Rignano, applausi dopo l'assoluzione: lacrime di gioia per gli imputati

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  1. Blue_Sunday
     
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    Rignano, applausi dopo l'assoluzione:
    lacrime di gioia per gli imputati

    Il pianto e la rabbia dei genitori. Una maestra scagionata: era l'unica soluzione possibile

    TIVOLI - L’esplosione di gioia è un urlo che rompe il vocìo alle 18,40. Lo sfogo dellamaestra Patrizia Del Meglio che, in lacrime, dice: «Era l’unica possibile conclusione. Siamo andati in carcere senza nessun indizio. È finito un incubo». Per nove lunghe ore parenti e amici degli imputati sono stati stretti in cerchio, si sono sostenuti l’un l’altro, quasi in una danza propiziatoria. Hanno fumato, passeggiato, rievocato. Hanno atteso nervosamente. Anche per loro il palazzo è interdetto. Non hanno diritto all’ingresso.

    Luciano Giugno, marito della maestra Marisa Pucci, non fa che ricordare l’incubo durato sei anni. Sua moglie è a casa, come gli altri imputati, che hanno scelto di non essere in aula e non incontrare le parti civili.

    Si sono già incrociati altre volte, in questi cinque anni e mezzo, per le vie di Rignano Flaminio con i genitori delle presunte vittime, nessuno abbassava lo sguardo. «Anni trascorsi con un peso insopportabile - dice Giugno - soprattutto quando sai di essere totalmente innocente ma vieni additato come un mostro».

    Nell’aula del palazzo di giustizia suona la campanella, entrano le parti. Il verdetto arriva un quarto d’ora dopo: Gianfranco Scancarello e Patrizia Del Meglio, Marisa Pucci, Silvana Magalotti, Cristina Lunerti, assolti perché il fatto non sussiste. Sul marciapiede davanti all’ingresso del Tribunale la gioia è incontenibile. È quasi una reazione isterica quella che prende a mariti, fratelli, sorelle, amici degli imputati. Sono urla, pianti liberatori, abbracci. Luciano chiama al telefono la moglie e singhiozza. «Assolti, assolti perché il fatto non sussiste», le grida. Dall’altra parte del filo Marisa non ha parole, ma solo lacrime.

    Il fratello di Silvana Magalotti tira fuori una maglietta. L’aveva tenuta in una borsa per scaramanzia, ma ora può farla vedere a tutti: «La verità non ha mai avuto paura», c’è scritto con un pennarello. «Questa sentenza dimostra che i bambini non sono stati abusati - commenta Luciano Giugno - È la tesi che abbiamo sempre sostenuto. Non poteva andare diversamente». La sorella della donna, un’altra maestra, aggiunge: «È una cosa che non auguriamo a nessuno al mondo. Tutta la Olga Rovere era ed è con le maestre. Tutta Rignano era ed è con le maestre. Ora la conferma che le accuse erano basate sul nulla».

    In tutti questi anni sono rimasti tutti a vivere a Rignano: genitori delle vittime e parenti degli imputati. Solo la famiglia di qualche bambino ha preferito allontanarlo dal piccolo comune sulla Flaminia. La vita in una comunità così ristretta non deve essere stata facile e continuerà a non esserlo dopo questo verdetto. E non è un caso che ieri, proprio quel gruppetto di parenti e amici, che festeggiava davanti al Tribunale, venisse guardato a vista dalla polizia. Il timore è quello che ha determinato la decisione del presidente del Tribunale della Corte, Mario Frigenti: ha interdetto il palazzo, perché l’aula del Tribunale non si trasformasse in un ring. Non è bastato: le reazioni delle parti civili alla lettura del dispositivo non sono state un grande esempio di civiltà.


    Fonte: http://www.ilmessaggero.it/roma/rignano_ap...ie/199095.shtml
     
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