The Epsilonist

Una storia ambientata in GTA San Andreas

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    Genere: Horror, thriller, fantascienza, avventura.
    Bollino: Rosso (a causa della presenza di scene cruente e dall'uso ripetitivo di parolacce)

    Ecco la mia nuova ff. Come dice il sottotitolo, si svolge nel mondo di GTA San Andreas. Dunque, buona lettura e spero di non annoiarvi. Ah... se per caso trovate alcuni termini troppo "volgari" (l'ho fatto per essere fedele al videogioco) ditemelo così li modifico. ;)


    Prologo


    Era una notte cupa e fredda nella foresta di Shady Cabin. Il cielo stellato, quella sera non poteva essere ammirato da nessuna creatura, né da chi viveva in quel posto, né da coloro che si trovavano lì di passaggio. Le nubi, infatti, quella sera erano troppo dense, non vi erano spazi fra di esse che davano la possibilità di vedere ciò che nascondevano, come se per loro fosse qualcosa di prezioso e nemmeno lasciavano che la luce lunare penetrasse tra quell’ormai massa uniforme di cumuli, interrotta qua e la solamente da qualche piccola striatura, come fossero i contorni di un vecchio puzzle ammuffito dall’avanzare ininterrotto del tempo. Il vento, poi, amplificava con il suo lugubre soffio che pareva più l’ululare di un vecchio lupo in lontananza, quella strana atmosfera che immetteva nell’anima di chi in quel momento si trovava in quell’angolo remoto del mondo, dei sentimenti di paura e di angoscia che mai in vita sua aveva provato. Anche gli ormai secolari pini ed abeti che facevano parte di quella famiglia di alberi, allo scorrere del vento tra le loro foglie appuntite, sembravano improvvisamente animarsi, poiché cominciavano ad ondeggiare a destra e a sinistra in maniera frenetica, quasi volessero cadere al suolo ricoperto di erba che a sua volta si presentava con le sue piccole, verdi foglie interamente ricoperte di gelida brina, dando l’illusione, agli occhi di chi la guardava, che si trattasse di un’immensa distesa ghiacciata la quale, con gli altri elementi che caratterizzavano quella notte, dava l’impressione di trovarsi nell’ultimo girone dell’Inferno di Dante. Nessun essere vivente che avesse mai avuto un briciolo di buon senso avrebbe avuto la voglia di trovarsi in quel luogo in quel momento. Gli unici segni della presenza di vita erano dati da tre uomini che si stavano aggirando nel cuore della foresta in cerca di qualcosa. Uno di questi però era piuttosto nervoso…
    “Ah, maledizione!”
    “Si può sapere cosa diavolo hai che non va, Russ? È da quando siamo arrivati che non fai altro che lamentarti.”

    Russ era un uomo sui quaranta anni di età, di statura non tanto alta, chiaramente sovrappeso, con la pelata ed era giunto in questa fitta foresta in compagnia del suo amico Trevor che aveva anch’esso un’età di circa quarant’anni ma era decisamente più alto di Russ, più magro e portava un cappello color beige che gli copriva tutto il capo ed era, tutto sommato, più tranquillo rispetto al suo compagno…
    “ Non capisco per quale dannato motivo siamo dovuti venire qui in questo posto!” - Diceva per rispondere alla domanda di Trevor e poi continuava- “ Siamo qui da due giorni e non abbiamo ancora trovato un accidente e questo posto non ha per nulla un’aria rassicurante!”
    “Non avrai paura di qualche stupido alberello, per caso?”

    Ribatteva Trevor, interrotto poi dalla voce di un terzo individuo…
    “L’inquietudine non ti aiuterà a combattere le tue paure, uomo.”
    Costui non aveva un nome, o, se ce l’ aveva, non l’ aveva rivelato nel momento in cui si era incontrato con Russ e Trevor. Era un uomo di statura media, più alto di Russ ma più basso di Trevor, vestito completamente di nero e con un cappello da cowboy, anch’esso nero, in testa che gli copriva i suoi biondi capelli…
    “ Al diavolo, parli facile tu! Fosse per me, a quest’ ora avrei già abbandonato da un pezzo questa maledetta missione!” Rispondeva Russ alle parole di quella strana persona…
    “ Cerca di calmarti, amico. Non possiamo mollare il mazzo proprio adesso. Sai bene anche tu quali sono stati gli ordini del principale.” Diceva Trevor per far ragionare l’ amico che però non aveva alcuna intenzione di voler capire…
    “ Buono quello! Mentre noi siamo qui a cercare non so che cazzo nella foresta, lui chissà con che razza di pollastre se la starà spassando! ”
    “Attento, Russ. Quello ha occhi e orecchie dappertutto e non credo che gli farà piacere ascoltare le tue parole."

    “ Come se me ne fregasse qualcosa! Sai cosa ti dico invece? Che se ne può anche andare all’ inferno, per quel che mi riguarda! ”
    “ Sei troppo nervoso amico. Cerca di rilassarti o rischi di impazzire se continui a girovagare per la foresta in queste condizioni.”
    S’ era intromesso l’ uomo dal vestito nero…
    “ Pensala come vuoi! Io non ho alcuna intenzione di continuare a camminare senza una meta in questo schifo di posto e con il rischio di perdermi!
    “ E allora tornatene al campo, dannato cocciuto! Mi stai facendo perdere la pazienza!”

    “ Con piacere! Vi auguro allora di passare una buona nottata insieme, voi due!”
    E dopo che aveva pronunciato queste parole, Russ spariva fra gli alti cespugli che costituivano il sottobosco della foresta…
    “ Stupido idiota.”
    “ Il tuo amico non sembra molto di buonumore.”
    Prendeva la parola, il misterioso uomo…
    “ Bah, gli passerà. È solo un dannato fifone.”
    “Forse. Ma in certi casi bisognerebbe prestare ascolto alle proprie sensazioni. Prendi gli animali, per esempio. Quando sta per arrivare un terremoto, loro avvertono il pericolo qualche ora o addirittura qualche giorno prima che esso avvenga e ciò permette loro di portarsi in salvo e se hanno dei cuccioli, fanno di tutto per salvare anche loro. Puoi essere libero di non crederci, ma noi uomini abbiamo molto da imparare dalle creature di Madre Natura.”
    “ Al diavolo! Credo di non aver capito un cazzo di quello che hai detto.”
    “ A volte prendere in considerazione i propri sentimenti può rivelarsi il comportamento migliore. Spero solo che non si perda il tuo amico, è piuttosto pericoloso camminare in questa foresta da soli, specie in una notte come questa.”

    “Cosa vorresti dire?”

    “Accadono sempre cose strane da queste parti: stagni in cui la propria immagine non si riflette, automobili abbandonate che si muovono da sole, misteriose creature che ci osservano dalla volta celeste e che da un momento all’ altro potrebbero arrivare qui sulla Terra per conquistarla e fare di noi esseri umani i loro schiavi.”
    “ Amico, credo che la roba che ti sei calato giù finora ti abbia fottuto abbastanza il cervello.”
    Intanto, Russ cercava di raggiungere il campo il più velocemente possibile e contemporaneamente pensava…
    “ Finalmente mi sono liberato di quei due imbecilli. Ora, mentre io me ne starò beato nel mio sacco a pelo, loro staranno ancora gironzolando a vuoto per questa buia foresta. Peggio per loro se non troveranno niente anche stavolta.”
    L’ uomo continuava a camminare solitario nel fitto bosco quando all’ improvviso notava degli alberi dall’ aspetto insolito…
    “ Ma che diavolo? Da quell’ albero sembra fuoriuscire qualcosa!”
    Incuriosito, l’ uomo aveva deciso di avvicinarsi per osservare meglio ciò che pareva aver visto e non appena era abbastanza vicino, esclamava…
    “Ma… è sangue! Per l’ inferno, ma come può un albero sanguinare?
    Mentre Russ cercava di comprendere come quello strano fenomeno sia possibile, dal profondo del bosco si sentivano dei sinistri rumori.
    “ Chi è là? C’è qualcuno? Ehi!”
    Russ era rimasto a scrutare ancora per qualche secondo tra gli alberi ma senza riuscire a vedere nulla e, convinto che si era trattato soltanto di un’ impressione dovuta al suo nervosismo, aveva nuovamente rivolto la sua attenzione verso l’ albero sanguinante che aveva di fronte ma pochi istanti dopo, si sentiva di nuovo riecheggiare quello strano rumore che pareva quasi una risata dall’ aspetto però disumano. Russ, sentendo di nuovo quel rumore, volgeva un’ altra volta lo sguardo verso l’ interno della foresta ma anche stavolta non riusciva a vedere alcunché.
    “Ancora? C’è qualcuno? Rispondete!”
    Ma nessuno rispondeva ai suoi richiami.
    “ Oh, andiamo Russ…” – cercava di farsi coraggio – “… ti stai lasciando suggestionare da niente.”
    L’ uomo aveva deciso perciò di ritornare sui suoi passi e di raggiungere il bivacco per poter finalmente riposare. Qualche minuto dopo, finalmente, Russ aveva raggiunto il campo ed era in procinto di entrare nella propria tenda quand’ ecco che si sentiva levare di nuovo quel lugubre rumore e questa volta era decisamente più vicino. Il quarantenne uomo, sentendo chiaramente quell’ orribile suono, era uscito fuori dalla propria tenda ad osservare per l’ ennesima volta la foresta, cercando di scoprire chi fosse colui che stava emettendo di continuo quel rumore. Non riuscendo neanche stavolta a vedere niente, Russ aveva deciso di non farci più caso e stava per rientrare quando di colpo vedeva muoversi rapidamente una sagoma scura davanti ad esso. Istintivamente, l’ uomo aveva alzato lo sguardo e si guardava intorno con ansia cercando di capire se si era trattato anche stavolta di un’ illusione oppure se ciò che aveva visto era tutto vero. Non riuscendo, per l’ ennesima volta, a vedere niente, Russ si lasciava andare ad una piccola imprecazione per poi voltare le spalle al bosco e rientrare dentro il suo sacco a pelo. Egli però non aveva la benchè minima idea di ciò che gli sarebbe capitato di lì a poco. Infatti, ecco che quasi subito si sentiva di nuovo levare nell’ aria quella malefica risata; Russ allora, aveva voltato il capo all’ indietro e a quel punto ciò che vedeva lo gettava nel panico: era circondato da decine di figure prive di volto dal colore scuro, delle ombre, le quali sembravano avere cattive intenzioni.
    “ Chi siete? Cosa volete?”
    Chiedeva Russ ormai in preda alla paura. Le ombre erano rimaste immobili per circa mezzo minuto, come fossero in uno stato di trance. Il campeggiatore, notando che quelle strane figure rimanevano ferme davanti a lui, si era alzato e, dopo essersi avvicinato verso una di quelle, allungava la mano con l’ intenzione di toccare una di quelle strane sagome ma, proprio nell’ attimo in cui stava per riuscirci, l’ ombra con una mossa fulminea, colpisce con grandissima violenza l’ arto di Russ amputandoglielo completamente all’ altezza del gomito. Il malcapitato uomo si levava a un grandissimo grido dovuto al forte dolore che sentiva e alla paura che ormai pervadeva completamente ogni suo nervo. Il suo grido era stato talmente forte da riuscire a sentirsi anche da lontano.
    “ Ehi, hai sentito anche tu quel grido?”
    Diceva Trevor al misterioso uomo dal vestito nero.
    “ Si... e non mi dice nulla di buono.”
    Rispondeva egli al suo interlocutore proprio nell’ istante in cui un altro urlo straziante si sentiva arrivare dal profondo del bosco.
    “ Eccolo che si è ripetuto… e proviene dal punto in cui abbiamo montato il campo.”
    Diceva l’uomo che guidava Trevor nel bosco, il quale, al sentire quelle parole, aveva subito capito che si trattava del suo amico Russ in grave pericolo. Senza perdere altro tempo, i due, avevano cominciato a correre verso il bivacco, sperando di arrivare in tempo per salvare il loro compagno. Le ombre però non davano tregua al povero Russ che stava scappando nel fitto della foresta inseguito da quelle diaboliche figure. Il campeggiatore correva il più velocemente che poteva ma la sua disperata fuga durava poco, poichè si era ritrovato davanti ad un’alta parete rocciosa, impossibile da scalare, soprattutto per uno che si trovava in gravi condizioni come lui e, peraltro, gli incominciavano anche a mancare le forze a causa della grande perdita di sangue dal braccio. Poco lontano, Trevor e l’ altro uomo continuavano a correre velocemente tra gli arbusti sperando di arrivare in tempo per salvare il loro amico. Le ombre, intanto, avevano già raggiunto Russ, ormai con le spalle al muro e si avvicinavano sempre più verso di lui con fare minaccioso. Russ, accortosi di non avere più scampo, si era buttato ai loro piedi, supplicandole di non fargli del male e che se lo avessero lasciato, egli non sarebbe mai più tornato in quella foresta. Ma il suo destino era ormai, irrimediabilmente segnato. Le ombre, senza alcuna pietà, si gettavano sopra lo sventurato Russ il quale non poteva fare altro che gridare disperatamente dal forte dolore che gli stavano arrecando quegli esseri infernali mentre lo aggredivano. Per circa mezzo minuto il grido di Russ rimbombava come un tuono nella foresta, poi, quasi di colpo, non si sentiva altro che il più assoluto silenzio, come se nulla era mai successo finora. Trevor intanto, era giunto per primo al luogo dove era stata piantata la tenda e si guardava intorno cercando di capire dove si trovasse il suo amico. Scrutando con l’ attenzione più assoluta il paesaggio attorno ad esso, Trevor nota il braccio amputato di Russ per terra. Immediatamente l'uomo sentiva un forte brivido percorrergli tutto il corpo e a quel punto, aveva deciso di chiamare l’ altro misterioso compagno per fargli vedere quello che aveva trovato ma stranamente non aveva ricevuto alcuna risposta, come se quell’ uomo si fosse volatilizzato nell’ aria come una nuvola di fumo. Credendo che fosse scappato via, Trevor era tornato ad ispezionare il posto e aveva notato le impronte di Russ che si dirigevano verso l’ interno della foresta. Imbracciato il suo fucile, Trevor si addentrava con coraggio nel bosco, senza perdere di vista le impronte del suo compagno. Ad un tratto però, le orme del compagno terminavano davanti ad una grande roccia ma, stranamente non c'era la benchè minima traccia del corpo dell' amico. Trevor si guardava intorno sperando di trovarlo quando, improvvisamente, ecco che sentiva anche lui il riecheggiare di quella malefica risata e dopo pochi secondi, comparivano davanti ai suoi occhi le ombre assassine. Trevor sparava loro con il fucile ma i proiettili gli passavano in mezzo senza nemmeno ferirle. Capendo che in quel modo non avrebbe potuto fare nulla, Trevor cercava di scappare via ma quelle terrificanti figure gli sbarravano ogni via di fuga e, dopo aver circondato anch’egli, tutte quante insieme si gettavano addosso alla disperata vittima, uccidendolo in modo atroce come prima avevano fatto con Russ. Non molto lontano, intanto, il misterioso uomo vestito di nero, osservava la scena da sopra una grande roccia.
    “ Questo è ciò che accade quando viene provocata l’ ira del Grande Maestro. Tutti gli infedeli che osano passare attraverso l’ alba solo per dei tornaconti personali, non conosceranno altro che l’atroce punizione del grande Kifflom: la morte.”

    Fine del prologo



    Si accettano commenti e critiche di ogni tipo :)

    Edited by Wota il leoncino metallaro - 22/1/2013, 23:42
     
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    Strano^^ è scritto bene, anche se al momento non trovo molti punti di affinità col gioco... Bhe è solo il prologo, vedremo come comtinua^^
     
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    Strano^^ è scritto bene, anche se al momento non trovo molti punti di affinità col gioco...

    Più che il gioco vero e proprio, la mia storia è basata su uno dei suoi tanti misteri ovvero il "programma epsilon"


    Edited by Wota il leoncino metallaro - 29/4/2012, 10:17
     
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    Scusate... l'immenso? Infinito? Interminabile? Imperdonabile? Vabbè scegliete voi l'aggettivo più adatto per descrivere il mio grande (toh, un altro aggettivo!) ritardo.

    Non pensavo di metterci così tanto tempo per scrivere il seguito di questa stramaledettissima storia. Il fatto è che, di colpo mi è venuto un grande periodo di blocco creativo in ambito di FF da cui sto ancora cercando in tutti i modi di uscire (lo so è una scusa pietosa).
    Sono imperdonabile e mi faccio schifo da solo per questo.

    Perciò mi scuso veramente tantissimo con tutti voi per questo fatto a dir poco vergognoso.

    Spero che vi piaccia il nuovo capitolo, anche se ancora non sono entrato nel vivo della storia. Ma state tranquilli (oddio, mica tanto considerando quanto ho impiegato per postare questo primo capitolo) nel prossimo si entrerà nella vera trama di questa FF.

    Buona lettura e scusatemi ancora per il lunghissimo (wow... un altro aggettivo!) ritardo.

    ------------------------------------------------------------------

    Capitolo 1



    Era una magnifica giornata nella città di Los Santos; il Sole splendeva nel limpido cielo azzurro che, in quel momento, era animato dal volo di alcuni stormi di gabbiani e la superficie del mare di Santa Maria Beach brillava in modo meraviglioso come se quell'immensa distesa d'acqua fosse ricoperta da miliardi e miliardi di diamanti.
    Quel giorno, poi, l'aria era soffice come un cuscino poichè spirava una leggerissima e piacevolissima brezza proveniente dal mare e, sulla terraferma, l'intera città sprizzava vita da ogni suo angolo come mai prima d'allora.
    Le spiagge erano piene di bagnanti e di surfisti, il centro era animato da una grande quantità di persone che entravano in ogni negozio per fare acquisti o semplicemente per curiosare tra le varie merci in esposizione.
    Insomma, a Los Santos sembrava fosse tornata finalmente la pace: sono passati infatti due anni da quando il malvagio agente Frank Tenpenny aveva perso la vita cadendo con il suo camion dei pompieri da un ponte nel quartiere di Ganton, dopo essere stato inseguito a lungo per le strade della città dai fratelli Johnson, CJ e Sweet, intenzionati ad ucciderlo in quanto egli era responsabile, insieme ad alcuni Ballas, una delle peggiori gang criminali della città, della morte della loro madre Beverly alcuni anni prima.
    Inoltre, pochi giorni prima del fatale incidente accaduto al poliziotto corrotto, la città era esplosa in una grande sommossa causata dal rilascio dello stesso agente Tenpenny da parte di un tribunale per mancanza di prove e che perciò fece ricadere tutti i reati di cui era accusato il poliziotto alle bande criminali di Los Santos, in particolare alle famiglie di Grove Street di cui CJ e Sweet erano e sono ancora gli indiscussi capi.
    Dopo questi avvenimenti, molte cose furono cambiate: Grove Street conobbe un periodo di splendore e nel quartiere non vi erano più nè pushers nè prostitute e inoltre le Famiglie riuscirono anche a sopraffare le due principali bande criminali rivali, i Ballas e i Vagos, divenendo così la più grande gang di quel genere di tutta Los Santos.
    Era cambiato anche lo stile di vita di molti dei personaggi più noti del quartiere: CJ aveva deciso di non tornare più a Liberty City ma di rimanere a Los Santos insieme alla sua famiglia; Kendl, sorella di CJ e di Sweet, si era finalmente sposata con Cesar, capo dei Varrios, un'altra gang alleata con le Famiglie di Grove Street, e i due avevano avuto un bambino di nome "Leroy"; Sweet era l'unico che non aveva cambiato il suo modo di vivere in quanto non faceva altro che tenere d'occhio, giorno e notte, il proprio quartiere natio nonostante i Ballas e i Vagos avessero cessato da tempo le loro incursioni.
    Quel pomeriggio CJ e Sweet stavano andando a trovare la loro sorella Kendl nella sua nuova casa nel quartiere di El Corona dove viveva insieme a Cesar e al figlioletto Leroy e, durante il tragitto, decisero di fermarsi ad un bar per prendere qualcosa da bere...
    "Andiamo a berci qualcosa."
    "Ok, fratello, come vuoi."
    I due, dopo essere entrati nel locale, si diressero con passo deciso verso il bancone...
    "Due birre, amico."
    "Subito, signori."
    Nel frattempo che il barman portava le bottiglie, nel locale fecero ingresso due Ballas che riconobbero immediatamente i fratelli Johnson i quali, dal canto loro, si accorsero della presenza dei due membri di quella che per anni è stata la loro banda criminale rivale per eccellenza.
    I due Ballas non sembravano comunque avere cattive intenzioni e, dopo aver comprato un pacchetto di sigarette, uscirono fuori dal locale come se niente fosse.
    Pochi minuti dopo, CJ e Sweet avevano appena finito di bere le loro birre e, dopo aver pagato il conto, si diressero verso l'uscita quando, ad un tratto, CJ si bloccò appena davanti all'uscio della porta.
    "Che cos'hai, fratello?"... chiedeva Sweet a CJ... "Perchè ti sei fermato?"
    "Ho una strana sensazione..." ... rispondeva lui... "Hai notato anche tu i due Ballas che sono entrati prima, vero?"
    "Si, certo che li ho visti. Ma quale sarebbe il problema?"
    "Beh... li ho tenuti d'occhio fino a quando non sono usciti dal bar ma, stranamente, dalla finestra non ho visto nessuno di loro due andarsene via."
    "Stai pensando forse che si siano appostati qui fuori per tenderci qualche fottuta trappola?"
    "Non saprei... magari mi sto anche sbagliando."
    "Beh, non lo sapremo mai finchè non apriamo questa porta."
    "Sono d'accordo con te, fratello. Avanti, usciamo ma teniamo gli occhi ben spalancati."
    I due fratelli aprirono la porta e, con la massima prudenza, uscirono fuori dal locale ma, contrariamente alle sensazioni di CJ, non c'era nessuno nei paraggi.
    Carl e Sweet si guardarono a lungo attorno per cercare di capire se si fossero nascosti da qualche parte ma non riuscendo a vedere niente, decisero di muoversi verso la loro auto quand'ecco che sentirono un piccolo rumore provenire da là vicino.
    "L'hai sentito anche tu quel rumore?" ...chiede CJ a Sweet.
    " Si... era il rumore di un accendino. Ma che c'entra?"
    "Uno dei due Ballas aveva comprato delle sigarette, non ci hai fatto caso?"
    "Pensi che possano essere...?"
    In quell'istante CJ stava osservando con la massima accortezza le auto parcheggiate davanti a sè, per capire da dove fosse arrivato quel rumore e quasi subito scorse la sagoma di uno dei due Ballas che si rifletteva sul paraurti di un' automobile e che teneva in mano una dannatissima pistola.
    "Cazzo, ripariamoci!"
    "Ma che cazzo...?!"
    Immediatamente dopo, da dietro una macchina, apparvero due pistole "9mm" che cominciarono a sparare verso Sweet e CJ mancandoli di pochi centimetri.
    I due fratelli, schivando i proiettili dei Ballas, si ripararono dietro a dei cassonetti della spazzatura e, dopo aver impugnato le loro pistole, risposero al fuoco dei nemici.
    Per alcuni minuti, i membri delle due gang rivali si spararono a vicenda senza esito quand'ecco che CJ aveva un'intuizione e, dopo averla rivelata al fratello maggiore, sparò dei colpi verso il serbatoio della macchina dietro la quale erano appostati i due Ballas.
    I proiettili centrarono il bersaglio e, subito dopo, la macchina esplose con un grande boato, scagliando i due ragazzi Ballas ad alcuni metri di distanza e uccidendoli sul colpo.
    CJ e Sweet rimasero ancora per qualche secondo nascosti tra i cassonetti ma poi uscirono allo scoperto e si diressero verso i corpi, ormai senza vita, dei loro nemici.
    "Ma non impareranno mai? Ormai dovrebbero aver capito chi comanda qui a Los Santos."... affermava CJ.
    "C'è sempre qualche fottuta testa calda in vena di brutti scherzi, CJ, dovresti saperlo... e questi non saranno di certo gli ultimi due coglioni Ballas che riproveranno a farci la pelle."
    E senza dirsi altro, i due fratelli ripartirono a bordo della loro macchina per raggiungere la casa della loro sorella Kendl.
    Poco dopo i due giunsero a destinazione e, dopo aver bussato, entrarono dentro la casa della sorella.
    "Ciao, sorella... come stai?"
    "Ehi, Kendl!"

    Appena entrati nell'abitazione, CJ e Sweet si accomodarono, in compagnia della sorella, sulle sedie del piccolo salotto e tra i tre ebbe inizio una conversazione.
    "Allora, come va, Kendl? Erano un pò di giorni che non ci si vedeva."
    "Non posso lamentarmi, Carl. Ora ho, finalmente, la famiglia che tanto desideravo. E pensare che solo due anni fa ero quasi convinta che non avrei mai potuto avere questa fortuna, con Tenpenny che ci procurava problemi a ripetizione."

    "Ma ora Tenpenny è morto."
    "Già... e da quel giorno sia la mia vita che quella di Cesar sono cambiate. Siamo riusciti a sposarci e, poco tempo dopo, è nato Leroy che per me è la più bella cosa che potessi avere."
    "A proposito, dov'è Cesar?"... chiedeva Carl... "E' uscito, per caso?"
    "No, no... è qui."... rispondeva Kendl... "E' di la con Leroy. Gli abbiamo fatto il bagnetto pochi minuti fa e ora lo sta asciugando."
    Proprio in quel momento, entra nel salotto Cesar che aveva appena finito di asciugare e di rivestire il figlioletto di un anno d'età.
    "Parlavate di me, hombres?"
    "Ciao, Cesar."
    "Come stai, amico?"

    "Non potrei stare meglio"... rispondeva Cesar... "Dopo quello che è successo due anni fa, mi sembra un miracolo poter vivere in pace e senza alcun tipo di preoccupazioni."
    "Ci credo... dopo la morte di Tenpenny e Pulaski è stupendo svegliarsi la mattina sapendo che quei due, ormai, sono solo un brutto ricordo." ... ribatteva CJ.
    "Voi, invece, come ve la passate? Continuate ancora a spaccare la testa a qualche coglione Ballas oppure cos'altro?" ... chiedeva Cesar ai due fratelli Johnson.
    "Se proprio vuoi saperlo, le ultime due teste le abbiamo spaccate pochi minuti fa davanti ad un bar."... rispondeva con un piccolo tocco di sarcasmo CJ.
    Al contrario, Kendl e Cesar, erano alquanto sorpresi di sapere che, poco prima di venire a casa loro, CJ e Sweet avevano rischiato la vita in una sparatoria scatenata da due pazzi membri della gang dei Ballas.
    "E ora come state?"... chiedeva preoccupata Kendl ai suoi due fratelli... "Non vi avranno per caso ferito quei bastardi?"
    "Non ci hanno fatto nemmeno il più piccolo graffio..." ... rispondeva Sweet... "... due fottuti Ballas non sarebbero in grado neanche di farci il solletico, figuriamoci ucciderci."
    "Su questo non avevo il benchè minimo dubbio." ... ribatteva Kendl sorridendo a CJ e Sweet.
    "Ah, certo, questo è ovvio." ... diceva Carl per prendere in giro la sorella che immediatamente gli rispondeva.
    "Che fate, non mi credete?"
    "Chi? Noi?! Ma certo che no! Non oseremmo mai mettere in dubbio le tue parole!" rispondeva CJ ridacchiando insieme a Sweet e Cesar.
    "E dai, smettetela! Voi tre mi prendete sempre in giro!"... diceva Kendl fingendo di essere offesa quando invece anche lei rideva insieme agli altri.
    "Ah!Ah! Sei la nostra vittima preferita, Kendl! Come faremmo se non ci fossi tu?"
    "Hai proprio ragione, Sweet!"
    Poco dopo, non appena era terminato quell'attimo di divertimento...
    "Era tanto tempo che non ridevo così di gusto." ... prendeva parola Kendl...
    "Già... e non sai quanto siano mancati anche a me questi momenti."... rispondeva CJ.
    La conversazione tra i quattro parenti, intanto, riprendeva ed era andata avanti per una buona mezz'ora dopodichè, CJ e Sweet si alzarono per tornarsene a Grove Street ma prima di uscire vollero andare a vedere, insieme a Cesar e Kendl, il loro nipotino Leroy che, in quel momento, dormiva beato nel suo piccolo lettino.
    "Guarda come dorme." ... diceva CJ a bassa voce per timore di svegliare il bambino.
    "Vederlo dormire così mi rasserena l'animo."... affermava Sweet parlando anch'egli sottovoce.
    "Parole sante, fratello."
    "Darei la mia stessa vita per vederlo sempre così tranquillo. Non permetterò mai a nessuno di negargli questi momenti, anche a costo di rimetterci la mia stessa vita."... diceva premurosamente Cesar .
    "Farei lo stesso anch'io, caro." ... ribatteva Kendl con lo stesso tono del marito mentre i due si baciavano appassionatamente per alcuni secondi.
    Anche se quel bacio era stato relativamente breve, al suo interno c'era tutto l'amore che Kendl e Cesar avevano per il loro figlio nato da poco più di un anno.
    I due genitori, infatti, non avrebbero mai permesso a nessuno di fare del male a quello che per loro valeva di più di qualsiasi altra cosa al mondo e avrebbero combattuto contro chiunque pur di poterlo rendere sempre felice ogni singolo giorno.
    CJ e Sweet erano rimasti ad osservare il loro nipotino ancora per qualche minuto dopodichè, preso commiato dalla sorella Kendl e dal cognato Cesar, montavano di nuovo sulla loro vettura per tornare a Grove Street.
    Durante il tragitto i due fratelli parlarono ancora della loro sorella.
    "Non credo di aver mai visto Kendl così felice."... diceva Carl.
    "Già... sembra davvero un miracolo."... rispondeva Sweet al fratello minore.
    "Speriamo solo che duri il più a lungo possibile."
    "Durerà per sempre, fratello, te l'assicuro. Ormai non c'è più nulla di cui dobbiamo preoccuparci. Proprio nulla."
    Qualche minuto dopo, i due fratelli arrivarono finalmente a casa e, dopo essersi salutati entrarono ognuno nella sua rispettiva abitazione.
    Verso il tramonto di quello stesso giorno, mentre stava rilassandosi guardando la TV sul divano, CJ sentì squillare il suo cellulare.
    Muovendo un braccio lentamente, quasi a fatica, CJ afferrò il telefonino e, osservando il display capì che si trattava di Denise Robinson, la sua fidanzata.
    "Ciao, tesoro... cosa c'è?"
    "Ciao, Carl... mi stavo chiedendo se, per caso, volevi venire a cena da me questa sera. Ho ordinato un paio di pizze e non credo che ce la farei a mangiarle tutte da sola. Che ne dici, amore?"
    "Ma certo... sarò subito da te. Dammi solo il tempo di cambiarmi e arrivo."
    "Ok... ci vediamo dopo, allora. Ciao."
    Dopo aver terminato la chiamata, CJ si alzò dal divano sopra il quale si era disteso e dopo essersi stiracchiato i muscoli delle braccia, si incamminò verso la sua stanza al piano di sopra per cambiarsi i vestiti.
    Pochi minuti più tardi, il ragazzo uscì dalla sua casa di Grove Street per recarsi dalla sua fidanzata, la quale risiedeva a pochi metri di distanza dalla sua abitazione, sicchè potè tranquillamente coprire l'intero tragitto a piedi.
    Il fratello di Sweet suonò il campanello e, subito dopo, Denise gli aprì la porta permettendogli così di entrare.
    I due attesero insieme che la pizza ordinata da lei, poco tempo prima e, dopo che fu finalmente arrivata si sedettero entrambi attorno alla tavola già apparecchiata e, chiacchierando allegramente, mangiarono quante più pizze che poterono lasciandone appena due fette.
    I due giovani, si sedettero poi sul divano a guardare un film in televisione, l'uno accanto all'altra con lei che aveva appoggiato la sua testa sul petto di lui che l'avvolse in un affettuoso abbraccio con l'arto destro.
    CJ e Denise si guardarono l'uno negli occhi dell'altra, con la luce emessa dallo schermo della TV che li faceva brillare nel buio della stanza come se al loro interno fossero imprigionate milioni di stelle.
    I due si sussurrarono a vicenda delle dolci parole d'amore e poco dopo avvicinarono lentamente i loro volti e quando le loro bocche furono finalmente a contatto tra di esse, si scambiarono lunghi baci appassionati che bastavano già a farli volare con la mente attraverso il cielo notturno.
    Lei propose poi al ragazzo di restare a casa sua anche per il resto della notte e CJ, per non mandare in rovina quel meraviglioso momento, acconsentì dopodichè continuarono a scambiarsi baci e carezze appassionati ancora a lungo in quella magica sera.
     
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