Hindaki

pensato per il GDR

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  1. CiccioBaslardo
     
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    Nato in un branco lontano dalle terre dove è giunto ora, Handaki ha sempre ricevuto troppe attenzioni dalla madre. Per lui quella leonessa era tutto il suo mondo. Handaki è sempre stato un cucciolo strano e la madre lo sapeva.
    Un sorriso sempre in voto, anche quando lo schernivano; occhi nell'ombra e la fantasia che giocava con fantasmi che nessun altro avrebbe potuto vedere. Incurante di quello che gli accadeva intorno. Ecco quello che si vedeva quando lo si guardava.
    Tutti sapevano che non era un cuccioli normale e per questo lo prendevano sempre in giro. Lui non si accorgeva di quello che gli altri cuccioli gli facevano e rispondeva a tutti con una risata e facendo tutto quello che gli dicevano.
    Un giorno però senza rendersene conto, tutti loro esagerarono. Non avrebbero mai creduto che lo facesse veramente… invece.

    "Sono tutti miei fratelli, vogliono solo il mio bene. Se mi dicono di buttarmi da un burrone, sono sicuro che sotto ci sarà uno di loro a prendermi al volo."

    Sotto però non c'era nessuno.
    Cadette rovinosamente al suolo rompendosi alcune ossa, spezzandosi la zampa posteriore e perdendo conoscenza.
    Al suo riscelgo era da solo ed era buio. Non c'era nessuno dei suoi amici intorno a lui.

    "Che stupido che sono. Non sono andato a mangiare con loro… forse si sono offesi. Sono proprio un maleducato."

    Non poteva muoversi. Non ne aveva la forza. Ogni muscolo che muoveva gli faceva male. Anche solo respirare era doloroso. Quindi rimase in mobile dov'era.
    Passò la notte a rimproverassi per la sua maleducazione. Forse fu quello che gli salvò la vita. Infatti, non chiuse gli occhi nemmeno per un momento, mantenendosi cosciente ed evitando di perdere nuovamente i sensi.
    La mattina seguente la madre riuscì a trovarlo. Solo lei venne in suo aiuto.
    Non potendo muovere nemmeno un muscolo, lui e la madre passarono una settimana sul fondo di quel burrone. Solo farnie alle sue cure riuscì a sopravvivere.

    Dopo quello che era successo, non passava più molto tempo insieme agli altri cuccioli. La madre glielo aveva proibito severamente. Lui voleva rivedere i suoi "amici", ma non poteva disubbidire alla madre.
    Mentre lei era a caccia, lui si limitava a dormire da solo in quel luogo che ormai era diventata la loro casa, lontano da tutti gli altri.
    Quando la madre tornava dalla caccia, lui e lei passavano tutto il tempo a giocare, lontano dal resto del branco, e la notte, si coricavano insieme per dormire accoccolati l'uno all'altra. Lui amava stare con lei, non voleva fare altro.
    Un giorno, la madre non tornò per giocare con lui. Nemmeno il giorno seguente. Neanche il giorno dopo.
    Il cucciolo aspettò fino al quarto giorno, ed in fine si decise ad uscire dal burrone per andarla a cercare.

    "Forse è arrabbiata con me per qualcosa che ho fatto? Non vuole più giocare con me?"

    -Mamma! Mamma, scusa se ti ho fatto arrabbiare. Mi dispiace, ti prego torniamo a giocare insieme-
    La voce del leoncino si disperdeva nella savana, in cerca di una risposta. Ad un tratto la vide. Era distesa sotto un'albero, all'ombra.
    -MAMMA!- Urlò di gioia il cucciolo -sono così felice! Dai, gioca un po con me!-
    Handaki corse verso di lei e le saltò addosso… lei non si mosse.
    -Mamma, dai, lo so che non mi puoi tenere il broncio- diceva ridendo.
    Ma dalla leonessa non ci fu risposta.
    -Va bene, allora significa che giocheremo lo stesso… anche se non vuoi-
    Il cucciolo cominciò a girarle intorno ed a ridere.

    I suoi occhi non vedevano. La sua mento non assimilava. Il suo cuore si era
    ricoperto di scaglie.


    La leonessa giaceva immobile in una pozza di sangue, ricoperta da graffi e morsi. I suoi occhi vuoti non brillavano più di vita.
    Ma questo Handaki non lo vedeva: per lui la madre era solo arrabbiata per un qualcosa che non sapeva, distesa all'ombra per sbollentarsi.
    Di solito, con la sua risata riusciva a calmarla. Quella volta in vece non le fece nessun effetto.
    Il cucciolo le correva intorno e si rotolava a terra nel tentativo di farla reagire in un qualche modo.
    Passò moto tempo prima che una leonessa del branco, arrivando lì vicino lo vide.
    Lo scenario era inquietante: il cucciolo correva e rideva girando intorno al corpo della madre, aveva a dosso il suo sangue raggrumato.
    Quella leonessa non capiva cosa fosse successo. E non voleva saperlo. L'unica cosa che sapeva di dover fare era di portare via il cucciolo da li.
    -Handaki? Che stai facendo?- chiese un po scossa.
    -Ciao Huruma! La mamma è arrabbiata con me… non vuole giocare. Ma sono sicuro di poter riuscire a farmi perdonare- disse lui in tono giocoso.
    La leonessa si preoccupò molto. Sapeva che il cucciolo fosse strano, ma non fino a questo punto.
    Non poteva lasciarlo li.
    -Dai su, vieni con me. Ti porto alla tana del branco- disse tristemente Huruma.
    Il cucciolo la guardò negli occhi con aria persa. La leonessa rabbrividì: le iridi di Handaki erano vuote, tradivano il suo sorriso in modo mostruoso. sembrava che il sorriso e lo sguardo appartenessero a due animali diversi. Entrambe sinceri, entrambe veri. Era incomprensibile quale dei due tratti appartenesse al cucciolo.
    -Mamma non vuole che io mi avvicini al branco, dice che potrei farmi male- disse insensibile Handaki.
    La leonessa sospirò triste.
    -Non preoccuparti, la mamma si fida di me. Vieni dai, non ti accadrà niente di male, te lo prometto-
    Il cucciolo un po riluttante si decise ad andare con la leonessa.
    Si avvicinò al corpo della madre e le diede un "bacio sulla guancia"

    "Ciao mamma, spero che ti passi presto. Ti voglio bene lo stesso, anche se sei arrabbiata"
    Una lacrima cadde sul corpo della leonessa. Quella gocci d'anima si andò a posare sul viso di lei, disperdendosi in quel mondo così pazzo.


    Passarono gli anni, ed il cucciolo crebbe fino a diventare un leone. Le sue giornate si susseguirono solitarie e colorate, con tonalità che nessun altro in quelle terre terre avrebbe potuto comporre.
    Solo un altro giovane leone si divertiva veramente stando con lui.
    Gli piaceva veramente stare insieme a lui e discuterci. Sentiva che lui era li leone più vicino che aveva. Ne riusciva a percepire la sincerità e l'allegria.
    Era contento di aver trovato un vero amico che lo fiancheggiasse.
    I due andavano sempre insieme a pattugliare la zona, anche perché da solo Handaki non sarebbe mai riuscito a tenere testa nemmeno un cucciolo.
    Una notte i due leoni stavano fissando la luna, parlando di cose senza capo ne coda: di come si potesse sentire una goccia di pioggia quando toccava terra; di come una foglia potesse essere infastidita di stare sempre nello stesso punto; come il vento non si stufasse mai di correre; del perché le stelle non scendessero mai a fargli visita, visto che tutte le notti le guardavano.
    Fu proprio quel pensiero che fece venire una stramba idea a Handaki.
    -Kurosora! Questa sera andremmo noi dalle stelle e gli chiederemo se anche noi possiamo stare li con loro. Da la su si dovrebbe vedere tutto il territorio. Pattugliare la zona diventerebbe facilissimo!- si esaltò il leone -e poi… da la su potrei vedere dove è andata- continuò con voce nostalgica.
    L'amico sapeva di chi stesse parlando, ma non commentò. Si limitò ad approvare con gioia l'idea di raggiungere le stelle.
    -Ma come faremo a salire?-
    Handaki si spostò ed andò sotto un'albero facendo segno di seguirlo a Kurosora.
    L'amico si mise al suo fianco, ed in quel momento la zampa del leone si alzo per indicare la luna coperta dai rami.
    -Vedi?- disse Handaki -abbiamo intrappolato la luna su quei rami. Adesso ci saliremo sopra e da li saremo più vicini alle stelle. Così potremmo parlargli-
    Gli occhi dell'amico si illuminarono ed un sorriso gioioso comparve sul suo volto.
    -Cosa aspettiamo!- sbottò Kurosora -Coraggio Handaki! Andiamo- Detto questo i due leoni si arrampicarono sull'albero per cercare di raggiungere quel fantastico luogo dove nessuno era mai andato.
    Però mano a mano che salivano, la luna sembrava allontanarsi, ed in effetti era veramente troppo lontana per raggiungerla in quel modo.
    -Cavolo, si è liberata!- disse Handaki cercando di allungare le zampe per raggiungerla. La gamba gli faceva male, ma lui non voleva arrendersi.
    Dopo svariati ed inutili tentativi il leone si rivolse al compagno.
    -Kurosara! Presto! Vai a prendere il cucciolo di Huruma. Lo solleverò e forse così riusciremo a far salire almeno lui. Io resterò qui e cercherò di distrarre la luna in modo che non si allontani. Se ci parlo magari mi risponde e non si muove-
    Kurosora non era tanto convinto di quello che aveva detto il suo amico. Non tanto per il fatto del distrarre la luna. Ci avevano provato insieme e la luna effettivamente sembrava non muoversi quando stavano seduti a parlargli.
    Però, il fatto di svegliare il cucciolo e provare a farlo salire sulla luna, non gli sembrava una buona idea. Sarebbero riusciti a tirarlo giù dopo?
    Non poteva riflettere troppo: la notte scorreva e se si fosse fermato avrebbero perso quest'occasione.

    L'amico tornò di corsa, tenendo il cucciolo per la collottola.
    -Ciao Mvuto! Presto non c' è tempo da perdere! Devi aiutarci a salire sulla luna! Sei contento? potrai parlare con le stelle!- urlò di gioia Handaki mentre Kurosora correva verso l'albero.
    Gli occhi del cucciolo si illuminarono di sorpresa nel sentire quelle parole.
    Velocemente i due leoni si passarono il cucciolo, e Handaki, che era sulla cima sollevò con le zampe il cucciolo rivolgendolo alla luna.
    -Handy? Cosa devo fare?- chiese il leoncino un po perplesso.
    -Allunga le zampe ed aggrappati con tutta la tua forza alla luna- rispose il leone mentre cercava di tenersi in equilibrio con la forza delle sole zampe posteriori.
    Passarono alcuni momenti che sembravano infiniti. La zampa faceva veramente male. Non sapeva se sarebbe potuto resistere ancora per molto.
    Ad un tratto il cucciolo urlò. Non fu un urlo di paura, ma uno di gioia.
    -AAAAAAHHHHH!!! L'ho presa l'ho presa!- disse gioiosamente Mvuto -presto mollami, non riesco ad alzarmi se continui a tirarmi-
    Handaki a quelle parole mollò la presa sul leoncino e si aggrappò ad uno dei rami dell'albero.
    Mvuto era sospeso in aria, con le zampe posteriori a penzoloni, mentre quelle anteriori avevano la presa ferrea sulla bianca superficie della luna.
    -Ce l'ha fatta!!!- Urlò gioioso il leone.

    -MVUTO!!!-

    Un urlo disperato irruppe nella gioia dei tre.
    Huruma ed altre 5 leonesse stavano correndo verso di loro.
    -Mvuto! Scendi da quell'albero!- continuò a gridare terrorizzata.
    -Mamma! Guardami! Ce la posso fare! Sto salendo sulla luna!- Rispose pieno di gioia il cucciolo che con tutte le sue forze stava cercando di arrampicarsi.
    -Non dire sciocchezze! Non li devi ascoltare! Sono dei pazzi. Ti fari male. E' impossibile salire sulla luna, è troppo lontana!-
    A quelle parole il leonino venne colto dal dubbio.

    "Ma se è troppo lontana… io come faccio ad esserci aggrappato?"
    Quel pensiero cresceva nella sua mente, ed una volta preso forma, respinse la luna ad una distanza così lontana da essere irraggiungibile perino per chi possedeva le ali
    .

    Le zampe ora non si aggrappavano più a niente, ed il cucciolo cominciò a cadere, richiamato dalla realtà.
    Handaki lo vide precipitare e con un balzo si lanciò verso di lui, prendendolo tra le zampe e stringendolo a se in modo da proteggerlo.
    I due caddero rumorosamente a terra producendo un tonfo che preoccupò tutti.
    Handaki era raggomitolato su se stesso. Immobile sotto quell'albero che gli aveva regalato un breve sogno.
    Dalle zampe del leone usci Mvuto visibilmente spaventato dalla caduta. Il cucciolo strusciò la testa contro quella del suo salvatore.
    -Handaki. Handaki ti prego… ti prego, svegliati- mormorò in lacrime il leoncino.
    A quel suono Handaki aprì lentamente gli occhi e lo guardò.
    -Mvuto… hai toccato la luna. Cosa ti ha detto?- disse con un filo di voce il leone ancora a terra.
    Il leoncino sorrise nel vedere che era ancora vivo ed in un singhiozzo si accostò al suo orecchio per mormoragli qualcosa.
    Handaki sorrise e poi con molta fatica si rialzo. Poggiando sulla testa del cucciolo un zampa.
    -Lo so- disse lui -l'ho sempre saputo.

    Quel momento di gioia durò pochi istanti. Le leonesse li avevano riganti circondando Kurosora, mentre la madre allontanò Handaki dal cucciolo ringhiandoli contro.
    -IO TI HO SALVATO LA VITA!!!- ruggì la leonessa - E TU PROVI AD UCCIDERE MIO FIGLIO?!-
    Le leonesse erano pronte ad attaccarli. L'aria era tesa e l'odore di adrenalina era forte nell'aria.
    -Mi dispiace Kurosora, non volevo che finisse così- disse a bassa voce Handaki.
    Ma ad un tratto Mvuto si aggrappò alla zampa della madre e piangendo la supplicò.
    -Ma mamma ti prego. Lasciali stare. Loro volevano solo…- cominciò in lacrime il cucciolo, ma la madre furiosa lo interruppe -COSA VOLEVANO FARE?! TI VOLEVANO UCCIDERE! E' UN PAZZO NON PUOI ANDARE CON LUI-
    Il leone assistette alla scena con guardo vuoto. Sapeva cosa gli sarebbe capitato. Ma ormai non gli importava nulla. Ormai aveva avuto tutto ciò che desiderava.
    -Ti prego mamma, non voglio che tu lo uccida- disse il cucciolo mentre stringendo la zampa della madre piangeva tutte le lacrime che aveva in corpo.
    La leonessa strinse gli occhi nelle palpebre per sopprimere tutta la rabbia che provava. In fine li riapri lentamente e posò il suo sguardo truce su di Handaki.
    -Fuggi di qui. Al sorgere del sole la tua ombra non dovrà toccare queste terre. Se ti rivedrò non ti darò altra possibilità, se non quella di uccidermi o venire ucciso-
    Disse con una voce così seria da essere terrificante.
    Le altre leonesse non capivano cosa le fosse preso, ma ascoltarono comunque quello che disse. Non importava se fossero morti o meno. L'importante era che non avessero più potuto nuocere a nessuno di loro.

    Quella sera cominciò il cammino di Handaki e Kurosora. Il loro errare alla ricerca di terre migliori e di nuovi orizzonti.
    Anche se quella sera aveva cambiato la sua vita per sempre, lui se ne andarono avendo visto un cucciolo che si arrampicava sulla luna.
    Niete sarebbe stato più come prima.


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    Ringrazio Kun per avermi fatto venire l'idea.
    Scusate se scritta malino, ma andavo un poco di fretta. Appena ho tempo la correggo.
    Spero che questa favola vi piaccia.

    Edited by CiccioBaslardo - 1/2/2012, 15:59
     
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  2. lion_riky
     
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    magnifico :) con il pg del grd di Kun!

    One-Shoot

    ti consiglio di metterlo all'inizio così si capisce meglio
     
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  3. LionKing98
     
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    ma povero Handaki...mi fa tanta tenerezza... Bravo Ciccio!
     
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2 replies since 1/2/2012, 15:19   116 views
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