me, il Re aprì la bocca in un ghigno feroce e spietato.
    "E così," disse, "ecco il nostro sfuggente intruso!"
    Lo confesso, tremai: quella voce era talmente carica di selvaggia freddezza, che sentii con chiarezza un brivido di terrore lungo la spina dorsale.
    Continua...

    Lasciate qui i vostri commenti.


    Edited by Gaoh - 24/12/2015, 02:38
     
    .
  13. Pridelands98
     
    .

    User deleted


    Bellissimo! Aspetta.. mi è venuto un dubbio, questa leonessa che ha portato Kikao da Scar è la stessa contro il quale aveva combattuto, ma da come l'hai descritta qui mi è venuto un dubbio:
    questa leonessa è Sarabi o Zira?
    Immagino che le tre leoncine fissavano Kikao spaventate erano Nala, Kula e Tama. Bellissimo il capitolo, come sempre un capolavoro. Ora sono proprio curioso di vedere cosa farà Scar...
     
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Re Saggio

    Group
    Member
    Posts
    10,314
    Location
    Il Regno tra le Stelle

    Status
    Offline
    E' ufficiale: suspence e lasciare con il fiato sospeso non fanno per me.
    Nella maniera più assoluta.

    Capitolo 9: Il discorso del Re
    Lo sguardo del terribile leone era incredibilmente penetrante: a momenti temevo che mi avrebbero perforato da parte a parte; sostenni quegli occhi smeraldini con tutto il contegno che riuscivo a mantenere. Sapevo che poteva sentire l'odore della mia paura, e che fingermi spavaldo non sarebbe servito a nulla.
    Sembrava quasi che mi avesse letto nel pensiero, perché subito disse: "Sarabi! Devo chiederti di allontanarti: vorrei restare da solo con lui per un momento, se non ti dispiace."
    Sarabi... quel nome... Meethu l'aveva menzionata.
    Capii subito che era proprio la leonessa al mio fianco: doveva essere una figura rilevante, forse il capitano delle battute di caccia - e a giudicare dalla sua muscolatura non era improbabile - o comunque un muso ben noto nella Rupe.
    Abbassando la testa, ella si allontanò senza emettere un fiato: pareva astiosa nei confronti del Re, e non si poteva darle torto; se il leone era lo stesso che aveva dato ordine di uccidere Meethu, era malvagio e pericoloso: dovevo andarci cauto.

    A un cenno della sua testa, mi mossi, dapprima esitante e poi, sempre più sicuro: salimmo la ripa scoscesa che metteva alla sporgenza; non tolsi mai gli occhi di dosso dal fosco signore nemmeno per un secondo. Sentivo la presenza di numerose iene affamate che mi squadravano con occhi furenti, ma era il Re l'oggetto principale della mia attenzione; abbassare la guardia con lui sarebbe stato poco saggio.
    Come fummo arrivati in cima, egli scivolò diritto nella grotta principale: l'apertura era sufficiente per far entrare abbondantemente la luce; nel fondo vi erano alcune leonesse di pessimo aspetto e con sguardi cattivi: occhieggiai appena verso di loro, ed esse con i loro occhi mandavano lampi, come se avessero voluto folgorarmi; per loro ero uno straniero, anzi, un intruso, e di certo avrebbero cercato di uccidermi.
    In un modo o nell'altro, mi sentivo spacciato; se proprio dovevo morire lì, mi ripromisi che avrei lottato fino alla fine: se solo avessi portato la scatola avrei avuto qualche speranza in più...
    Forse...

    Comunque, come dicevo, la caverna interna della Rupe era abbastanza grande per poterci restare in piedi; un fascio di luce entrava da una piccola apertura nella parete a sud: il sole rideva da quella apertura per l'intero pomeriggio; una stuttura sempre e sempre più ingegnosa. Più guardavo e più meraviglie scoprivo in quel posto fuori dall'ordinario: il soffitto della grotta pareva una cupola altissima e stretta, il pavimento pur fatto di solida roccia, pareva lisciato e spazzato, sebbene recasse segni di artigli: chissà quanti maschi e femmine di Panthera Leo erano passati su quella sala.
    Le pareti illuminate dalla luce, riflettevano con effetto fantastico e causavano un'illuminazione omogenea ma non abbagliante: era sempre buio, ma abbastanza chiaro perché riuscissi a distinguere le forme e i colori.
    Le terribili fiere erano sveglie, e una voce singola attirò la mia attenzione:
    "Scar! Che cos'è quell'essere?"
    Mi voltai: era stata una leonessa - e chi altri? - a parlare; cercai subito la fonte del suono, e la vidi: aveva dei tratti straordinariamente simili a quelli del Re, ma aveva occhi rossi come Sarabi, e una peluria color fumo rugginoso, con una particolare chiazza più scura a forma di triangolo che le solcava il sincipite, con la punta innestata in mezzo alle sopracciglia: anch'ella, come il sovrano, teneva gli artigli sfoderati.
    Notai che il suo ventre mostrava un rigonfiamento: ne dedussi che aspettasse un cucciolo, e solo allora compresi che si trattava della compagna del Re, la Regina della Rupe.
    "Questo, Zira," cominciò lui, rispondendole "è il nostro ospite, di cui Shenzi ha riferito qualche giorno fa, ricordi?"
    Il suo tono era mellifluo, ma crudele, Zira in tutta risposta ringhiò. "Non mi piace!"
    "Oh, è ovvio che non ti piaccia" riprese lui, sempre sussiegoso, ma tutt'altro che incantevole "ma vedi, mia cara, lui è la soluzione al nostro problema, non è così?" concluse rivolgendosi a me.
    "Io non comprendo!"
    Le leonesse ringhiarono, irritate dal fatto che avessi dato una risposta così ambigua; era anche troppo palese non gli piacevo: mi zittii all'istante, ma Scar rise.
    "Ovvio che non comprendi, sciocco! Sei arrivato alla Rupe da cinque minuti, e ti starai chiedendo perché, non è vero?"
    Tanta arroganza mi offese, tuttavia mantenni la calma.
    "Io so perfettemente il perché: siete stato voi a ordinare ai vostri sottoposti di catturarmi e condurmi qui!"
    Il Re si stupì - o finse di stupirsi - sgranando gli occhi. "Ah! allora qualcosa lo sai... sapevo di aver avuto una buona sensazione, quando Shenzi mi ha parlato della tua comparsa improvvisa... "
    Era molto astuto e sicuro di se': ma non avevo intenzione di fargli prendere il controllo del discorso.
    "Chi siete veramente voi?" domandai con tutto il garbo possibile.
    "Io sono il Re!" rispose lui improvvisamente freddo, come ad affermare una condizione assoluta. "Tutto ciò che io dico è legge, e ogni cosa all'interno in queste terre appartiene a me!"
    Un'altro grande ottuso della terra... ma a differenza degli altri che avevo già incontrato, questo possedeva potere e autorità a livelli superiori: ormai in Europa non esistono più molte monarchie, e quelle rimaste hanno poca influenza a livello continentale; in Africa le monarchie sono quasi inesistenti tra gli uomini del posto; quel leone era un capo completamente diverso.
    "Tornando a te, ragazzo: ricordati che da ora in poi sarò io a fare le domande!" Si avvicinò a me così tanto da farmi indietreggiare: nella manovra, scivolai, e caddi in ginocchio; il Re poggiò una zampa unghiuta sulla mia spalla, facendomi tremare. "E' tutto chiaro?"
    Dovevo mantenere la mia compostezza. "Assolutamente!"
    "Bene!" il sorriso di Scar si fece più largo che mai.

    "Allora, ragazzo," iniziò, andandosi a sdraiare in posa signorile e furfantesca sulla roccia ampia, di fianco alla sua compagna, "qual'è il tuo nome?"
    Decisi all'istante che non avrei mai rivelato il mio nome a quell'infame, a costo della vita; risposi: "Siete libero di chiamarmi semplicemente Ragazzo, se vi fa piacere!"
    Le leonesse ringhiarono infastidite, ma Zira sembrò avvampare di rabbia:
    "Quale insolenza!!" tuonò; Scar rise: "Calmati, mia cara; se è ciò che il nostro ospite desidera, che così sia!"
    Era sempre più astuto. "E dimmi... Ragazzo... " sentii chiaramente l'ironia che poggiò accuratamente su quel nome, "cosa ti porta nelle Terre del Branco, e di dove vieni?"
    "Mi ci ha portato il Caso," risposi, "sono un'eremita!"
    "Un vagabondo!" esclamò lui, sempre ghignando "Sensato! Non si era mai visto un tuo simile in queste terre... non a memoria di leone, almeno!"
    Rise, e in quella risata sentivo una freddezza incredibilmente spietata: le leonesse lo imitarono, in particolar modo Zira.
    Scar riprese: "Sei dunque solo al mondo?"
    "Da molto tempo a questa parte!"
    "Ti cibi di carne, presumo... "
    "E non solo!"
    "Passi molto del tuo tempo ad accrescere la tua forza?"
    "Purtroppo, per sopravvivere, m'è necessario!"
    "Dunque possiedi una forza non comune?"
    "Lo confesso."
    "E ti ritieni abile?"
    "In quale ambito, sire?"
    La parola che avevo usato sembrò suscitare l'ilarità del Re.
    "Mi sembri molto beneducato, e questo mi piace! Quel che intendevo, è: sei abile nella caccia?"
    "In veste di eremita, lo sono!"
    "Sarabi ha catturato una gazzella qualche giorno fa, ma sospettavo che fossi stato tu!"
    Questo mi sbalordii: come sapeva... ?
    "Non stupirti!" disse lui, assai più docile e carezzevole. "Tutto ciò che avviene nel mio Regno, io lo so! Hai ceduto la tua preda a Sarabi: perché?"
    Mi rassegnai a rispondere: "Per mio buon cuore!"
    "Nobile!" esclamò lui. "Davvero nobile!"
    Scese dalla sua pietra, e si avvicinò nuovamente: rimasi immobile come una statua, mentre mi esaminava; alla fine mi fissò negli occhi e disse: "Sarai un'ottima aggiunta al corpo di caccia!"

    Bisogna sapersela figurare la reazione delle leonesse: balzarono in piedi esterrefatte; la Regina in particolare era sconvolta: "Scar!! Non dirai sul serio!! Uno straniero come lui non può entrare in una squadra di caccia: è troppo diverso! Una creatura del genere non potrà mai..."
    "Eppure" la interruppe Scar, "è riuscito a catturare una gazzella da solo!"
    Sorrise, spaventoso e spietato: "Vizuri! Conducilo alla porta, e informa le leonesse di Sarabi della mia decisione! E' tutto!" con una lieve scrollata di spalle, fece per andare a sdraiarsi sulla pietra. Vizuri, una leonessa dal pelo color rame brunito cercò di protestare: "M-ma vostra maestà... "
    "Ho detto!" esclamò Scar fermandosi, improvvisamente gelido e crudele: "E' tutto!!" e con una zampata scheggiò la pietrà sotto di se', lasciando un segno profondo.
    Ero rimasto interdetto: Scar voleva che mi unissi al corpo di caccia... forse comprendeva la gravità della carestia che aveva colpito le terre del Branco? Evidentemente la noncuranza che dimostrava mi traeva in inganno: poteva anche darsi che ci tenesse al benessere del Branco, dopo tutto...
    Forse la mia prima impressione sul suo conto era sbagliata...

    Ancora domande senza risposta: mi limitai a seguire Vizuri fuori dalla grotta, pronto ad affrontare una giornata di caccia.
    Sapevo di essermi cacciato in un grosso pasticcio.
    Il mio ultimo pensiero prima di uscire all'aperto, andò al mio piccolo amico nella nostra grotta.
    "Meethu... mi dispiace... sembra che non riuscirò a tornare tanto presto come avevo sperato!...."
    Continua...

    Prego, leggete e commentate. Spero vi piaccia.


    Edited by Gaoh - 24/12/2015, 02:40
     
    .
  15. Pridelands98
     
    .

    User deleted


    Bellissimo, ah come avevo capito Sarabi era quella leonessa contro cui Kikao aveva combattuto. Oh cavolo non mi sarei mai aspettato questa decisione di Scar, chissà perché l'ha accolto, di certo non per il benessere del branco. E caspita, Zira non l'ha presa per niente bene la cosa...
    Ora però sono preoccupato per il povero Meethu...! *___*

    Edited by Pridelands98 - 8/5/2013, 21:55
     
    .
155 replies since 20/2/2013, 14:49   3211 views
  Share  
.