ANI-MEN

Leggete, se proprio volete.

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  1. CRIME MASTER/ (LION KING)
     
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    Questo è uno degli 8 migliori personaggi protagonisti che abbia mai creato.

    1 Un giorno come tanti altri
    Il sole si rivelò puntuale come sempre ad ogni mattina, traffiggendo gli occhi della gente dormiente con i suoi raggi che penetravano in ogni casa dalle finestre.
    Trace Triader era raggomitolato nel suo letto. L’ennesimo sogno insolito gli penetrava nella mente. Si trovava nel bel mezzo di un bosco d’autunno, con solo dei jeans addosso che gli coprivano le gambe. Un brivido gli si mosse sotto la pelle, trapassandolo come mille punte di spilli. Ciò non era dovuto dall’aria fredda che soffiava su di lui, ma dalla vista al suo corpo, che gli incuteva paura e stupore. Aveva semplice pelle umana che gli ricopriva le interiora. Si guardò le mani: semplici palmi e semplici dita comuni; non zampe grosse come pietre con cui poteva solo uccidere, ma mani conformi alla natura umana. Con esse si sfregò tutto il corpo per esaminarlo ed ammirarlo in ogni sua singola parte. Si chiedeva agognante come potesse essere il suo volto. Avrebbe dato qualunque cosa per vederlo, anche solo per un istante. Ma introno a lui non vi era nulla, neanche un pantano da cui ottenere un immagine indistinta di cio che desiderava. Fece scorrere la mano fra le pieghe della faccia per tentare di ricostruirlo nel proprio immaginario. Ogni tentativo era vago: non era abituato ad avere un viso di quel tipo. Alzò lo sguardo e vide una splendida tigre bianca giungere verso di lui dalle profondità del bosco. Quel bellissimo animale non smetteva mai di fissarlo con i suoi profondi occhi blu. Si sedette davanti a lui senza mostrare intenzioni pericolose. Trace la accarezzò passondole la mano sulla testa e lei chiuse gli occhi e abbassò le orecchie in modo molto attraente. Egli si sentiva più simile a quella fiera che ad un essere umano. Trace era un essere insolito nella vita reale. Era geneticamente, o in qualunque altro modo, incrociato con l’animale che gli si era posto davanti: alto quasi due metri con una forza bruta; pelle sostituita da un manto bianco con linee nere sulla schiena, le gambe, gli avambracci e sul volto; una coda che, imbarazzandosene, tendeva ad avvolgere attorno al bacino e nasconderla nei pantaloni; una barba ispida gli ricopriva le mascelle, cui doveva tagliarsela a colpi di forbice ogni settimana. Il suo muso presentava un allungamento di un paio di centimetri rispetto ad un umano e di conseguenza, molti più denti, i cui canini incutevano terrore; un taglio sopra il labbro superiore, il naso particolare, le corte vibrisse e gli occhi blu con la pupilla a diamante lo facevano somigliare sempre di più ad una tigre. Aveva anche una cicatrice sulla scapola destra di cui non conosceva l’origine. Ciò che era non poteva essere definito ne umano, ne animale. Non sapeva se poteva esser considerato come un essere superiore o un mostruoso demone.
    Dal bosco si rivelò anche un leone nero.
    Non aveva mai visto un animale come quello, ma i propri colori contrastavano perfettamente con quelli della tigre.
    Il leone si avvicinò alla tigre e le mise la testa sotto il mento, proprio come quando un felino cede un abbraccio all’anima gemella. Il vento cominciò a soffiare più intensamente e molte foglie caddero dagli alberi. Vennero scagliate tutte contro Trace, che non potè vedere per pochi istanti. Quando si posarono a terra quei due animali erano cambiati radicalmente: divenuti della stessa razza di Trace. L’uomo-leone gli si avvicinò lentamente mentre infilava la mano nella giacca sua bianca.
    <<chi sei?>>, chiese Trace.
    Non ottenne risposta, ma quell’essere gli consegnò uno specchio. Trace era pieno di gioia, ma non esitò ad usarlo. Lo inclinò lentamente. Già poteva intravedere dei capelli neri e due profondi occhi blu. Continuò a scendere fino a mostrare il resto della faccia, ma non appena tutto il volto fu visibile lo specchio si ruppe senza una causa apparente e Trace si risvegliò di colpo nel suo letto. Anche quella notte, lo stesso identico sogno. Si massaggiò la faccia con le sue mani bestiali per compensare l’insognia, svuotò la mente e si lasciò cadere sul letto. Affondò la testa nel cuscino e cercò di non pensare a niente e tornò a dormire. Il giorno dopo la sveglia suonò come sempre. Trace si alzò dal letto con i muscoli che protestavano. Si diresse nel bagno del suo dormitorio si tolse la maglietta. Rivide l’anormalità di se stesso riflessa nello specchio, ma la ignorò. Si bagnò il volto in modo da risvegliare i muscoli facciali e liberarsi dal sonno pesante. Riguardò ancora la sua immagine riflessa mentre le gocce d’acqua gli pendevano dalle vibrisse. Si asciugò premendo con molta forza sulla pelle, come se avesse voluto cancellare la sua madornale imperfezione. Aprì l’armadio e si mise un pantalone bianco con linee rosse sui fianchi delle gambe, un dolcevita leggero rosso ed un lungo soprabito bianco con linee rosse lungo le braccia, sulle spalle e altre due che partivano dal collo e scendevano lungo la schiena fino a toccare il punto più basso dell’abito. Trace apparteneva all’OPR, l’Ordine del Pugnale Rosso. Questa era un’agenzia fondata dalla Chiesa per proteggere lo Stato di Byran dai costanti attacchi dei Demoni.
    La loro divisa era quasi uguale dall’abito di Trace, che anch’egli indossava, ma volle personalizzarla per distinguersi ulteriormente anche nell’aspetto. Modificò semplicemente i colori: mentre tutti gli altri agenti indossavano abiti bianchi a linee nere e dei dolce vita di colore nero, Trace ne cambiò semplicemente il colore secondario in rosso. Considerato che nessuno si lamentò di quella modifica, decise di portarlo come abito quotidiano.
    La sua agenzia aveva sede nella città di Oceanis: la capitale dello stato di Byran, nella famosa Fortezza degli Angeli. Prese la sua spada e la Beretta dategli in dotazione. Dal cassetto della sua scrivania prese due collane: una aveva la forma di un leone stilizzato con sotto scritto il suo nome; l’altra invece era la metà bianca del simbolo ying-yang. Le possedeva sin da quando nacque. O meglio, da quando lo trovarono. Quelle due collane erano la sua ragione per continuare a farsi domande sul proprio passato e le proprie origini, a cui non riuscì mai a dare risposta. Uscì dalla stanza e gli altri agenti nei corridoi cominciarono a fissarlo e lui, come di consueto, abbassò lo sguardo vergognoso. Scese a passo diritto verso il cortile di addestramento passando per gli interminabili corridoi della fortezza costruiti in stile gotico. Arrivato lì, vide agenti che affinavano le loro tecniche con le armi da fuoco e con le spade. Non resistette alla tentazione di deridere i suoi “colleghi” con le sue doti sovrumane.
    Si avvicinò al poligono. Ognuna delle dodici postazioni era occupata, perciò chiese ad un agente di togliersi momentaneamente. Vide che impugnana un’arma molto potente.<<scusa, mi ci fai fare un giro?>>, chiese, riferendosi alla sua 9mm. L’agente annuì e consegno la pistola. Trace fece un respiro profondo, chiuse gli occhi. Dalla plancia a lui antistante poteva segliere un livello di difficoltà da uno a cinque. Più alto sarebbe stato il livello, più i bersagli si sarebbero mossi velocemente. Logicamente, scelse il massimo, quello che pochi tentarono. Non volle tenere neanche tenere il ferro con due mani; una pistola del genere, impugnata in quel modo, sarebbe sfuggita a chiunque. Chiese anche un altro caricatore, che gli venne dato. Lanciò quest’ultimo ad una ventina di metri in aria e contemporaneamente premette il tasto per avviare la sfida. I bersagli si muovevano ad una velocità a cui pochi riflessi umani potevano tener testa. Li centrò tutti muovendo il polso con molta tranquillità, senza sbagliare un colpo; tutto questo grazie ai suoi occhi ed alle sue vibrisse. Con i primi poteva vedere anche da molto lontano; mirare non era un problema e poteva anche vedere in maniera rallentata. D’altro canto, le sue vibrisse erano l’organo più importante che aveva. Queste gli donavano riflessi sovrumani che chiamava “intuito felino” perché scannerizzavano l’aria ed ogni movimento veniva previsto in anticipo grazie agli spostamenti dell’aria stessa. Erano una specie di radar in forma ridotta nel cervello di Trace. Colpì l’ultimo bersaglio e premette il pulsante per liberare l’arma dal caricatore che cadde a terra. Finora i suoi occhi avevano rallentato tutto. Trace spiccò un balzo in aria ed afferrò così il secondo caricatore che volteggiava ancora in aria. Colpì la seconda tornata di bersagli sparando a mezz’aria. Cadde ammorbidendo la caduta con le punte dei piedi, soffiò sulla cavità fumante e riconsegnò la pistola. <<bella pistola. Complimenti.>>, disse, riconsegnandola al legittimo proprietario. Gli altri, come egli prevedeva, rimasere esterrefatti di fronte a quel piccolo spettacolo. Non disse nulla, ma li guardò semplicemente con un sorriso, come per dire Grazie Signori. Al prossimo spettacolo. Vide Tommy Marshall, il suo miglior amico.
    <<ehi, buongiorno.>>, disse Tommy.
    Sbatté il suo pugno con quello di Trace.
    <<allora, glielo hai chiesto? >>, chiese Tommy.
    <<cosa?>>.
    <<andiamo, Trace… Angelina, la proposta… ricordi?>>.
    << Non ce l’ho fatta.>>, balbettò, vergognato.
    Tommy alzò lo sguardo e lo guardò negli occhi.
    <<ascoltami, amico>>, disse. <<non puoi pretendere di amarla se neanche le chiedi di uscire. Devi provarci, prima o poi>>
    <<senti, Tommy: io sono un mostro, non posso uscire di qui ed anche per altri, grandi motivi non dovrei stare con lei.>>, rispose Trace. <<secondo te potrei mai solamente rivolgerle la parola?>>.
    Di fatto, Angelina Van Gordon era la figli adottiva del Generale William, il Capo Supremo dell’Ordine delle Pugnale Rosso. La conosceva sin dalla loro tenera età. L’unica vera amica che avesse mai avuto. Gli altri avevano sempre nutrito paura nei suoi confronti. Mentre gli altri ragazzini, futuri agenti addestrati nella Fortezza degli Angeli, uscivano nelle ore libere e tornavano dalle loro famiglie, lei rimaneva a giocare con il timido tigrotto umano. Quelle due pesti girovagavano per i luoghi più nascosti della Fortezza. Addirittura, tempo fa, Angelina lo fece entrare di nascosto nello studio di suo padre. Se li avessero scoperti, Dio solo sa cosa sarebbe successo. Anche nella biblioteca privata, dove giocavano a rincorrersi fra le miriadi di libri attorno a loro. In quel periodo avevano meno di sette anni; all’età di quindici, Trace conobbe Tommy, un altro pazzo come Angelina che sarebbe diventato l’amico di un animale. Divennero amici inseparabili, furono sempre vicini sin d’allora. Ora avevano trentadue anni. Ogni attacco contro la città di Oceanis da parte dei demoni l’avevano sempre combattuta insieme. Il duo eterno. Sentirono grida di incitamento provenire dal corile vicino, dall’arena di addestramento al corpo a corpo; due agenti lottavano mentre altri scommettevano.
    << Che ne dici?>>.
    Il primo pensiero di Trace doveva essere una risposta negativa, ma quando vide Angelina osservarli dal portico antistante l’arena, cambiò subito idea.
    <<perché no?!>>. Si tolse il cappotto e lo lanciò sul bordo dell’arena. Poi si sfilò il dolcevita lasciando scoperta la parte superiore del suo corpo. Andò dall’organizzatore delle scommesse. <<quanto?>>.
    Egli perlustro il suo portafogli .
    <<cinquan…>> ma Tommy lo interruppe.
    <<cento!>>, urlò.
    Mise una banconota sul tavolo. Trace rimase sorpreso.
    <<cosa?>>.
    <<andiamo! Puoi battere chiunque senza il minimo sforzo.>>.
    Trace annuì e disse: <<se perdo, cosa alquanto improbabile, paghi tu!>>.
    Allora saltò nel campo sabbioso. Dopo lo raggiunse un uomo alto quasi quanto lui e una muscolatura ben definita: il tipo di sfidante che non si aspettava, ma che di gran lunga preferiva. L’avversario cominciò a muoversi velocemente in preda all’euforia. Mollò un diretto verso il viso di Trace, il quale fermò con il palmo e successivamente afferrò tutto il braccio per spingerlo via. Caricò verso Trace nel tentativo di afferrarlo, ma venne schivato con un salto e fu colpito con un calcio sulla schiena. Andò a sbattere contro il muro dell’arena, di nuovo. Si voltò con la fronte sanguinante e Trace lo fissava con il volto inespressivo.
    <<puoi fare di meglio, sai>>, disse.
    Forioso, l’uomo si arrampicò sulla parete e sfilò la spada da un agente vicino. Puntò la lama verso Trace, minaccioso.
    <<tommy. Giubotto; tasca interna sinistra!>>, gridò Trace.
    Gli lanciò due bracciali di metallo che, se indossati, proteggevano completamente gli avambracci. L’avversario corse con la spada in pugno. Sferrò un colpo ma Trace si difese con il braccio avvolto nel duro metallo. Per sembrare ancora più virile, si mise a schivare tutti gli attachi con le braccia incrociate e senza fare più di qualche movimento. Bloccò un fendente basso e fece perdere la spada all’avversario con un calcio alla mano. Dopo averlo disarmato sferrò un potentissimo colpo di tacco al diaframma. Lo sfortunato rimase in aria fino a schiantarsi di nuovo contro il muro. Alzò faticosamente la testa e si ritrovò la punta della sua spada a pochi centimetri dal mento. Trace ritirò la lama e la conficco nel terreno, tra le gambe divaricate dell’avversario. Uscì dall’arena, si rimise gli abiti e prese la sua vincita di duecento Sarafigi dal banco delle scommesse.
    <<per la miseria!>>, disse stupito Tommy. <<dove hai imparato a combattere così?!>>.
    Trace non riusciva a credere che non l’avesse ancora capito.
    <<guardami in faccia.>>, disse. <<la lotta ce l’ho nel sangue.>>.
    Avrebbe potuto semplicemente sfilare gli artigli e affondarli nella giugulare di quel gradasso, ma no: non ne valeva la pena. E poi combattere risultò molto più divertente. Tommy era ancora eccitato per il piccolo spettacolo a cui aveva assistito.
    Si avvicinò una guardia personale del Generale.
    <<trace Triader?>>, chiese.
    <<si, sono io.>>, rispose.
    Fu alquanto strano che una guardia di quel rango gli avvesse rivolto la parola.
    <<van Gordon la vuole nel suo ufficio entro un’ora>>, disse. << Non faccia tardi>>.
    Trace gli ordinò di metterlo in attesa.
    <<cosa mai potrebbe volere quel vecchiaccio da te?>>, chiese Tommy.
    . <<non ne ho la minima idea.>>, rispose Trace. <<ma se si mi convoca sarà sicuramente per qualcosa di pericoloso, difficile e preferibilmente non semplice da sconfiggere.>>.
    Vide Angelina che ancora lo aspettava in un angolo nascosto del portico accanto al cortile, a pochi passi.
    <<scusami,>>, disse Trace; <<ma ho un appuntamento col mio destino.>>.
    Tommy lo salutò.
    <<ok, poi raccontami com’è andata con Van Gordon.>>, rispose fraintendendo la sua frase.
    Trace aspettò che si allontanasse e raggiunse Angelina.
    <<vieni.>>, le disse Trace tenendola per mano.
    La portò al suo dormitorio. Chiuse la porta a chiave, accertandosi di non avere addosso occhi indiscreti.
    Si mostrò leggermente inquieta.
    <<ci ha visti?>>, chiese lei.
    <<no, tranquilla.>>, la rassicurò.
    Nessuno doveva essere al corrente del fatto che la loro relazione fosse piombata ad un livello ben più alto dell’amicizia. Se un individuo qualunque lo avesse saputo, ci avrebbero guadagnato solo una pessima impressione; ma se lo avvesse saputo il padre, Dio solo sa cosa sarebbe successo. L’ormai nota figura di Trace, l’uomo solitario ed introverso che non osava uscire dalla propria stanza per timore del giudizio umano, era una semplice ma ottima copertura sociale. Lui aveva tutte le sane ragioni per amare Angelina. Ma lei no; per amare un essere come quello si doveva esser pazzi o malati. Chissà cosa ci avvesse trovato di buono Angelina in Trace. Non poteva saperlo, ma non era rilevante. Si sa, l’amore si manifesta in molte forme e quella era decisamente la più strana. L’amore fra un essere umano ed un ibrido come Trace non era un fatto normale. Si avvolsero in un abbraccio lento. Angelina poggiò la testa sul petto muscoloso di Trace. Pur essendo alta, in confronto a lui poteva essere paragonata ad una tredicenne.
    <<tu padre desidera la mia presenza.>>, le riferì.
    <<non ne so niente.>>, disse Angelina.
    <<cosa mai potrà volere da me?>>, chiese a se stesso. <<sicuramente riguarderà l’Ordine.>>.
    Angelina provò a svuotargli la mente da tutti i pensieri.
    <<non pensarci.>>, disse, e gli diede un bacio sulla guancia.
    Per aumentare il contatto affettivo, Trace perse Angelina in braccio tenendola per le gambe.
    Lei cambiò subito discorso.
    <<i tuoi occhi sono così belli.>> disse Angelina, <<blu e profondi come l’oceano.>>.
    <<questo lo so.>>, rispose Trace. <<ma guarda anche il resto.>>.
    La donna osservò attentamente il suo anomalo ma affascinante volto.
    <<non sei male.>>, disse. <<anzi, tutto il contrario.>>.
    Avvolse il collo di Trace con le braccia. Lo guardò negli occhi restando continuamente attratta dal colore e dalle loro pupille a forma di diamante. Trace posò le proprie labbra su quelle di Angelina. Poteva riuscire a percepire la morbidezza delle sue guancie sfiorandole con le vibrisse. <<cosa vorresti di più dalla vita?>>, le chiese.
    Lei mostrò uno sguardo ammaliato.
    <<adesso vorrei solo rimanere con te.>>, disse con molta ironia.
    <<beh…>>, rispose Trace. <<ci resta ancora ancora un’ora>>.
    Angelina si mise a ridere e Trace si lasciò cadere assieme ad essa sul letto. Strisiciando sulle lenzuola, lei si avvicino a Trace. Avvicinò la bocca ad un orecchio di Trace.
    <<ti amo>>, sussurrò.




    E le maiuscole ai inizio dialoghi è il forum che me le mette in minuscole. Non sono io che commetto questi stupidi errori.
     
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