Il Re Leone - come tutto ebbe inizio

by Miranh

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    Bravo Cacciatore

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    Re Leone

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    Capitolo 16. “ In un posto lontano... ”



    ….si dice che vi fossero immense giungle, ricche di alberi con liane e cespugli dalle enormi foglie. Limpidi corsi d'acqua attraversavano quelle terre, nutrendola; si aprivano in alte cascate, donando un meraviglioso fascino al paesaggio. E' proprio in questi luoghi che l'amore è solito sbocciare come un fiore, che apre i suoi petali, accogliendo nuove coppie di ogni specie di creatura. Ma è anche un luogo di riunioni fra amici e famiglie numerose. Si dice sempre che ogni creatura solitaria, passando per quelle parti, mai ne uscirà di nuovo sola.


    Calpestando l'erba, smossa dal vento, il maestoso leone si allontanò dall'albero subito dopo l'alba, senza mai guardare indietro.
    Camminò per giorni interi senza mai fermarsi, eccetto per la caccia.
    Vagava da un posto all'altro in solitudine, dimentico dei traumi del passato; da più di un anno aveva errato da solo: non aveva né una casa, né una famiglia e né degli amici...
    Ma un giorno la sua attenzione fu catturata da strani richiami: tese le orecchie ed annusò l'aria, per capire se ci fosse qualcuno nelle vicinanze. I richiami si fecero sempre più forti: c'era qualcuno che gridava disperatamente aiuto. Corse verso la provenienza della voce, che si rivelò appartenere ad una femmina. Avanzò ancora di più ed in lontananza riuscì a scorgere una leonessa, la quale era in preda al panico.
    Lei si accorse di lui e gli corse incontro: << Oh, grazie al cielo! Vi prego, signore, dovete aiutarmi! >>
    << Che succede?? >> si preoccupò lui;
    << Mio figlio rischia di finire nelle rapide di un fiume! Ho provato ad allungargli la zampa ma non ci arrivo! Aiutaci! >>
    << Dove si trova?? >>
    << Venite, seguitemi! >> ed iniziò a correre; il leone la seguì, correndole dietro.
    Arrivarono nei pressi di alto precipizio, sotto al quale scorrevano le violente rapide di un fiume. Più in basso, c'era un giovane leoncino dal manto marrone, che cercava di restare aggrappato con gli artigli sulla parete rocciosa e umida del burrone: bastava un singolo passo falso per precipitare giù.
    La leonessa si affacciò: << Ehi, Rune, sono io! Ho portato un aiuto con me! >> e fece affacciare il leone dalla criniera nera;
    << Mamma! >> esclamò il piccolo << Su, presto, venite ad aiutarmi! >>
    Il leone si calò un po' giù, facendo attenzione a non cadere, ed allungò una zampa al giovane inerme: << Prendimi la zampa >> gli disse.
    Il piccolo, tenendosi aggrappato più forte con una zampa, lasciò andare l'altra e tentò di afferrare quella dello sconosciuto, ma non riuscì ad arrivarci. Nonostante il leone fosse più grande di dimensioni rispetto alla leonessa, la distanza rimaneva sempre, anche se diminuita: << Maledizione...per poco... >> disse il leone;
    << E adesso che facciamo?? >> si preoccupò la leonessa.
    Il leone ci pensò per un istante, poi gli venne un'idea e corse in mezzo a degli alberi: << Ehi, ma dove va?? >> chiese Rune, agitato;
    << Non lo so! >> rispose lei; poi si tranquillizzò nel vederlo tornare con un robusto bastone in bocca:
    << E con quello che ci fate? >> gli chiese;
    << Lei stia tranquilla >> le rispose lui e si riaffacciò al burrone: << Ascolta, piccolo! Devi aggrapparti con i denti a questo bastone, che io ti porgerò, poi, senza assolutamente mollare la presa, dovrai cercare di tirarti un po' più su con le zampe ed io ti aiuterò a risalire! >>
    << Va bene! >> e si preparò.
    Il leone prese il bastone in bocca e lo porse a Rune, il quale lo afferrò con i denti. Subito dopo cominciò a tirar su il bastone: Rune, aiutato dal tiraggio, riuscì a risalire la parete. La madre rimase a guardare impaurita.
    Con i denti stretti, il leone continuò a tirare in alto. Infine la collaborazione vinse e riuscì a trarre in salvo il piccolo.
    << Oh, Rune! >> la madre corse ad abbracciarlo << Non farmi stare più in pena in questo modo! Promesso?? >>
    << Promesso... >> e ricambiò l'abbraccio della leonessa.
    Il leone tirò un sospiro di sollievo nel vedere che le cose si erano sistemate e cominciò ad allontanarsi per tonare al suo vagabondaggio.
    << ASPETTI! >> gridò la leonessa e gli si avvicinò con il piccolo;
    << Senza di voi non ce l'avremmo mai fatta! Grazie infinite >> disse lei;
    << Siete una forza, signore! Grazie di cuore, le devo la vita >> esclamò Rune;
    << Non dovete ringraziarmi... Cerca solo di fare più attenzione la prossima volta, eh? Ci vediamo >>
    << Dove andate?? >> domandò il piccolo;
    << Dove mi pare >> e si allontanò;
    << Che tipo strano... vero? Però è forte >> disse Rune;
    << Già... Dobbiamo sdebitarci con lui in qualche modo...Perché non lo ospitiamo da noi per un po'? >>
    << Sì! >> e gli corsero dietro << Ehi, si fermi! >>
    Il leone sospirò: << Che c'è ancora? >>
    << Sentite... >> disse la leonessa << Siamo in debito con voi.... Che ne dite se per ripagarvi vi ospitiamo da noi? >>
    << No, grazie: io sono un nomade >>
    << Ma solo per un po'... per favore >>
    << ...Sapete, tempo fa mi successe una cosa del genere... Salvai la vita ad una leoncina ed i suoi genitori mi ospitarono...Mi affezionai molto a lei... anche troppo....E la mia ultima felicità morì insieme a lei >>
    << Oh... >> si mortificarono i due;
    << Su, tornate a casa >>
    << Ma... >> disse Rune << Per favore ….venite da noi, almeno per oggi... Se siete un vagabondo va più che bene, no? Anche perché spesso molti di voi si fermano per diversi giorni in un posto... >>
    << Su, dai...venite >> disse la madre.
    Il leone rimase un momento a pensarci, poi rispose: << ...E va bene >>
    << Sì! Evviva! >> si eccitò il piccolo;
    << Dove abitate? >> chiese il leone;
    << Non molto lontano da qui. Venite >> e si incamminarono;
    << Mi scusi, ancora non mi sono presentata... Il mio nome è Eva e lui è Rune. Qual'è il vostro nome, invece? >>;
    << Il mio nome è Ahadi >>
    << Che bel nome >> commentò lei;
    << ...... >> Ahadi ripensò a quando fu Uru a dirglielo per la prima volta.
    << Dunque voi viaggiate sempre? >> chiese Rune;
    << Sì >>
    << Che forte! Mi piacerebbe anche a me vedere posti nuovi... >> esclamò il piccolo, saltellando;
    << Un giorno li vedrai anche tu >> disse Ahadi;
    << Lo spero! Voglio vivere tante avventure! Viaggiare tanto... >>
    << Pensa a crescere forte e sano, prima di tutto. C'è ancora tempo per pensare a certe cose... >> gli disse Eva;
    << Uffa, mamma... Ma io non voglio aspettare! Voglio viaggiare! >>
    << E così ricadrai un'altra volta in un burrone... Se non fosse arrivato questo leone, non so che fine avresti fatto... >> commentò lei;
    << La prossima volta starò più attento! >>
    << Basta così e cammina! Tuo padre avrà un paio di cose da dirti stasera... Ci hai fatto preoccupare molto, sai? Non avresti dovuto allontanarti così, senza dirci niente... >>
    << Ma io... >>
    Ahadi ascoltava la conversazione, senza intervenire. Continuava a guardare la leonessa con il suo piccolo. Gli tornò in mente la prima volta che fece preoccupare la propria madre a quel modo: si era allontanato mentre lei dormiva, per inseguire un piccolo topo, ma fini per incontrare una grossa iena affamata. Fortunatamente la madre intervenne in tempo e riuscì a scacciare la iena, salvandolo. E quando corse da lei per abbracciarla, gli mollò uno schiaffo con la zampa, rimproverandolo per l'imprudenza. In un primo momento rimase sconcertato, a causa di quel gesto inaspettato, ma subito dopo Neera lo abbracciò, piangendo...

    << Eccoci. Siamo arrivati >> disse Eva.
    Il leone si ritirò dai propri ricordi e si guardò intorno: immense giungle circondavano vari corsi d'acqua, che si aprivano in altissime cascate sopra delle gradi alture, ricche anch'esse di flora, baciata dai raggi del Sole. Giù, nelle grandi valli, vi era invece fauna di ogni tipo, divisa in tante piccole mandrie, che si spostavano continuamente.
    << Dobbiamo scendere verso quelle valli laggiù: lì c'è il nostro branco >> spiegò lei.
    Si inoltrarono in vasti sentieri in discesa. Attraversarono una prateria e giunsero in un'area circondata da alberi, dove, in fondo, vi era un gruppo di leoni e leonesse di tutte le età. Sembravano avere tutti un'aria preoccupata.
    << Mi raccomando, signore >> disse lei << non si avvicini troppo al branco: mio padre, il nonno di Rune, è il capo e diffida molto degli sconosciuti. Resterete in silenzio, finché non sarà lui stesso a farvi parlare. Mantenga un temperamento calmo, perché vi esaminerà dal naso alla punta della coda >>
    << E' davvero un tipo così...apprensivo? >> si sbigottì Ahadi;
    << Purtroppo sì... E' il capo branco, perciò è normale che faccia così, anche se esagera parecchio. Ma non preoccupatevi: avete salvato la vita al mio Rune e vi sarà riconoscente per questo gesto >> lo rassicurò.
    “ ...Che cosa assurda ” pensò lui.
    Fece qualche altro passo avanti, quando si sentì trafitto da una moltitudine di sguardi. Alzò gli occhi: l'intero gruppo di leoni si era girato a guardarlo. Decise di fermarsi lì, mentre Eva e Rune andarono avanti.
    Dal mezzo del branco, due dei leoni più grandi si fecero strada fra gli altri ed andarono incontro alla leonessa e al piccolo:
    << Rune! >> esclamò il leone più giovane;
    << Papà! >> il piccolo corse ad abbracciarlo;
    << Si può sapere dove ti eri cacciato?? Hai fatto stare tutti in pena! Ti abbiamo cercato dappertutto! >>
    << Mi dispiace... >> si mortificò lui.
    Il padre sospirò << Beh....L'importante è che tu stia bene... >>
    Il leone più anziano si unì alla conversazione senza staccare gli occhi dallo sconosciuto, che stava fermo in lontananza:
    << Eva, chi è quel leone? >> chiese;
    << Padre... >> rispose lei << Ti prego di essere gentile con lui. Ha salvato la vita a Rune >>
    Ma l'anziano leone continuava a mantenere un'espressione seria e andò a d avvicinarsi allo sconosciuto, come previsto dalla leonessa.
    Ahadi fu preso da un pizzico di timore e trattenne il fiato: si aspettava di vedere uno dei classici vecchi, gracili e brontoloni, ma non era affatto così. Era un leone molto maestoso, che, nonostante cominciasse a mostrare il peso degli anni, era dotato di un corpo molto robusto e potente, che portava segni evidenti di varie battaglie. Ahadi notò anche una certa somiglianza con Mohatu.
    L'anziano leone lo scrutò da capo a zampe, girandogli attorno. Poi si fermò e lo fissò intensamente negli occhi:
    << Qual'è il tuo nome? >>
    Il giovane riprese a respirare, cercando di mantenere la calma, evitando gli sguardi degli altri leoni:
    << Il...il mio nome è Ahadi, signore >>
    << Da dove vieni? >> continuava a guardarlo;
    << Nacqui nelle terre dell'Est... Ma ho sempre viaggiato e non mi sono mai fermato a lungo in nessun posto... >>
    << Hai mai avuto un branco? >>
    << No >>
    << Dunque vivi solo? >>
    << Sì... >>
    L'anziano smise di domandare e continuò ad osservarlo per qualche altro istante. Poi gli si avvicinò di più e gli poggiò una zampa sulla spalla:
    << Ti sono grato per aver salvato mio nipote... Sii benvenuto. Resta pure quanto vuoi >> poi si girò e si allontanò.
    Ahadi era rimasto inaspettatamente sorpreso dall'atteggiamento del capobranco. Prima che se ne accorgesse, Rune gli si era già avvicinato e gli saltellava intorno contento. Anche Eva e suo marito gli si avvicinarono con aria serena:
    << Possiamo darti del tu, vero? >> chiese lei;
    << Eh? C-certo... >>
    << Sai, sono proprio contenta che tu possa restare con noi >>
    << Anch'io! Anch'io! >> esclamò Rune;
    Il marito si unì alla conversazione: << Il mio nome è Revu e sono il padre di Rune. Grazie per averlo salvato >>
    << S-si figuri... >>
    << Vieni. Ti presenteremo agli altri >> e lo invitò a seguirlo.
    Dal branco si distaccarono un leone molto giovane e un'altra famiglia composta da moglie, marito e due piccoli figli maschi.
    << Salve! >> disse l'adolescente << Io sono Blumar, fratello minore di Revu. Piacere di conoscerti >>
    << Piacere mio... >> rispose Ahadi;
    << Sai, credo proprio che tu abbia un certo ascendente sul vecchio Kaius... Di solito non si mostra così premuroso con gli sconosciuti: li tempesta sempre di mille domande, prima di accertarli nel branco >> disse il giovane;
    << Si vede che gli sono simpatico...per fortuna >>
    << Eh, già. Toglimi una curiosità: ma tu vivi davvero solo? >>
    << Blumar... >> lo richiamò Revu;
    << Scusa? >> disse Ahadi;
    << Guarda che sei un tipo difficile da non notare! Le femmine ti staranno alle calcagna di sicuro! Beato te >>
    << Blumar! >> lo richiamò ancora;
    << Non vorrei deluderti, ma non ho mai avuto una femmina in vita mia >> disse Ahadi;
    << Eh? Non ci credo! Non mi dirai mica che sei ancora vergine, vero?! >>
    << Blumar!! Ora basta! Stai passando il tuo limite! >> lo rimproverò Revu;
    << Ma, Revu! Un leone come lui dovrebbe aver già... >>
    << Tappati quella boccaccia, che è meglio! >> esclamò dandogli un colpetto alla testa.
    Ahadi rimase sbigottito da quei discorsi. Revu si rivolse a lui: << Devi scusarlo... Ha ancora le farfalle che gli volano in testa. Non sa portare rispetto agli altri >>
    << Non fa niente... >> rispose Ahadi.
    << Mamma, cosa vuol dire “essere vergine”? >> chiese il piccolo Rune; Eva si imbarazzò: << Ehm... Te lo dirò quando sarai più grande >>
    << Ma io voglio saperlo ora >>
    << Basta così. Quando arriverà il momento, lo saprai >>
    << Perché? >>
    << Basta, Rune >> disse Revu << Non dare ascolto a ciò che dice tuo zio. Lascia perdere >>
    << Uffa... >> si imbronciò.
    Eva presentò gli altri ad Ahadi: << Lei è mia sorella Kaya e questo è suo marito Jani. Questi piccoli invece sono i miei nipoti Chaka e Zuri >>
    << Ciao! >> lo salutarono i piccoli;
    << Ciao... >> li ricambiò lui;
    << Lieti di fare la tua conoscenza, Ahadi >> disse Kaya << Parlaci un po' di te, di come hai salvato Rune. Sei diventato un eroe, sai? >>

    Durante la conversazione, lunga diverse ore, Eva andò dal padre, il quale si era allontanato dal branco e continuava a guardare Ahadi in lontananza.
    La figlia gli si avvicinò: << Tutti i membri del branco sono entusiasti dello straniero. Grazie per avergli permesso di restare... Però è strano, sai? A differenza degli altri vagabondi, lo hai trattato molto bene... Come mai? >>
    Il vecchio restò qualche secondo in silenzio, poi parlò: << Bé, ha salvato la vita a Rune: devo essergli riconoscente >>
    << Ovvio, ma... Sono sicura che ci sia un'altra ragione... >>
    << Hm? >>
    << Andiamo, papà... si vede da come lo guardi... C'è un'altra ragione, vero? Se non ne vuoi parlare, non fa niente... >>
    Il leone, sorpreso dall'accortezza della figlia, fu preso dall'indugio. Tuttavia, superato il timore iniziale, cominciò a parlare:
    << Lui... le somiglia... Ha i suoi stessi occhi >>
    << Di chi parli? >>
    << Di... >> si bloccò;
    << Papà? >>
    << ...Neera. Forse non ti ricordi di lei: eri ancora molto piccola >>
    << Neera? >> Eva cercò di ricordare << Sì... Me la ricordo! Era la leonessa con cui io e Kaya trascorrevamo il tempo quando eravamo due cucciole. Si prendeva cura di noi. Le volevamo molto bene. Me lo ricordo...Quanto era bella... >>
    << Già... >> affermò il leone;
    << Ora che ci penso è vero. Quel leone ha i suoi stessi occhi verdi e anche alcuni lineamenti del volto sono simili... Che sia una coincidenza? >>
    << Non lo so... >> lo sguardo di Kaius si fece triste;
    << Tutto bene, papà? >> si preoccupò Eva;
    << Sì... tranquilla >>
    << ..... >>

    Intanto la conversazione fra Ahadi e i membri del branco continuava. Si fece l'ora del tramonto:
    << Saremmo felici, se tu restassi con noi per qualche giorno >> disse Revu;
    << Non voglio approfittare a lungo della vostra ospitalità >> disse Ahadi;
    << Non ci porti nessun disturbo. A noi fa piacere >>
    Ahadi non voleva continuare a parlare: quella situazione faceva riaffiorare in lui lontani ricordi. Ed essi non potevano venir fuori, senza che il suo cuore ne soffrisse.
    << Noi di solito, col branco, andiamo a dormire dietro questi alberi. E' una zona abbastanza protetta. Se vuoi... >>
    << Grazie, ma preferisco dormire da solo >>
    << Oh... beh, d'accordo. Sei libero di fare quel che vuoi... >> disse Revu;
    Ahdi si alzò in piedi: << E' stato un piacere conoscervi... buona notte >> e si allontanò in cerca di un posto dove passare la notte.
    << E' un tipo un po' insolito... non trovate? >> disse Kaya;
    << Già... Dopotutto è un vagabondo, perciò non dev'essere abituato alla compagnia. Ma vedo nei suoi occhi molta tristezza... >>

    Ahadi trovò un'altura circondata da alberi, che si affacciava su delle piccole e magnifiche cascate, tinte di riflessi arancioni dai raggi del crepuscolo. Più in basso, vi si trovava il branco di leoni, che si preparava per la notte.
    Il leone si sdraiò sull'altura a guardare il tramonto, perso nei propri ricordi, finché si addormentò.
     
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  3. Simba (Cucciolo)
     
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    molto bello questo capitolo ^^ ahadi è stato molto eroico a salvare rune e quelli del branco ssembrano molto simpatici ^^ non vedo l'ora di leggere il seguito ^^ :)
     
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  4. Simba 11
     
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    Fantastico^^ Aspetto il prossimo^^
     
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    Bravo Cacciatore

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    CITAZIONE (Simba (Cucciolo) @ 4/7/2012, 02:54) 
    molto bello questo capitolo ^^ ahadi è stato molto eroico a salvare rune e quelli del branco ssembrano molto simpatici ^^ non vedo l'ora di leggere il seguito ^^ :)

    Ahahahah ti voglio appena leggi il prossimo capitolo xD
    C'è un personaggio comico davvero molto simpatico ^^
     
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    Re Leone

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    Capitolo 17. “ Confessioni ”



    Era trascorsa una settimana dal ritorno di Hydo e Khendo nelle Terre del Branco. Il gruppo di amici poté finalmente riunirsi per qualche tempo: erano tutti molto felici di stare insieme e, siccome i due giovani presto sarebbero ripartiti, trascorrevano le intere giornate insieme, andando in giro per il regno, divertendosi come quando erano piccoli. Ma c'erano notevoli differenze rispetto ai tempi passati: Hydo ed Athena si parlavano poco, anche perché, ogni volta che si guardavano, finivano per imbarazzarsi a vicenda. Invece Khendo veniva preso da strane e piccole agitazioni, ogni volta che aveva Uru vicina a sé, ma cercava di non farsi notare.
    Arrivò poi il penultimo giorno, che avrebbero trascorso insieme. Helya ed Uru si sentivano tristi mentre Athena si fece venire un attacco con Hydo e si rifiutò di rivolgergli la parola. Anche Hydo era arrabbiato per la discussione avuta con lei e non voleva neppure ascoltare Khendo, che cercava in continuazione di parlargli.
    Uru ed Helya pensavano ripetutamente ad un modo per risolvere quella situazione ingarbugliata e dovevano farlo alla svelta, in quanto i loro amici sarebbero partiti subito il giorno dopo.
    Nel pomeriggio si misero a parlare insieme a Khendo, su uno dei grandi ripiani di roccia della Rupe, mentre Hydo ed Athena stavano da tutt'altre parti: << Dobbiamo fare qualcosa... Anche perché quei due non risolveranno niente da soli >> disse Helya;
    << Già...Athena in certi casi è proprio caparbia. Come tuo fratello: non riesco nemmeno a farlo ragionare! >> disse Khendo;
    << Visto che non risolvono niente da soli...possiamo dargli noi una spinta di partenza >> propose Uru;
    << E come? >> domandò Helya;
    << Bé, quei due si piacciono molto in realtà....Ed è per questo che Athena è dispiaciuta per la vostra partenza... >>
    << Sentite...ma perché non rimanete di più?? >> chiese Helya a Khendo;
    << Perché vogliamo viaggiare...vedere il mondo... Ecco perché >> rispose lui;
    << Ho capito, ma... Potreste restare un po' di più... >>
    << Tanto prima o poi dovremo ripartire comunque e ci ritroveremo nella stessa situazione attuale >>
    << Hai ragione... >> disse Uru << Sentite...Perché non organizziamo un incontro tra loro? >>
    << Un incontro? >> chiese Khendo;
    << Sì: li facciamo incontrare, facendoli scusare l'uno con l'altra >>
    << Potrebbe funzionare...Se solo ci ascoltassero però >> disse Helya;
    << Ma non è con noi che sono arrabbiati giusto?? >>
    << Vero >> rispose Khendo;
    << Allora siamo d'accordo: io andrò a convincere Athena a venire con me, mentre voi andrete a confortare Hydo >>
    << Va bene, tentiamo >> e si divisero, scendendo giù dalla Rupe.

    Athena si trovava dietro alla rupe, sdraiata su un masso, con la testa appoggiata sulle zampe: si potevano vedere le lacrime sulle sue guance.
    Uru la raggiunse e le si sedette accanto: << Athena... >>
    << Che c'è?? Perché non mi lasciate stare?? >> singhiozzò, asciugandosi in fretta le lacrime;
    << Perché sei così acida?? Accidenti, amica mia... Perché non cerchi invece di risolvere la situazione?? >>
    << Perché....io...! >> non sapeva che rispondere;
    << Ascolta, Athena...Che senso ha continuare così?? Non capisco... >>
    << Sei la più piccola fra noi...E' ovvio che non capisci... >>
    << Sarò anche la più piccola, ma almeno non mi complico la vita in questo modo!! >>
    << .... >>
    << Athena...Hydo ripartirà domani con Khendo... Perché non cercate di restare insieme, andando d'accordo, fino all'ultimo momento?? Tu lo ami...E lui ama te! >>
    << ....No, non è vero! Se la spasserà con altre leonesse! >> e riprese a piangere;
    << Come puoi saperlo, scusa?? >>
    << Lo so e basta!... >>
    << Ma sai che lui non è così! >>
    << Ma, Uru! Che senso ha iniziare una relazione con qualcuno che starà sempre via?? Tanto vale dimenticarlo...! >> singhiozzò forte;
    << Oh, Athena.... >> le posò una zampa sulla spalla << E che mi dici tua madre?? Delle altre madri?? Di Rina?? I loro mariti sono tutti vagabondi, ma nonostante ciò continuano ad amarsi, perché sono una famiglia! Se non ci fosse l'amore, non verrebbero a trovarle! >>
    Athena spalancò gli occhi, pieni di lacrime e guardò Uru, comprendendo il significato delle sue parole: << Oh, Uru...! >> e l'abbracciò forte, sfogando la propria tristezza;
    << Su, su...Ora basta piangere...Non vorrai certo farti vedere da lui in questo stato, vero? >>
    << Eh, eh... Hai ragione... >> e si asciugò il volto con la zampa;
    << Su ora sorridi: sei bellissima >>
    << Grazie... >> si diedero un secondo abbraccio e si avviarono, per raggiungere gli altri.
    Nello stesso tempo, Khendo e Helya erano andati da Hydo, cercando di persuaderlo a ricongiungersi con Athena:
    << Per favore, fratellino... >> lo pregò Helya << Perché continui ad essere arrabbiato?? Dai vieni... Andiamo da lei >>
    << Lasciami stare! >> rispose lui bruscamente;
    << Hydo, sii ragionevole per una buona volta! >> intervenne Khendo << Questa situazione è un po' scocciante, non credi?? Tua sorella ha ragione: non vale la pena continuare così... >>
    << Tanto non vorrà saperne di me! E' troppo caparbia! Non verrà mai da me a dispiacersi per quel che è successo! >>
    << E se invece andassi tu da lei??Eh?? >>
    << No!...Anche...Anche se andassi da lei...non cambierebbe nulla >>
    << Come puoi saperlo?? >> disse Helya << Provaci almeno! Domani tu e lui ve ne andrete via e non ci saranno più possibilità! >>
    << E se non mi ascoltasse?? >>
    << Vale la pena tentare, Hydo! >> esclamò Khendo << Finché qualcuno di voi non prenderà coraggio per risolvere la situazione, niente cambierà positivamente! >>
    << Forza, fratello! >>
    Hydo indugiò per qualche istante, poi sospirò, alzandosi da terra: << D'accordo...Tenterò di parlarle... >>
    << Ecco, bravo! Così mi piaci! >> esclamò Helya, abbracciandolo << Su, andiamo! >> e anche loro si misero in cammino, per andare da Athena ed Uru.

    L'uno ignaro delle intenzioni dell'altra, cercavano di procedere, incoraggiati dagli amici, con passi impacciati, insicuri delle proprie intenzioni: spesso si fermavano, per tornare indietro, ma gli altri gli incitavano sempre a proseguire. Nonostante la breve distanza, quei momenti durarono anche troppo per loro. I loro cuori battevano all'impazzata e si sentivano strani nello stomaco; l'ansia contraeva le loro membra, facendogli tremare le zampe: senza gli amici sarebbero assolutamente cascati per terra a capofitto!

    << No...Non posso farcela...! No... >> balbettò Athena;
    << Sì che ce la fai! Devi farcela! >> esclamò Uru, trascinandola avanti.

    In quel mentre....

    << Lasciamo stare....Lasciamo stare....Vi prego: non ce la faccio! >> ansimò Hydo;
    << Sciocchezze! Forza! >> esclamò Khendo, spingendolo avanti a sé;
    << Coraggio! Andrà tutto bene >> gli disse Helya.


    Proseguirono con le proprie prospettive negative, finché non si trovarono l'uno di fronte all'altra: allora rimasero in silenzio a guardarsi stupiti, con i cuori frenetici. Uru e gli altri si allontanarono immediatamente, affidando il resto a loro due.
    Trascorsero un intero minuto senza dire una sola parola: Hydo non si aspettava che anche lei sarebbe venuta da lui, così come Athena non si aspettava di vederlo venire da lei. Tuttavia quel silenzio cominciava a diventare imbarazzante per loro, così Athena, abbassando lo sguardo sulle proprie zampe tremolanti, cominciò a parlare:
    << Ehm....Ciao, Hydo... >>
    << ...Oh....C-ciao.... >> rispose lui, balbettando;
    << Senti...Io...Io... >> proseguì lei, titubante << Devo dirti che... >> poi prese coraggio << Devo dirti che mi dispiace! Per tutto! >>
    << A-anch'io volevo dirti che...mi dispiace >> disse Hydo;
    << ...No.... Tu non devi dispiacerti per nulla: non hai colpa per ciò che è successo...E' stata solo colpa mia! Solo mia! Sono stata una stupida! >>
    << No, non è vero >>
    << Sì invece..! Sono soltanto una stupida...ed anche una testarda! Se non avessi strafatto come al solito, tutto ciò non sarebbe successo! Mi dispiace ancora....! >> le scesero lacrime dagli occhi verdi;
    << No, Non piangere... >> le disse Hydo dolcemente, avvicinandosi << Non è stata solo colpa tua.... Se io non mi fossi schermito subito, forse la faccenda si sarebbe già risolta da tempo... >>
    << Ma hai fatto bene a schermirti! Non capisco ancora coma tu faccia a sopportarmi...! >>
    << Non dire così: tu non sei un essere spregevole! Stavo venendo io da te... Ma invece sei venuta tu, ad ammettere il tuo rammarico... Sotto il tuo lato duro, nascondi una dolcezza unica, di cui pochi sono capaci: è per questo che io ti....! >> e si bloccò, arrossendo;
    << Eh?! >>
    << Io ti...! >>
    << ?? >>
    << Io ti...! Ecco... >>
    << ....? >>
    << ....Io ti amo!! >> e girò la testa da un'altra parte, serrando gli occhi;
    << Oh, Hydo... >> per Athena fu una cosa indimenticabile ed inesprimibile sentir pronunciare quelle parole da lui.
    La giovane chiuse gli occhi ed abbassò la testa, strofinandosi dolcemente con il volto di Hydo, il quale spalancò gli occhi incredulo e felice:
    << La verità è che... >> lei cominciò nuovamente a parlare, sedendosi vicina a lui << ...io mi sono comportata così, perché avevo paura della lontananza... Non sopportavo l'idea di averti lontano, come vagabondo... >>
    << Athena... >>
    << ...Ma questa è stata la tua scelta ed io la rispetterò: ti amo e ti avrò sempre nel mio cuore quando non ci sarai... >> e sorrise appoggiando la testa sotto suo il mento. Hydo si rasserenò e l'abbracciò forte: ora le importava solo di lei e di nient'altro. Nulla li avrebbe mai separati in quel momento.

    Gli altri, sentendosi di troppo, si allontanarono contenti e commossi, per i loro amici, congratulandosi a vicenda per il buon esito ottenuto.

    I due giovani amanti trascorsero insieme la notte, fuori dalla Rupe, mentre gli altri rimasero alla grotta, felici per i loro amici:
    << Hydo finalmente si è dimostrato coraggioso... >> disse Khendo << Mi chiedo se anch'io riuscirò ad esserlo quando capiterà a me.... >>
    << Sicuro! Stai tranquillo: un giorno incontrerai anche tu una brava e bella leonessa a cui aprire il tuo cuore >> disse Uru;
    << Ehm... Se lo dici tu... >> arrossì lui, guardandola;
    << Aah....Che bello! Sono davvero felice per mio fratello e per Athena.... Spero anch'io di incontrare presto qualcuno... >>
    << Ma certo, Helya! Sei buona, allegra e bella! Ne avrai di spasimanti, te lo dico io >> esclamò Uru;
    << Ah, ah.....Grazie, Uru >> rispose l'amica << Ma non posso comunque eguagliarti in bellezza e bontà >>
    << Eh?? Che stai dicendo?? >>
    << Avanti, nessuna è più buona di te, amica mia! Inoltre sei la più bella qui alla Rupe >>
    << Che?? Bella? Io?? Ma, dai... >>
    << Guarda che è vero >> sorrise Helya << Lo dicono tutti che possiedi una rara bellezza >>
    << Non è possibile....Non è vero.... >>
    << Invece sì! Te lo assicuro! Avrai un sacco di leoni alle calcagna! Che bello che sarà! >>
    Uru si imbarazzò: << M-ma io non sono così bella o buona come dici... Voi due siete incredibilmente belle: da quando eravamo piccole vi ho sempre ammirate per la vostra allegria e la vostra beltà e mi vantavo di avere degli amici come voi... >>
    << Eh, eh.... Sono contenta che ci vedi così, ma, credimi: un giorno la tua inconsapevolezza se ne andrà via... >>
    << Perché dici " inconsapevolezza " ? >>
    << Perché sei inconsapevole di quel che sei >> e le diete una pacchetta amichevole sulla spalla.
    Khendo rimase ad ascoltare in silenzio la conversazione: se avesse messo bocca in quegli argomenti, chissà che cosa sarebbe successo.
    Il mattino seguente i due leoni salutarono il loro branco e se ne andarono via. Le tre amiche si sentivano tristi, ma felici per l'evento del giorno precedente. Athena riuscì ad accettare la scelta del suo amato Hydo: aveva finalmente capito che l'amore era in grado di superare qualsiasi ostacolo, persino la lontananza e cose ancora peggiori; non c'era niente di più bello ed incoraggiante del voler bene a qualcuno. Sapere che c'è una persona che ti ama, ma sopratutto che tu ami, ti da la forza di andare avanti, anche nelle situazioni più difficili.

    Poco prima di andarsene definitivamente, Khendo si voltò a riguardare la Rupe:
    << Sai Hydo... Forse un giorno riuscirò a diventare il Re >>
    << Che? Tu?? Re?? >>
    << Esatto >>
    << Ma... Dovrai sposare Uru per questo >>
    << Infatti >>
    << E se lei non ti amasse? >>
    << Credi che importerebbe? >>
    << Certo, Khendo! Non puoi costringere qualcuno a... >>
    << Ah, ah, ah.... Calmati! Stavo solo scherzando >>
    << Per fortuna...! >> sospirò Hydo.
    Rimasero a guardare la Rupe per altri istanti, dopodiché ripresero il cammino.
    << Allora, che farai? >> domandò Hydo;
    << Scusa? >>
    << Tornerai di nuovo da tuo padre? >> chiese titubante;
    << Non lo so... >>
    << Non mi hai più parlato dei rapporti tra voi... Come vanno? >>
    << Oh, bene... Benissimo... >> ma Hydo lo guardò poco convinto;
    << Cosa c'è? >> gli chiese Khendo;
    << Niente. Andiamo, dai >> e cominciò a correre seguito dall'amico



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    kendo alla fine O.o dice che sta scherzando ma conoscendo il suo sangue non è che ne sarei tanto sicuro o.O
     
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  7. Simba (Cucciolo)
     
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    un bel capitolo romantico ^^ la grammatica è sempre perfetta :)ma comunque io non credo che khendo possa fare come il padre, a me non sembra cattivo...
     
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    *patta* un cucciolo certe cose nn le può capire XD
     
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  9. Simba (Cucciolo)
     
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    Perchè non posso?
     
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    CITAZIONE (TTB-Kun @ 4/7/2012, 14:02) 
    *patta* un cucciolo certe cose nn le può capire XD

    Ahahahahah effettivamente, suo padre è sempre suo padre, nel suo corpo scorre il sangue di quell'individuo, magari non ha lo stesso istinto senza controllo come lui ma poco ci manca secondo me xD
    Oltretutto, da come li descrive l'autrice, lì ancora non sono del tutto adulti, no?
    Quel tipo di sensazione è soggetta a perdita di controllo man mano che il maschio adulto va avanzando di età, quindi se è già a questo punto, pensa appena diventa un pò piu grandicello xD
     
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    io penso che siano adulti adesso, appena diventati ma adulti...
    io penso però che sia il contrario, i giovani si tratengono di meno rispetto ai vecchi XD con gli ormoni impazziti XD
     
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    Io parlo del padre di Khendo quando Ahadi era piccolo ^^
    Quindi poco più grande di Khendo ADESSO. xD

    Mi sembra anche normale che i giovani abbiano gli ormoni più impazziti rispetto ai più vecchiotti ^^
     
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  13.  
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    Capitolo 18. “ Un segreto rivelato ”

    Era trascorsa una settimana da quando Ahadi prese parte nel nuovo branco.
    Tutti erano molto gentili con lui e facevano il possibile per farlo sentire a suo agio in quel posto. I cuccioli lo stimavano e non facevano altro che chiedergli dei suoi viaggi. Eva e gli altri lo trattavano come fosse un membro della loro famiglia. Il giovane Blumar era un tipo piuttosto carismatico, anche se continuava a tormentarlo per la storia della sua verginità e lo incoraggiava a farsi avanti con le femmine del branco, le quali gli avevano già posato gli occhi addosso e non facevano altro che ronzargli intorno, sperando di intrattenere una conversazione con lui. Ma Ahadi non accettava molto la compagnia degli altri. Cercava sempre di trovare un momento per se stesso. Ormai era del tutto convinto che, se si fosse affezionato nuovamente a qualcuno, avrebbe sofferto.
    Ogni sera guardava il tramonto, sdraiato su quell'altura, lontano dagli altri.
    Era deciso a ripartire presto e a riprendere la sua vita solitaria.
    La sera, che avrebbe preceduto il giorno della sua partenza, rimase a guardare l'immenso cielo stellato, che ricopriva col manto ogni angolo della savana: “ I Re del Passato... ” pensò “ .... tutte cretinate! Se ci fossero davvero, avrebbero fatto sì che Uru si salvasse ” E si girò su un fianco, distogliendo lo sguardo dalle stelle “ Mia piccola Uru.... E' soltanto colpa mia se ora tu non sei più qui con me... ” gli occhi gli si fecero lucidi “ A volte mi chiedo perché sono ancora vivo, mentre tu e mia madre non ci siete più... Dovevo morire io al vostro posto...! ” una lacrima gli rigò una guancia.
    << Perché pensi questo? >>
    Ahadi scattò in piedi spaventato: << C-chi ha parlato....?? >> e si guardò intorno, ma non vi era nessuno;
    << Non devi tormentarti così, figlio mio... >>
    Il leone sollevò lo sguardo al cielo. Ciò che vide era qualcosa di incredibile: Un gruppo di stelle si muovevano e presero la forma del volto di una leonessa bellissima: << Madre...? >> si meravigliò lui;
    << Sì, Ahadi... >>
    << M-ma come...? >>
    << Non devi disprezzare a quel modo la tua vita! Mi rammarica vederti così >>
    << Oh... >>
    << Guardati...Sei diventato un magnifico leone... Sappi che il mio più grande conforto è vedere che vivi felicemente... Ma, se non accetti le cose che avvengono nel mondo, non troverai mai tranquillità >>
    << Per me l'unica tranquillità sarebbe morire adesso, mamma! Morire per raggiungerti! >>
    << Non devi dire così! Tu devi vivere! Non sai quanti grandi doni la vita può regalarti! Ma, se scegli la solitudine, non colmerai mai il vuoto che c'è in te >>
    << ...Ormai niente può colmare questo vuoto, madre... Non c'è più niente per cui valga la pena che io viva! >>
    << E invece ti sbagli! Presto ti accorgerai dei cuori che piangeranno, se tu non continuassi a vivere. E tra questi vi sarà il mio >>
    << Quali altri cuori?? Ti prego, mamma...! Non ci sarà nessuno a piangere la mia morte... >>
    << Ne sei davvero certo? >>
    << Cosa?! >>
    << Sei sicuro di quello che dici? >>
    << Che vuoi dire con questo?? >>
    << Cosa penserebbero i tuoi amici, se tu scegliessi di morire? >>
    << Quali amici?! >>
    << Non fare finta di non accorgerti dell'affetto che gli altri di stanno donando >>
    << .... >>
    << Sappi che il destino ha in serbo per te una grande e meravigliosa sorpresa... >>
    << Ah, davvero?! Dopo tutte le sventure che ho passato, il destino ha finalmente deciso di graziarmi?? Strano... >>
    << Diffidi delle mie parole, vero? >>
    << ..... >>
    << E va bene, Ahadi... Se non hai intenzione di ascoltarmi, vorrà dire che dovrai vedere con i tuoi occhi... >>
    << Eh? >>
    << Attendi in questo posto le prossime due settimane e vedrai... Cerca di restare sereno, tesoro mio. Fallo per me... >>
    E le stelle smisero di muoversi, tornando ai propri posti nel cielo. Nella giungla tornò il silenzio. Gli unici suoni erano lo scrosciare dell'acqua delle cascate e i versi di piccole creature notturne.
    Ahadi non riusciva ancora a credere veramente a tutto quello che aveva visto e sentito. Eppure non stava sognando. Era lì in carne ed ossa. Tutto il mondo era reale. Scese giù dall'altura e si mise a passeggiare lungo un piccolo torrente, illuminato dal primo quarto di luna, riflettendo sulle misteriose parole della madre.

    L'alba fu annunciata dal richiamo di piccoli uccelli variopinti, svolazzanti attorno alle fratte della giungla. Il branco si svegliò all'udire di forti rumori di zoccoli, che causavano varie vibrazioni al terreno. Un forte odore erba e fango si diffuse nell'aria. Kaius si alzò per primo, seguito da Revu, Blumar e Jani. Seguirono il forte odore con le narici dilatate, finché si trovarono di fronte ad un numeroso branco di giganteschi bufali neri:
    << Caspita >> disse Jani << Era tanto che non vedevo dei bufali neri da queste parti... >>
    << Già >> disse Revu << Uno o due di questi basteranno a saziarci per due interi giorni >>
    Blumar ridacchiò: << Ih, ih...E' la mia occasione per far colpo su Lena >>
    << Ma se non sai neanche catturare un piccolo impala... >> disse Revu;
    << Delicato come sempre, eh, fratellastro?? >> si imbronciò il giovane << Anche tu non eccelli di certo nella caccia! >>
    << Almeno io non finisco sempre con la testa incastrata da qualche parte >>
    Blumar gli ringhiò contro: << Zitto! Non è vero! >>
    << ORA BASTA! >> urlò Kaius << Smettetela subito! Non tollero questo vostro atteggiamento infantile! Comportatevi come si conviene a dei veri leoni o non vedrete nessuna caccia oggi! >>
    I due fratelli si scusarono e si ricomposero velocemente in silenzio.
    << Non sarà facile catturarne uno... >> disse Jani << Sono molto pericolosi. Ci vorrà tutto l'aiuto possibile >>
    << Che ne dite di far partecipare anche lo straniero? Sembra essere in gamba >> disse Revu;
    << Bé...Perché no? Spero che accetti la proposta, però... Vuole sempre cacciare da solo >>
    << Andrò a chiederglielo io. Voi, intanto, radunate le leonesse >> disse Kaius e si allontanò dagli altri.
    Cercò sull'altura in cui il giovane era solito passare la notte, ma non lo trovò. Cominciò a temere che se ne fosse andato, senza dire niente.
    Poi ad un tratto lo vide: si stava dissetando a una pozza d'acqua, nelle vicinanze e gli andò incontro: << Buon giorno, Ahadi >>
    Il leone si voltò sorpreso: << Ah... buongiorno, signore >>
    << Dormito bene stanotte? >>
    << Non proprio...Non avevo molto sonno >>
    << Capisco. Senti, che ne diresti di farci compagnia nella caccia oggi? >>
    << Grazie, ma meglio di no. Caccio da solo >>
    << Guarda che non ce la fai ad intimidirmi con il tuo scorbutico comportamento, ragazzo >> disse Kaius, con fare risoluto << E' giunto un numeroso branco di bufali neri e avremo bisogno anche del tuo aiuto per catturarne uno >>
    << Bufali neri? >>
    << Esatto. Coraggio, vieni con me >> e gli fece cenno di seguirlo. Ahadi gettò un sospiro e gli andò dietro.
    Tutto il branco si era riunito sotto le ombre degli alberi e studiavano delle tattiche di caccia. Le giovani leonesse sorrisero, non appena notarono in lontananza il capobranco assieme al forestiero: << Guardate! >> esclamò una di loro << Che bello, caccerà con noi! >> disse un'altra. Gli altri leoni si voltarono: << Finalmente hai deciso di uscire dalle tenebre, vagabondo >> disse Blumar, andandogli incontro << Ehi, senti, potresti aiutarmi durante l'azione? Così potrò far colpo su Lena! E magari anche tu potresti conquistarne una >> gli sussurrò ad un orecchio;
    << Piantala, Blumar. Lascialo in pace >> dissero Revu e Jani;
    << Che pizza che siete voi due! >> si stufò Blumar << Fate i saggi solo perché avete già affrontato il grande passo! Ma ricordo che facevate di peggio, prima di me >>
    << Silenzio! Concentriamoci sulla caccia, una volta per tutte >> disse Kaius;
    << Potremo sorprenderli da dietro >> disse una leonessa;
    << No meglio di fianco: sono molto più sensibili lì >> disse un altro leone;
    << No, meglio sparpagliarci e accerchiarli >> disse un altro;
    << Ma così finiremo male >> disse un'altra leonessa.
    Ahadi cominciava ad annoiarsi con quei discorsi e si appoggiò ad un albero, in attesa che finissero:
    << Tu che dici, Ahadi? >> chiese Kaius;
    << Cosa? >>
    << Mi piacerebbe sapere qual'è la tua tattica >>
    << Bé...Siete un bel gruppo... Perciò non vedo molte difficoltà per voi. Se le leonesse li attaccassero da dietro, comincerebbero a disperdersi, a quel punto noi leoni ne sorprenderemo uno di fianco, qualcuno mirerà alla sua giugulare e il pranzo è servito >>
    << Ottimo, Ahadi. Vedo che sei un esperto in queste cose >>
    << Fu un mio amico a insegnarmelo una volta...Ma non ho mai cacciato un bufalo >>
    << Per tutti vi è una prima volta >> poi si rivolse agli altri << Ci divideremo e seguiremo questa tattica. Le leonesse attaccheranno da dietro e noi altri li sorprenderemo ai lati. Andiamo >>

    L'azione combinata e la perseveranza del branco, garantì uno strabiliante successo. Riuscirono ad abbattere un grosso bufalo, senza riportare gravi danni, anche se le percussioni non erano mancate. Il leone che ne azzannò la gola fu Ahadi. Con questa azione riuscì a guadagnarsi involontariamente la stima e l'ammirazione degli altri.
    Cominciarono a divorare la preda e lasciarono qualche leone di guardia ai resti, affinché potessero mangiarne più tardi.
    Tutti gli altri riempirono Ahadi di complimenti, senza tregua:
    << Sei stato grande, amico! >> diceva Blumar;
    << Hai un talento naturale >> commentava Jani;
    << Gia, sai cavartela molto bene >> continuava Revu. L'unico a non parlare fu Kaius.
    Ahadi li ringraziò con fare modesto, ma cercò di congedarsi, usando la stanchezza come scusa. Si sdraiò ai piedi un albero a ripulirsi dal sangue, mentre gli altri rimasero in gruppo. Sentì una fitta sulle costole di sinistra: il bufalo lo aveva colpito violentemente, prima di essere abbattuto:
    << Fa molto male? >> chiese Kaius, avvicinandosi a lui;
    << Cosa? No, no...Tutto bene >>
    << Mh... >> gli si sedette accanto << Non c'è bisogno di mentire. Comunque lasciatelo dire: sei stato molto bravo. Per essere il tuo primo bufalo, sai andato bene >>
    << Grazie... >> era incredibile quanto Kaius assomigliasse a Mohatu, non solo in aspetto, ma anche in carattere, sotto certi aspetti. Avrebbero potuto anche essere parenti, pensò.
    Il vecchio leone sollevò il capo facendosi accarezzare dalla leggera brezza:
    << Sai, Ahadi... Tu hai gli stessi occhi di una leonessa che conobbi molto tempo fa... E, ogni volta che ti guardo, me la ricordi molto... Anche oggi, a caccia, ho visto che ne hai perfino la stessa abilità nei movimenti... >>
    << Davvero? >>
    << Sì >>
    << E cosa è successo a quella leonessa? >>
    Lo sguardo di Kaius si rabbuiò: << Lei...se ne andò. Non ho più avuto sue notizie, fino ad ora... >>
    Ahadi notò la tristezza, emanata dal suo sguardo: sembrava molto combattuto: << Voi... >>
    << Hm? >>
    << Voi ne eravate...innamorato? >> domandò Ahadi, indugiante;
    Kaius fece un lungo sospiro, seguito dal silenzio, poi cominciò a parlare:
    << ...Sì. Ne ero innamorato >>
    << Mi dispiace...Non volevo essere invadente >>
    << Oh, non preoccuparti...Vedi, Ahadi, in tutta la mia vita sono stato innamorato solo due volte: la prima leonessa che amai fu Lenora, la madre delle mie due figlie. Ma morì troppo presto: Eva e Kaya non avevano ancora due mesi... >>
    << ..... >>
    << Dopo la sua morte, pensavo che niente avrebbe mai preso il suo posto...E fu così. Il mio carattere si irrigidì e non fui capace di dare abbastanza amore alle mie figlie... Furono le altre leonesse ad occuparsene per qualche tempo. Finché un giorno non furono attaccate da un branco di iene. Io sentii le loro urla da lontano e corsi più veloce che potei, per salvarle, ma le avevano già raggiunte. Tuttavia, a compensare il mio ritardo, fu l'intervento di una leonessa sconosciuta: essa si mise fra le iene e le leoncine, difendendole, incurante per la propria vita. Mi unii anch'io alla battaglia e riuscimmo a scacciarle, ma lei aveva già riportato diverse ferite. Le prestammo soccorso e rimase con noi per un po' di tempo. Era una delle leonesse più belle che avessi mai visto... Si curò perfino di Eva e Kaya, come fossero figlie sue. Aveva un animo molto gentile e risoluto e sorrideva sempre. Rimproverò la mia freddezza verso le piccole. Fu lei ad alleviare le mie pene, accrescendo il rapporto fra me e loro. Sentivo che nel mio cuore la felicità stava tornando a farsi strada. Mai avrei pensato che sarei stato in grado di amare ancora... Una sera decisi di dichiararmi: le avrei chiesto di restare con me e con le piccole, ma, prima che le parlassi, lei mi disse che sarebbe dovuta andare via >>
    << Perché? >> si dispiacque Ahadi;
    << Disse che era alla ricerca di un altro leone, che era stato esiliato ingiustamente dal suo branco e lei era decisa a trovarlo...Così la lasciai andare, tenendo nascosta la mia passione e i miei sentimenti per lei... >>
    << Oh... >> Ahadi si rammaricò molto per Kaius, ma non trovò le parole per consolarlo. Rimasero per qualche minuto senza dire una parola. Si sentiva il mormorio del vento e il lontano chiacchierio degli altri.
    << Come si chiamava questa leonessa? >> chiese ad un tratto Ahadi, incuriosito;
    << Il suo nome era Neera >> rispose Kaius;
    << Neera?! >> si sorprese Ahadi, alla pronuncia di quel nome << Si chiamava Neera?? >>
    << Sì, perché? Cosa c'è? >> domandò il vecchio, cercando di capire;
    << E' che...Neera era mia madre... E' da lei che ho preso questi occhi >>
    << Tua...tua madre? Era tua madre? >> si sbigottì Kaius;
    << Sì... >>
    << Oh...Ecco perché le somigli tanto... >> gli occhi gli si fecero lucidi << E...come sta ora? >> chiese, anche se, in cuor suo, già sentiva quale fosse la risposta;
    << Ecco lei....Lei è... >> Ahadi chinò il capo, triste.
    Un forte dolore si impadronì del petto di Kaius: << Dunque...è morta... >> gli scese una lacrima. Ahadi se ne accorse:
    << Kaius... >>
    << Mi dispiace, Ahadi...Scusami... >> lo guardò per un momento, ma gli tornò agli occhi un'immagine della leonessa. Il dolore era troppo forte da placare: << Ho...bisogno di restare un po' da solo... perdonami >>
    << Certo... >> Ahadi fissò il terreno. Anche a lui uscì una lacrima.
    Kaius si alzò in piedi e si allontanò lentamente, finché sparì fra le fratte della giungla.
     
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  14. Simba (Cucciolo)
     
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    questo capitolo è molto bello ora chisssà cosa accadrà ora che kaius a scoperto che ahahdi è il figlio di neera, non vedo l'ora di leggere il seguito ^^ :)
     
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  15.  
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    Capitolo 19. “ Inizio del viaggio ”

    Dopo un'intera notte di pioggia e fulmini, i raggi solari tornarono a farsi strada sulla terra, trapassando le grandi nubi grige.
    La giovane Uru era scesa molto presto dalla Rupe, per andare a dissetarsi alla pozza d'acqua, mentre suo padre era rimasto su, nella grotta a riposarsi un altro po', insieme al resto del branco.
    Ma lei non poteva dormire: ormai era una giovane adulta ed il giorno dopo sarebbe partita per un lungo viaggio, che avrebbe arricchito la sua vita per sempre. Era molto eccitata di andare ad esplorare luoghi diversi ed andare a conoscere nuovi amici, ma in sé vi era anche un po' di timore: era coscienziosa del fatto che là fuori la vita, per lei, poteva essere più diversa e difficoltosa di quanto immaginasse: sarebbe stata da sola e non avrebbe avuto l'appoggio del branco; ma anche questo faceva parte della prova che doveva superare: doveva diventare più forte e determinata se in futuro avrebbe voluto portare a vanti il regno.
    Immersa nei propri pensieri, risalì i grandi massi e si andò a sedere sull'apice, ad osservare il sole che pian piano si mostrava, fra le nubi rimanenti.
    Il re si svegliò dopo un po', come era solito fare, e vide la figlia fuori, sulla Rupe:
    << Uru, noto che ti sei svegliata molto presto stamattina >> disse avvicinandosi a lei, la quale si voltò:
    << Papà?... Sì, è vero, è già da un po' che sono sveglia: non riuscivo a riprendere sonno... >>
    << C'è qualcosa che ti preoccupa? >> domandò Mohatu, sedendosi vicino a lei;
    << No, no.... Bé...Forse >>
    << Forse? Cosa c'è? >>
    << E' che...sono molto felice di partire... ma ho anche un po' di paura...Ecco, non so bene come spiegarlo... >>
    << Capisco. Non preoccuparti, è normale avere un po' di paura >>
    << Sì, ma...Se questa paura mi ostacolerà?? Se non mi permetterà di agire?? O di andare avanti...? Cosa farò?? >>
    << Calmati, Uru. Non devi assolutamente pensarla così, o peggiorerai le cose. Non lasciarti scoraggiare da ciò che non conosci, anzi devi acquisire più fiducia in te stessa, per distinguere ciò che sarà bene o non lo sarà >>
    << Hai ragione, scusa....Forse mi sono lasciata prendere troppo dall'agitazione... Ma ora va meglio, grazie >>
    << Sicura? >>
    << Sì...Ah....Non proprio >>
    << Allora? >>
    << Ehm...Per quanto riguarda la faccenda del compagno....Ma è proprio necessario?? Cioè....Penso di potermela cavare anche da sola...Io...non so se riuscirò mai a trovare quello giusto... >>
    << Uru... Ne abbiamo già parlato: non ti ho mai promessa a nessuno, poiché non volevo auspicare un matrimonio infelice per te... E voglio essere sicuro che troverai l'amore giusto: non ci sarò per sempre....e non voglio che tu rimanga sola >>
    << Oh, papà....Sì, lo so, ma... Se in questo viaggio non troverò nessuno che mi piaccia?? Che farò? >>
    << Bé, non ci sarà bisogno di allarmarsi: non ti ho detto che devi per forza trovarlo in questo viaggio...Ti ho solo detto che prima lo trovi, meglio sarà. Ma sarà il fato a decidere quando ciò avverrà. Nel frattempo dovrai solo capire come procedano le cose fuori dai confini e, se sarà necessario, offrirai il tuo aiuto a chi ne avrà bisogno >>
    << Va bene. Prometto che ce la metterò tutta per rendermi utile! Ci riuscirò, vedrai! >> esclamò felice;
    << Eh, eh... Ne sono certo, piccola mia >> le accarezzò una guancia col muso;
    << Bene, è ora che io vada a fare il solito giro di controllo... >> disse il re, rialzandosi;
    << Vengo con te! Va bene? >> si rialzò anche Uru, eccitata; Mohatu fece un'espressione titubante, ma poi accettò: << Va bene. Del resto oggi è l'ultimo giorno che potremo passare insieme, prima che tu parta >>
    << Evviva! Andiamo dai! >> e lo precedette, correndo giù.
    Si allontanarono dalla Rupe e continuarono a camminare, finché non videro Zozo, che volava sopra le loro teste: << Buongiorno, sire >>
    << Buongiorno, Zozo >>
    << Ciao, Zozo! Come stai? >> la salutò Uru;
    << Oh, salve, principessa! Ci sei anche tu oggi? >>
    << Esatto. Vengo con voi >>
    << Ne sono lieta >>
    << Ci sono novità? >> domandò Mohatu;
    << Fino ad ora sembra essere tutto tranquillo, signore. Gli altri membri delle Terre del Branco non hanno rivelato presenze di iene per questa mattina >>
    << Meglio così. Ma andremo comunque a controllare i confini. Vieni, Uru >>
    << Sì >> e lo seguì.
    Setacciarono gran parte dei confini, dalla mattina fino al pomeriggio, fortunatamente senza trovare alcuna minaccia. Sembrava prospettarsi una giornata tranquilla. Si fermavano anche per delle pause: Mohatu, col peso dell'età, mostrava una grande stanchezza, mentre Uru, che era ancora nel fiore degli anni, non sembrava affatto stanca: correva, giocava allegramente e confortava suo padre.
    Zozo la ammirava, per la sua vitalità e la sua bellezza: sarebbe diventata una grande regina senza alcun dubbio: << Come passa il tempo... eh, sire? Sembra ieri che era nata e che aveva aperto i suoi grandi occhi rossi per la prima volta... Ed oggi eccola qua: un bellissimo fiore della savana, che cresce a vista d'occhio nel suo pieno splendore... >>
    << Già... E' la cosa più cara che mi sia rimasta... E voglio un buon futuro per lei >>
    << Oh, ce l'avrà di sicuro... Lo sento, signore. Sento che troverà un bravo compagno e che con lui costruirà una grande famiglia felice... >>
    << Speriamo... E tu invece, Zozo? >>
    << Io cosa, sire? >>
    << Pensi mai di sistemarti anche tu? Di tirare su famiglia? >>
    << Oh, santo cielo... Non penso di essere pronta per questo genere di cose... Il mio lavoro con voi richiede impegno e per quel che mi riguarda sto bene così come mi trovo... Non ho tempo per pensare a certe cose >>
    << Ah, no? >> Uru le balzò vicino;
    << WAH! Principessa! Mi hai spaventato >>
    << Eh, eh... Scusa >> e si sedette accanto al padre << Suvvia, Zozo...Non penserai davvero ciò che hai detto? Sarebbe un vero peccato... >>
    << Peccato, dici? >>
    << Ma certo. Una bella bucero come te tirerà su una bella famigliola con un ottimo marito, te lo garantisco >>
    << M-ma, principessa io non... >>
    << Non dirmi che non ti sei accorta di quelli che ti vanno dietro! Pensa che spesso, mentre tu sei via, ce ne è sempre uno che viene da me a chiedere di te >>
    << C-cosa?? >> arrossì Zozo;
    << Hai capito benissimo >> sorrise Uru << La vita non è fatta solo per sacrifici o roba del genere... Bisogna divertirsi un po'... Trovare qualcuno con cui condividere la tua vita.... Sarebbe bello sai? >>
    << V-va bene. Lo terrò a mente, principessa... Ma rammenta che, prima di me, sei tu quella che deve preoccuparsi di queste cose...! >> balbettò, cercando di cambiare discorso;
    << Certo, lo so, lo so... >> sospirò la giovane.
    Poi la loro attenzione fu attirata da strani e lontani richiami: provenivano dal fiume dei coccodrilli, che si trovava a poche distanze dal loro luogo di riposo.
    Mohatu incaricò Zozo di precederli ed andare a vedere che stava succedendo. La bucero obbedì e si alzò in volo, mentre padre e figlia cominciarono a correre. Dopo un po' videro la volatile tornare indietro con aria allarmata:
    << Presto, accorrete! >> gridò << Un piccolo ghepardo è rimasto in balia della corrente del fiume e rischia di essere divorato da un coccodrillo! >>
    << Dannazione! >> esclamò Mohatu, accelerando la corsa. Uru gli andò indietro, presa da una sensazione di sgomento e preoccupazione.
    Una volta giunti al fiume, poterono vedere avvicinarsi un piccolo batuffolo marrone chiaro, che riusciva a stento a tenersi aggrappato ad un ramo, trascinato dalla corrente; e più indietro scorsero le ombre galleggianti di due coccodrilli, che puntavano al cucciolo: << Aiuto! >> gridava il piccolo << Mamma! Aiuto!! >>
    << Papà, che facciamo?? >> si allarmò Uru; Mohatu rimase a pensare per qualche secondo: << Più giù dovrebbe esserci una curva stretta... Se riusciamo a raggiungerla in tempo potremo riuscire a prenderlo e a trarlo in salvo, senza finire in acqua. Vieni! >> e si misero a correre più svelti che poterono, seguendo il corso d'acqua.
    Fortunatamente riuscirono a raggiungere la curva abbastanza in tempo: non appena arrivati, infatti, videro il ramo che trasportava il cucciolo.
    Mohatu allungò una zampa, tendendola il più possibile: << Presto! Aggrappati alla mia zampa, piccolo!! >> urlò;
    Il cicciolo obbedì e tese anche lui la zampetta al leone: tutto sembrava procedere per il meglio, ma ecco che improvvisamente, dal pelo dell'acqua, spuntò un grosso coccodrillo tra loro. Mohatu rimase ferito alla zampa e fu costretto a retrocedere, mentre il piccolo ghepardo fu nuovamente scaraventato in mezzo al fiume.
    Uru fece allontanare suo padre dalla riva del fiume e, d'impulso, si gettò fra le acque: << NO! URU!! >> gridò disperatamente Mohatu, avvicinandosi di nuovo al fiume.
    << Santo cielo! >> si allarmò Zozo, volando avanti per seguirla.
    La giovane leonessa nuotava velocemente per raggiungere, prima dei coccodrilli, il cucciolo, il quale, sfinito, mollò la presa dal ramo e finì sott'acqua. Uri si immerse e riuscì ad afferrarlo per la collottola, riportandolo in superficie; poi tentò di riavvicinarsi alla riva, ma la presenza dei coccodrilli rendeva tutto più complicato: li vide avvicinarsi e uno di essi cominciò ad attaccare, spalancando l'enorme e lunga bocca mordace. Riuscì a schivarlo per un pelo, ma subito dopo l'altro la sorprese alle spalle: << Uru, attenta!! >> gridò Mohatu, tuffandosi anche lui in acqua e, prima che il coccodrillo afferrasse la figlia, lo raggiunse e gli serrò il collo con un potente morso. In pochi secondi l'acqua si tinse del sangue del coccodrillo, il quale, sentendosi fortemente minacciato ed inerme, si diede alla fuga e nuotò lontano. Intanto Uru continuava a tentare di raggiungere la riva del fiume, per trarre in salvo il piccolo. Il coccodrillo rimasto tentò nuovamente l'attacco, ma fortunatamente Mohatu riuscì a scacciarlo dandogli un morso sul muso, vicino ad un occhio. Così riuscirono a salvarsi ed a tornare sulla terra ferma. Zozo tirò un profondo sospiro di sollievo. Uru abbracciò forte suo padre e gli leccò la ferita alla zampa, poi volsero entrambi lo sguardo sul cucciolo, che tossiva, facendo fuoriuscire l'acqua dai polmoni: << Stai bene piccolo? >> domandò Mohatu;
    << ...S-sì....Grazie... >> tremava di freddo e di paura; Uru cercò di riscaldarlo e confortarlo un po', abbracciandolo con una zampa: << Dov'è tua madre? >> gli chiese;
    << Sta verso i confini dell' Est.... Mi aveva permesso di giocare nei dintorni, ma mi sono allontanato troppo... >> gli scese una lacrima;
    << Qual'è il tuo nome? >>
    << Ranja >>
    << Bene, Ranja . Ti riaccompagneremo noi a casa.... Sicuramente tua madre ti starà cercando preoccupata >>
    << Grazie... >> singhiozzò;
    << Su va tutto bene ora... Non c'è più nulla di cui preoccuparsi... >> lo consolò Uru.
    Si scrollarono l'acqua di dosso ed andarono verso i confini dell'Est.
    Riuscirono a ritrovare la madre del piccolo ghepardo: come aveva previsto la giovane leonessa, la madre lo stava cercando disperata.
    Si riabbracciarono forte, e ringraziarono molte volte ancora Mohatu e sua figlia. I due leoni rimasero fino alla sera con i nuovi amici, dopodiché tornarono a casa, felici per il buon esito della giornata.

    Il giorno seguente la giovane Uru continuava a supplicare il padre di farla restare fino a quando lui non si sarebbe sentito meglio con la zampa, ma lui la rassicurava, dicendole che non c'era nulla di cui preoccuparsi:
    << Sul serio, papà: il viaggio posso rimandarlo senza problemi. Resterò con te, finché non ti sentirai meglio >>
    << No, Uru... Non devi stare così in pena per me: è solo un graffio >>
    << Ma... Ieri abbiamo rischiato la vita e tu oggi non fai niente per trattenermi? Strana questa cosa... >>
    << Va' pure, piccola mia... Goditi questa libertà finché ne hai la possibilità. Non devi soffocare per me il tuo desiderio di partire >>
    << Papà... >> lo abbracciò << Ma sei davvero sicuro di star bene? >>
    << Sì, sì... Come puoi vedere sono già pronto per rientrare in azione >>
    << Eh, eh... Senti... >>
    << Dimmi >>
    << Posso farti una domanda riguardo alla mamma, prima che io parta? >>
    << Certo... >>
    << Me lo sono sempre chiesto... Come mai tu e lei non andavate mai insieme a controllare il regno? >>
    << Eh... Successe tutto prima della tua nascita... >>
    << Sul serio? >>
    << Già... Andavamo sempre insieme ad aggirare le Terre del Branco, ma un giorno rimase ferita gravemente a causa di un coccodrillo, per salvare un'altra leonessa e rischiò la morte... Le rimasi sempre accanto, finché non si ristabilì e in seguito rimase incinta di te... Non volevo più rischiare di perderla, anche perché dentro di lei si stava formando il nostro più grande tesoro... Così le feci promettere di restare sempre vicino casa, a prendersi cura di te >>
    << Oh, papà... >> Uru capì quanto in realtà costasse a Mohatu lasciarla andare, sopratutto perché il giorno prima aveva rivissuto una tragica esperienza, successa anche tempo prima....
    Trascorsero insieme tutta la mattina, dopodiché arrivò per Uru l'ora di andare. Salutò Rafiki, Zozo e tutte le leonesse del branco, fra cui anche le sue migliori amiche, le quali avrebbero di certo sentito la sua mancanza, poi scese dalla Rupe a salutare il padre: una piccola e lucente lacrima le segnò il volto: << Vi sono molto grata, a te e alla mamma, per tutto ciò che avete fatto per me... Me ne ricorderò sempre ed andrò avanti senza mai smettere di pensare a voi... Prometto che ce la metterò tutta per essere d'aiuto agli altri e al regno... >>
    << Sei una figlia d'oro e sono molto orgoglioso di te >>
    Rimasero a guardarsi negli occhi per lunghi istanti, senza scambiare nessun'altra parola: i loro sguardi parlavano molto, esprimendo a pieno le varie emozioni che percuotevano i loro animi.
    Infine si scambiarono un ultimo e lungo abbraccio, dopodiché la giovane si voltò e cominciò a correre, oltre l'orizzonte, senza guardare indietro. Ora si sentiva finalmente pronta ad affrontare il mondo esterno.

    Rafiki andò vicino a Mohatu: << Ha lo stesso sorriso di sua madre... >> gli disse << Hai fatto bene a lasciarla partire >>;
    << Già... I fatti di ieri hanno dimostrato che presto non sarò più in grado di andare continuamente avanti... Perciò deve trovarsi al più presto qualcuno >>
    << Come va la zampa? >>
    << Temo che si stia infettando... >>
    << Allora è meglio che dia un'occhiata. Tu e tua figlia dovete aver più cura di voi stessi >>
    << Dimmi, Rafiki... Sei davvero sicuro che io abbia fatto bene? >>
    << Assolutamente... Ho avuto un presagio positivo riguardo al suo viaggio >>
    << Cioè? >>
    << ...Tra non molto incontrerà qualcuno, che sarà disposto a proteggerla da qualsiasi cosa, a qualunque costo >>
    << E chi? >>

    << Quando arriverà il momento, lo saprai, Mohatu. Vedrai... >>

    << .... >>
     
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