Tuono Pettinato e il fumetto dissacrante su Garibaldi

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    TUONO PETTINATO
    Garibaldi secondo me: l'opera "risorgimentale" di Tuono Pettinato

    Uscirà tra ottobre e novembre di quest'anno il "Garibaldi" (Rizzoli) di Andrea Paggiaro meglio noto come Tuono Pettinato. In tempo per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia per dileggiare la retorica che pesa sul racconto della vita dell'Eroe dei Due Mondi: "Garibaldi? Un po' Don Chisciotte"



    Segno astrologico: Bilancia; settore: arti; professione: lavativo; ubicazione: Pisa - Bologna; informazioni personali: la cortesia è una raffinata forma di sadismo; personaggi recenti: i Ricattacchiotti. Sì è proprio lui, il Maestro Panda, il Robert Crumb al succo di menta e limone, l'uomo il cui ritratto con racchetta è già un classico dell'iconografia contemporanea. Lui, che ha nel nome l'essenza di uno stile: deflagrante come un tuono, pettinato come un putto. Lui, signori: Tuono Pettinato.

    I 150 anni dell'Unità d'Italia, oltre alle celebrazioni più caldamente istituzionali, vedranno l'uscita della biografia a fumetti - più o meno autorizzata - di Giuseppe Garibaldi, Garibaldi appunto, che uscirà tra ottobre e novembre per la Rizzoli, ma soprattutto per mano del nostro Tuono Patinato, pardon Pettinato. Sicuri che la Patria gliene renderà merito, Pisanotizie ha intervistato l'eroico figlio della città di Pisa.

    Un gesto che il galateo giornalistico impone come regola, ma la cui trasgressione è tanto liberatoria: non raccontare mai il finale di un libro. Il tuo ultimo lavoro a fumetti sulla vita e le gesta di Giuseppe Garibaldi (Garibaldi, Rizzoli) si chiude addirittura con una "puntata" nell'universo degli spaghetti western, dove il Nostro - novello Clint Eastwood - si misura in un duello con Cavour e Pio IX.

    Una forma postuma di rivalsa per un uomo che ha concluso la sua esistenza nel ripiegamento e nella sconfitta.

    Dall'iconografia storica che ha investito la figura di Garibaldi si evince più di un'affinità con l'universo western (quello cinematografico, letterario). E' solo una suggestione anacronistica?

    No, assolutamente. Durante il suo esilio sudamericano, Garibaldi vide nel gaucho un modello di riferimento non solo nel vestiario (come nel caso del poncho, tanto per citare un oggetto feticcio), ma anche nel temperamento. Insomma, diciamola tutta: Garibaldi era un po' cowboy.

    Lo era anche nell'ostentato rifiuto delle ricompense e dei premi, sempre alla ricerca ossessiva del gesto eroico a tutti i costi?

    Proprio in questi giorni mi sto concentrando su alcune tavole dedicate a questo suo atteggiamento. E' un modo di intendere il mondo e l'azione che, paradossalmente, si presta in maniera naturale a essere deformato in chiave demenziale, comica.

    Al di là della ricorrenza dei 150 anni dell'Unità d'Italia (che il tuo albo anticiperà uscendo in tempo per Lucca Comics, dunque tra ottobre e novembre di quest'anno), il tuo è forse il primo lavoro a fumetti - salvo le tavole dedicate al condottiero sulle pagine de "La Storia d'Italia a fumetti" di Enzo Biagi - a interessarsi della vita di Giuseppe Garibaldi. Un'opera che ricorda molto da vicino, quantomeno nell'ispirazione di fondo, il Pertini di Andrea Pazienza.
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    Non ci avevo pensato! Diciamo che il mio riferimento letterario, per così dire, è la riscrittura de Il libro Cuore operata da Federico Maria Sardelli sulle pagine de "Il Vernacoliere". Infatti, raccontare la vita di Garibaldi è stato anche l'espediente per dileggiare il modo di insegnare il Risorgimento italiano nelle scuole. Non è certo un caso che nel corso della narrazione compaiano spesso dei bambini e il loro maestro che riecheggiano in chiave dissacrante certe atmosfere retoriche all'inverosimile. Ecco, il mio Garibaldi è anche una parodia pedagogica.

    Il tuo tratto molto spesso ricorda da vicino la comicità grafica che connota proprio il Sardelli da te citato.

    Assolutamente sì. Sardelli mi ha formato moltissimo. Specialmente nelle mie prime prove. Quel linguaggio che tiene insieme registro aulico e triviale è ripreso senza ombra di dubbio dall'opera di Federico Maria Sardelli.

    Garibaldi quasi da subito è entrato nel pantheon degli intoccabili della patria. Non temi di essere additato di lesa maestà?

    Per dirla tutta, io non sono entrato nel merito delle dispute storiografiche in atto. In linea di massima ho ripreso alcune suggestioni dallo studio di Denis Mack Smith, dal quale emerge un Garibaldi sempre animato da buone intenzioni ma non molto lungimirante, un uomo che si getta a corpo morto in situazioni più grandi di lui. Un atteggiamento che io, poi, ho esasperato nel mio lavoro. Diciamo che, al di là della deformazione comica, la situazione reale era un pò meno nobile rispetto all'agiografia risorgimentale tramandata intorno alle gesta del personaggio.

    Un esempio?

    Il celeberrimo ferimento in Aspromonte, tanto per dirne uno. Nel mio albo si vede prima Garibaldi che esclama: "Non ho abbastanza gambe da donarti, Patria!", e subito dopo bestemmia mentre cercano di salvargli quella colpita. Il meccanismo che è alla base del mio albo è proprio questo: una sorta di falsa prospettiva che investe il personaggio in sé ma anche noi, i posteri che hanno "imparato" a conoscerlo.

    Forse che la figura di Garibaldi ha qualcosa di naturalmente comico? Qual è l'attributo del suo essere che meglio di altri scatena il riso?

    Più che di un singolo attributo, io parlerei proprio di sistema del personaggio. Il pretesto comico è già insito di per sé in chi si lancia a capofitto negli ideali più improbabili, salvo poi pentirsene e maledire tutti in malo modo. Dal Don Chisciotte in poi, questo è sempre stato un escamotage comico fortissimo.

    Esiste una continuità tra il lavoro dedicato a Garibaldi e il resto della tua produzione?

    C'è tutto un filone dedicato alle biografie storiche che sto portando avanti. Il primo caso è stata la storia intitolata Matisse Reloaded che ha fatto la sua comparsa su "Hobby Comics", ovvero la vita del pittore francese raccontata alla maniera di Matrix. Poi, la biografia di Marinetti, rappresentato simile a un illetterato che volendo fare a tutti i costi il poeta ricorse per questa ragione ai suoi celebri tumb e zang. Esiste anche una storia dedicata a De Coubertin. Insomma, oltre a Garibaldi c'è di più.
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0 replies since 25/10/2010, 21:56   575 views
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