Lunga notte da Halloween Town

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    PREFAZIONE



    Tutto quello era davvero impossibile: quella lettere che tenevo in mano era un vero incubo. La finestra era spalancata alla fresca sera di luglio, il cielo era nero, la pioggia fitta e i tuoni illuminavano e facevano tremare ogni cosa con il loro fragore. Il grosso armadio di legno marrone e antico, aveva le ante centrali aperte che davano al suo interno: vuoto. Io e mio fratello Oz ci guardammo negli occhi; un misto di terrore e rabbia erano vividi nelle nostre iridi...
    <<cosa ce scritto?>>
    Chiese la nostra adorata vecchia tata Moon, sul suo viso la paura pura e la preoccupazione per la sorte di nostra sorella Amelia. Alzai di nuovo verso lo sguardo il pezzo di carta che tenevo in mano, l'inchiostro nero ben visibile con il messaggio lasciato nella camera vuota...
    <<halloween town, vi porge i suoi ossequi. Noi qui giaciamo da secoli ormai, sono lugubri le nostre notti, urla e strilli sono i nostri suoni amati, la città del crimine ha nuova amica in questa notte. Amelia, qui ora vive, e voi lassù morirete. Saluti gli abitati della città di Halloween>>

    Il mondo cui avevamo lottato per anni per tenere lontana la nostra amata sorella, era riuscito in qualche modo a portarcela via. La promessa fatta a nostra madre in quella notte di diciotto anni orsono è stata vana. Ma era inutile nascondere ormai, anche la nostra vera identità; era arrivato il momento di rimettere piede in quel luogo...
    <<dobbiamo farlo Grim>>
    Disse mio fratello Oz, andando a chiudere le ante del grosso armadio. Appena lo specchio tornò ad essere uno solo, un fulmine lontano illuminò la stanza di bianco, e dentro la fredda superficie riflettente per pochi istanti si vide il vero aspetto mio e di mio fratello e una risata glaciale e rieccheggiante parve farsi viva in tutta la sua lugubrità. Ancora sguardi, cenni di assenso segreti e poi ci voltammo verso la tata Moon...
    <<tata, vai nella stanza che tu sai e prendi quelle>>
    La donna, anziana da chissà quanti anni, rimase impaurita dal tono raggelante che avevo usato, fu un pò presa dal dubbio e dall'incertezza, ma quando incontrò lo sguardo di Oz, anch'esso terribile e rabbioso, andò di fretta nella stanza suddetta. Mi voltai e dalla tasca dei pantaloni, tirai fuori una chiave: era di ferro battuto e di colore nero, lunga e pareva come scheletrica; alla fine dell'impugnatura capeggiava una grossa H gotica. Misi la chiave nella toppa dell'anta sinistra dell'armadio e girai due volte in senso orario e poi una antioraria. Dopo pochi secondi la chiave girò da sola per tre volte e l'armadio iniziò a tremare: una luce giallastra e arancio si fece evidente sotto di esso e risate e urla di terrore si udirono per tutta la stanza. Il temporale fuori imperserava più che mai, più violento di prima, e il vento ullalava forte. La luce dei fulmini formava sui muri della stanza di Amelia, tanti disegni; raffiguravano lapidi, pippistrelli, zucche fameliche e infine la parola "Halloween Town" capeggiò fiammegiante arancio e nero sul soffitto sotto di noi. In quel momento tata Moon entrò, nelle mani due maschere strane...
    <<siete...siete sicuri, di ciò che volete fare?>>
    Chiese con tono tremante, e i suoi occhi giravano rapiti dai disegni sulle pareti e dalla scritta infuocata e viva. Io e Oz ci voltammo verso di lei, e contemporaneamente prelevammo le nostre maschere e le guardammo...
    <<per nostra sorella, questo e altro>>
    Io cominciai la frase e lui la finì. Eravamo gemelli, anche se fisicamente diversi e anche di carattere, ma qualcosa di intimo era uguale, entrambi amavamo nostra sorella minore, più di ogni altra cosa...
    <<andiamo!>>
    Il segnale di Oz fu chiaro e dietro di noi, si spalancarono le ante dell'armadio e da esso iniziò ad udirsi la canzone della ballata di Halloween Town. All'interno dell'armadio si formò un qualcosa di strano: una specie di portale violastro, la luce era leggera, bastava per illuminare le figure mie e di mio fratello. Indossammo le nostre maschere insieme, con gesto lento e veloce insieme, da angolazioni diverse si diede quell'idea. Sul mio volto ora vi era una maschera bianca con le sembianze di uno scheletro dagli occhi rossi; sul volto di Oz ora vi era l'espressione di una zucca malefica e dagli occhi verdi maledetti. Una risata forte e piena di ilarità risuonò nella stanza e nel portale si formò l'effige della città dell'eterno "dolcetto o scherzetto": era il volto di Jack Skeleton. La nostra tata si portò una mano alla bocca, forse per serrare un urlo di spavento e...

    <<a voi la notte, a noi Halloween Town!>>
    Le nostre voci si unirono forti e decise. I nostri corpi vennero tirati indietro da una forza sovrumana e infine venimmo risucchiati dal portale.

    Il silenzio tornò nella stanza, il temporale parve placarsi un pò e il vento s'indebolì pian piano. L'armadio ora la faceva da padrone ma chiuso. In quella stanza parve non fosse accaduto nulla; vi era solo una donna anziana inginocchiata a terra, i capelli scompigliati e sciolti dalla sua crocchia elegante. Guardava spaventata lo specchio in cui si rifletteva, dove prima vi era stato il portale per una città segreta e proibita. Una città dove regnava l'incubo, le paure, gli scherzi violenti, la morte regnava incotrastata; la città del crimine...

    Questa era...la città di Jack Skleton...Halloween Town




    Allora premetto che nn ho mai voluto vedere "Nightmare before Christmas" per motivi d'infanzia, in cui era rimasta un pò spaventata dalla storia e dalla sua tematica lugubre ecc. Quindi mi appoggio solo alla trama letta su Wikipedia e ad spezzoni sul film, visti qua e là dopo anni. L'idea mi è venuta ascoltando due canzoni del film, che mi sono anche piaciute. E così ecco questa ff. Spero davvero di continuarla. E spero anche che venga letta da tutti voi.

    Lasciate i vostri commenti o lamentele. Tutto è ben accetto^^
     
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    che bello vederti scrivere ff di nuovo, sembra molto interessante ma una domanda
    vedrò mai una tua ff finire? XD scrivi così bene che è un peccato D:
    Non hai mai visto nightmare before christmas? tutt'ora? Sei sempre in tempo a recuperare^^
     
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    Diciamo che nn mi attira tantissimo. Qui andrò di fantasia, anche per nn toccare troppo il film in sè. Naturalmente il tema di natale nn veràà menzionato in nulla; sarà incentrato solo su Halloween Town.

    Cmq, cosa ti piacerebbe vedere in questa storia? Accetto anche consigli^^
     
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    Prima di consigliarti sono curioso di sapere meglio cosa vuoi farne tu della storia e dei personaggi
    Tra qualche capitolo se vorrai ti diró cosa vorrei vedere io, ma per il momento mi affido a te ^^
     
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    CAPITOLO 0.1




    Eravamo arrivati nel mondo sconosciuto a tutta l’umanità, quel mondo raccontato solo nelle favole o rappresentato solo una notte all’anno, esattamente quella di Ogni Santi, dove il dolcetto o scherzetto era innocuo verso gli esseri umani. Ma in quella città, poteva accadere di tutto, e il contesto era molto macabro e non sano, un divertimento sadico, di cui la paura e la morte la facevano da padroni. Il viaggio era durato una manciata di secondi; e quando realizzammo di essere a destinazione, eravamo a terra sdraiati e con il corpo pesante come macigni. Ormai erano passati anni, dall’ultima volta che avevamo messo piede in quel luogo, e quindi si sentiva tutto il peso della diversità…
    <<tutto intero Oz?>>
    Chiesi a mio fratello, ancora a terra e osservando un po’ affaticato il cielo sopra di noi: era plumbeo, quasi nero. Solo il riflesso della luna si notava con la coda dell’occhio…
    <<credo. Se non mi sono scassato qualche costola…>>
    Lui riuscì ad alzarsi, ma barcollò diverse volte. Io restai ancora un po’ a terra. Eravamo ad Halloween Town, dopo tutto quel tempo, non potevo crederci; adoravo quel posto, almeno, quando ero ancora un bambino. Ma in quel momento, cresciuto, non so; mi dava come un po’ fastidio, soprattutto per ciò che aveva significato per Amelia. Già, chissà dov’era la nostra sorellina? Mi alzai anche io a fatica e quasi caddi a terra; ma Oz riuscì ad acchiapparmi per il gilet e tenermi su. Un momento, avevo addosso cosa? Ah già, quando avevamo indossato le nostre maschere, anche i nostri vestiti erano cambiati, e si erano formati quelli a tema della città. Infatti mi guardai un po’ e notai che avevo dei jeans azzurri rotti in diversi punti e con due toppe alla bell’e meglio alle ginocchia, due scarponi neri con delle borchie ai lati; una camicia grigia anch’essa un po’ rattoppata e con il marchio della faccia di Jack Skeletron alla destra e un gilet di jeans stropicciato senza maniche. Mi toccai il viso e sentii la maschera ben aderita alla pelle, gli occhi incavati, le labbra fatte di un semplice filo scucito e i capelli che ricadevano sulla fronte scompigliati. Il mio vero aspetto, ero davvero tornato l’io di quel posto, una specie di scheletro umano dagli occhi rossi sangue. Respirai a fondo e subito l’odore di putrefazione, fumo e terra smossa si fece largo nei miei polmoni, provocando all’inizio una tosse secca e fastidiosa. Non ero più abituato e neanche Oz lo era, a quanto sembrava. Infatti si era guardato un po’ anche lui, solo che era più presentabile di me: jeans grandi e poco rattoppati ma neri e arancio, scarpe arancio con disegni di zucche qua e la, una maglietta verde scura con il simbolo di Skeletron davanti, e una felpa aperta con cappuccio arancione rattoppata qua e là. Il suo volto raffigurava la tipica zucca di Halloween, con un sorriso famelico, gli occhi incavati verdi e in testa un borsalino nero. Mannaggia a lui. Tutte le fortune aveva, solo che doveva sentirsi un bel po’ a disagio per il tronchetto che gli usciva dalla testa, tipico della zucca. A quel punto, quando se lo toccò togliendosi il cappello mi scappò una risata che risultò cadaverica e lontana…
    <<perfetto…ora potrei spaventare persino uno zombie>>
    Dissi smettendo di ridere. Anche Oz si mise a ridere per la mia risata, solo che a lui uscì forte e profonda, infatti da un albero nero e tutto ripiegato su se stesso svolazzarono via spaventati un piccolo drappello di pipistrelli. Insomma, avevamo assunto l’aspetto tipico degli abitanti di Halloween Town, ed era arrivato il momento di entrare in città e iniziare le ricerche. Dopo esserci consultati su dove andare, camminammo verso il sentiero meno oscuro, che si diramava a forma di fiume in secca. Incontrammo diversi cartelli che annunciavano l’avvicinarsi della meta e tutti i suoi pericoli, solo che erano segnati dal tempo e anche dagli scherzi degli abitanti stessi. Il paesaggio era immenso e triste; qua e là si scorgeva qualche casupola sgangherata e sperduta; gli alberi erano morti e senza foglie, Sopra di noi, volavano pipistrelli e corvi scheletrici e dal becco aguzzo. Un bel ambientino, non trovate? Insomma, un luogo dove farci le ferie…se si avevano gusti molto macabri e discutibili. Guardandoci in giro, anche per evitare incontri poco piacevoli o incappare in qualche scherzo non voluto, non ci eravamo accorti di essere arrivati all’entrata della città; ma qualcosa riuscì ad attirare la nostra attenzione…
    <<ma guarda chi si rivede. In questa città tornati voi siete, cari figli di strega millenaria, rimettete piede in patria>>
    Quel tono, e come non riconoscerlo? Oz fu il primo a voltarsi…
    <<ma tu sei Howl il gufo>>
    Appena mi voltai, notai anche io, appollaiato su di un albero grigiastro e dai rami che parevano mani dalle dita lunghe, affilate e scheletriche; un gufo di medie dimensioni dal piumaggio bianco sporco e gli occhi grandi e giallastri. Era proprio il vecchio Howl, il gufo che parlava in rima e sapeva molte cose su Halloween Town. Non era cambiato affatto, il suo sguardo era scrutatore e anche guardingo, e quando mio fratello gli rivolse la parola, lui girò la sua testa, compiendo un perfetto giro a 180° facendo scricchiolare le sue ossa sotto le piume e lanciando un lungo saluto nel suo verso; e quest’ultimo riecheggiò parecchio nel vuoto…
    <<bello è rivedere Oz, colui dalla maschera di zucca, e suo fratello Grim, dalla testa di scheletro che non mostra smorfia>>
    Mi era tornato in mente, il motivo per cui io e mio fratello, da bambini, non sopportavamo molto quell’animale: la sua parlata in rima dopo un po’ dava ai nervi. Ma dovevamo giocarcelo bene, per sapere di nostra sorella. Oz non disse nulla, così presi io l’argomento…
    <<ascolta Howl, se noi siamo qui, è per un motivo ben preciso. Di sicuro, tu sai cosa è successo a nostra sorella Amelia, tu sai tutto di questa città. Sai chi l’ha portata via dal mondo degli umani?>>
    Il tono era deciso, ma anche preoccupato per la sorte di Amelia, era inutile nasconderlo. Halloween Town non era per niente un posto sicuro per lei, e noi avevamo fallito nel tenerla lontana, quindi dovevamo fare di tutto per ritrovarla, non volevo neanche pensare a cosa potesse esserle successo. Howl mi scrutò in silenzio e prima girò di nuovo la testa completamente su se stessa, poi la inclinò…
    <<la fanciulla che mai ha messo piede qui, voi cercate, ma chi sia il suo rapitore, io non so reclamare. Notte lunga e diversa in questa città, qualcosa è successo, ma bene chi lo sà? Io sono gli occhi di Halloween, ma di Town poco si sa. Colei che è figlia di strega e di padre umano, la città cambierà, in meglio o in peggio o viltà? Un consiglio vi do, tornate nel vostro mondo e dimenticate tutto ciò>>
    Il gufo la stava facendo lunga e a quanto sembrava, non sapeva nulla sulla faccenda, nel il colpevole. Ma di certo ne io ne Oz ce ne saremo andati da li, finchè non avremmo ritrovato nostra sorella e riportata a casa. A quella frase mio fratello intervenne…
    <<almeno tu sai a chi si può chiedere di più?>>
    Era nervoso, lo si intuiva benissimo, anche se lo dava a nascondere bene, ma essendo il suo doppio, sapevo cosa provava davvero in quel momento…
    <<una strada io vi indicherò, ma starà a voi dire si o no. Seguite colui che divertire sa, chissà se vi guiderà. Vi porterà alla via dei suoni e delle immagini liete, animali o bestie che siete, di sicuro pace non troverete. Risate e bagordi, vi riempirete. Dalla sua punta sovrasta il segnale di parata. Li vi attende colui che di paura vi ammala>>
    Oh no, stavamo andando ad indovinelli? Che sia dannato quel pennuto del cavolo. Oz non rivolse il saluto a Howl, era sull’orlo dei gangheri e quindi era meglio se non parlava, ma io feci un piccolo cenno al gufo e lui lanciò un altro grido lungo e riecheggiante. Davanti a noi si stagliava l’ingesso della città, ovvero un altissimo e grande arco formato da rami neri, teschi e fiori bianchi dalle forme strane. In alto vi era un cartello intagliato nel legno con la scritta “Halloween Town” formata da tanti graffi. Come entrata prometteva bene, ma ne a me ne a mio fratello causava paura alcuna; infondo eravamo a casa. Oltrepassata la soglia la luna in cielo parve sorriderci con la sua faccia piena e il sorriso sgangherato da cui colava sangue. La città si stagliava davanti e intorno a noi; le case erano attaccate l’una all’altra, oppure sparse senza un ordine, i tetti erano profondi o tondi, dalle punte aguzze oppure con segni di zucche, teschi, lune o altri simboli della festa del 31 ottobre. Le strade erano formate da tante mattonelle grigiastre o nere sembravano non finire mai; l’atmosfera era pesante e tetra, l’aria sapeva di chiuso e muffa, la gente era stravagante dall’inizio alla fine e camminavano con il loro ritmo impossibile. I loro sguardi erano allegri e maligni insieme; streghe che ridevano da sole o in gruppo, di svariati colori e dai capelli spettinati e vivi; vampiri che pendevano dagli alti lampioni accessi perennemente di giorno e di notte, oppure appartati negli angoli bui aspettando una possibile preda. Gatti neri sdraiati su finestre o muretti che ti osservavano glaciali e muti; ma anche scheletri e lupi mannari la facevano da padrone. Dalle locande fumose si udivano urla e risate, da alcuni vicoli lame che cadevano su qualcuno e qualche testa rotolava a terra con l’espressione spaventata impressa nell’ultimo respiro di vita. Oz ad un certo punto si ritrovò nel cappello un serpente, che appena estrasse venne agguantato da una strega e mangiato vivo da essa. Decisamente era uno spettacolo orripilante dovunque si guardasse quella cittadina; era putrida, oscura, subdola e spaventosa: eravamo a casa. Mentre pensavo a tutto ciò venni braccato ad un braccio da mio fratello…
    <<guarda Grim! Forse ci siamo>>
    Esclamò indicando qualcosa con la mano destra. Guardai nel punto interessato e vidi la figura di un grosso pagliaccio da circo, con la faccia bianca di trucco, il naso rosso e dalla bocca usciva sangue. Il suo vestito era un pigiama rosa interi, con allacciatura sul deretano e con i pizzi al colletto e alle maniche: il suo aspetto era grottesco e orribile, i canini aguzzi erano visibili e gli occhi a girandola guizzavano come pesci fuori dall’acqua da una parte all’altra. Sembrava stesse cercando una strada; così Oz si avvicinò e mi trascinò con lui…
    <<mi scusi. Forse lei può aiutarci>>
    Il pagliaccio obeso si voltò di scatto e la puzza di sangue e putrefazione ci colpì in pieno, provocando quasi in me dei conati di vomito che riuscì a trattenere. Lui ci guardò con fare sospetto…
    <<cosa volete?>>
    Tono schietto e poco propenso alla pazienza. Stavo per chiedermi l’utilità del personaggio, quando capì a cosa si riferiva Howl nel suo dire: “che divertire sa”. Ma certo, un pagliaccio da circo era un’attrazione comica dopo tutto no? Erano i re del tendone…
    <<dove stai andando?>>
    La domanda di mio fratello non solo spiazzò il pagliaccio, ma anche me. Cosa significava? Ma ancora una volta le parole del pennuto si fecero chiare nella testa: dovevamo seguire lui per andare da chi sapeva di Amelia. Oz era sempre stato arguto negli indovinelli e forse avevano ben in testa un piano. Infondo era una zucca…
    <<vado dove voglio>>
    Disse il ciccione e prese la sua via. A quel punto il mio gemello mi trascinò con se ancora una volta e ci ritrovammo a seguire la comicità ambulante. La strada si allontanava dalla vita della via principale, le case si facevano più fitte e nere contro di noi; il silenzio divenne man mano toccabile, tanto era pesante. Si udivano solo i passi pesanti del pagliaccio, e del suo respiro ansante. Ma dove stava andando? Lasciato andare da Oz proseguii il cammino in silenzio e stando ben in campana in quella situazione, quanto mai strana; quell’essere puzzolente poteva anche tagliarci la gola, per quanto ci si poteva fidare della sua faccia da schiaffi. Ogni minuto che passava, si cambiava strada, vicolo stretto o passo sterrato. Ma poi quell’essere cambio bruscamente via e lo perdemmo di vista…
    <<miseria ladra! Ora dov’è andato?>>
    Poteva essere ovunque, peccato che non si udiva più il suo passo ne il suo fiato affaticato. Eravamo sprofondati nel mutismo assoluto, nel freddo pungente e nel vortice delle case aguzze. Che fare? Mentre osservavo in giro aspettando un possibile attacco dal pagliaccio, il mio sguardo focalizzò un po’ lontano, verso un punto in salita, qualcosa che si muoveva. Guardai meglio e capii che dovevo andare verso di esso; sentii mio fratello farsi più vicino alla mia schiena e seguirmi. Perché il mio istinto mi portava verso quel qualcosa di non chiaro? Ma poi dovetti ricredermi; stavamo uscendo da quella strada buia e minacciosa, e ci ritrovammo verso una piccola collina dal manto erboso bruciacchiato e secco. Il vento soffiava lieve e si sentiva polvere e terra mossa o bagnata; ma l’oggetto che si muoveva e che aveva attirato la mia attenzione si fece più chiara: era una bandierina colorata che garriva al vento. E subito mi si accese la lampadina…
    <<ma certo! Oz…è tutto chiaro! Quello è un tendone da circo, Howl si riferiva a quello>>
    E una parte dell’indovinello era stata risolta, ora mancava l’altro pezzo, ma la sensazione che avremmo presto saputo il perché era di certo in quel tendone, da cui saliva la bandierina. Corremmo su per la collina senza mai fermarci; ormai avevamo fatto l’abitudine all’aria pesante e al terreno duro e terroso che la faceva da padrone. Arrivati in cima si presentò davanti a noi questo: un enorme tendone circense, dai colori spenti, e dall’aria stanca e usata si stagliava ai nostri occhi. Una parte si era staccata dai suoi pioli, e cadeva a terra mossa un poco dal vento; intorno natura morta e desolante, un gruppo di corvi gracchianti sui rami. Carri che avevano viaggiato per chissà quanti chilometri, giacevano o rovesciati o vuoti a terra, ricoperti da antichi cespugli e liane; grosse gabbie erano abbandonate vicino ad un fiumiciattolo stretto e sinuoso. Tutto era abbandonato allo stato brado…
    <<bhè…è…>>
    Oz guardava il tutto inclinando la testa prima a sinistra, e poi a destra. Si grattava il rametto della sua maschera in testa e si rimetteva il cappello…
    <<si è…diciamo…insomma>>
    Anche io non sapevo come descriverlo. Mi grattai una mano scheletrica ma coperta da dei guanti senza dita. Da qualsiasi punto lo si osservasse era un qualcosa di non ben definito…
    <<è…uno schifo?!>>
    <<io direi, artistico a modo suo Oz>>
    Ma forse mio fratello aveva colpito in pieno. Ma tanto era un circo dell’altro mondo, cosa ci si poteva aspettare? Nulla di allegro sicuro. Dopo esserci assicurati che non vi fosse nessuno nei paraggi andammo verso il circo; appena arrivati sul posto la sua grandezza e fatiscenza si fecero più espansi e il silenzio ricadde su di noi come una cappa di fumo invisibile. Ogni tanto si udivano i nostri passi e qualche scricchiolio sotto i piedi, provocati da rametti secchi che si spezzavano come nulla. Ma prima di entrare nel tendone, decidemmo di perlustrare un po’ i dintorni per capire se vi era qualcuno, così ci dividemmo, io a destra e Oz a sinistra. I sensi erano tutti in allerta, ma dalla zona dei carri ammassati non si scorse nessuno; se non qualche topolino che fuggiva via veloce o qualche corvo che cambiava zona. Decisi così di tornare da Oz e appena arrivai vicino alle gabbie sentii come una corda tirarsi e poi qualcuno di sollevato…
    <<ma porca di una…! Grim! Vieni subito qui!>>
    Oz sbraitava rabbioso come non mai e corsi da lui, facendomi guidare dalle sue imprecazioni. Arrivai vicino ad una gabbia distrutta in più punti e arrugginita nei più, che era incastrata nel letto del fiume e nel terreno; alzai lo sguardo e vidi penzolare mio fratello per il piede sinistro, che era stato preso da una corda a forma di cappio e che era legata ad un piolo del tendone. Il borsalino a terra e mio fratello che dondolava sbuffando e imprecando…
    <<ma chi cavolo ha messo, una stupidissima corda qui?!>>
    A guardare meglio il mio gemello mi scappò una risata cadaverica e lunga, mi piegai un po’ sulle ginocchia divertito dalla trappola in cui era caduto. Invece lui mi prendeva a male parole e protestava per farlo scendere immediatamente. Ma dato che la risata si prolungava, si mise a braccia conserte al petto e mi guardò odiandomi…
    <<ahahah, oh mamma! Come si fa a cadere in una cosa così stupida? Ahahahah! Ok, ok ti libero subito>>
    Dissi cercando di riprendermi dall’ilarità dello scherzo riuscito. Mi diressi verso il piolo a cui era legato l’altro capo della corda e dopo averci studiato un po’…
    <<no! No piano Grim! Non sganciare di col…>>
    Ma ormai era fatta: lasciai andare la corda e Oz cadde a terra con un tonfo sordo. Mi voltai e lui lanciò una parolaccia che riecheggiò per la vallata per un po’ e poi cercò di liberarsi dalla fune. Tornai da lui e lo aiutai a togliersi il cappio dal piede, ma delle risate fragorose ci colpirono. Di scatto fummo schiena a schiena e ci guardammo attorno. Eravamo forse circondati? Le risate si allungarono ed erano divertite e un po’ moleste; ma chi erano? E soprattutto in quanti erano?...
    <<uscite fuori, chiunque voi siate!>>
    Gridai io con tono deciso e duro. Ma gli sghignazzi continuarono imperterriti. Più mi guardavo intorno e più non vedevo da chi provenivano quelle risa e burla, ma poi qualcosa si fece vivo nei miei ricordi: una scena simile era già capitata, e quell’ilarità mi era come famigliare. Io e Oz ci guardammo in faccia e…
    << Vado, Vedo e Prendo?!>>
    Esclamammo quei tre nomi di colpo e le risate diminuirono poco a poco. Dopo alcuni secondi dei rumori di passi e cespugli che si spostavano si fecero un po’ forti e davanti a noi apparvero tre figure poco più alte di noi, tranne una che era leggermente più bassa, ma il suo cappello a punta aumentava la statura. Uno dei tre si fece avanti, e un raggio del sole pallido che era in quel cielo illuminò in maniera diabolica un ragazzo: era vestito di rosso, dai jeans alla camicia rattoppata; sulla testa i suoi capelli formavano un paio di corna a spirale e il suo volto lungo e appuntito fece una risata e mostrò i denti appuntiti…
    <<ma tu guarda chi si rivede. I gemelli Nightmare>>
    Er davvero il diavoletto del trio, ma era cresciuto e faceva più paura che da bambino, ma non gli mancava la sua coda biforcuta e in una mano la sua fida maschera diabolica. Si avvicinò un po’ di più e ci sorrise. Poi si fece avanti la seconda figura…
    <<sono cresciuti vero? E che bei ragazzi sono diventati>>
    Chi aveva parlato era la strega del gruppo. Anche lei era diventata adulta, ma nell’abbigliamento era sempre la stessa: gonna lunga viola su calzettoni a righe verdi e neri, una camicia chiusa con una zip sul rosato e il volto verde e dai capelli in rivolta neri come la pece. Il cappello stregonesco che ricadeva sulle trentatré e anch’ella ci sorrise felice di vederci. E alla fine anche il terzo personaggio fece la sua comparsa, solo che si lanciò su di me buttandomi a terra e stringendomi forte a se. La sua maschera di scheletro sorridente picchiava contro la mia e i suoi occhi infossati sorridevano…
    <<ahahahah! Ciao Grim!!!>>
    Mi urlò quasi nelle orecchie il ragazzo tutto euforico. Lui anche se cresciuto fisicamente, nel carattere era rimasto bambino a quanto pareva…
    <<ah, si…buono Prendo. Ahahah, vacci piano>>
    Dissi cercando di scrollarmelo di dosso, ma con enorme fatica. Oz rimasto in piedi, strinse le mani agli altri due; quel trio era stato nostro amico quando eravamo piccoli e con loro ne avevamo fatti e sorbiti di scherzi. Non avrei mai pensato un giorno di rivederli e di soffrirne la mancanza…

    Continua…
     
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    Io ti posso solo dire che senza dubbio sei una dei migliori scrittori in assoluto, sembra quasi di leggere un libro
    La storia inizia a intrigarmi, continuala presto^^
     
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    CAPITOLO 0.2



    Era incredibile, dopo tanti anni quel trio ci aveva riconosciuto, ma loro erano cambiati molto, anche se i loro travestimenti erano rimasti li stessi di sempre. Prendo, il più giovane del trio, dalla maschera di scheletro come quella di mio fratello Grim, era felicissimo nel rivederci, soprattutto il suo preferito tra noi due. Vado e Vengo mi strinsero la mano con un ghigno degno di nota; ma chissà come mai nei loro sguardi vidi come della tristezza trattenuta, decisamente qualcosa non quadrava. Ma da quanto tempo, vi era quello strano circo? Non lo avevo mai notato prima…
    <<allora, che si dice Oz? Come mai da queste parti, dopo tanto tempo?>>
    Chiese Vado con interesse. Stavamo dimenticando nostra sorella, e non era per nulla buono, anzi di sicuro Howl si riferiva a loro per saperne di più su Amelia; oppure qualcun altro? Eppure c’era qualcosa che poteva essere collegato con i ragazzi…
    <<ve la faccio corta. Amelia è stata rapita da qualcuno di Halloween Town, ma non sappiamo chi e per quale motivo. Voi tre sapete bene che nostra madre alla sua nascita, ci ha fatto promettere di tenerla lontana da qui. Ma qualcosa è riuscito a portarcela via, a portarla qui>>
    Grim si era alzato alle mie parole, anche se aveva Prendo attaccato alla vita tutto festante. Era diventato serio e la sua bocca formata da un filo scucito si trasformò in una smorfia nera, il suo umore doveva essere di certo pessimo, ma d’altronde anche io lo ero. Vado e Vengo si guardarono negli occhi, la strega parve come spaventata alla notizia…
    <<stai dicendo Oz, che qualcuno è riuscito ad entrare nel vostro mondo? Ma è proibito!>>
    Dopo i fatti della festa di natale, di tanti anni fa, il permesso per gli abitanti di Halloween Town era proibito durante l’anno entrare nel mondo normale, se non per l’unica notte in cui anche da noi, si festeggiava la ricorrenza del dolcetto o scherzetto. Quindi chiunque aveva portato via nostra sorella, doveva essere un individuo che se ne sbatteva altamente delle regole di Skeletron, o forse aveva un piano preciso in mente. A quel punto Grim parlò…
    <<ma allora voi non ne sapete nulla? Cioè non sapete chi ha rapito Amelia?>>
    Guardai Vado e Vengo che scossero la testa insieme, e anzi le loro espressioni erano preoccupate quanto le nostre; infondo loro avevano conosciuto nostra sorella, in pratica quasi vista nascere. Con sorpresa un po’ di tutti prese parola Prendo…
    <<anche io non so nulla, ma lui forse si!>>
    Esclamò avvicinandosi a me e prendendomi per mano e trascinandomi verso il tendone. Ma che aveva in mente quel nanetto? Gli altri due cercarono di fermarlo, ma non capii a cosa si riferivano, Grim seguì tutti a ruota libera. Una volta entrato nel circo abbandonato restai senza parole: era tutto in stato di abbandono, anche se pareva abitato. Vi era la grande vasca circolare di terra, piena di rami di edera scura; gli attrezzi degli acrobati pendevano afflosciati nell’aria attaccati ad una corda rovinata o nella rete di supporto al di sotto. Le gradinate erano piene di polvere e macerie; gabbie di animali aperte e arrugginite facevano da contorno con strumenti musicali accartocciati da qualcosa. Era tutto una desolazione, tranne per tre letti, due su una tribuna salvata alla meno peggio e uno dentro una gabbia rovesciata, e altre cose che facevano intendere che il trio ci abitasse. Prendo continuava a tirarmi con se e mi portò in un piccolo varco assicurato con una tenda; era tutto oscuro, ma lui accese una candela tirata fuori da una tasca dei pantaloni e l’accese non so come. Davanti a noi vi era ancora rovine e sudiciume, ma si intravedeva un piccolo tavolino rotondo dalle gambe alte, e sopra di esso vi era una sfera un po’ graffiata…
    <<ecco, lui di sicuro sa come aiutarvi! Svegliati papà! Guarda chi è venuto a trovarci>>
    Io e Grim, che era riuscito a capitolare fin da me, anche se un po’ a fatica per lo spazio angusto, ci guardammo in faccia…
    <<papà?!>>
    Esclamammo entrambi sorpresi. Ma che significava? Il trio non aveva mai avuto genitori, da quanto ne sapevamo. La sfera parve illuminarsi al richiamo di Prendo, e qualcosa si voltò dalla nostra parte. Era informe, pareva come un sacco di iuta cucito in svariati punti, la faccia senza occhi ma con un’espressione per nulla rassicurante…
    <<aspetta… Mr. Bau-bau?!>>
    Che cosa? Ma era impossibile, lui era morto nella lotta contro Jack. Certo io e Grim l’avevamo conosciuto da piccolissimi, ma quasi non me lo ricordavo neanche; mio fratello mi sorprendeva davvero. Guardai meglio la sfera e in effetti somigliava tantissimo alle immagini del libro che nostra madre, ci leggeva tantissimo da bambini, che raccontava fatti e leggende di Halloween Town. Il piccolo sacchetto fece una risata, ma parve malata e affaticata…
    <<quanto tempo, i figli della leggendaria strega Karen. Sono anni che non vi si è più visto. Ahhh i vecchi ricordi>>
    Era davvero lui, il tono anche se molto basso, era proprio il suo. Era cambiato moltissimo, di certo la sconfitta lo aveva ridotto in quel modo, ma avrei giurato che fosse morto. Anzi ne eravamo tutti certi, persino la mamma, che l’aveva visto con i suoi occhi…
    <<ma com’è possibile che è ancora vivo? Skeletron l’ha ucciso>>
    Ma all’ultima frase la sfera tremò per un urlo disumano e subito Prendo corse ad abbracciare la sfera, come a consolare Mr. Bau-bau da quel ricordo. Il tendone parve per un attimo tremare e subito Vado e Vengo raggiunsero il “fratello” e mi guardarono in modo serio…
    <<vi preghiamo di una cosa Nightmare, non rivangate più quella cosa. Ma il fatto è questo: Mr.Bau-bau è stato davvero, bhè…avete capito…ma la sua magia nera non può morire così facilmente. Lui è la personificazione delle paure dei bambini. Sapete la sua storia no? S’intrufola negli armadi o sotto il letto e appena è buio…>>
    Spaventava i bambini apparendogli davanti. Certo la storia era quella e la sapevano tutti; era anche il collega di Jack ma estromesso dalla città per la sua troppa cattiveria e doppio gioco conosciuto. Aveva fatto man bassa degli incubi degli infanti per tantissime generazioni. Ma che era successo?
    <<ma allora, cosa ci fa ancora…qui?>>
    Chiese Grim facendo un passo avanti per osservare meglio ciò che era rimasto di quel mostro. A quel punto Vengo, la strega si parò davanti a noi…
    <<lui ritorna in parte in vita, perché terrorizza. E’ sempre stato così, la sua forza stava in quanto riusciva a provocare paure e urla, in pratica si cibava degli incubi degli umani e della sua cattiveria in continua salita. Ma dopo ciò che ha fatto Skeletron…è tornato, ma sempre più debole. Grim, Oz…lui sta morendo…lentamente>>
    Prendo strinse di più la sfera e sussurrò qualcosa a suo “padre”. Tutto ciò era pazzesco, anzi non poteva essere vero. Dovevo calmarmi, anche se non vi era senso, almeno uno vero. Ma sia io che mio fratello eravamo mancati molto da quel mondo, quindi poteva essere accaduto di tutto, quindi anche quella storia poteva essere vera…
    <<morendo lentamente, perché? Cosa lo sta portando a…>>
    Non feci in tempo a finire la frase, che mi ritrovai un forcone dalle punte rosse e un bastone nero attaccato che mi minacciava il viso…
    <<voi umani! O almeno, coloro che di sicuro sono vostri amici. I bambini di quel mondo, ormai non hanno più paura di noi mostri. Ce ben altro a spaventarli davvero, noi siamo diventati quasi una moda. Ci sbeffeggiate, nessuno più racconta le nostre storie, o almeno i veri gesti che compiamo. Ora che spazio solo per mostri veri, in carne ed ossa>>
    Il diavolo Vedo si stava riferendo a quello che erano diventati gli umani; assassini, animali, violenti, realistici, troppo realistici. I bambini temevano di più i genitori che litigavano o che li picchiavano; diavoli, streghe o lupi mannari erano nulla al confronto. Quindi anche Mr. Bau-bau soffriva per quella perdita di potere. Io e Grim guardammo la sfera dispiaciuti per il suo destino, ma anche noi avevamo qualcosa per cui combattere veramente…
    <<ragazzi, ci dispiace per ciò che vi sta succedendo. Ma noi dobbiamo sapere di Amelia, dobbiamo ritrovarla. Lei non conosce questa città, gli abitanti di sicuro non conoscono la sua identità, potrebbero farle del male, lei…lei non è come noi!>>
    Ero arrabbiato, confuso, disperato. Stare li stava durando da troppo tempo, e pareva che stavamo solo sprecando energie e tempo utile. Guardai ancora una volta la sfera scheggiata e poco luminosa e di colpo le parole di Howl si fecero chiare. A quel punto mi lanciai contro il tavolino e scansai un po’ di lato Prendo, che quasi caracollò a terra, ma venne sostenuto dai suoi “fratelli”. Presi in mano la sfera e guardai colui che era dentro…
    <<guardami Oogie Bogie! Guardami negli occhi! Tu, tu lo sai vero? Sai chi ha portato via nostra sorella! Il gufo ha parlato!>>
    Grim mi fu alla schiena cercando di farmi ragionare a posare la sfera sul tavolo, ma io continuavo a tenerla stretta tra le mani. Quel sacchetto di iuta debole e morente, era “colui che di paura vi ammala”, il suo mestiere era appunto portare la gente ad avere fobia della sua presenza, nel buio, nella solitudine. Doveva parlare…
    <<mettimi giù! Maledetto di una zucca parlante, io non so nulla!>>
    Gridava Mr.Oogie Bogie spaventato come non mai. Era disperato e tremava al mio sguardo fiammeggiante e dagli occhi penetranti. Ma io continuai a scuotere la sua casa…
    <<stai attento Oogie, ti ricordi? Lo dicevi anche tu: attento a non sgarrare, se sbagli pagherai”! Avanti, tu lo sai cosa siamo capaci noi Nigthmare!>>
    A quel punto il silenzio cadde su tutti noi. Vado e Vengo tenevano fermo Prendo, che sembrava come impazzito per il mio gesto contro il “padre”; Grim si era fermato e aveva mollato la presa e guardava anche lui la luce teneue…
    <<va bene, va bene! Dirò tutto! Ma vi prego, non mandatemi di Là. Io, io non so chi ha portato via vostra sorella dal mondo umano; so solo chi può aiutarvi. I miei incubi parlano, sanno il suo nome>>
    Presi nella mano destra la sfera e feci il cenno di volerla scagliare…
    <<dillo! Dillo o ti ci mando davvero Là, e per tutta l’eternità! Posso farlo Oogie!>>
    Gridai con tono indemoniato e sicuro di me stesso. I miei occhi incavati nella zucca lampeggiavano vividi e minacciosi, il sorriso si era piegato in una smorfia di perfidia mista a piacere nel potere fare fuori un essere inutile come era diventato Bau-bau. A quel punto la voce del mostro si fece più forte…
    <<andate dal dottor Finklestein, lui sa tutto. Andate da lui vi prego!>>
    Il tono era sincero, e il mio animo, seppur buio, tetro e cattivo lo sapeva. Abbassai la mano destra e diedi la sfera a Grim, che la prese al volo e la osservò per un po’, ma non disse nulla. Chissà come si sentiva in quel momento. Mi voltai verso il trio; Prendo si era calmato, ma cercava lo stesso di liberarsi della presa del “fratello” Vado, mentre Vengo che si era ritirata in un angolo fece uno strano gesto: si portò la mano al ventre e se lo carezzò e solo in quel momento capii una certa cosa…
    <<andiamo Grim. E’ meglio non causare altro trambusto. Scusate>>
    Detto questo mi affrettai ad uscire dalla tende minuscola e che era diventata quasi una sauna, tanto eravamo quasi compressi nel suo spazio risicato. Con la coda dell’occhio, mentre mi tolsi il cappello per togliermi il sudore dalla maschera; vidi Grim consegnare la sfera a Vengo, e posò una mano sul ventre della strega e poi mi seguì. Uscimmo dal tendone e respirai a fondo l’aria più fresca della sera che era calata su quella vallata desolata. In cielo la luna splendeva tonda con il suo ghigno sghembo e sanguinante. I miei polmoni si liberarono un po’ dall’odore di muffa e chiuso del tendone cui ero stato sottoposto fino a pochi secondi prima. E sentii anche Grim come riprendersi, solo che fece una tossita lunga e si tolse il gilet smanicato di dosso. Senza dire nulla prendemmo la strada che riconduceva verso la città che avevamo abbandonato qualche ora prima; ma appena arrivammo a dare le spalle al circo, in cima alla piccola collinetta, venimmo raggiunti da una voce che ci chiamava…
    <<aspettate! Grim, Oz!>>
    Mi voltai e vidi correre nella nostra direzione Vedo. Ci fermammo ad attenderlo e appena ci raggiunse ci guardò con un po’ il respiro mozzato dalla corsa…
    <<state a sentire…vi dico solo questo…state attenti ad Halloween Town. Non…non è più la città…di una volta. Quindi, occhio a ciò…che fate>>
    Era una minaccio o un avvertimento da parte di un vecchio amico? Non potevamo saperlo con esattezza, ma lo presi come un consiglio sotto entrambe le versioni. Mi voltai per tornare sui passi che stavamo per fare, che venni acchiappato per una spalla e voltato…
    <<ah si…questo però te lo meriti!>>
    E ricevetti un cazzotto in pieno stomaco da Vedo. Accusai il colpo e mi piegai in avanti, cercando di non cadere a terra; accidenti che forza che aveva quel dannato di un diavolo; non scherzava affatto. Lui fece una lunga risata e battè una mano su una spalla di Grim…
    <<non puoi pretendere di venire in casa altrui e fare quello che vuoi>>
    Mi disse lui con un sorriso di sfida e amicizia insieme. In effetti me lo ero meritato, ma non sorrisi lo stesso, anzi lo mandai a quel paese senza tante remore…
    <<bhà il solito spaccone>>
    Borbottò Grim portandosi le braccia dietro il collo e incrociandole. Mi ripromisi di pestare mio fratello, prima o poi; intanto Vedo se ne andò salutandoci e ancora ridendo. Dopo un po’, ripresi a respirare meglio e mi drizzai con la schiena e ricominciai a camminare…
    <<che si fa allora?>>
    Chiese Grim seguendomi…
    <<semplice. Andiamo dal Sindaco>>
    Detto questo ci lasciammo alle spalle definitivamente il tendone dello squallido circo, la sua vallata e la collinetta, in una notte senza stelle e con il vento che soffiava su di noi.


    Continua…
     
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    Vengo è incinta? E di chi?
    Mi è piaciuto molto il pezzo in cui vado punta il forcone in faccia a oz mi pare, mi sono propio immaginato la scena, con le tue storie mi viene semplice farlo perchè scrivi molto bene
     
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    Ma naturalmente di Vado. Di chi altrimenti? ^^

    Grazie mille dei tuoi commenti, mi rendono felice^^
     
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    ma non sono fratelli? D:
     
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    Mmm...bhò bella domanda...
     
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    Scrivi bene rune! Non avevo ancora letto ff tue.
     
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    Grazie mille, sono contenta di avere un'altra fan^^
     
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    CAPITOLO 0.3



    Eravamo ritornati in città e vi era ormai poco movimento, dato che si stava facendo notte, anche se il cielo era sempre nero e la luna la faceva da padrone ad ogni ora; ma grazie al cielo c’era la grande torre campanaria a fare da orologio con il suo suonare l’orario. Quindi si intuì che era quasi mezzanotte da quelle parti. Però a pensarci bene, di solito erano in quelle ore ad esserci più movimento, e anche Oz si era accorto della poca presenza fisica degli abitanti; a parte i soliti vampiri che gironzolavano senza una meta precisa e con lo sguardo perso in cerca di sangue. Ma la presenza di fantasmi non era stata evitata; infatti un bel gruppetto ci passò vicino lamentandosi come non mai e con le catene addosso che stridevano a terra…
    <<spiegami perché stiamo andando dal Sindaco. Hai sentito Hoogie no? Dobbiamo trovare il dottore>>
    Dissi camminando dietro a mio fratello tenendo la mano destra in tasca e la sinistra che reggeva all’indietro il gilet che penzolava su una spalla. Oz era rimasto muto tutto il tempo, e ogni tanto brontolava ancora per il colpo ricevuto da Vado, ma tanto se l’era meritato alla grande, sapeva che non poteva perdere il controllo così facilmente, ma da un lato era giustificato: nostra sorella scomparsa e fino a quel momento nessuno ci aveva dato notizie. Anche io avevo i nervi che stavano per saltare, e se li avessi persi sarei stato molto peggio di lui; altro che far vedere solo l’inferno, io mandavo direttamente senza tanti complimenti. Ma mantenni la calma, che di solito prevaleva su tutto il resto della mia personalità; era meglio non agire in modo stupido e affrettato; la pazienza aveva molte più soddisfazioni quando la si faceva perdere. Ma ancora non capivo perché stavamo andando da colui che aveva la doppia faccia, nel vero senso fisico…
    <<hai sentito Vedo, no? La città è cambiata, e l’unico che può darci più informazioni su questa frase, è solo il Sindaco>>
    Poteva anche darcele il dottore le spiegazioni, ma forse aveva ragione Oz. In effetti il professore usciva assai poco dal suo laboratorio, ma non credo che in tutti quegli anni della nostra assenza, sia cambiato il suo modo di passare il tempo, e in effetti “faccia a triangolo” poteva essere più utile. Percorremmo a memoria la strada che portava alla casa del primo cittadino di Halloween Town, e il movimento di anime diminuì pian piano, fino a quasi diventare nullo; la cosa mi piaceva sempre meno e il silenzio era un po’ troppo presente da quelle parti; infatti tenni ogni istinto pronto all’occorrenza. Qualcosa non quadrava, e si faceva sempre più vedere. Dopo qualche minuto di cammino ancora, e dopo aver superato la “Fontana senz’acqua” che raffigurava una grossa zucca con tanti pipistrelli sopra di essa che formavano un cerchio, arrivammo alla casa cercata. Era sempre la stessa: squadrata, dal tetto che finiva a punta aguzza, con la cappa del camino storta e pendente, ma fumante; le finestre chiuse e impolverate e il portone sgangherato e arrugginito in diversi punti. Avanzai io verso quest’ultimo e presi nella mano destra il batacchio a forma triangolare raffigurante il viso del sindaco, ma questa si staccò come niente e la guardai un po’ spazientito…
    <<fissarlo no, eh?!>>
    Alzai lo sguardo verso le finestre, una sola era illuminata. Oz dietro di me incominciava a battere a terra un piede seccato nell’umore…
    <<ehi Sindaco! Esca fuori! Sindaco? Siamo noi, siamo i figli di Kare…siamo i Nightmare! Sveglia!!! Ehiii!!! Faccia triangolare?!!!>>
    Alzavo la voce ad ogni parola che aumentavo, e non so quante volte bussai alla porta. Temetti ad un certo punto di abbatterla, ma poi qualcosa accadde: sentii qualcosa scendere ad un lato della casa e appena mi voltai, vidi solo una grossa lama tagliente e argentata venirmi contro, e poi il rumore di tagliato. La mia testa ruzzolò a terra per un po’, e sentii tutto il suolo duro e terroso battermi contro…
    <<ouc! Ouch! Ouch!>>
    Dissi ad ogni salto che praticavo. Oz tirò giù una forte imprecazione, di quelle da far tremare i muri e tolse la lama che pendeva e oscillava nel nulla davanti al portone. Battè più forte e inveì contro il Sindaco. Smisi di rotolare e vidi che ero finito, almeno di testa, contro la staccionata vicino alla casa; mentre il mio corpo era rimasto in piedi vicino a mio fratello, e con la mano destra si grattava la testa che non c’era. Di sicuro voi dal fuori vi starete scompisciando dal ridere; bhè dal mio punto di vista invece era una seccatura bella e buona. Certo ero uno scheletro in certi punti, e il mio collo era uno di quelli…
    <<oh fantastico. Questa, questa non me la sarei mai aspettata!>>
    Esclamai furioso e arreso insieme; era una situazione fastidiosa e detestabile. Oz indietreggiò dal portone e afferrò la prima pietra che trovò a terra e la scagliò contro una finestra, quella illuminata e la ruppe con un gran casino. Poco dopo si udì come un tonfo sordo e qualcosa che scendeva delle scale a tutta birra. Forse il Sindaco era diventato duro di orecchi, oltre che simpatico come un riccio di castagne nelle mutande? Fatto stà che qualcuno aprì il portone, facendolo cigolare di brutto, e davanti al mio corpo fermo sul posto vi era una ragazza. E quella chi era? Dal mio punto di vista, “terreno” pareva alta, slanciata di corpo, dai capelli lunghi neri e il viso davvero carino, ma imbronciato da matti. Infatti aveva in mano la pietra lanciata prima da Oz e gliela tirò in faccia. Lui la presa in pieno e il cappello partì come un proiettile finendo vicino a me. Lui non fece tempo a controbattere che la ragazza presa da una strana furia, guardò prima il mio corpo fermo e statuario davanti a lei, e poi di gran carriera venne verso di me e mi afferrò tra le mani; mi fissò silenziosa e imbronciata…
    <<ehm…buonasera, il Sindaco è in casa?>>
    Chiesi un po’ imbarazzato. Quella ragazza aveva due occhi grandi tra il nero e il grigio, le labbra sottile e ben delineate, la pelle chiara e una specie di cicatrice al collo. Non disse nulla, mi rigirò un poco osservandomi e poi mi portò con sé con passo svelto. Arrivati alla soglia di entrata, con gran cipiglio mi conficcò la testa sul collo, facendo combaciare perfettamente in solo colpo vertebre e osso; poi mi fece girare ai lati la testa una volta ciascuno e quando capimmo entrambi che era tornata al suo posto, mi afferrò per la camicia e mi trascinò dentro casa, chiudendo il portone dietro le spalle…
    <<ehm…ci sarebbe anche…>>
    E indicai con il pollice destro la porta, per farle capire di Oz. Lei non ci pensò due volte, uscì, e buttò dentro mio fratello con la stessa grazia che aveva usato con me. Accidenti, un bel tipo la fanciulla: ma chi diavolo era? Ma ecco che la voce tonante e nasale del primo cittadino arrivò alle nostre orecchie richiamando la ragazza e chiedendo chi c’era con lei. Non capii subito il suo nome, e non ebbi il tempo di chiederglielo che lei, schizzò su per le scale scomparendo come era apparsa. Ma dopo un minuto buono, qualcuno scese le scale e davanti a noi apparve la figura triangolare del Sindaco; non era cambiato di una virgola, sempre ben vestito, il cappello un po’ storto e la faccia che cambiava in due fasi a 360°. Il suo passo era pesante e un po’ titubante e ci guardò dall’alto degli scalini; prese poi il suo monocolo che pendeva da un taschino e se lo mise all’occhio destro e ci fissò di nuovo…
    <<oh, bene, bene. Si, bene. Cioè, ma guarda che sorpresa: i gemelli Nightmare! E’ tanto tempo che non vi si vedeva in questa città>>
    Disse con il suo tono nasale ma anche un po’ goffo e scese gli scalini per venirci a salutare. Era davvero uno strambo personaggio, però era ben voluto da tutti…
    <<buonasera Sindaco, scusate la presenza a quest’ora>>
    Dissi salutando l’uomo triangolare e dando un colpo a Oz per abbassarsi il cappello. Solo che lui era ancora nero per ciò che mi è successo…
    <<si, si tanti saluti. Ma dico io, ci voleva tanto ad aprire quella fottuta porta?>>
    Ed ecco come Oz arrivava con il suo famigerato tatto a presentarsi a qualcuno; certo anche io avevo le balle girate per la testa tagliata fuori programma, ma arrivare subito al sodo in quel modo…
    <<modera i termini giovanotto. Se non ho aperto subito è stato per un atto di prevenzione. Al tuo dire, avrei molto da contestare sul fatto che hai rotto una mia finestra>>
    Perfetto, l’atmosfera si stava elettrificando per le botte e risposte che quei due si stavano lanciando. Ma non volevo perdere altro tempo, come era successo al tendone prima, quindi presi la parola…
    <<ascoltate Sindaco, se siamo qui, ce un motivo>>
    Lui ci guardò un po’ torvo e restò silenzioso. Oz lo squadrò…
    <<appunto. Di sicuro voi sapete che fine ha fatto nostra sorella Amelia!>>
    A quel nome, l’uomo divenne come titubante, e il suo volto da rosa e felice, si girò sulla figura bianca e triste. Allora forse avevamo fatto bingo in quell’occasione? Solo il tempo ce l’avrebbe detto…
    <<si, ecco…potrebbe essere. Cioè…venite di sopra>>
    Io e Oz ci guardammo negli occhi un po’ sospettosi, ma seguimmo il triangolo su gambe salire le scale e portarci al piano superiore della casa. Entrammo in una grande sala, dal pavimento nero e le pareti con la carta da parati lacerata in molti punti e tutta sui toni del grigio smunto; l’arredamento pareva come sfondato e antico, anche se tenuto con eleganza. Il Sindaco si sedette ad una sedia imbottita di rosso ma con il fondo rotto e basso; si asciugò il sudore della fronte con un fazzoletto: era in visibile imbarazzo e impacciato, qualcosa non quadrava…
    <<prima o poi…si…certo…prima o poi…eh bhè…normale no? Infondo, qualcosa è successo. Ma non sapevo…cioè…addirittura che centri vostra sorella. Oh cielo, si…oh cielo!>>
    Mai visto una persona fare tutte quelle parole senza tanto senso in vita mia. Oz si mise davanti al primo cittadino battendo le mani sul tavolo tondo cui era seduto l’ometto e lo guardò in modo truce e raggelante. Anche io non ero da meno; ero di fianco a mio fratello con occhi non molto rassicuranti e le braccia conserte al petto…
    <<parla sotto specie di triangolo mal riuscito. Cosa sai su nostra sorella?>>
    Chiese duro Oz…
    <<e cosa sono le voci, sulla città che è cambiata?>>
    Chiesi io schietto e senza volere giri di parole. Il Sindaco divenne ancora più impacciato e quasi tremante, infatti il cappello gli si storto di più e il monocolo cadde nel vuoto attaccato alla catenina del taschino. Si asciugò diverse volte il sudore sulla fronte a punta e cambiò non so quante volte il suo volto: prima roseo e felice, poi grigio e triste, poi ancora rosa e poi grigio e così discorrendo. Oz diede un pugno forte al tavolo e il sindaco parve spaventarsi, ma anche darsi una calmata. Respirò a fondo e ci guardò…
    <<si, si. In effetti qualcosa so. Ma di vostra sorella non so nulla…>>
    Tentò d’iniziare l’ometto triangolare, ma Oz divenne oscuro nello sguardo…
    <<parla idiota! Avete rapito Amelia! L’avete portata qui! Cosa avete in mente, eh? Avanti brutto panzone o ti riduco ad un monocolo vivente!>>
    Presi per un braccio Oz bloccandolo sul posto, prima che potesse lanciarsi contro il Sindaco e ammazzarlo senza tanti complimenti. Più il tempo passava e meno avevamo risposte su nostra sorella, e più si diventava fuori di testa e con poca pazienza. Oz ringhiò con forza e i suoi occhi erano diventati più verdi e pungenti…
    <<rapita? Cosa? Amelia è qui? Ma com’è possibile?>>
    L’uomo era davvero sorpreso dalla notizia, anzi era come sbiancato, anche se lo era già di suo sulla faccia triste. Oz lo prese ancora una volta a male parole ma io gli diedi uno strattone per farlo calmare…
    <<smettila Oz! Avanti Sindaco, davvero non sapete nulla? Siete un altro che ignorate il fatto?>>
    <<davvero io non so nulla!>>
    Urlò di rimando l’ometto, ormai era sull’orlo di una crisi di panico; quando io e Oz ci mettevamo di umore cattivo sapevamo come far avere paura vera. Ma forse arrivare ai gesti estremi con il Sindaco, non sarebbe servito a nulla, altrimenti avrebbe parlato da un pezzo…
    <<io non so nulla di Amelia. Però è vero, la città è cambiata. Tutto è cambiato>>
    Si era alzato sulla sedia e tremava dalla testa ai piedi, aveva uno sguardo supplichevole e a quel punto Oz si calmò un po’. A quel punto ci pensai io…
    <<va bene, vi credo. Ma in che senso è cambiata?>>
    Chiesi con modi più gentili, ma senza abbandonare il lato oscuro negli occhi; avevo poi assunto un ghigno molto malefico sulle labbra scucite e quindi dovevo apparire davvero indemoniato agli occhi dell’interlocutore…
    <<la città ha iniziato a cambiare diciotto anni fa. Non so esattamente cosa sia accaduto; ma una notte…una notte…>>
    Il Sindaco tornò a sedersi sulla poltrona, anzi si afflosciò su di essa e cerco pian piano, di tornare ad un tono di voce più tranquillo, ma con scarsi risultati…
    <<quella notte era tutto normale; la gente si divertiva nelle strade, le storie si di noi, gli incubi che producevamo negli esseri umani ci rendevano felici. Ma poi, il buio totale è calato ovunque, urla di terrore, vero terrore, ma provato dagli abitanti si fece sentire. Ci fu come una sorta di esplosione, insomma qualcosa di grosso accadde dalle parti del cimitero, quello vicino al castello abbandonato. Quando arrivai sul posto per vedere cosa era stato, vidi a terra una figura, era una delle creature del professor Finklestein: si ne aveva create altre, ma quella in particolare si diceva che era davvero perfetta. Almeno, sapete com’è la perfezione qui da noi. Ecco, era a terra, senza vita. Non sappiamo chi o cosa lo abbia ridotto così, ma da quella notte…oh da quella notte sono iniziate cose assai strane…>>
    Il volto del primo cittadino cambiò radicalmente: tornò sul rosa felice, ma poi si disegnò un sorriso diabolico e tornò sul grigio, ma fermo restando su un espressione per nulla tranquilla…
    <<morti strane, sparizioni, incidenti. Si, qualcosa…qualcosa di mostruoso è nato. E niente riesce a fermarlo. Dicono che sia lo spirito della creatura del dottore, ritornata a chiedere vendetta. Io lo so, è pazza. Si, si, lui è qui. Porta scompiglio, porta paura, uccide…noi…noi siamo le sue prede. La notte non si gira più…>>
    Anche Oz si era accorto del cambiamento improvviso dell’uomo triangolare. La sua voce stava diventando sempre più stridula, più agitata e alta…
    <<la notte è diventata la vendetta ufficiale, si sentono voci, il sangue scorre, le campane suonano a morto. Ogni volta vi è un cadavere diverso. Lui ci osserva, lui sa ogni nostro movimento. La pazzia regna. Nessuno si salverà. Ahahah! Di sicuro è lui che ha preso vostra sorella…si, deve essere così. E prenderà anche voi, anche me! Ci ucciderà tutti!>>
    Io e mio fratello ci allontanammo dal tavolo rotondo in tempo: il Sindaco ci balzò sopra, il suo sorriso era diventato più indiavolato e bizzarro: ormai rideva senza più fermarsi. Era scosso come da un tremore eccitato e infatti, non si sa come, ma estrasse dalle sue tasche due coltelli affilati…
    <<ahahah! Ci prenderà tutti! Licantropi, vampiri, streghe! Tutti! Anche i fantasmi lo temono! Ahahahah sono il prossimo, voi siete i prossimi!>>
    Ci si avventò contro brandendo come un folle i due coltellacci, e una delle lame fece cadere a terra il cappello di Oz. Riuscimmo a evitare i suoi fendenti diverse volte, ma diventava sempre più dura; dato che lui si scaraventava su ogni cosa che vedeva; poltrone, sedie, persino una credenza e menava fendenti su di essi, rovinandoli con ferocia. Era andato completamente fuori di testa e di controllo; dovevamo battercela da quella casa, o ci avrebbe squartato vivi. Oz fu assaltato dall’omino triangolare e stava per dargli una coltellata alla schiena ma io scaraventai verso di lui una sedia e questo cadde a terra urlante…
    <<filiamocela Oz!>>
    Gridai imboccando la porta da cui eravamo entrati all’inizio. Corsi verso di essa e così anche Oz, scendemmo le scale senza mai voltarci indietro, anche se il Sindaco ci era alle calcagna, dato che si udiva il suo passo svelto e la sua risatina stridula. Saltati gli ultimi gradini sentimmo qualcosa cigolare pericolosamente sulle nostre teste, e appena alzammo lo sguardo, un grosso lampadario arrugginito ci cadde addosso, ma facemmo in tempo a scansarlo; questo cadde a terra e s’incastrò nel pavimento con un gran rumore e alzando un polverone infinito. Il Sindaco vi era sopra e mandava lame dappertutto, infatti un pezzo di lampadario mi sfiorò ad un braccio e lacerò la parte non scheletrica, da cui uscì del sangue; mentre Oz fu colpito alla maschera e si ritrovò metà di essa tagliata di netto e sotto si notò subito la pelle ferita del vero viso umano. Eravamo nei guai, ma con gran forza d’animo e completa follia ci buttammo sul Sindaco. Oz lo fece cadere sul lampadario, infilzandolo in un pezzo di vetro per una gamba, mentre io gli presi i coltelli e li lancia lontano. Lui urlava e schiumava di rabbia e dolore e la sua faccia continuava a cambiare e vorticava impazzita; al fine la decisione fu una sola e contemporanea. Il pavimento stava iniziando a tremare e crollare sotto di noi, il legno non stava trattenendo il peso del lampadario e di tre persone insieme, e infatti iniziò a sgretolarsi con rumori forti e secchi. A quel punto io e mio fratello ci lanciammo con un salto verso il portone; ci volle un bel po’ di forza per sbloccarlo, mentre il Sindaco riuscì a miracolo a liberarsi della morsa in cui era stato infilzato e praticò un salto verso di noi, ma Oz appena in tempo aprì la porta e ci lanciammo fuori di corsa, per poi chiudere il tutto alle nostre spalle. La casa tremò tantissimo, ma noi restammo a tenere la porta da cui il Sindaco urlava come un ossesso. Ci volle un bello sforzo per non cedere da nessun lato; ma poi tutto si fermò di colpo e la pace tornò inaspettata…
    <<sei tutto intero…Oz?>>
    Chiesi ansante, mentre l’aria fredda e pungente entrò nei miei polmoni cercando di calmare il respiro affannoso…
    <<secondo te? Ma che diavolo si è fumato quello?>>
    Non riuscì a rispondere che di colpo mi ritrovai un coltello vicinissimo al fianco, conficcato di botto nel legno del portone, e vidi che anche Oz era nella stessa situazione. Infatti il primo cittadino era tornato all’attacco dietro la porta, sempre più furioso e fuori di sé…
    <<fuga!>>
    Esclamai mollando il portone e così anche Oz e con il male nelle gambe e una gran voglia di non voltarsi per nulla indietro e nemmeno fermarsi un secondo, corremmo a per di fiato, verso il bosco nebbioso che stava di fianco alla casa. La corsa durò per non so quanto tempo, ma quando ci fermammo era perché caddi a terra sfinito. Oz si piegò sulle ginocchia senza fiato; a terra cercai di riprendermi e aprii mani e braccia, anche se il braccio destro era ferito e indolenzito. Guardai in alto e capii che ci trovavamo nel “Bosco Oscuro”, in pratica eravamo salvi, dato che distavamo a lungo dalla casa del Sindaco. Nell’aria e nel silenzio sinuoso, si udivano solo i nostri respiri ansanti e i colpi di tosse…
    <<qualunque cosa sia successa qui…ha dato alla testa…questo è…poco…ma…si…sicuro>>
    Ansimò Oz. Ero dello stesso avviso, ma non riuscivo a pronunciare neanche un filo di voce. Di sicuro c’era dell’altro, non potevo credere alla storiella raccontata da quel fulminato di uomo triangolo ambulante: Halloween Town era già folle di per sé, ed era anche piena di spiriti malvagi. Uno in più che differenza poteva fare? No, c’era altro. Dopo un po’, i nostri respiri tornarono quasi alla normalità e mi alzi dalla terra umida e bagnata; mi sentivo tutto un dolore. Oz si tastava il taglio al posto del pezzo di maschera mancante; bisognava riparare quel danno, non si poteva girare in quella cittadina con troppa umanità addosso. Poteva essere pericoloso…
    <<dobbiamo andare dal professore Oz. Non possiamo fare altro, almeno lui ti sistemerà>>
    Dissi iniziando a camminare per uscire dal bosco. Lui brontolò qualcosa di assenso e mi seguì. Dopo cinque minuti di cammino, cominciammo a vedere i tetti delle case e alcuni camini fumanti, eravamo sulla buona strada; ma qualcosa attirò la nostra attenzione: era un puntino rosso che non distava molto dal terreno, ma sembrava come galleggiare nell’aria. Poi si udì come un latrato, poi un altro, e ancora…
    <<che cos’è?>>
    <<spero non un licantropo Oz>>
    Dissi fermandomi. Il puntino sembrò fermarsi anche lui, e poi di colpo iniziò a muoversi un po’ titubante verso di noi; ma dopo pochi secondi si mosse più veloce. La lucina rossa divenne più visibile, sempre più vicina; ma prima che si potesse fare qualcosa, la luce si tramutò in un lenzuolo di piccola misura a forma canina e dal naso rosso e questo saltò addosso a Oz buttandolo a terra…
    <<attento Oz!>>
    Esclamai avvicinandomi all’aggressore di mio fratello, ma quest’ultimo stava ridendo…
    <<ahahah…no…no…ahahah…buono Zero>>
    Che cosa? Era Zero? Mi avvicinai per guardare meglio e infatti si dimostrò proprio lui. Zero il cane fantasma di Jack Skeletron era sopra mio fratello che gli leccava tutta la maschera felice e scodinzolante…


    Continua…
     
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    Madò decisamente schizzato il sindaco XD, e la lama che ha tagliato la testa di grim allra? l'aveva attivata sempre lui?
    Poi un altra cosa, sotto la maschera da zucca oz ha un volto umano? quindi sono in parte trasformati e in parte no dico bene?
    cmq è scritto molto bene come al solito, aspetto il continuo^^
     
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19 replies since 20/2/2012, 01:29   246 views
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