Stella d'Africa

La storia di una leoncina coraggiosa

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  1. Africa.
     
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    Stella d'Africa
    La storia di una leoncina coraggiosa


    Mia piccola stella che splenderai nel limpido cielo in tutte le notti d'estate, tra le più calde e serene sappi che sei la nostra più grande gioia. Tuo padre ha deciso di prendersi cura di te dove io ho fallito, perdonami per questo piccola mia. Avrei tanto voluto crescerti come una futura Regina, come una perfetta cacciatrice e migliore madre per i tuoi futuri figli. Mi dispiace averti abbandonata così presto ma questa vita è imprevedibile e non sappiamo ciò che potrebbe succederci. Sappi che ti sarò sempre vicina, per come mi sarà possibile, e proteggerti da dove splende il sole.
    L'alba era sorta in modo così caotico che tutti gli animali non si erano resi conto di ciò che stava accadendo. L'anziana scimmia Urakhia era accorsa nella casa del Re dove si celava un inquieto silenzio per la recente perdita della Regina, le leonesse entravano e uscivano sconcertate per vedere la piccola orfana di madre di sole poche settimane che se ne stava rintanata sotto la criniera rossa e folta del padre.
    -Re Mohori!- lo chiamò l'anziana.
    -Venite avanti-, rispose questo con voce fredda e distaccata mentre coccolava la cucciola ignara di tutto l'accaduto.
    -Per tutti i Re! Come è potuto accadere! Con una cucciola così piccola-.
    -Non so risponderti Urakhia. Sereda ha lottato con tutte le sue forse per proteggerla, ma non è riuscita a salvarsi! La piccola è ignara, non sa nulla-.
    Urakhia si avvicinò al leone osservando con compassione la leoncina -Qual è il suo nome?-.
    -Esophia-.
    -Esophia...- cominciò disegnando una croce immaginaria sulla sua testolina -la tua vita non sarà per nulla semplice. La perdita di una madre in età così giovane non è mai un bene ed è segno che la malasorte ti accompagnerà fino alla fine. Ma tu non scoraggiarti mai, piccola leoncina, la forza sarà dentro di te e non ti abbandonerà mai, per quanto sarà difficile andare avanti tu troverai sempre la forza di farlo-.
    -Ti ringrazio per tutto, saggia Urakhia!-.
    -Seguo la famiglia di sua madre da tre generazioni, loro hanno la forza nel sangue sappiatelo. Ora devo lasciarvi ma non esitate a chiamarmi in caso di bisogno-, detto ciò la saggia se ne andò.
    Mohori guardò la sua figura allontanarsi per poi tornare ad occuparsi della piccola addormentata, come poteva una creatura così esile avere la forza nel sangue?
    La Regina era morta e toccava a lui prendersi cura della figlia e lo avrebbe fatto nel migliore dei modo, come avrebbe voluto Sereda.
    I giorni passarono e l'aria di lutto passò in secondo piano nel regno di Mohori per far crescere in modo più sereno possibile la piccola Esophia. Era diventata una cucciola molto vivace e allegra ed era praticamente impossibile non volergli bene! In un modo o nell'altro riusciva a farsi voler bene, tra una marachella e l'altra il padre era fiero di come stava crescendo.
    Un giorno mentre stava giocando a “caccia all'antilope” con altri leoncini del branco si imbatté in un grosso e strano albero ed esclamò: -Ehi! Ma che razza di albero è mai questo?-.
    -È un babao, lo ha detto mia madre!- rispose un leoncino con un ciuffo castano.
    -No! È un bobba!- fece un'altro.
    Così scoppiò un piccolo litigio tra i cuccioli fino a quando dalla cima dell'albero iniziarono a piovere grossi frutti e delle urla esasperate: -Per tutti i Re! È mai possibile che io non trovi un po' di pace! Via, via! Giocate ma non qui!-.
    Come se fosse stato l'urlo di una madre dei leoncini essi scapparono impauriti tranne Esophia che riconobbe quella voce con un grosso sorriso -Vecchia Urakhia!-.
    -Oh, Esophia! Tesoro cosa ci fai qui? Così lontana dalle terre di tuo padre?-.
    -Stavamo solo giocando!- si giustificò lei.
    L'anziana scese dall'albero avvicinandosi alla piccola dicendole con voce materna -Tuo padre non vuole che tu ti allontani così tanto dai suoi territori. Se verrebbe a saperlo si arrabbierebbe molto, non credi?-.
    -Ma se nessuno glie lo dirà non verrà mai a saperlo!-.
    Urakhia sospirò -Esophia, tesoro, tu hai delle...-.
    -Responsabilità! Si lo so, me lo dicono tutti quanti!- sbuffò lei mettendo il broncio provocando un piccolo sorriso alla saggia scimmia -Sei così simile a tua madre!-.
    -Mi racconti qualcosa su di lei?!-.
    -Ora non posso piccola, corri a giocare e non dire a tuo padre che sei stata qui!-, e senza farselo ripetere più e più volte la leoncina si allontanò saltellando per nascondersi in qualche cespuglio intorno al baobab e quando fu sicura che Urakhia non la tenesse più sott'occhio continuò l'esplorazione del territorio. Arrivò fino all'estremo confine, delineato da suo padre, per poi fermarsi. Sotto i suoi occhi apparvero alberi senza foglie come se fossero stati bruciati in un teatro di guerra, rocce e polveri dove incombeva uno scorticante silenzio.
    -Wow! Mio padre non mi ha aveva mai parlato di questo posto prima d'ora!- esclamò alzando la testa dallo stupore.
    La piccola si avventurò il quel posto mai visto prima e facendo attenzione alle radici uscenti dal terreno arido e scrutando la zona affinché non vi trovasse spiacevoli sorprese. Fece alcuni passi quando sotto un albero, fortunatamente lontano da lei, riposava un leone dal manto marrone bruciato e criniera così scura da sembrare nera. Esophia si immobilizzò trattenendo il respiro, come aveva fatto a non vederlo?
    Doveva riuscire ad andarsene da quel luogo prima che quel leone la sentisse e ad ogni passo che compiva sentiva lo sguardo maligno di quel leone sulla sua schiena. Arrivata al terreno intrecciato di radici che riportava al confine sentì uno scricchiolio e voltandosi vide il leone avanzare verso di lei con un osso tra le fauci affilate.
    -Finalmente della carne su cui affondare i miei denti!- parlò quello con voce aspra e secca.
    La leoncina si voltò di scatto ruggendo e mostrando i denti e a queste reazione il leone scoppiò in una fastidiosissima risata strozzata: -Quello sarebbe un ruggito? Ora ti farò vedere io come si ruggisce!-, e dettò ciò spalancò le fauci e un sonoro ruggito si allargò in quella desolazione. Così forte che Esophia cominciò ad arrampicarsi tra le radici ma nella fretta le si incastrò la zampa posteriore e il leone ne approfittò per avventarsi su di lei già pregustando la sua dolce carne di cucciolo di leone.

    Continua...


     
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  2. Kiara2
     
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    Bella, non vedo l'ora di leggere il seguito!
     
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  3. KionKiara02
     
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    Wow,davvero molto bella! Non vedo l'ora di leggere il seguito!=)
     
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    Re dei Re

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    Bellissima! Povera cucciola; è stata davvero colpita dalla mala sorte!
     
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3 replies since 22/11/2015, 20:00   151 views
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