Pellicce, saldi: no sconti al dolore. Invia la tua protesta.

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  1. Simba 97 (braciolone)
     
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    Pellicce, saldi: no sconti al dolore. Invia la tua protesta.
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    Giovedì 5 gennaio, giornata dedicata allo shopping per l’avvio ufficiale dei saldi invernali, la LAV lancia un appello ai consumatori affinché orientino i propri acquisti verso prodotti in saldo che siano fur-free.
    E dal sito www.nonlosapevo.com da avvio all’azione di contestazione delle aziende che ancora si ostinano a commercializzare prodotti con pelliccia animale.

    “Da domani ed entro i prossimi 60 giorni (tutta la durata del periodo dei saldi) chiediamo la partecipazione dei consumatori per fare diventare fur-free alcune aziende individuate dalla LAV. I consumatori devono semplicemente inviare i due appelli promossi dalla LAV ed astenersi dall’acquisto di prodotti in saldo che abbiano anche solamente un piccolo inserto in pelliccia”, dichiara Simone Pavesi, responsabile LAV campagne Pellicce.

    Basta un semplice click:
    Appello 1: Basta pellicce!
    Appello 2: Senza dubbio Fur Free

    La LAV ha identificato alcune aziende verso le quali indirizzare la contestazione, rappresentative di diverse fasce del mercato dell’abbigliamento (dalla grande distribuzione alle aziende moda), per dimostrare loro che la maggior parte dei consumatori non vuole più acquistare prodotti contenenti pelliccia animale.

    I primi destinatari della protesta saranno: Fix Design, Piazza Italia, Geox, Replay e Max Mara Fashion Group (proprietaria dei marchi Max Mara, Max&Co., Maxsport, Marina Rinaldi, Marella, Pennyblack, Newpenny, Persona, Iblues).
    Mentre a marchi che già si dichiarano fur-free, come Diesel, Benetton, Fiorucci, OVS Industry, Bennet, la LAV rivolge un diverso appello: quello di ufficializzare la loro importante e responsabile scelta con la gratuita adesione allo Standard Internazionale Fur-Free, promosso in Italia dalla LAV.

    In attesa di conoscere i dati sulle vendite del 2011, accessori e capi con inserti in pelliccia hanno rappresentato nel 2010 il 19% del fatturato del consumo di pellicceria in Italia, il 25% se si aggiunge il fatturato ricavato dalla vendita anche di stole e poncho. Un quarto del fatturato dell’industria della pellicceria è quindi composto da prodotti prevalentemente a basso prezzo, il che significa che, convertiti in volumi di vendita, questi prodotti sono stati acquistati da un numero ben maggiore di consumatori rispetto a coloro che hanno acquistato le più costose pellicce corte (57% di fatturato 2010) e lunghe (18%). A parità di fatturato, infatti, il volume delle vendite di prodotti con inserti in pelliccia è nettamente superiore ai volumi d vendite di pellicce lunghe o corte.

    Tuttavia, considerando che l’83% degli italiani è dichiaratamente contrario all’uccisione degli animali per la loro pelliccia, come conferma il Rapporto Italia 2011 dell’Eurispes, è evidente che laddove i consumatori avessero una maggiore possibilità di scelta si orienterebbero verso acquisti fur-free.

    Per promuovere una moda senza pellicce, quindi, basta un click sul sito www.nonlosapevo.com, dove è anche possibile conoscere quali sono i brand disponibili in Italia e all’estero che già hanno adottato una politica fur-free.

    “Questa pacifica forma di pressione, in cui i consumatori hanno la possibilità di essere protagonisti di un mercato più responsabile e sostenibile, si aggiunge alla nostra richiesta di IVA doppia (46%) per tutti i prodotti contenenti anche una minima parte di pelliccia animale”, conclude Pavesi.

    Guarda la gallery dell'orrore: allevamenti di volpi e visoni.

    Per approfondimenti: Nuova campagna LAV www.nonlosapevo.com, Impatto delle pellicce sul benessere animale Rapporto “The welfare of animals kept for fur production” (Commissione UE, 2001), Impatto delle pellicce sull’ambiente Rapporto “The environmental impact of mink fur production” (LAV, 2011)

    Fonte: LAV
     
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9 replies since 5/1/2012, 23:41   304 views
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