Il ritorno alla vita...

Idea stramba... spero che piaccia.

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  1. LionKing98
     
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    ok mi ero persa tre capitolì ma li ho recuperati. Non resisto più a veder soffrire così Kovu..ti prego Ciccio!! E questo..stronzo che pretende di spiegare tutto solo con una storia?? Brutto...ok, basta parole...
     
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    Re Leone

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    Ok, adesso la storia si incasina e il fatto di leggerla da cellulare nn aiuta XD

    In pratica quello che ha salvato kovu è un ricordo umanizzato? E non so se ho capito bene la storia di lenora... Non perche sia scritto male (non farti sege mentali su questo, apparte qualche errorino di battitura è a posto) ma perchè sono costretto a leggere da cellulare... Se riesci fai un riassuntino altrimenti me lo rileggo con più calma quando ho tempo XD
     
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  3. CiccioBaslardo
     
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    Allora:
    in pratica el vecchio GDR Lenora, è sorto un clan che ha scoperto una reliquia (la chiave per liberare il titano Crono, il padrone del tempo) e che l'ha usata per avere i poteri sul tempo.
    Ad un certo punto hanno preso un pianeta, dove era rinchiuso il titano e lo hanno avvicinato alla terra.
    Si sono costruiti il classico palazzo delle tenebre e hanno lottato contro tutti per crescere di potenza cosi da poter liberare il titano e soggiocare il suo pieno potere.
    Ma tahtan! Il titano si inocavola ed annulla il tempo.
    Questo porta alla fine della vita stessa.

    Dopo un bel po', l'admin riapre il GDR giustificando che la non vita non poteva essere sostenuta dall'universo e quindi, la vita stessa ha trovato una scappatoia per continuare.
    Insomma, si apre questa faglia nello spazio tempo (visibile da Nova Lenora) da cui escono tutti i ricordi della vecchia vita.
    In pratica, nessuno dei personaggi infiltrati nelle terre del branco esiste veramente.
    Sono tutti frammenti di ricordi delle vite precedenti.
    Insomma, l'associazione di cui fa parte il tipo che ha salvato Kovu per un motivo che spiegherò più avanti, sa tutta la storia e l'ha raccontata a Kovu.
    In somma, l'associazione li ha portati li per dare un po' di pace a Nova Lenora ed eliminarli senza che nessun innocente si facesse male, ma hanno fatto male i calcoli e sono capitati nelle terre del branco dove persino gli animali hanno un'anima.
    Insomma. Un bel piano che si è trasformato in un asino. E Kovu si è trovato inmezzo.

    Spero sia chiaro.
    Per maggiori delucidazioni non fatevi problemi a chiedere.
    Anche per me è difficile spiegare tutto l'ambaradam^^
     
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    Re Leone

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    Chiarissimo ^^ grazie ciccio ^^
     
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  5. CiccioBaslardo
     
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    Cap XI - Alla ricerca di una figlia

    Era ancora da solo.
    Zero non aveva mai avuto dei veri amici.
    Fu adottato una comunità di elfi che gli insegnò ogni cosa sulla vita selvaggia.
    Gli avevano insegnato a cacciare, gli avevano insegnato come sopravvivere da solo nelle foreste e come procurarsi del cibo fresco ogni giorno.
    Avevano fatto tanto per lui, crescendolo come uno di loro, ma non era mai stato accettato da quel villaggio.
    Lui era un umano. Una razza grezza ed imprevedibile. Ecco cosa gli di dicevano sempre tutti gli altri elfi.
    Gli unici interessi che aveva con quei freddi esseri era la caccia. Zero si dimostrò un ottimo esploratore, ed imparava rapidamente da ogni esperienza a cui lo sottoponevano, ma tutto questo non bastava. Non era uno di loro.
    Così carico di curiosità, così impaziente di apprendere ogni cosa che avessero da offrirgli.
    Eppure, anche con tutta la sua buona volontà, non era mai riuscito ad integrarsi in quel gruppo di esseri così chiusi e selettivi.
    Nessun amico, nessun amore. Solo lui e le su prede.
    Le stelle della note gli tenevano compagnia; il vento gli sussurrava alle orecchie; i raggi del sole che penetravano nella fitta foresta e la tiepida luce della luna erano i suoi unici amici.
    Nessun altro aveva piacere nel passare del tempo con lui.
    Ma un giorno tutto cambiò.
    Una bambina. Una piccola creatura ancora in fasce lo guardò per la prima volta come se gli volesse bene.
    Quei piccoli occhi così carichi d'amore erano quelli di Elizabeth.
    Certo, all'inizio non fu facile.
    Un'infante con poteri così grandi da poter penetrare nella sua mente e sconvolgerla ad ogni capriccio.
    Furono veramente dei momenti difficili, ma lui non aveva intenzione d'abbandonarla. Il caso li aveva fatti incontrare e nessuno sarebbe riuscito a separarli.

    Camminava nella notte della savana, muovendosi tra un'albero e l'altro.
    Nelle distanze che lo separavano da quei ripari si accucciava e strisciava nell'erba.
    Anche se era in pensiero per la sua piccola, non aveva dimenticato che quel luogo era pieno di pericoli. Dopo tutto era pur sempre un cacciatore.
    Ad ogni suo spostamento fissava le ombre che la luna proiettava sul terreno e sulle rocce.
    Una di loro poteva essere la sua Elizabeth.
    Doveva trovarla prima di quella demone. Adesso che era cresciuta ed aveva imparato cosa fosse l'amore, la piccola demone dagli occhi smeraldo avrebbe potuto condurre una vita senza dover attingere dai suoi poteri.
    Adesso che l'aveva trovata poteva insegnargli come vivere la sua vita in tranquillità.
    Non gli importava della sua natura, la voleva solo vedere felice; la voleva vedere innamorata; voleva vedere ogni giorno il sorriso sulle sue sue labbra.
    Aveva già tutto quello che gli occorreva.
    Non aveva bisogno che un demone gli insegnasse a controllare i suoi poteri.
    Poteva vivere benissimo anche senza conoscerli.
    Ecco perché anche lui aveva abbandonato Vaihal. Voleva trovare la sua piccola e scappare in un posto dove la regina non li avrebbe potuti trovare.
    Era difficile, ma ci doveva provare.

    Del fuoco…

    Silenziosamente, Zero si avvicinò a quel piccolo accampamento.
    Il leone scampato alle attenzioni di Vaihal dormiva vicino ad una tenda. Era solo un animale, ma il cacciatore poteva vedere sul suo volto una strana espressione.
    Sembrava quasi… umano.
    Si avvicinò ad un albero e si coricò su un ramo, tenendo l'arma puntata su quel felino.
    Non voleva ucciderlo, ma era sempre meglio tenersi pronti.
    Il vento soffiava sul suo volto.
    Questo significava che quel leone non poteva sentire il suo odore.
    Poteva finalmente addormentarsi.
    Un po' di riposo gli sarebbe servito dopo due giorni senza chiudere occhio.
    Si addormentò felice su quel ramo.
    Sapeva che la sua piccola aveva seguito quel "Kovu".
    La demone lo sognava spesso. Lui lo sapeva perché quando dormiva, Elizabeth non riusciva a trattenere dentro di se i suoi pensieri, e spesso Zero si ritrovava immerso nei sogni della sua piccola.

    "Strano che un animale abbia un nome. Perché lo hai chiamato Kovu? Te lo ha detto lui Ely? Ti ha parlato?"
     
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    Re Leone

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    Dai ciccio *.* mi piace un sacco, mi costringi a fare commenti bimbominkiosi XD non vedo l'ora di sapere come continua ^^
     
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  7. LionKing98
     
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    ahahah vai coi commenti bimbominkiosi!!
     
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  8. CiccioBaslardo
     
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    Cap XII - I mostri

    Lumia osservava il celo stellato della notte.
    Era sorpresa. Non per la bellezza della volta celeste, che regalava un magnifico panorama illuminato e pulito, ma per un bagliore che non aveva percepito fin a quel momento.
    Era insolito, solo i suoi occhi rossi rubino potevano vederlo.
    In quella magnifica distesa di stelle brillavano i fuochi della vita vissuta… in quella distesa di stelle c'erano delle anime.
    Anime molto potenti, con una forza che superava d'infinite volte il sue ancora grezze abilità.
    Erano maestose presenze luminescenti.

    "E' il paradiso?"

    Il golem, seduto per terra accanto alla bambina, riusciva a percepire la sensazione di incredulità e stupore che emanava l'anima della sua padrona.
    Credeva che fosse dovuto a quel magnifico celo sotto cui erano seduti, eppure c'era una tonalità di paura in quell'emanazione.
    Lui non poteva verde quello che stava osservando la piccola.

    -Che le prende mastro? Ha visto qualcosa che non le piace? … posso fare niente per soffocare le sue angosce?-
    Il suo tono, anche se freddo e distaccato, era sempre premuroso come al solito. Certo, una premura forzata dal legame che lo incatenava a quella negromante, ma era simulata in modo impeccabile. Sembrava oltremodo reale.

    -No Mario, sto solo guardando le stelle. In questo posto tutto è così bello. Che ci faccio io qui? Che ci fanno due mostri come noi in questo paradiso?-
    La bambina fece precipitare lo sguardo fino a farlo schiantare al suolo, a fissare le sue scarpette di un nero lucido.
    Era di nuovo triste.
    -Credevo che i mostri dovessero stare all'inferno. Perché sono diversa? Perché mi è stato concesso tutto questo bene? Mario…-
    I suoi occhi cominciarono a pizzicargli. Stava per piangere.
    -Perché sono un mostro?-
    La bambina si alzò di scatto ed andò ad abbracciare il suo unico "amico"
    Il non morto, spinto dal desiderio d'affetto della sua padrona, ricambiò l'abbraccio in modo tenero.
    Lumia sapeva che quel giocattolo non poteva provare emozioni, e che non aveva la ben che minima idea di quello che stesse facendo, o del perché, ma a lei bastava. In quel momento gli serviva solo un caldo abbraccio… e lo ricevette.
    La sua quasi costante tristezza aveva in ogni momento la stessa fonte: ogni giorno ed ogni notte, poteva sentire le anime che aveva divorato agitarsi dentro di lei e piangere di disperazione.
    Si vergognava di quello che era costretta a fare per sopravvivere. Si detestava.
    Come poteva continuare a vivere in quel modo? Eppure, a costo della dannazione, non voleva smettere di sperare.
    Indifferentemente da ogni altra bambina, sognava di venir un giorno liberata da quel supplizio che era costretta a vivere. Di venir librata dal suo principe azzurro… il suo "fratellone".
    Già, il suo 'fratellone'. Il ricordo di lui che la minacciava non la faceva stare meglio.

    La piccola negromante piangeva. Piangeva le sue lacrime, e quelle di coloro che continuavano a vivere in lei.
    Era come se in ogni momento tutta la disperazione dei suoi prigionieri ricadesse sulla sua fragile schiena.
    Un giorno si sarebbe abituata a tutto questo. Un giorno si sarebbe rassegnata ad essere in parte demone. Il suo lato umano non poteva accettarlo, ma avrebbe dovuto. Avrebbe dovuto farlo per sopravvivere.
    Si, Lumia non voleva morire.
    Aveva tante cose da scoprire, aveva molte strade da percorrere e sensazioni da provare. Anche se in modo "sbagliato", voleva vivere.

    -Mario ti prego… aiutami. Aiutami a rimanere umana ancora per un po'-
    Sapeva che chiedere aiuto ad un pupazzo era patetico, ma come ogni bambino solo, anche lei aveva bisogno di un amico immaginario su cui sfogare il suo dolore.
    -Lo farò-
    Fu la gelida riposta del non morto.
    Una risposta che la piccola non avrebbe mai voluto sentire pronunciata in quel modo.
    Lo sapeva: era sola… ma cosa poteva fare?
    Si addormentò tra le braccia del suo unico "amico" cercando in quel sonno forzato un attimo di riposo.
    I sogni erano sempre così candidi e pieni di tranquillità.
    In pochi attimi si rintanò in quel posto sicuro e senza preoccupazioni.
    Il suo viso tornò liscio, senza l'ombra d'alcuna tristezza.

    Il mostro accarezzava dolcemente i capelli della sua padrona. Era un gesto forzato dal bisogno d'affetto della piccola che stava dormendo tranquillamente tra le sue braccia.
    Ad un tratto capì cosa stesse osservando la mezzo demone dagli occhi scarlatti.
    Delle strane ombre danzavano sopra di loro, ad un'altezza irraggiungibile persino per lui.
    Erano le anime di chi vegliava a protezione di quel luogo così magnificamente strano.
    La danza non era affatto gioiosa. Sembrava più tosto che nelle piroette ci fosse una tristezza ed una rabbia che affliggeva i loro cuori.

    -Cosa farete ora, maestosi danzatori della notte? Cosa affligge i vostri sentimenti in questo modo così violento?-
    Il golem parlava con la coscienza di non poter essere ascoltato da quelle essenze così lontane. In realtà, quelle erano domande che si poneva da solo. Era preoccupato.
    Anche se infinitamente distanti, la loro potenza poteva essere percepita senza alcuno sforzo. Come se quelle figure in realtà fossero la proiezione di una forza che si estendeva dalla terra, fino a quell'irraggiungibile altezza.
    -Siamo stati noi ad agitarvi in questo modo?-
    Il golem continuava a chiederselo, e più ci pensava, più era in pena per la sua padroncina.
    Se quelle anime avessero deciso di porre fine alle loro esistenze, nemmeno lui l'avrebbe potuta proteggere da quella furia.

    -La vostra unica via d'uscita per questo mondo… è la fine di tutto-
    Una voce possente risuonò in tutta la savana. Il suo tono, anche se pacifico, stava parlando di morte.
    -Non potete restare, e se farete ritorno al vostro mondo, queste terre verranno distrutte. Non possono permetterlo. Prima che possiate nuocere ulteriormente a questa vita, loro vi distruggeranno- continuò la voce.
    -Cosa volete da noi- sussurrò il golem.
    -Non dovete temere me. Io voglio solo aiutarvi. Se volete tornare indietro dovete fidarvi di me e fare ciò che vi dico- disse la voce.
    -Hai appena detto che l'unica via d'uscita è la morte… e noi dovremmo fidarci di te?- rispose il golem.
    -Se mi ascolterete, vi farò tornare indietro senza che le vostre entità vengano distrutte. Tutto a suo tempo. Per ora dovrete cercare coloro che sono arrivati dal vostro mondo con voi e fare in modo che non possano più far del male a nessuno. Quelli più vicini a voi sono un umano ed un demone che vive nelle ombre. Dirigetevi verso l'albero che vi è dinnanzi e proseguite in quella direzione. Li incontrerete presto-
    Dopo quelle parole, una folata di vento quasi innaturale, si levò da terra e la voce scomparve.
    Il golem non si fidava, ma se avesse potuto incontrare altri che provenivano da Nova Lenora, probabilmente avrebbero potuto saperne di più su tutto quello che stava accadendo.

    -Dormite pure cullata dai sogni mia padrona, domani sarà una giornata dura.-
     
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37 replies since 15/4/2012, 00:04   473 views
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