Salika's Story

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  1. Saidia
     
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    Ho deciso di scrivere questa storia perchè mi sono piaciute molto le storie degli altri pg del forum, come quella di Angy, di Fleira o di Yemet.
    Criticate, commentate etc etc. ^^

    Le radici di Salika


    Una mattina di sole un leone di nome Aridian passeggiava per le sue terre, il suo dominio: le Terre del Sangue. Inspirava profondamente l’aria malsana che quel luogo propagava, e che faceva sì che lo potesse chiamare casa, si sentiva a suo agio lì.
    Ad un tratto sentì un miagolio sommesso, che veniva da dietro delle rocce. Si avvicinò lentamente e scoprì un cucciolo abbandonato al suo destino.
    Si guardò intorno: non c’era traccia dei suoi genitori, che perciò dovevano averla abbandonata lì di proposito.
    Normalmente l’avrebbe ucciso, o meglio, uccisa, dato che era una femmina, ma in quel momento la cucciola spalancò gli occhi, dei quali Aridian ebbe paura.
    Erano occhi bianchi, spettrali, che viravano leggermente al celeste, e le cui iridi si confondevano con il resto dell’occhio. Lo guardava con sguardo gelido, come se odiasse lui e tutto il mondo circostante, come se capisse si essere stata abbandonata.
    Aridian sostenne il suo sguardo. Poi la prese tra le sue fauci e la portò nel suo branco, dove le leonesse avrebbero dovuto occuparsi di lei e farla diventare un’assassina.
    Appena arrivato sentì gli sguardi di tutti addosso, perché aveva portato una straniera nel branco, perché non l’aveva uccisa subito: perché era stato compassionevole, e non era da lui. La pose al centro di uno spiazzo di terra e con un ruggito chiamò a raccolta il branco.
    «Ascoltate! Questa cucciola entra a far parte del branco, e voi» disse rivolto alle leonesse. «le insegnerete l’arte dell’assassinio. Sia chiaro: questa leoncina non è speciale, e di conseguenza non deve essere trattata diversamente dagli altri.» e detto questo la lasciò sotto la responsabilità delle leonesse e se ne andò.
    La cucciola venne chiamata Salika, che significava “assassina”. Crebbe forte e agile, sempre pronta alla lotta e tutti gli altri cuccioli la rispettavano e la ammiravano.
    Quella mattina sembrava una come le altre. Il sole brillava alto sulle Terre del Sangue, dove alcuni leoni riposavano attendendo il nuovo giorno.
    Le Terre del Sangue erano zone aride e brulle, in cui la terra era rossa e sulla quale non cresceva qualsiasi tipo di pianta. Acqua non ce n’era, perciò i leoni di quella zona erano particolarmente resistenti all’arsura della gola. Il cibo era scarso, ma periodicamente il gruppo di leoni più forti sconfinava nelle Terre di Orgoglio per procurarsene.
    Lo sbaglio in tutto questo era però lasciare i cuccioli e i giovani leoni non ancora addestrati sguarniti di una protezione valida in caso ci fosse stato bisogno di difendersi da attacchi nemici.
    Salika dormiva. Il suo sonno era molto leggero, essendo addestrata a svegliarsi al minimo sentore di pericolo. Il suo respiro era calmo e regolare.
    Stava sognando sempre lei, quella leonessa. La guardava con aria sognante e il suo sguardo sembrava penetrare il suo corpo.
    Aveva il pelo color cioccolato, come il suo, e gli occhi viola e penetranti. All’improvviso si avvicinò un leone. Aveva il pelo color crema e occhi che sembravano due pezzetti di ghiaccio turchese. Erano i suoi occhi, e Salika lo sapeva.
    Non sorridevano né davano segno di riconoscerla. Salika stava per dire qualcosa quando il sogno venne interrotto da urla e dall’inconfondibile odore di sangue che solo una lotta porta con sé. Si svegliò, ma tenne gli occhi ben chiusi cercando di capire se si trattasse di qualche intruso o di qualcuno che si addestrava.
    All’esterno c’erano però strane grida e un odore soffocante avvolgeva la grotta. Salika si rese conto che si trattava di un agguato e si alzò in fretta. Corse verso l’apertura di roccia che fungeva da uscita di quella caverna angusta e malsana che Salika amava chiamare casa. Guardò fuori: molte delle grotte di pietra vulcanica erano in fiamme, appiccate probabilmente da uno dei fulmini prodotti dalla pioggia tempestosa che incombeva sulle Terre del Sangue. C’erano molte iene, che attaccavano chiunque trovassero sul loro cammino.
    Dannazione! pensò Salika digrignando i denti. I guerrieri erano andati a caccia, e non potevano difenderli ora. Allora ci difenderemo noi, dopotutto siamo addestrati per questo.
    Ma Salika non aveva pensato al fatto che a lottare c’erano solo cuccioli come lei e giovani leoni ancora inesperti per combattimenti del genere.
    Si ritrasse dall’uscita tossendo per il fumo e corse verso Krava. Lo svegliò bruscamente e gli intimò di muoversi, perché le iene sarebbero entrate nella grotta a breve, e insieme si precipitarono fuori.
    Non era spaventata, sapeva controllare la paura. Si guardò intorno: doveva trovare Hasira e Silaha, e insieme a loro avrebbe lottato come non aveva mai fatto prima. Iniziò a correre tra le grotte che in quel luogo fungevano da abitazioni e, raggiunta quella di Hasira la vide: Hasira era morta, un rivolo di sangue le colava dal fianco e i suoi occhi verdi riflettevano le fiamme della battaglia.
    Salika e Krava rimasero immobili a guardarla per qualche secondo. All’improvviso Salika lanciò un grido di rabbia verso il cielo che attirò l’attenzione delle iene.
    Si dimenticò di essere una cucciola, e di essere molto piccola, mentre le iene erano molte e l’avrebbero sbranata in un batter d’occhio. Si avventò con furia sulla prima, mordendole il collo. Sentì il sangue scorrerle tra i denti, e ciò la fece sentire bene: era nata per uccidere.
    All’improvviso qualcuno la prese per la collottola e la lanciò a terra. Salika alzò la testa in fretta. Era stata una iena, ma guardò compiaciuta la sua opera, dato che ora l’altra sanguinava copiosamente.
    Le iene stavano per attaccarla in gruppo, e seppe di essere morta, quando un ruggito vicino le fece trasalire, e Salika vide il corpo di Ehbut passarle sopra e attaccare le iene.
    Ehbut era un giovane leone dal pelo nero come il carbone, che combatteva agguerrito e senza scrupoli, ma sempre pronto a proteggere il suo branco e i suoi componenti.
    «Scappa!» urlò Ehbut rivolto a Salika, che però rimase immobile dove si trovava, col respiro affannoso. Fu Krava a riportarla alla realtà e trascinandola verso una iena solitaria, che stava infilando il muso in una delle grotte, forse in cerca di qualche cucciolo indifeso. Le si avventarono contro entrambi, ma Salika venne nuovamente colpita da qualcuno. Si alzò in fretta, ma sentì le ferite bruciare. Una iena con gli occhi iniettati di sangue la guardava feroce, non facendo caso a Krava, che continuava strenuamente a rimanere attaccato al collo della iena, che sgroppava per farlo cadere.
    Salika sta olta capì di non potercela fare e che sarebbe perita nello scontro, ma non le importava.
    Ad un tratto però la iena divenne meno nitida ai suoi occhi, e svenne senza neanche rendersene conto.
    Quando si svegliò non c’era più nessuno nelle Terre del Sangue e l’aria sapeva di sangue e fumo. Salika valutò le ferite, che non erano poi tanto gravi, ma ciò che era davvero ferito era il suo orgoglio.
    Si guardò intorno: c’erano morti dappertutto, e del branco non rimaneva più traccia. Urlò nuovamente, mentre una lacrima bollente le solcava la guancia.
    Corse via, lontano da quello spettacolo che l’avrebbe perseguitata per il resto della sua vita.
    E’ colpa mia… Io non sarei dovuta sopravvivere. Sarei dovuta morire come gli altri! si ripeteva mentre correva nel deserto, che l’avrebbe portata nel luogo di cui aveva tanto sentito parlare: le Terre di Orgoglio.
     
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    Re Leone

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    *ç* wow è bellissimo, come hai descritto le scene e le emozioni di Salika...bravissima
     
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  3. ~ Angy ~
     
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    E brava la mia moruzzola *o*
    ^^ Hai preso dalla migliore U.U
     
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  4. Saidia
     
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    Grazie Kopandri! Non pensavo che piacesse così tanto... Pensavo facesse penaa! xD
    Sempre modesta la mia moruzzola! ^^
    Lo sai che siamo uguali no? Dal primo momento l'abbiamo capito!! (kiss)
     
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  5. Saidia
     
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    Nuovo capitolo!!! ^^

    II – La leonessa del sogno


    Salika continuava a correre. Non si fermava da quelle che le parevano ore, e le sue zampe avanzavano per inerzia ormai.
    I suoi urli di rabbia si perdevano nel deserto e le lacrime venivano trascinate via dal vento caldo e incessante di quella notte.
    Quando si fermò le stelle brillavano già alte nel cielo. Tremò sulle zampe per un attimo, e poi cadde a terra, esausta. Guardava la sabbia bollente bagnarsi delle sue lacrime con il respiro affannato e dalla sua gola usciva un ringhio cupo e sommesso.
    Dopo pochi minuti alzò lo sguardo e osservò l’orizzonte; c’era solo sabbia e nient’altro per chilometri e chilometri. Si bloccò però alla vista di qualcosa di diverso, qualcosa di più scuro della sabbia, appena distinguibile da una simile distanza.
    Si alzò speranzosa senza spostare lo sguardo, cercando di capire di cosa si trattasse. Il buio della notte però rendeva tutto più difficile e anche aguzzando la vista non riusciva a scorgere niente più che una macchia scura e indistinta.
    Iniziò a correre verso di essa senza un perché, per sapere di cosa si trattasse.
    Quando la distanza tra lei e quella macchia scura diminuì capì che forse era salva. Quella davanti a lei era un’oasi, e se c’erano alberi c’era anche dell’acqua.
    Accelerò l’andatura fino a portare i suoi muscoli allo spasmo. Quando arrivò si fermò per un attimo ad ammirare ciò che aveva intorno. In tutta la sua vita non aveva mai visto un luogo tanto verdeggiante e pieno d’acqua.
    Ben presto lo stupore lasciò spazio alla sete e Salika si precipitò nei pressi della pozza d’acqua che si trovava poco distante da lei. Quando ebbe bevuto a sufficienza guardò l’acqua, e vide una cucciola dal pelo bruno che la fissava freddamente. Ghignò maligna alla vista del suo stesso riflesso, compiaciuta di com’era.
    Decise che un bagno non sarebbe stato male dopo una corsa estenuante nel deserto, così si gettò in acqua e iniziò a nuotare pigramente, lasciando che il freddo pungente dell’acqua le accarezzasse il corpo.
    Dopo qualche minuto sentì delle voci e delle risate poco distanti. Voltò il muso in direzione del suono e vide due giovani leoni venire di corsa verso l’oasi. Rimase in acqua ancora per qualche secondo, agitando le zampe per rimanere a galla, e decidendo sul da farsi.
    La decisione fu improvvisa. Balzò fuori dalla pozza in fretta e furia e si scrollò l’acqua di dosso con un rapido movimento. La stanchezza era tanta, e Salika avrebbe tanto voluto rimanere a riposare lì in quell’oasi per molto tempo, ma sapeva di non poterlo fare.
    Iniziò a correre di nuovo, cercando di non prestare attenzione ai muscoli delle sue zampe che sembravano voler cedere da un momento all’altro. Passò per il fitto degli alberi, per non essere vista né seguita da quei leoni sconosciuti.
    Quando fu fuori dalla boscaglia iniziò a correre nel deserto, senza sapere dove stava andando e senza voltarsi indietro. L’unica cosa che sapeva era che voleva mettere più distanza possibile tra lei e chiunque altro.
    Ormai era l’alba e il sole sorgeva pigro all’orizzonte. Le palpebre di Salika si facevano pesanti e la sua andatura era rallentata vistosamente. Guardava terra con la lingua penzoloni e di tanto in tanto alzava lo sguardo, con la speranza di vedere un qualcosa all’orizzonte, ma neanche lei sapeva precisamente cosa.
    Stava per perdere ogni speranza, quando alzò lo sguardo e vide di nuovo qualcosa di scuro, che si estendeva per tutto l’orizzonte e si perdeva in lontananza.
    In lei si riaccese la speranza e cominciò di nuovo a correre, senza spostare lo sguardo da quella distesa apparentemente infinita, come se avesse paura di stare sognando.
    Mano a mano che si avvicinava riuscì a distinguere i contorni degli alberi e i profili delle montagne più alte, tra le quali una completamente innevata. Ormai le era chiaro che si trattava di nuove terre, dove probabilmente abitavano altri leoni e dove forse c’era anche sua madre… Ma non voleva pensarci, il pensiero di lei le faceva male e la portava ad odiare sempre più.
    Il suolo sabbioso lasciò ben presto il posto a quello soffice e umido dell’erba di quelle terre, che pullulavano di vita. Salika rallentò il passo, e iniziò a camminare lentamente, con il cuore che batteva all’impazzata ogni secondo di più.
    Ad un tratto si trovò la strada sbarrata da un grande albero, che con le sue fronde faceva ombra a chiunque avesse voluto riposarsi. Non ci pensò due volte e con qualche balzo fu in cima ai rami più alti, a godersi quel panorama così suggestivo.
    Mentre il suo sguardo spaziava oltre l’orizzonte le sue orecchie erano vigili e attente, e ben presto si rese conto di non essere sola. Abbassò lo sguardo e si sporse in avanti, restando ben ferma e cercando di non fare rumore.
    Sotto di lei vari leoni erano intenti in una conversazione, ma l’argomento era sconosciuto alle orecchie di Salika. Con un ghigno decise che era l’ora di farsi conoscere anche lì, così balzò sul dorso della leonessa più vicina al tronco nodoso dell’albero.
    Si aspettava una reazione irritata da parte di quest’ultima, che invece sobbalzò, facendola cadere a terra. Salika sbuffò scocciata, mentre la leonessa se la caricava nuovamente in groppa.
    «Ehi piccola! Come ti chiami?» le domandò quella, fissandola a lungo con i suoi occhi così particolari.
    «Salika, e tu?» rispose semplicemente Salika, osservando quegli occhi che la mettevano in soggezione e che le ricordavano qualcosa…
    «Io sono Amethy. Questa è tua sorella per caso? Vi conoscete?» chiese ancora Amethy, indicando un’altra cucciola dagli occhi viola.
    «No, mai vista prima. E ora voglio andare via.» rispose Salika sgarbatamente scendendo dal dorso di Amethy e iniziando a correre per la prateria. Qualcuno però la afferrò per la collottola mentre era in corsa, costringendola a tornare nei pressi dell’albero.
    Era sempre Amethy, che sembrava intenzionata a non lasciarla andare via. Ma perché?! Io neanche la conosco! pensò Salika sempre più irritata dal comportamento materno di quella leonessa.
    Amethy poi disse che andava verso la Rupe dei Re, qualunque cosa fosse, per domandare se poteva far parte delle cacciatrici del branco. Salika si strinse nelle spalle, con noncuranza, e continuò imperterrita a non mostrare attenzione verso la leonessa, anche se nella sua indifferenza c’era un macelato interesse. Voltò il muso dall’altra parte e tornò ad osservare l’orizzonte, scrutando con la coda dell’occhio Amethy.
    Quest’ultima si incamminò verso un enorme sperone di roccia, lontano dalla prateria. Quel ricordo la investì con forza: una roccia, e lei che se ne andava. Sgranò gli occhi. Gli occhi… Quegli occhi; ecco dove li avevo visti! Pensò alzando il muso, che era rivolto verso terra.
    Scattò in piedi e cercò di raggiungere Amethy. «Non lasciarmi ancora, mamma!»
    Si bloccò dov’era, paralizzata. Ma cosa aveva detto? Cosa le era saltato in mente? Si sentì avvampare dalla vergogna, mentre la leonessa si fermava e si voltava lentamente, guardandola stupita. Salika rimase immobile, abbassando le orecchie, mentre Amethy si avvicinava. Inaspettatamente le sorrise, e non la rimproverò per averla chiamata “mamma” ma, anzi, la invitò a salire sul suo dorso, e ad andare con lei verso la Rupe.
    Salika balzò sulla soffice schiena di Amethy, in silenzio, e si acciambello in prossimità del collo. Dopo pochi minuti, si addormentò profondamente.
     
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  6. 00Nuka00
     
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    Bellissimo *w* Oltre che disegnatrice anche scrittrice UwU
     
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    Re Leone

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    Molto bello! riesci sempre a dare la giusta idea dei pensieri e delle azioni dei personaggi. continua così! e vogliamo il seguito XD
     
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  8. Hoon
     
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    Davvero molto brava complimenti.... comunque poi .... se vuoi..... ti mando a fare i miei compiti di italiano sui temi =P
     
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  9. Saidia
     
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    Grazie a tutti ^^
    Temi di italiano *.*
     
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  10. Hoon
     
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    sisi ^^ sai prendo solo 8 ed è poco..... e la mia migliore amica che prende 10 mi fa sentire inferiore XD
     
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  11. ~Tantala;
     
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    U__U
    La mia cucciolona é__è
    Barva Saidiaa
     
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10 replies since 19/1/2010, 19:48   187 views
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