Il torturatore.

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  1. Ike "Ikuccia" Psycho
     
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    Rating: Giallo.
    Genere: Horror, Suspence, Drammatico.
    Serie: Originale.
    Personaggi: Un non-morto, una ragazza.
    Nota: Nessuna.
    Spoiler Sì/NO: No.

    Daisy si risvegliò legata ad una sedia con cincture e lacci. La stanza era umida e poco illuminata, ma riuscì a scorgere una poltrona accanto a lei si cui era seduta un'altra persona di cui non riusciva a vederne il volto. "Salve signorina" "Lei chi è e dove mi trovo?" "Io sono...un torturatore. Lei ha ferito nell'anima una persona, e il mio compito è quello di infliggerle una tortura. Preferisce psicologica o fisica?". Daisy scosse la testa, no, non poteva essere, non poteva trovarsi lì in balia di un pazzo sadico, e che le chiedeva che tortura preferiva, era tutto troppo assurdo, si voleva dare un pizzicotto, ma era bloccata. Lui rise e disse "Non è un sogno. Lei si trova veramente qui, e comunque nessuno è mai sfuggita alla tortura, mai. C'è sempre una punizione per quello che fai". Forse posso provare a distrarlo, facendolo parlare, pensò lei, e chiese al suo rapitore "Quindi chi è lei? E perché rapisce le persone per... punirle?" lui iniziò "Sono, o meglio, ero, uno come te, che rideva e prendeva in giro tutti, senza preoccuparmi, senza pensare agli altri. Un giorno un'uomo era stufo della mia sfacciataggine, e mi uccise con un coltello, lasciandomi orribili segni sul viso. Io però non sono vivo o morto, sono un cadavere che cammina, un non-morto, uno zombie." Daisy disse "Ora ricordo, una volta avevo visto un giornale di diversi anni fa, un giovane sui vent'anni fu ucciso a coltellate da un pazzo. Le donne usavano te come scusa per non far uscire i bambini di sera." "Del tipo, 'Non uscire, altrimenti il ragazzo spappolato verrà ad prenderti'?" lei sorrise "Sì, esatto. Ma non mi ha ancora spiegato perché tortura persone!" "Un non-morto come me non ha pace, vaga per la terra in sofferenza, e io quando capii che mi ero comportato in modo orrendo da vivo, decisi che tutte le persone avrebbero dovuto capire che non dovrebbero ridere degli altri!" "Ma perché far male? In questo modo non infliggi sofferenza come gli altri?" "Hai ragione, ma devo fare qualcosa. Comunque tu come ti chiami?" "Daisy." "Bel nome." "Come mai sei così cortese con le tue vittime? Voglio dire, è assurdo, uno viene rapito da un... un sadico che gli chiede il nome e..." lui rise di nuovo "Dopotutto le mie torture sono dei castighi. Io sono gentile con le mie vittime, e poi da quando ho perso la vita, manifesto strani comportamenti, come se avessi perso pure la mia sanità mentale, quindi non farci caso". Daisy disse, tra l'angoscia e la seccatura "Senti, sei simpatico, ma adesso devo andare a casa. Non posso restare sempre qui, non posso, non devo e non voglio essere torturata, per favore lasciami andare!" "Mi dispiace, ma come ho già detto, nessuno sfugge alla punizione." Così dicendo si alzò dalla poltrona, si allontanò, e tornò poco dopo con delle cuffie ed un registratore in mano "Tortura psicologica" disse, e le si avvicinò per metterle le cuffie; lei rabbrividì per l'orrore vedendo il suo volto deformato, pieno di tagli profondi e di cicatrici. Lui accese il registratore e collegò le cuffie all'apparecchio, e subito la ragazza sentì una voce registrata che ripeteva "Crudele, crudele, crudele..." ed aumentava ogni tanto di volume. Per i primi minuti Daisy non disse niente, e si chiese come quella potesse essere una tortura, ma poi il volume divenne più forte, quel "crudele" le suonava come un rimprovero, per farla sentire in colpa. La ragazza iniziò a pentirsi, a sentirsi veramente "crudele" per aver trattato male il ragazzo nuovo nella classe, per averlo messo a disagio davanti a tutti; iniziò a scuotersi, per cercare di rompere o spezzare in qualche modo le corde che la tenevano legata, ed iniziò a piangere ed a urlare, e alla fine, per la disperazione e per il dolore svenne.
    Riaprì gli occhi, e con allegria si accorse che non era legata ad una sedia, ma sul suo letto, e fuori era buio, era stato un sogno, per fortuna. Aveva un po' di mal di testa, e notò che non indossava il pigiama, ma i suoi vestiti quotidiani. In testa risuonava una sola parola "C... cru... crudele..." e si accorse che aveva qualcosa in tasca, un foglietto. Accese la luce per leggerlo: Ciao Daisy, volevo dirti che sei una persona molto simpatica, e davvero interessante. Tuo Tom, o meglio, "il ragazzo spappolato".
    Le cadde il biglietto dalle mani, mentre i brividi le risalivano lungo la schiena.
     
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