Il Re Leone - come tutto ebbe inizio

by Miranh

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    Re Leone

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    Stavolta non apro il topic in veste di scrittore ma solo di messaggero.
    Ho scoperto questa ff su Efp, la storia racconta il passato delle prideland, ai tempi del regno di mohatu, quindi un incipit che potrebbe essere banale, ma questa autrice è riuscita comunque a creare una storia abbastanza interssante, e sopratutto scritta molto bene.
    Quindi per farla leggere a più fan possibili ho deciso di pubblicarla qui col suo permesso.
    Questo è il profilo dell' autrice
    www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=175711

    ed ecco che inizia la storia, leggetela che vi piacerà di sicuro, ve lo garantisco^^

    -Il Re Leone-
    Come tutto ebbe inizio

    Introduzione:

    La Rupe dei Re, l'immensa roccia innalzata sulle Terre del Branco, ove si sono succedute e si succedono ancora le varie dinastie dei leoni, sulle cui spalle grava l'importante compito di mantenere l'equilibrio del Cerchio della Vita.

    Prologo

    Alle Terre del Branco erano giunti, in cerca d'acqua, una bellissima leonessa, Neera, dal manto ambrato e dagli occhi verdi con il suo cucciolo, Ahadi, il quale aveva gli occhi verdi della madre e un manto chiaro, dotato di un ciuffo nero sulla fronte.
    Dopo essersi dissetati ad una pozza d'acqua, trovarono un posto all'ombra sotto un albero, dove riposarsi.
    Ad un certo punto lo sguardo del cucciolo fu attratto dalla vista di una lontana ed enorme roccia innalzata su quelle terre:
    << Mamma, mamma! Guarda là >>
    << Cosa c'è Ahadi? >>
    << Guarda! Che posto è quello?? >>
    << Ah, quella? E' la Rupe dei Re >>
    << La Rupe dei Re? >>
    << Sì, là vive il re con il suo branco >>
    << Davvero?? Possiamo andarci un giorno?? >>
    << Forse...dai adesso riposati >>
    << Oh..va bene... >> disse Ahadi con un sospiro, sdraiandosi accanto alla madre, mentre continuava a guardare la Rupe con i suoi occhi di smeraldo.

    Il giorno dopo giunsero in una valle, dove un branco di antilopi si era fermato a brucare l'erba: era il momento di cacciare. La fame e la vista delle numerose antilopi incitarono il piccolo Ahadi a scattare subito avanti, desideroso di catturarne una:
    << Fermati, Ahadi!! Aspetta! >> disse Neera, fermandolo in fretta con una zampa.
    << Ma mamma, voglio provare a prenderne una! >>
    << Comprendo il tuo desiderio, ma sei stato troppo precipitoso! Un agguato richiede molta prudenza e concentrazione: senza questi rischierai di patire la fame >>
    << E come faccio a... >>
    << La strategia prima di tutto, Ahadi...essa è molto importante ed assicura il successo nella caccia >>
    << Oh >>
    << Si deve cercare di avvicinarsi al branco con calma senza essere notati, tenendo il ventre a terra e senza fare il minimo rumore. Aspetta qui e resta nascosto. Per il momento guarda solo come si fa e quando sarai più grande faremo molta pratica >>
    << Va bene >>
    Neera si allontanò. Ahadi era rimasto sdraiato su una roccia a guardare la sua leggiadra figura, che si avvicinava lentamente al branco, avanzando nascosta nell'alta erba. Infine scattò in avanti: la caccia era cominciata. Le antilopi avevano iniziato a disperdersi, la leonessa le accerchiava con agilità spingendole verso l'interno del branco, per individuare la preda più adatta. Ahadi, ammaliato da tanta prontezza, rimase a guardare quella scena con molta attenzione, desiderando di farne parte, di correre al fianco di sua madre, immaginando se stesso come un grande predatore che assapora il sangue caldo della preda appena catturata.
    Proprio quando la leonessa stava in procinto di catturare un'antilope...
    << COSA CI FATE QUI??!! QUESTO E' IL MIO TERRITORIO DI CACCIA!! >>
    Ahadi sobbalzò alla vista di un enorme leone dallo sguardo minaccioso che giaceva dietro di lui.
    << ALLORA??! >> ruggì il leone.
    Il cucciolo spalancò la bocca senza emettere alcun suono: non sapeva cosa dire, il suo cuore batteva freneticamente dal terrore. Il primo pensiero fu quello di scappare e rifugiarsi dietro a sua madre, la quale si era fermata, dopo aver udito il ruggito del leone, facendo scappare le antilopi:
    << Come sarebbe a dire che questo è il suo territorio di caccia??! >> esclamò Neera << ognuno può cacciare liberamente dove vuole! >>
    << Mi spiace contraddirti, ma per gli stranieri vi sono regole alquanto severe... >> rispose lo sconosciuto;
    << Qualunque esse siano, non è un buon motivo per prendersela tanto! >>
    << Ah, davvero? Oltre ad essere una straniera, che invade il territorio di un altro per il cibo, hai anche la faccia tosta di porre obiezioni?! >> ringhiò il leone mentre le girava intorno, senza staccarle gli occhi di dosso.
    << Tuttavia... >> disse con un ghigno << sei così affascinante che potrei anche perdonarti >>
    << Bene! >> esclamò la leonessa << se le cose stanno così possiamo anche togliere il disturbo! Vieni, Ahadi >> .
    Il piccolo la seguì tremando, ma non fecero in tempo ad allontanarsi che subito il leone balzò davanti a loro.
    << Perché tanta fretta? Il tempo non manca, per cui possiamo anche divertirci un po'... Il perdono va pagato! >>
    Alla povera Neera balzò il cuore in gola.
    Ahadi non sapeva che fare, gli occhi grigi di quel leone lo terrorizzavano parecchio. Tremava per ciò che quella belva avrebbe potuto fare a lui e a sua madre.
    << Spiacente, ma abbiamo fretta!! >> affermò la leonessa con tono deciso, mentre indietreggiava. Ma il leone continuò ad avanzare verso di lei:
    << Non provare a resistermi...non mi piace usare la forza in momenti come questi...ma per quel che mi riguarda la nostalgia del corpo di una leonessa è più forte del controllo stesso... >>
    Neera tirò fuori gli artigli, pronta a contrattaccare:
    << Come puoi affermare certe cose con tanta leggerezza??!! >> gli ringhiò;
    << Non ti conviene fare la difficile con me >>
    << Questo cucciolo dipende da me!! Devo andare a procacciargli il cibo! >>
    << Bene! Se il problema è questo cucciolo insignificante, lo toglierò di mezzo!! >> ruggì la belva, mostrando le zanne, pronto a colpire il piccolo.
    << MAMMAAA...!! >> urlò il povero Ahadi in preda al panico;
    Neera aggredì il leone in difesa del suo piccolo: << NON TOCCARE MIO FIGLIO!!! >>.
    Sfuriò tra zanne e artigli una dura e violenta lotta, alternata fra i tentativi del leone di sottomettere la leonessa e la grande resistenza di quest'ultima.
    << M-mamma...no... >> Le lacrime sgorgarono fuori dagli occhi verdi di Ahadi, che assisteva impotente alla brutalità di quello scontro, dal quale sua madre, purtroppo non ne uscì vittoriosa: la vedeva lì a dimenarsi vana, mentre l'erba si bagnava del sangue delle sue ferite e la vita cominciava ad abbandonarle il corpo.
    Il leone, che aveva riportato ferite meno gravi dallo scontro, la atterrò ma, viste le condizioni in cui era ridotta, rinunciò all'accoppiamento.
    << Maledetta...forse a quest'ora non saresti in quelle condizioni se non ti fossi opposta ai miei voleri...E in quanto a te >> disse rivolgendosi al cucciolo << potresti considerarti molto fortunato...o molto sfortunato... >>
    Ahadi rabbrividì all'ascolto di quelle parole. Il leone continuò a parlare: << Non ho la minima intenzione di sporcarmi ancora le zampe con delle creature insignificanti come voi...ci penseranno la fame o altri pericoli a farti fuori visto che tua madre non potrà più proteggerti d'ora in avanti... >>
    << D-DEMONIO!! >> urlò il piccolo con il volto rigato dalle lacrime;
    << Cosa vorresti fare eh?! >> ruggì il leone << con quel tuo esile corpicino non resisteresti neanche un minuto! Sei solo un essere debole e inerme, ecco cosa sei! Sto già pregustando la tua morte... >>
    La rabbia si unì alla tristezza di Ahadi, avrebbe voluto punire subito quella belva...Se solo avesse potuto!
    Il leone se ne andò sogghignando, lasciando da solo il cucciolo accanto al corpo esanime di sua madre.
    << Mamma... >> le si avvicinò piangendo, rannicchiandosi sul suo ventre ancora caldo, sperando e pregando di sentirla parlare ancora.
    << Dì qualcosa...per favore mamma... >>
    << ...A...Ahadi... >>
    << Mamma!? Oh, mamma...!! >>
    << ..Piccolo mio.. >>
    << Non lasciarmi mamma, non lasciarmi solo! Ti prego! >> implorò, strofinando il proprio muso con il suo;
    << Ascolta... >> ansimò Neera << promettimi che continuerai ad andare avanti...che continuerai a vivere...per me >>
    << Nooo...Noooo!! Ti prego mamma! Risparmia le energie...non devi affaticarti! >>
    << Ahadi, te ne prego... >>
    << ...No... >>
    << Ri..ricordi la Rupe dei Re?...Vai...vai lì.. >>
    << Mamma..?? >>
    << Chiedi al re di farti entrare nel suo branco...ci sarà chi si prenderà cura di te... >>
    << No... mamma... >>
    << Diverrai grande e forte...troverai la tua strada...percorrila senza lasciarti guidare dall'odio... >>
    << Ma come!! Come potrei non odiare chi ti ha ridotto così??? Come?? >> singhiozzò Ahadi sconfortato, mentre le sue lacrime si univano al sangue della leonessa;
    << ...L'odio provoca solo sofferenza... Ahadi...Ti prego...non ridurti a una belva insensibile...Non voglio che tu... faccia questa fine.... Ci saranno momenti in cui potrai sentirti solo o abbandonato...ma ricorda...io sarò sempre con te...anche se non potrai vedermi...sappi che sarò con te...a vegliare sul tuo cammino...Sei il mio più grande conforto...devi vivere.. >>
    << Oh, mamma... >>
    << Vieni qui... >> e prese il suo amato cucciolo tra le zampe, scambiando con lui il proprio calore, con molta affettuosità.
    Trascorsero così l'intera notte, senza mai separarsi l'uno dall'altra.
    Era giunta l'alba. I primi raggi cominciavano ad estendersi su tutta la savana, scaldandola e tingendola di giallo e rosso.
    Ahadi aprì a stento gli occhi infastiditi dalla luce << E' l'alba >> mormorò.
    << Mamma...Mamma?!! >> si alzò di scatto, separandosi dal suo corpo freddo << Oh, no >> la scosse più e più volte...era ormai troppo tardi: << Apri gli occhi...Per favore mamma...Guardami ancora una volta! Mamma!! >> ma non si ridestò più;
    << Mamma!!! NOOO! NO! >> .
    Pianse disperatamente, con gli occhi ormai rossi e gonfi per le innumerevoli lacrime versate. I suoi pensieri furono attraversati da molti ricordi, divenuti lontani: il bellissimo e rassicurante sorriso di sua madre, i suoi occhi luminosi, i suoi insegnamenti, il suo calore...
    Corse via, senza voltarsi indietro...senza sapere dove stesse andando...
    Il trauma era stato troppo forte per sopportarlo da solo, ma non vi era nessuno su cui si potesse appoggiare...nessuno su cui contare né di cui fidarsi... Il modo attorno a lui divenne un ostacolo, una minaccia da affrontare da solo e le notti si riempirono di incubi difficili da scacciare.
    La cosa peggiore fu il risentimento nei confronti di quel leone, quella belva egoista, che gli aveva sottratto la gioia...La tristezza svanì e lasciò il posto solo per la rabbia e per l'odio, cambiandolo sia interiormente che esteriormente: il suo sguardo innocente divenne d'acciaio e i suoi modi di fare sempre più bruschi: << Dannato assassino...Dannato mostro...! Hai ucciso mia madre! Mi hai portato via la felicità! E' tutta colpa tua! Tua! Te la farò pagare! >>
    Questo pensiero divenne ben presto un'ossessione per lui.
    Il desiderio di vendetta gli aveva riempito la parte del cuore, spezzata dal dolore.
    E con quanto fiato aveva in corpo gridò: << Vendicherò la sua morte a qualsiasi costo!! GIURO CHE LO UCCIDERO'!!! >> .

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    Lasciate un commento mi raccomando^^
     
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  2. Simba (Cucciolo)
     
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    wao questa ff è bellisima e scritta benissimo non ho visto nemmeno un errore, il finale poi è stupendo, mi dispiace per ahadi, che si è fatto corrompere dall'odio verso quel leone, è propio stupenda non ci sono altre parole per descriverla ^^ :)
     
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  3. kiara 99
     
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    Fantastica *.* povero Ahadi,ha perso sua madre in un modo cosí orrendo,e quel leone poi...che bestia..l
     
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    Mi dispiace molto per la madre, ma devo dire che è davvero stupenda, molto bella.
     
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    Voglio il continuo!!!! E' bellissima, DEVO SAPERE come va avanti!!!
     
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    Il bello è che questa ff più va avanti e più diventa bella^^
    eccovi il capitolo 1^^



    Capitolo 1. “ La futura Regina ”


    Era una calda e serena mattina, il sole avvolgeva la Rupe dei Re in tutta la sua magnificenza. L'amato re delle Terre del Branco dalla criniera castana, Mohatu, si allontanò, come era solito fare, per il giro di controllo.
    Mentre si era fermato a bere alla pozza dell'acqua, un frenetico e improvviso battito d'ali catturò la sua attenzione:
    << Mohatu! Mohatu, signore!! >> era Zozo, la bucero femmina, che forniva con fedeltà la propria collaborazione ai sovrani;
    << Zozo?! Cosa c'è? E' successo qualcosa di grave?? >>
    << Si tratta di Aura, vostra moglie, signore! >>
    << Perché? Cosa le è accaduto?? >>
    << Venite, presto!! >>
    Mohatu corse più veloce che poté; una volta arrivato alla rupe scavalcò le rocce, per raggiungere la caverna interna.
    << Aura?? >> la chiamò agitato, una volta giunto all'entrata; poi la vide lì sdraiata, con attorno le altre leonesse, che teneva un piccolo batuffolo marroncino-rossastro tra le zampe; un'espressione emozionata e serena si manifestò sul volto di Mohatu, mentre si avvicinava alla sua amata, sotto lo sguardo commosso di tutti:
    << Congratulazioni, mio re...Siete diventato padre di una splendida cucciola! >> disse con emozione Zozo, mentre la bella Aura accarezzava col muso la nuova arrivata:
    << Congratulazioni vivissime, vostra maestà >> dissero felici le altre leonesse.
    Il re e la regina si scambiarono tenere effusioni l'un l'altro, e quando la piccola aprì gli occhi, poterono vedere che li aveva di un rosso luminoso e profondo, come quelli del padre:
    << E' bellissima... >> disse dolcemente il leone, mentre vedeva la sua piccola sorridergli;
    << Come la chiameremo? >> chiese la regina;
    Lui ci pensò su per un momento, poi gli si illuminarono gli occhi:
    << Uru...Si chiamerà Uru, come la sua saggia e magnanima nonna >>
    << Uru...è perfetto >> rispose lei, commossa.
    Mohatu si rivolse a Zozo: << Vai a chiamare Rafiki...Oggi alle Terre del Branco verrà presentata la “Futura Regina” >>
    << Volo subito ad annunciarlo, signore! >> rispose euforicamente, e volò via.

    Al di là della Rupe dei Re abitava in un grande albero Rafiki, il saggio mandrillo, allora più giovane, che aiutava da tempo con i suoi consigli il re e le Terre del Branco.
    Zozo lo vide sopra un ramo, seduto a meditare e gli volò incontro:
    << Rafiki! Rafiki! >>
    << Zozo? Qual buon vento? >>
    << E' nata, Rafiki! La figlia del re è nata! >>
    << E' nata?? Ah aah! Che splendida notizia!! Raduna la savana per la cerimonia, cara Zozo >>
    << Subito, Rafiki! Volo! >>
    La voce fu sparsa per tutta la savana: in breve tempo mandrie e stormi erano in fermento, per arrivare alla Rupe dei Re a vedere la figlia del loro amato sovrano.
    Ben presto la grande roccia fu circondata e riempita dei colori di tutte le creature presenti, da quelle più grandi a quelle più piccole: << Evviva il re Mohatu! Urrà alla sua regina! >>.
    Rafiki era salito sulla grande roccia, dove tutti attendevano il suo arrivo; in fondo vi erano i sovrani con il loro branco.
    Scambiò un amichevole abbraccio con Mohatu, e si avvicinò alla piccola Uru, che giaceva fra le zampe della madre.
    << Complimenti >> disse << è davvero bella, sono sicuro che diverrà una brava regina >>
    << Grazie, Rafiki >> rispose Aura.
    Uru sorrise, agitando le zampette, per toccare la corta barbetta grigia del mandrillo, che le si era avvicinato con il volto:
    << Ah ah ah... >> rise lui << intraprendente la piccolina, eh? >>
    << Già, è tutta suo padre >> rise felicemente la regina;
    << Ah ah... Sì, me lo ricordo bene, anche Mohatu da piccolo era un bel birbante, vero? >>;
    Mohatu arrossì: << Eh eh...Meglio non rivangare... >> disse e si levò un'allegra risata fra i presenti.
    Poi Rafiki prese un frutto dal suo bastone, lo spaccò in due parti e ne sparse il succo sulla fronte di Uru col pollice, in segno di benedizione:
    << E ora piccolina... >> disse, prendendola in braccio << ...verrai presentata al tuo mondo come esso si presenterà a te a poco a poco, mentre crescerai, e lo manterrai prospero e vitale con la tua assennatezza, in quanto Futura Regina di tutti noi >>.
    Pronunciate queste parole, Rafiki si avvicinò all'apice della Rupe e sollevò aggraziatamente la piccola, mostrandola a tutte le creature delle Terre del Branco. Un gran clamore si sparse fra la folla, che era colma di felicità; i due sovrani guardarono con orgoglio la figlia, che volgeva per la prima volta il suo sguardo innocente verso la loro amata terra, illuminata dai calorosi raggi del sole.

    ________

    Arrivò la stagione delle piogge. La piccola Uru trascorreva gran parte del tempo nella grotta con le leonesse, giocando e imparando a fare i suoi primi passi; ogni tanto provava anche a tirare fuori il musetto dalla grotta e non appena si bagnava con le gocce di pioggia, si ritraeva subito indietro arricciando il nasino.
    Cresceva pian piano, dimostrando un carattere buono e tranquillo ed essendo molto affettuosa con tutti. Era la piccola gioia del branco: il suo bel sorriso riusciva a rasserenare gli altri; le piaceva molto stare in compagnia di sua madre ed aspettava sempre con felicità il ritorno del padre dalle Terre del Branco e ogni volta che gli correva incontro affondava il muso nella morbida e castana criniera del leone. Il re era fiero di avere una figlia così bella, allegra e pacifica; cercava di passare con lei più tempo che poteva, facendola divertire e insegnandole molte cose.
    Diventò molto amica anche degli altri leoncini del branco. Non passava giorno senza che questi si riunissero tutti, per giocare insieme, o farsi qualche scherzetto a vicenda.
    Il più grande di tutti era Khendo, un leoncino marrone chiaro con occhi grigi molto espressivi: si comportava come leader nel gruppo, prendendo spesso le varie decisioni ed era molto affettuoso con Uru; poi vi erano Hydo e Helya, fratello e sorella dal pelo grigiastro e gli occhi gialli, molto uniti e amichevoli con tutti; infine c'era Athena, leoncina dagli occhi verdi e pelo chiaro, molto dolce, anche se a volte poteva sembrare un po' dura di carattere: era la miglior confidente di Uru.

    In una mattina tranquilla al retro della grande roccia, la piccola Uru, di quasi quattro mesi, giocava con la coda di sua madre, che si era distesa su una roccia a riposare assieme ad altre leonesse; poi le salì sul ventre:
    << Mamma, dov'è andato papà? >>
    << E' andato a fare il suo giro di controllo, Uru. Sai bene che la sua è una grande responsabilità >>
    << Sì, lo so...Ma quando torna? Oggi mi doveva portare in cima alla Rupe, per spiegarmi molte cose >>
    << Stai tranquilla, che tornerà. Devi avere pazienza >>
    << Lo so.... ma la pazienza mi manca: voglio apprendere a fondo il ruolo che mi spetta... >>
    << Su, su...Hai ancora molto tempo davanti a te >> disse dolcemente Aura, leccando la sua testolina;
    << Perché non vai un po' a giocare con i tuoi amici nel frattempo? >>
    << Va bene >> rispose Uru, strofinando il musetto con quello della madre;
    << Ci vediamo dopo, mamma >>
    << A più tardi, tesoro >>.
    Uru corse via, andando a cercare i suoi amici; passò un po' di tempo a guardare in giro, ma non li trovò:
    << Uffa... Ma dove sono finiti tutti?? Si saranno allontanati dalla Rupe? >>si lamentò.
    Ma non appena si voltò per tornare indietro...
    << BUH!! >>
    << WAAAAH!! >> era Khendo, che le era saltato addosso:
    << Khendo!! Ma che...??! >>
    << Ah ah ah... Avresti dovuto vedere la faccia che hai fatto, Uru! >>
    << M-ma... >> balbettò lei, sorpresa;
    << Credevi che ce ne fossimo andati via, senza dirti niente, vero? >> domandò Athena, che era uscita da dietro un'altra roccia assieme a Hydo e Helya;
    << Ecco, a dirla tutta...Sì >> rise Uru;
    << Bé...Non hai tutti i torti in fondo >> disse Helya, mentre guardava Hydo e Khendo;
    << Eh..? Che vuoi dire? >>
    << Khendo e Hydo si sono allontanati da soli questa mattina, senza avvertire nessuna di noi >> spiegò Athena;
    << Davvero? E dove ve ne siete andati? >>
    << Ehm...Ecco, siamo andati... >> balbettò timidamente Hydo;
    << SSSH! Zitto! >> esclamò Khendo;
    << Siete andati oltre i confini?? >>
    << N-no, Uru... Non proprio >> rispose Khendo;
    << Come sarebbe “ non proprio ”?! Mio padre dice che quei posti sono pericolosi per noi >>
    << Sul serio? Eppure eccoci qua, davanti ai tuoi begli occhioni >>
    << Non scherzare su questi argomenti, Khendo >>
    << Su, dai...Sei troppo apprensiva...Abbiamo scoperto un posto magnifico, e volevamo portarci anche voi, più tardi però...visto che tu dovevi stare con tuo padre questa questa mattina...A proposito, come mai sei qui con noi e non con lui? >>
    << Non è ancora tornato dal suo giro di controllo, per questo sono venuta a cercarvi >>
    << Non è ancora tornato? Strano... >> osservò Helya;
    << Di solito torna qui a quest'ora... E' successo qualcosa? >> domandò Athena;
    << Che io sappia, no... Può anche capitare che rientri più tardi: in fondo ha tanto da fare >>
    << Perfetto, allora non c'è nulla di cui preoccuparsi >> disse Hydo;
    << Oh, si invece >> riattaccò Uru;
    << E andiamo... >> si lamentò Khendo;
    << Potevano esserci iene! >>
    << Ma non c'erano iene, ti dico! Vi erano solo scheletri >>
    << SCHELETRI?! >> esclamò Helya, turbata;
    << Sì... scheletri di elefanti >> precisò Hydo << Enormi scheletri che ti balzano addosso, quando meno te lo aspetti!!! >> e saltò su sua sorella, per metterle paura:
    << Smettila, Hydo!! >> gli urlò Helya, spaventata;
    << Scheletri di elefanti? Non ne sapevo niente >> disse Uru;
    << Già, non è fantastico? Pensa quanti segreti potrebbe nascondere quel posto! >>
    << Ma, Khendo... >>
    << Su, non c'è nulla di cui avere paura. E poi, qualsiasi cosa accada, ti proteggerò io >>
    << Scommetto che sia proprio questo a preoccuparla...>> rise Athena;
    Khendo si irritò: << Delicata come sempre, eh? >>
    << Modestamente >> rispose lei; e tutti si misero a ridere.
    << URU! >>
    << Oh! E' mio padre >>
    << URU, DOVE SEI?? >>
    << ARRIVO, PAPA'! Devo andare... A lui non dirò niente, però daremo solo un'occhiata veloce a quel posto, d'accordo? A più tardi >>
    << A più tardi >> la salutarono gli altri.

    << Papà!! >> esclamò contenta, andando incontro al leone;
    << Piccola mia... Scusami se ho fatto tardi >> disse Mohatu abbracciandola;
    << Di che ti scusi?? Hai molte responsabilità, e poi sono contenta di vederti >> disse la piccola, sorridendo;
    << Sei proprio dolce...E ora come ti ho promesso saliremo in cima alla Rupe >>
    << EVVAI!! >> e cominciarono a salire giocando e rincorrendosi a vicenda;
    << Stavolta vinco io, papà >>
    << Oh, non credo proprio, signorina >>
    << Ah ah ah... >>
    Infine raggiunsero la cima: il panorama era unico, variopinto con i colori della natura e delle creature, contrastati dai raggi del sole che si estendevano su tutte le Terre del Branco:
    << E' bellissimo... >> sussurrò lei, ammaliata dalla bellezza di quel paesaggio;
    << E' vero, Uru... E sappi anche che tutto ciò che vedi, che questi raggi del sole espongono ai tuoi occhi, dalle pietre fino alle singole foglie di ogni pianta, è il nostro regno >>
    << Tutto questo?? >>
    << Tutto quanto >>
    << E' fantastico! E il giorno in cui comincerò la mia reggenza, diverrà tutto mio?? >>
    << Sì, tutto, ma per mantenerlo tale, ricordatelo bene, devi rispettarlo >>
    << E come? >>
    << La coesistenza di questo mondo è dovuta all'equilibrio del Cerchio della Vita: tutte le creature sono collegate fra loro, e devono attenersi a vicenda, a dispetto della catena alimentare >>
    << Ciò riprende anche il discorso dell'altra volta, vero? Che i nostri corpi diventano erba dopo la morte, così le altre creature se ne cibano, come noi ci cibiamo di loro >>
    << Esatto, ma bisogna anche aiutarsi a l'un l'altro, e in questo modo si ottiene una buona cooperazione in favore del regno >>
    << Uao, papà! Tu sai proprio tutto >>
    << No, non tutto...E credimi, mai nessuno potrà venire a conoscenza di ogni segreto, che caratterizza questo mondo >>
    La piccola Uru rimase così sorpresa e affascinata da quel discorso, che ne ricordò sempre ogni parola. Ammirava molto suo padre, e sperava di divenire come lui in coraggio e saggezza. Ma questi pensieri sereni furono improvvisamente contrastati dal sapere ciò che avrebbe fatto quello stesso giorno con i suoi amici; tuttavia cercò di non pensarci e di nascondere la sua preoccupazione per tutto il tempo che trascorse con suo padre quella mattina.
     
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  7. Simba (Cucciolo)
     
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    molto bello questo capitolo, anche se non succede molto e come di norma gita al cimitero degli elefanti un classico XD non vedo l'ora di vedere cosa combineranno ^^ :)
     
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    Si in effetti la gita al cimitero è un classico. comunque mi incuriosisce parecchio quel leoncino dal 'pelo scuro e gli occhi g
    rigi'...
     
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    CITAZIONE (lion_blackandwhite @ 29/6/2012, 21:41) 
    Si in effetti la gita al cimitero è un classico. comunque mi incuriosisce parecchio quel leoncino dal 'pelo scuro e gli occhi g
    rigi'...

    kehndo? ma lui ha il pelo marrone CHIARO e occhi grigi...
     
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    È sempre marrone xD
     
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    Bellissimo anche questo capitolo, se Uru va nel Cimitero degli Elefanti prevedo una bella ramanzina per il ritorno.
    Aspetto il seguito
     
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    sono buono, eccone un altro^^



    Capitolo 2. “ Pericolo in agguato ”


    Si fece pomeriggio: Mohatu fu chiamato da Zozo dopo la caccia, per andare verso Nord, dove erano state avvistate delle iene che spingevano delle mandrie lontano dai propri territori; per Uru e gli altri giunse invece il momento di andare ad esplorare quel luogo apparentemente inabitato.
    La piccola avvisò sua madre del loro allontanamento, ma non le piacque affatto mentire:
    << Mamma, io e gli altri andiamo a giocare al lago giù a valle, come ieri >>
    << Ah, va bene. Certo... mi sentirei più tranquilla se Zozo vi accompagnasse, però è andata con tuo padre a Nord... >>
    << Oh, via...Non preoccuparti mamma, non ci allontaneremo mica dai confini...Staremo giù, al lago di ieri, perciò non preoccuparti >> mentì controvoglia, strofinandosi affettuosamente con sua madre per tranquillizzarla;
    << D'accordo, ma fate attenzione >>
    << Certo! >>
    << A dopo, allora >>
    << Ciao! A dopo >> e corse via in fretta, andando in contro al gruppo:
    << Eccomi. Tutti pronti? >>
    << Eccome! >> rispose Khendo eccitato;
    << Allora, andiamo >>.
    Scesero i massi e si allontanarono dalla Rupe, senza perdere ogni tanto il tempo per farsi degli scherzi o per rincorrersi.
    Ma il sorriso svanì dal volto di Uru, non appena vide che si stavano allontanando molto da casa:
    << Khendo... >>
    << Sì? >>
    << Dove siamo diretti esattamente? >>
    << Uhm...Più o meno verso Nord... Perché? >>
    << Perché ci stiamo allontanando troppo, siete sicuri di ricordarvi esattamente dove si trova? >>
    << Certo che sì! >> rispose Hydo;
    << Sicuro, sicuro? >> chiese Athena con tono scherzoso;
    << Dubiti di me forse? >> riattaccò Hydo;
    << Certo che sì! >> rispose la leoncina ridendo;
    << Dubbiosa... >> disse lui con un mezzo sorriso, guardandola;
    << Zitti ora. Siamo quasi arrivati >> disse Khendo << però passeremo davanti ad una piccola caverna, per cui dovete fare tutti silenzio >>
    << Come mai? >> chiese Helya;
    << Stamattina io e Hydo vi siamo entrati per vedere com'era fatta dentro, ma non era vuota >>
    Athena si unì al discorso: << Non era vuota? >>
    << No: c'era un leone e ci ha cacciati via >> spiegò Hydo;
    << Un leone? >> domandò Uru;
    << Già, probabilmente era uno straniero: non lo avevamo mai visto prima d'ora da queste parti >>
    << E cosa ci faceva lì? >>
    << Non lo so; comunque era giovane: un adolescente per essere esatti >>
    << Davvero? >>
    << Sì >>
    Khendo riprese il discorso: << Ma aveva un pessimo carattere: non ci ha dato nemmeno il tempo di scusarci, che subito ci ha ruggito contro, cacciandoci via >>
    << Oh...avrà avuto sicuramente dei motivi... >>
    << Può darsi, ma faceva davvero paura >> disse Hydo;
    << Quali motivi avrebbe mai potuto avere?? >> grugnì Khendo << cacciarci via così....Di sicuro ha un brutto carattere >>
    << Mai giudicare dalle apparenze >> disse Uru;
    << Parli bene tu, che cerchi sempre il lato positivo delle cose >>
    << E questo che vorrebbe dire? >>
    << Niente...che sei buona, tutto qua >> le sorrise;
    << Come sei romantico >> scherzò Athena;
    << Eh? C-che..? >>
    << Ah ah ah... >> risero gli altri; Khendo sbuffò.
    Giunsero nei pressi della grotta di cui si era accennato, ma furono improvvisamente frenati dalla vista di un giovane leone che si aggirava da quelle parti. Così si nascosero dietro a delle piante:
    << Accidenti, è lui >> disse Khendo; Uru gli si mise accanto ad osservare lo straniero, ma non ne rimase spaventata, anzi ne fu in qualche modo attratta: era come se sguardo color smeraldo di quel leone le avesse appena trapassato il petto con una forza misteriosa.
    << E ora? >> chiese Helya;
    << Ora conviene muoverci senza farci notare >> sussurrò Khendo << D'accordo? Stammi vicina Uru...Ma..Uru?? >>
    << Che aria triste... >>
    << Ma che stai dicendo? >> domandò Athena perplessa;
    << Quel leone...sembra essere molto triste... >>
    << Che ti importa ora di quello là?? >> le disse Khendo aspramente << pensa a non rimetterci la pelle, piuttosto. Su, andiamo >>.
    Procedettero, facendo attenzione a non fare il minimo rumore; poi, una volta lontani da quel posto, cominciarono a correre finché giunsero al luogo in cui giacevano gli scheletri di elefanti e scesero la ripida parete, che ne segnava il confine:
    << Guardate! Fantastico, no?? >>
    << Fantastico?! Mette i brividi! >> affermò Helya, tremando;
    Athena rimase sbigottita : << Impressionante >> disse;
    << Già e non c'è neanche un'anima viva! Possiamo muoverci liberamente >> esclamò Hydo << dai, che aspettiamo?? Andiamo ad esplorare! >> disse con eccitazione.
    Uru li seguì silenziosamente: sapeva bene che non conveniva dare pregiudizi a luoghi come quello.
    Cominciarono a girare in varie parti; Hydo e Khendo trovarono divertimento nell'aggirare le costole dei vari scheletri:
    << Accidenti, quanti ce ne sono >> osservò Helya;
    << Questo è un cimitero >> affermò Uru << papà non me ne ha mai parlato... ha solo accennato di alcuni posti verso Ovest, al di fuori dei confini, che sono pieni di pericoli in agguato, ma non sapevo di questo cimitero qui a Nord.... Forse me ne avrebbe parlato in questi giorni... >>
    << Ehi, dove sono andati quei due??? >> domandò Helya preoccupata << erano qui un momento fa! >>
    << Cosa?? >> si preoccuparono le altre;
    << Khendo!! Hydo!! Dove siete finiti?? >> gridarono.
    Poi un improvviso rumore sopra le loro teste catturò la loro attenzione:
    << RRAAARRHHH!! >>
    << AAAAAH!! >> i due cuccioli saltarono loro addosso, balzando dal teschio di un elefante:
    << Khendo!! Hydo!! non fatelo mai più! >>
    << AH AH AH... >>
    << Stupidi!! >>
    << Ehi, dai...non arrabbiatevi! Sapevate poi che qui non c'è nessuno oltre... >> “ CRACK!! ” << ...n-noi >> “ CRACK! ”
    << C-cos'è...questo rumore...?? >> balbettò Helya, impaurita;
    << N-non lo so... >> rispose Hydo;
    << SPOSTATEVI!! >> urlò Uru: un masso stava cadendo giù da una prete rocciosa. Riuscirono ad allontanarsi appena in tempo. Poi il masso si schiantò al suolo, fracassandosi. I leoncini, ansimavano spaventati, col cuore che palpitava forte. Poco dopo realizzarono che il pericolo era svanito:
    << Era solo uno stupido masso, che per poco non travolgeva a tutti quanti! Meglio allontanarsi dalle pareti: sembrano fragili >> disse Khendo tranquillizzando gli altri, anche se di poco.
    Ma ad Uru l'accaduto non andò giù: sospettava che ci fosse stato lo zampino di qualche iena nascosta fra i massi e gli scheletri:
    << Andiamo via, questo posto non mi sembra affatto sicuro >> disse;
    << Sono d'accordo! >> esclamò Helya frettolosamente;
    << Anche noi >> dissero Athena e Hydo;
    << Khendo? >>
    Ma lui rimase in silenzio:
    << Khendo, sii ragionevole! >> esclamò Athena << Ci sono altri posti in cui divertirsi, non vedo perché dobbiamo rischiare in questo luogo >>
    << Athena ha ragione. Andiamocene >> disse Hydo;
    << Avete paura, forse? >>
    << Che c'entra?? >> grugnì Athena << Bene! Se questo è il modo per dimostrare il tuo “ coraggio ”, allora resta qui! Io me ne vado! >>
    << Ehi, calmati! Stavo solo scherzando! Certo che me ne voglio andare! >> rispose Khendo;
    << Non mi sembra proprio! >>
    << Accidenti, quanto sei difficile! >>
    << ORA BASTA, RAGAZZI! Non è né il momento, né il posto giusto, per bisticciare! >> intervenne Uru << Muoviamoci, per una buona volta >> e si incamminò, seguita da Helya e Hydo; Khendo e Athena rimasero imbronciati per un po', poi si avviarono anche loro.
    Mentre stavano cercando un'uscita, una strana ombra, accompagnata da uno scricchiolio di ossa, passò velocemente, nascondendosi in uno scheletro. I cuccioli sobbalzarono terrorizzati, guardandosi intorno e stringendosi l'uno vicino all'altro:
    << Chi c'è??> > domandò Uru, urlando, ma non si udì alcuna risposta;
    << Cos'era...?? >> chiese Hydo; subito dopo si levò una strana e diabolica risata, che riecheggiò dappertutto:
    << Via, svelti!! >> esclamò Khendo con agitazione.
    Corsero velocemente, sperando di raggiungere un' uscita il più presto possibile, ma furono frenati inaspettatamente da una grossa iena, che balzò davanti a loro, mostrando le zanne con un sorriso maligno:
    << Bene, bene...Sentiamo...Cosa ci fanno qui dei piccoli bocconcini come voi, eh? E dentro i territori altrui, per giunta...Volevate farci forse una piacevole visitina? >>
    << Oh, no signore! La prego, ci scusi, non volevamo fare niente di male... Noi... >> balbettò Khendo, cercando di spiegare;
    << Abbiamo sbagliato strada! E-ecco... >> intervenne Hydo;
    << Ooh... Poverini... >> Disse una iena femmina, uscita dallo scheletro dietro di loro:
    << Mio caro, forse dovremmo occuparcene noi... >>
    << Ma certo...Non possiamo rimanere impassibili... >>
    << Oh, n-non disturbatevi...Ora ce ne andiamo... >> disse Khendo, indietreggiando con gli altri;
    << Ma perché tanta fretta? Non ce n'è motivo... >>.
    Li circondarono, sfoderando gli artigli; i poveri cuccioli non sapevano come agire: se restavano, sarebbe giunta la loro fine e se si disperdevano, rischiavano di perdersi a vicenda.
    Tuttavia l'impulso di scappare fu molto forte, così, presa una grande velocità, sfuggirono dalle grinfie delle iene, avendole di conseguenza alle calcagna.
    Uru corse velocemente, cercando disperatamente di mettercela tutta per aver salva la vita; ma il pensiero dei suoi amici in pericolo la turbò e avrebbe fatto qualunque cosa, per salvarli da quella situazione, anche a costo della vita! Ma in che modo poteva?
    "Forse, se cerco di attirare la loro ira su di me, gli altri potranno salvarsi ” pensò.
    Così attese che tra loro e le iene si instaurasse una certa distanza, poi svoltò subito, prendendo un'altra direzione:
    << URU!! Dove vai?? >> gridarono gli altri, vedendola allontanarsi dal gruppo e salire una roccia ad un angolo:
    << EHI! STUPIDE BESTIACCE ROGNOSE! DA QUESTA PARTE! >> gridò;
    << NOOO! URU! >>
    << Come hai osato chiamarci??! >> risposero le iene arrabbiate, fermandosi accanto al masso su cui era salita;
    << Siete sorde per caso?? Avete capito benissimo!! E, in quanto Futura Regina di questo regno, farò si che veniate punite dal Re, mio padre, come meritate!! >>
    << Miserabile mocciosa!! Ora vedrai! >> le ringhiarono, scattando in avanti; Uru cominciò a scappare cercando di attirarle altrove, lontano dai suoi amici.
    << URUUU!! >> gridò Khendo;
    << Cosa possiamo fare?? >> piangevano gli altri;
    << Andremo ad aiutarla, ecco cosa! >>
    << E come?? >>
    << Hydo, tu vieni con me! Cercheremo di tenere a bada quelle bestiacce! Voi invece andate a cercare Mohatu: oggi si è diretto qui a Nord, trovatelo ed avvisatelo! Se tutto andrà bene, ci rivedremo da queste parti >>
    << No! Restiamo tutti insieme! Ti prego! >> implorò Helya disperatamente;
    << Non possiamo farlo! Da soli siamo del tutto impotenti! Dovete andare da Mohatu e condurlo qui! Non preoccupatevi, andrà tutto bene! >>
    Così, col cuore in gola, si separarono: Athena ed Helya trovarono un'uscita dal cimitero e corsero a cercare il re; Hydo e Khendo andarono invece a seguire le tracce di Uru e delle iene.
    Intanto la povera leoncina, rimasta sola contro le iene, cercò di seminarle fra gli enormi scheletri, con scarso successo: ogni volta che sperava di essersene liberata, eccole che rispuntavano da altre parti, piene di ferocia.
    Non aveva più idee e le forze cominciarono a mancarle: i tempi per riprendere fiato si abbreviavano sempre di più. Era stremata dalla fatica e dal terrore e loro riuscivano sempre a coglierla di sorpresa: sembravano instancabili!
    Cercò di cogliere l'occasione di trovare un'uscita durante la fuga. Ma l'unica che trovò fu la ripida parete da cui era entrata inizialmente: scenderla era facile, ma salirla era tutto un altro paio di maniche e il tempo stringeva. Ma non avendo molta scelta, decise di tentare per quella via di fuga. Cominciò a salire, arrampicandosi faticosamente sui massi della parete, con le forze che le restavano.
    Il suo cuore accelerò, non appena le iene le furono di nuovo dietro.
    Allora, tenendosi aggrappata ad un masso, spinse con le zampette posteriori alcuni sassi, colpendo la iena più vicina:
    << Maledetta! >> le ringhiò la belva; ma lei continuava a salire spingendo giù i sassi che le capitavano sotto le zampe.
    A causa delle frettolosità, le scivolò la zampa anteriore sinistra, procurandosi un taglio profondo, che la sciava tracce di sangue al suolo. Cercando di ignorare il dolore, riuscì a raggiungere la cima della salita, rientrando nei confini delle Terre del Branco.
    Non aveva la forza per proseguire e la ferita continuava a bruciare, ma non poteva fermarsi lì: le iene, nonostante fossero fuoriuscite dai propri territori, non sembravano voler rinunciare all'inseguimento.
    Correva e zoppicava senza sapere quale meta raggiungere; non poteva trovare alcun nascondiglio: gli inseguitori avrebbero seguito le tracce del suo sangue. L'unica consolazione era sapere che i suoi amici fossero fuori da quel pericolo.
    Giunse nei pressi di una forte corrente d'acqua, da cui non poteva più trovare scampo, e si accasciò al suolo piangendo.
    Ormai le iene l'avevano raggiunta, e stavano sul punto di sbranarla, quando: << LASCIATELA STARE!! >> gridarono Khendo e Hydo, azzannando le zampe delle belve, distogliendone l'attenzione dalla leoncina:
    << Dannati leoni spelacchiati!! Sempre tra i piedi! >> reagirono loro, scrollandoseli di dosso con violenza e sbattendoli al suolo.
    << Khendo!! Hydo!! No! >> si disperò Uru, scattando verso di loro con il solo aiuto della sua forza di volontà, per aiutarli; ma una iena la colpì di riflesso, scagliandola con forza nel corso d'acqua e finì in balia della corrente:
    << NOOO! URU!! >>
    << AH IH IH IH EH EEH... >> risero malignamente le iene, compiaciute da ciò:
    << Bene! Ed ora, tolta di mezzo quella fetida principessina, ci occuperemo di voi due... >>
    Ma un improvviso e potente ruggito interruppe l'azione: << MOHATU! >> gioirono i cuccioli: era lui, seguito da Athena ed Helya.
    Il re, più inferocito che mai, aggredì le iene, sfogando tutta la sua ira. Ferì la femmina ad un fianco e atterrò il maschio, tenendogli una zampa sulla gola:
    << Pietà! Vi prego! Ci arrendiamo! >>
    << SILENZIO! Se oserete ripresentarvi di nuovo da queste parti ed aggredire i piccoli, la pagherete con la vita!! >>
    << S-sì!! D'accordo! Ce ne andiamo! >> e scapparono via in fretta.
    I cuccioli, terrorizzati, si avvicinarono lentamente al leone, il quale si voltò verso di loro, con occhi adirati. Nel frattempo arrivò anche Zozo ed atterrò preoccupata, circondando le spalle di Helya ed Athena con le ali:
    << Dov'è Uru?? >> domandò Mohatu con gran tono;
    Hydo si mise a piangere, timoroso di rispondere. Khendo, altrettanto triste, poiché si sentiva responsabile di quanto accaduto, si fece coraggio e rispose a singhiozzi:
    << E' tutta colpa mia... mi dispiace...Sono stato io ad insistere per venire qui...non pensavo che ci fossero iene...Uru si è voluta sacrificare per noi e le aveva attirate su di sé...non abbiamo fatto in tempo a fermarla...e... poi l'hanno fatta cadere nel fiume!!...Non siamo riusciti a fare nulla..! Noi... >> e scoppiò anche lui a piangere.
    Un'espressione disperata si manifestò sui volti di Zozo e delle leoncine.
    Mohatu sentì una grande fitta al cuore, un dolore per il quale non esistono parole in grado di spiegarlo; poi, trattenendo le lacrime, parlò:
    << Zozo! >>
    La volatile si asciugò una lacrima: << Signore? >>
    << Portali a casa. Che gli avvenimenti di oggi gli servano da lezione per la vita >>
    << Oh...Sì, sire... >>
    << E raduna le leonesse per la ricerca >>
    << Certo... Eh? Cosa? Ricerca? >>
    << Seguiremo il corso del fiume e andremo a cercarla >>
    << M-ma... >>
    << Questo è un ordine! >>
    << Subito, signore! Venite piccoli... >>.
    Col capo chinato verso il basso, i leoncini la seguirono: ora comprendevano veramente il motivo delle preoccupazioni della loro amica, scomparsa.
     
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  13. Simba (Cucciolo)
     
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    capitolo stupendo, sapevo che si sarebbero cacciati nei guai, non pensavo che finisse in quel modo O_O credevo che mohatu li avrebbe salvati tutti e riportati a casa e invece no, ora ho la curiosita a mille per la sorte di uru e poi quel giovane leone ho già capito chi è ^^ non vedo l'ora di leggere il sequito ^^ :)
     
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    Bellissimo, mentre leggevo mi chiedevo che fine avrebbe fatto Uru, non mi sarei mai aspettato che l'avrebbero buttata in un fiume.
    Aspetto il seguito
     
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  15.  
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    Capitolo 3. “ Il leone misterioso ”


    << Oh...D-dove mi trovo...?... >> Uru, sdraiata su un fianco a riva del fiume, sollevò debolmente la testa, guardandosi attorno: era buio; vi erano tanti alberi, che insieme formavano una piccola ed ignota giungla:
    << Queste...non sono le Terre del Branco...AHI! >> si leccò la ferita dolorante sotto la zampa, poi ricordò tutto: era stata scaraventata nel fiume e la corrente la trascinò via; fortunatamente le era capitato sotto zampa un tronco galleggiante, su cui aggrapparsi, per non annegare. Poi, raggiunta una sponda tranquilla, si era accasciata al suolo, priva di sensi per un po' di tempo.
    Rimaneva però un grosso problema: ritrovare la strada di casa. Infatti il fiume l'aveva trascinata troppo lontano, in un luogo a lei sconosciuto in tutto e per tutto. Avrebbe potuto seguire il corso del fiume, ma le ripide ed alte pareti rocciose delle cascate, l'avrebbero costretta a fare il giro lungo, con molte più probabilità di perdersi.
    Comunque rimanere in quel posto sarebbe stata la scelta più sbagliata da fare: infatti piccola e sola com'era, sarebbe stata del tutto vulnerabile di fronte ad altri pericoli. Così, barcollando, si alzò, si scrollò l'acqua di dosso e zoppicò, seguendo per un tratto il corso d'acqua; poi, alla prima parete rocciosa che incontrò, si diresse all'interno della giungla .
    Il Sole era ormai tramontato e l'oscurità rendeva quel posto inquietante per lei. Col cuore in gola proseguiva, passando in mezzo alle enormi foglie delle piante, avendo paura che un pericolo le sarebbe saltato addosso da un momento all'altro: “ Chissà dove andrò a finire...O come finirò io stessa stanotte... ” pensò. In seguito levò lo sguardo verso il cielo stellato, sperando di ricavarne fuori un po' di conforto:
    << Grandi Re del Passato... >> disse << vi prego... se ci siete, aiutatemi a tornare a casa...guidatemi...Mi sento così impotente e sola in questo posto a me sconosciuto >>. Poco dopo aver pronunciato queste preghiere, sentì all'improvviso qualcosa toccarle la schiena. Ignara del fatto che si trattava semplicemente del ramo di un albero, si spaventò e cominciò a correre veloce, gridando e implorando aiuto.
    Procedeva senza sapere dove stesse andando, con le foglie delle piante che le frustavano il muso, a causa della velocità:
    << Aiuto! Aiutatemi! Vi prego! >> continuava a gridare, con molta agitazione. Durante la corsa si accorse che qualcosa di appuntito le penetrò in profondità nella ferita, provocandole un dolore lancinante, ma la paura non le diede la possibilità di fermarsi e continuò a correre.

    Infine andò a sbattere violentemente contro qualcosa: << EHI! >> esclamò una voce maschile.
    La piccola rotolò all'indietro, poi alzò gli occhi, tremando: si era scontrata con un giovane leone, seduto da quelle parti, lo stesso che aveva visto quel pomeriggio con i suoi amici: << A-Aiutami! >> implorò lei, aggrappandosi ad una sua zampa;
    << Togliti!! >> urlò il leone, arrabbiato, allontanandola; poi si alzò e fece per andarsene, ma la piccola si aggrappò di nuovo a lui: << No! Non te ne andare! Ti prego! >>
    << Ma cosa vuoi?! Vattene! Lasciami stare! >>
    << NO! >>
    << Stupida mocciosa! Oltre a venirmi addosso, hai anche il coraggio di continuare ad importunarmi?! Levati di mezzo! >>
    << NO, NO! Ti prego, aiutami! C'è un mostro!! >>
    << Ma quale mostro??! Non vedi che qui ci sono solo alberi?! Vai via! >>
    << Ti prego! Non voglio rimanere sola! Mi sono persa...voglio tornare a casa... >> e si mise a piangere;
    Allora il leone sospirò calmandosi, poi l'allontanò di nuovo, più dolcemente però, e vide una piccola macchia di sangue, che gli aveva lasciato sulla zampa:
    << Sei ferita? >>
    << No...non è nulla... >> singhiozzò lei;
    << Se lo dici tu... >>
    << Non te ne andare!... >>
    << Non me ne vado...Anzi, ti accompagno. Cosi mi lascerai finalmente in pace >>
    << Oh, grazie! >> si sollevò di morale;
    << Dove vivi? >>
    << Alle Terre del Branco >>
    << Ah! Ti sei allontanata molto >>
    << E' lontano da qui? >>
    << Sì, è lontano. Conviene andarci di giorno. Di notte, con le iene che possono esserci, è pericoloso >>
    << Oh... >>
    << Ci muoveremo all'alba. Anch'io devo tornare laggiù... >>
    << Fantastico! Ti farò ospitare da mio padre! In fondo ti devo molto >>
    << Ehi, ehi, calma! Non se ne parla! Patti chiari e “ amicizia ” lunga...Ti accompagnerò solo al confine, dopodiché dovrai sparire dalla mia vista >>.
    Uru rimase mortificata da quelle parole e non trovò una risposta da dare; allora il leone parlò al suo posto: << Bene, chi tace acconsente. Patto fatto >> e si incamminò: << Dove vai?? >> si agitò lei;
    << Hai intenzione di rimanere a dormire in questo posto? Come vuoi... >>
    << Oh, no! Aspettami! >> e lo seguì.
    Trovarono una piccola grotta dove passare la notte; era ben nascosta dai cespugli, quindi anche abbastanza sicura.
    Il leone vi entrò dentro e si sdraiò; la piccola Uru in un primo momento esitò, poi vi entrò e provò a rannicchiarglisi vicino, ma lui si scostò da lei:
    << Non sono qui per farti da madre! >> le disse aspramente. Allora Uru, aflitta, si allontanò e si sdraiò da un'altra parte. Prevalse un gran silenzio nella grotta. La piccola non riusciva a sopportare tutto quell'imbarazzo e voleva provare a rompere quella gelida barriera che li separava:
    << Ehm... >> disse timidamente;
    << Cosa c'è ancora..? >> sospirò il leone;
    << Il... il mio nome è Uru. E tu come ti chiami? >>;
    lui rimase per un po' in silenzio, poi rispose: << Mi chiamo Ahadi >>
    << Ahadi? Bel nome >> si complimentò lei.
    Il leone mugugnò e si rigirò a dormire. Uru sorrise, sentendosi più tranquilla, poi abbassò la testa e, prima di addormentarsi, sussurrò:
    << Grazie >>.

    Giunse l'alba e la grotta si illuminò con primi spiragli di luce.
    Ahadi si alzò sbadigliando ed andò fuori dalla grotta a stiracchiarsi. La piccola Uru era rimasta ancora dentro a dormire e lui la svegliò bruscamente:
    << Ehi, mocciosa! Svegliati o ti lascio qui >>
    << Mmmh... >> mugugnò lei << ancora cinque minuti, mamma... >>
    << Ma che mamma?! Allora sei proprio fissata! >>
    << Eh?...Uh... >>
    << Muoviti, la strada da fare è lunga >>
    La leoncina si alzò e si stiracchiò, boccheggiando a causa della zampa ferita, poi uscì: << Eccomi... >> disse sbadigliando;
    << Sai, non hai una bella cera... >> osservò lui;
    << Dici..? Strano...perché mi sento benissimo... Forse sono ancora mezza addormentata... >>
    << Direi proprio di sì. Andiamo >> e si avviarono.
    Si fecero strada in mezzo alla giungla per molti chilometri, cercando di rimanere a velocità costante. Per Uru fu alquanto difficoltoso stare allo stesso passo di Ahadi: si perdeva continuamente in mezzo alle fratte e alle enormi foglie delle piante, inoltre la ferita, che stava pian piano iniziando a crostarsi, le impediva di fare rapidi movimenti:
    << E-ehi!...Aspettami, sei troppo veloce, non ce la faccio a starti dietro >> gli disse;
    << Sei tu che sei lenta! >>
    << Ma... >>
    << Devi stare al passo, non puoi pretendere che ti tenda d'occhio ovunque tu vada >>
    << Ma... >>
    << Se continui così, arriveremo a destinazione all'inizio della prossima stagione. Perciò vedi di muoverti, capito mocciosa? >>
    Uru perse la pazienza, con tutti questi rimproveri:
    << PRIMO: non mi chiamo mocciosa, ma URU! Capito? SECONDO: non mi fai alcuna paura, perciò non darti troppe arie! TERZO: sono ferita ad una zampa! Se proprio non non vuoi fermarti ad aspettarmi, allora ti salirò in groppa!! Così starò al tuo passo! >>
    << Ma che...? Non azzardarti! >> ma non fece in tempo a rispondere che subito la piccola gli balzò addosso, afferrandolo per la criniera.
    << Togliti subito!! Altrimenti... >>
    << Altrimenti cosa? >> lo interruppe << Saresti talmente spietato, da farmi del male?? Non credo proprio! >>
    << Senti un po' tu!...Non hai il diritto di... >>
    << Non volevi arrivare presto alle Terre del Branco? Cosa aspetti allora? Muoviamoci >>
    Ahadi grugnì, adirato. Tuttavia si arrese a quello scontro verbale e ricominciò a camminare, con Uru che sorrideva compiaciuta sulle sue spalle.
    “ Maledizione... ” pensò lui “ Come può una mocciosetta essere così avventata?! Ma sopratutto...come ho potuto sottomettermi in questo modo?! ”.

    Uru inizialmente passava il tempo ad osservare il paesaggio attorno a loro, poi quando quel silenzio si fece piuttosto imbarazzante, cercò di attaccare discorso:
    << Peso troppo? >> “ ma che cosa sto dicendo?? ”;
    << Se pesassi davvero troppo, a quest'ora non riuscirei a portarti ancora in groppa, non pensi? >>
    << Ehm..già >>
    << Perché lo hai chiesto? Hai forse deciso di scendere, finalmente? >>
    << Oh, no, no, no! >>
    << Testarda >>
    << Eh eh... >> rise ed appoggiò il piccolo mento sulla morbida e corta criniera del leone;
    << Ehi, non te ne approfittare tanto, mocciosa >>
    << Uru! Mi chiamo Uru! >>
    << Mhpf... >> mugugnò lui.
    Uru tenne per qualche minuto il muso imbronciato, intrecciando le dita delle zampette con la criniera di Ahadi; tuttavia non voleva terminare la conversazione in quel modo: per qualche strana ragione si divertiva a parlare con lui, ed avrebbe voluto saperne di più sul suo conto; inoltre era molto attratta dai suoi occhi malinconici, i quali gli donavano un misterioso fascino:
    << Senti...Tu, da dove vieni? >> gli chiese;
    << Ti aspetti che risponda? >>
    << No, no...Era così, per conversare un po'...Per conoscerci meglio, non pensi? In fondo siamo...amici, vero? >>
    << Come corri in fretta coi tempi tu... >>
    << Però mi stai aiutando, e questo conta molto per me...Che male c'è a farsi qualche domanda a vicenda? >>
    << Giustissimo. Allora: perché non te ne stai zitta e mi lasci in pace? >>
    << Ma così non vale! Non è una domanda giusta da fare... >>
    << Eppure era una semplice, chiara e netta domanda >>
    << Sì, ma...Uffaaa...! >> sospirò la leoncina; Ahadi rise gustandosi la vittoria verbale: << Ecco, ora siamo pari >> disse.
    “ Ma perché fa così?? ” pensò lei “ In fondo non ho fatto nulla di male... Volevo solo sapere quale fosse la sua casa...O forse l'ho offeso senza rendermene conto? ”.
    Intanto il tempo scorreva veloce, e la mattina giunse al culmine:
    << Quanto manca ancora? Ho fame... >> si lamentò lei;
    << Manca poco. Non puoi sopportare in silenzio? >>
    << Sono stufa di starmene zitta! Ci sono rimasta fino ad adesso! Non puoi darmi ordini >>
    << Ma non era un ordine: era una richiesta >>;
    Uru grugnì; intanto il suo stomaco continuava a brontolare. Non poteva resistere ancora per molto senza mangiare, doveva recuperare le forze, strappatele il giorno prima. Mentre lei rimuginava su questi pensieri, Ahadi si fermò:
    << Che succede? >>
    << Succede che siamo arrivati: vedi? Questo è il confine >>
    << Hai ragione! Sono a casa, finalmente! >> esclamò scendendo dalle spalle del leone;
    << Grazie, mille! Ti sono debitrice...Che..? Ma dove vai?? >> domandò perplessa, vedendolo allontanarsi:
    << Ho promesso che ti avrei condotta fino al confine >>
    << Ma... >>
    << Quindi è giunta l'ora di separarci. Arrivederci, mocciosa, stammi bene >>
    << No... >> Uru, nonostante volesse fermarlo, non riuscì a muoversi dal suo posto. Non voleva rimanere di nuovo sola, ma non aveva idea di come persuaderlo a restare con lei. Avrebbe voluto che venisse nel suo branco, voleva fare qualcosa per lui, sdebitarsi per il favore ricevuto... Non poteva separarsene così freddamente...
    << Aspetta!! >> gridò, sperando che si sarebbe voltato indietro, a guardarla.
    << Cosa c'è? >> domandò lui, senza voltarsi;
    << Non andartene...per favore! Vieni con me! >>
    << Ascolta, ho già i miei problemi a cui pensare!...Non ti ci mettere anche tu... >>
    << Ma così non potrò sdebitarmi!...Almeno, se restiamo insieme... >>
    << Se non continuerai ad insistere, considererò chiusa la faccenda: in altre parole, debito pagato. Su, torna a casa. Addio >>
    La piccola rimase in silenzio, col capo chino verso il basso, sentendo un vuoto nel petto; poi alzò lo sguardo verso di lui e lo salutò: << Addio Ahadi...Sei stato un grande conforto per me! Non ti dimenticherò mai! Addio, e grazie ancora... >>. Lui si girò a guardarla, colpito da quelle parole. Anche se per un istante, Uru poté rivedere in lontananza quegli occhi, che l'avevano attratta dal primo istante in cui lo vide con i suoi amici. Poi lui si rivoltò ed andò via.
    La piccola rimase per qualche minuto in quel posto, triste e sconsolata, poi si fece forza e s'incamminò per trovare la strada di casa.
     
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