The two stars of Africa

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    Re dei Re

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    Riserva Lupi del Nord e O.Z.

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    Quella notte di molti anni fa, accadde qualcosa d'inaspettato per il destino comune di due tribù piccole ma molto conosciute in quel dell'Ovest dell'Africa, qualcosa che avrebbe cambiato molte cose, qualcosa d'incredibile e misterioso o forse chissà.

    Il cielo notturno la faceva da padrone nel suo ampio territorio alto e irraggiungibile, puntato di miliardi di stelle argentate e silenziose, esse mutavano appena nel loro bagliore per il vento in alta quota e parevano accendersi e spegnersi in continuazione regalando disegni fantasiosi a coloro che cercavano risposte, oppure si perdevano in essi dopo le lunghe giornate calde e faticose. Quella notte scorreva lenta e dolce, ogni essere vivente dormiva il proprio sonno, solo i predatori erano in piena caccia sfruttando il buio per sorprenderne la preda e darsi ad un lauto pasto meritato; ma era davvero solo così? Qualcosa era ben diverso dalle solite notti sia passate che presenti; in quei due piccoli villaggi stava per accadere un evento di cambiamento, ma era ancor ben lontano dall'esserlo. I due vecchi sciamani dei due diversi villaggi, se ne stavano comodamente fuori dalla propria tenda intenti l'uno a fumare la vecchia pipa, l'altro consultando piccole pietre colorate, quand'ecco che il cielo mutò o almeno coloro che lo abitavano: due stelle caddero allo stesso istante, furono veloci e inattese e sparirono nel manto bluastro, poi ne caddero altre una vera e propria pioggia inaspettate, regalando uno spettacolo mai visto prima d'ora. Gli sciamani restarono dapprima sorpresi e preoccupati, ma un segno li rincuorò e sorrisero: le stelle creavano a lungo silenziose brillando sino all'ultimo e sopra e attorno a loro luci rosee e violacee presero a ballare formando come immense cascate appena accennate e fugaci figure d'antichi alzarono i loro bastoni festanti: il tutto senza provocar rumore ma solo un grande spettacolo spirituale e chiaro ai due vecchi uomini che or ora stavano dritti in piedi in piena contemplazione. La visione durò soltanto qualche secondo, ma pareva esser passate ore interminabili e dai cui non si voleva in alcun modo staccarsi; il cielo tornò ad essere l'immensa prateria buia e le gazzelle luccicanti smisero la loro corsa frenetica, come se nulla fosse successo ma ecco che i due sciamani vennero riportati alla realtà allo stesso istante, un richiamo unico e distinguibile, un suono che toccò il cuore di tutti, anche di quelli che dormivano nelle tende senza essersi accorti di nulla: un pianto di neonato, anzi di ben due neonati. Nella tribù di N era appena venuto alla luce una piccola vita, una creatura dalla pelle chiara e la piccola e una piccola voglia a forma di stella scura ma solo a metà, cosa che passò in secondo piano al felice padre e alla stanca madre e ai felici presenti; nella tribù di S s'era affacciata alla vita una graziosa bimba dalla pelle scura quasi come la terra delle zone più aride ma capaci di far nascere il fiore più bello, anche la piccola teneva una stella a metà ma era argentea ma non fu presa sul serio, era troppa la felicità e la tenerezza. I due villaggi erano in festa, le nuove vite erano sempre le benvenute e tutti si rendevano partecipi con urla di gioia, balli e ringraziamenti agli antenati; solo i due sciamani se ne stavano silenti immobili al centro di quel gran tumulto chiassoso e di giubilo, guardavo lassù, nei loro occhi splendevano le piccole e incalcolabili stelle e un solo pensiero li fece sorridere, un'unico pensiero sgombrò dopo tanti anni le loro menti ombrose, i loro cuori presero a battere più leggeri e i loro animi si acquietarono.


    - Come ti chiami? -
    - Naïa -
    - Asghar -
    Erano l'una di fronte all'altro, alle spalle del bambino un giovane elefante dalla pelle grigia azzurrognola che osservava curioso quelle due piccole curiose figure umane: lei aveva posato una mano sulla stella scura nella zona del cuore di Asghar e lo guardava con occhi grandi e sorpresi ma un dolce sorriso sulle labbra; lui aveva fatto lo stesso sulla stella argentea di Naïa e il viso era illuminato dal sorriso più innocente e ridente d'un giovane uomo di dieci anni. S'erano incontrati per puro caso li sotto quel grande baobab al centro di tutto, lui era sceso dal suo amico dalle grandi orecchie e lei s'era fermata lasciando a terra la fascina di legna per il villaggio, non s'erano detti nulla, sapevano d'essere diversi e in lotta dai tempi dei loro antenati, ma qualcosa li aveva avvicinati, i loro cuori s'erano prima fermati e poi ripresero a battere nello stesso istante e alzarono e posarono quella propria mano sul petto dell'altro sino a dirsi i loro nomi e perdersi l'uno negli occhi dell'altra: provavano lo stesso sentimento, ed era l'affetto, un grande affetto anche se non si conoscevano affatto, anche se non avevano pronunciato parola se non il nome. Un lieve vento caldo portando con se qualche petalo di fiore colorato e piccole fogli verdi andò come ad avvolgerli teneramente e i due piccoli s'avvicinarono ancora pronti ad assaporar le loro labbra così simili ma dal colore contrario, ma ecco che un lontano ruggito di leone li fermò all'ultimo, era giunto il momento di separarsi...
    - sorellina -
    Disse Asghar sorridendo in modo ancor più ridente
    - fratellino -
    Rispose Naïa dolcemente. Si lasciarono, lui tornò in groppa all'elefante e lei con la fascina di legna sotto un braccio, si guardarono a lungo come due innamorati inconsapevoli e infine presero le loro strade con la promessa d'incontrarsi ancora e ancora.


    - Non t'avvicinare! -

    Gridarono due giovani. Erano l'uno dinnanzi all'altro in quella grande pozza d'acqua, alle loro spalle una cascata non molto alta, abbracciata dalla vegetazione più fresca in cui i fiori sbocciavano in gran numero andando a colorare l'ambiente e ornando gli alti alberi dalle chiome verdeggianti e ombrose, il sole faceva capolino tra di esse, sembrava incuriosito da ciò che stava capitando in quella radura tranquilla, laddove l'odio, le lotte, la diversità non esistevano mai, tutto pareva però essersi fermato nel momento in cui i due s'erano incontrati e subito messo mano alle proprie lance e puntate con scatto felino l'una contro l'altro. I loro respiri erano veloci facendo si che i loro petti si muovessero ad un ritmo inconsueto, i corpi erano protesi nella più conosciuta e confa posizione di lotta, le vesti tese come i muscoli che ricoprivano, i cuori pieni di paura e quella cattiveria che inebriava i loro animi da sempre, sin dal loro primo vagito alla vita. Un giovane dalla pelle bianca e capelli castani e una giovane dalla pelle scura e capelli mossi come si portava nella sua tribù; due ragazzi che non sapevano nulla l'uno dell'altra ma sicuri e d'accordo sull'odio reciproco, sul voler cadere uno dei due nel sangue e portarne a casa un ricordo come trofeo. Il tempo s'era gelato nel momento i cui i loro occhi s'erano calamitati, la natura tratteneva il respiro, gli uccelli nascosti nella vegetazione alta non producevano suono, la cascata continuava a scorrere ma il suo frastuono era passato in secondo piano, ci volle il muover d'un pesce sul fondo dell'acqua a dar il via al tutto: i due giovani si lanciarono contro, i primi colpi andarono a vuoto, ma non demordevano, l'acqua veniva agitata dalle movenze agili e svelte quasi una danza mortale, le lance cozzavano in continuazione e i bastoni venivano uniti con forza nel momento in cui i due sconosciuti si ritrovavano faccia a faccia, corpo contro corpo e si cercava di metter giù a vicenda. Appena si riusciva a balzar indietro dell'uno, l'altro attaccava con gran salto come due leoni in piena lotta per il territorio o la supremazia; le loro voci cercavano d'aggredirsi di far si che si coprissero a vicenda per veder chi era più guerriero; il giovane provò un tiro mancino verso la ragazza che s'era sbilanciata di poco per via dell'ennesimo contraccolpo di lance, ma l'acqua gli giocò uno scherzo facendolo scivolare su di un punto di fango non compatto ed ecco che cadde seduto con il liquido sino alla vita, la lancia persa nell'atterraggio goffo e s'allontanava veloce per via dell'impetuosità della cascata li vicino, la fanciulla lanciò un grido trionfante, il viso le s'illuminò di quella gioia bieca vittoriosa e tirò indietro il braccio sinistro armato del suo fidato bastone appuntito che mai l'aveva abbandonata o tradita; gli occhi d'entrambi si puntarono ancor una volta, non v'era paura di morire o d'uccidere, la pietà non esisteva così era ben nascosta l'esitazione, solo un'amaro sorriso di sconfitta di lui. La lancia si mosse verso il petto del bianco, quando tutto mutò di colpo, e l'affondo non arrivò, non accadde nulla, i due ragazzi si guardarono sorpresi e voltando la testa allo stesso tempo lo videro. Era arrivato...


    Continua...



    Allora, cosa ne pensate dell'inizio di questa mia fan fiction? Vi ha interessati almeno un pochino? Volete sapere come continua o altro? Fatemelo sapere per favore, anche i primi commenti sia buoni o no sono i benvenuti ^^
     
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0 replies since 13/8/2017, 00:49   104 views
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