La vita di Meshua

Taka's Story

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  1. SugarBits
     
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    Premetto che ho sempre avuto una predilezione per il personaggio di Scar, sin dalla prima volta che ho visto il film mi sono chiesta "E se Scar non fosse stato cattivo?" E immaginavo l'universo parallelo in cui lui era solo lo strano zio di Simba, leone felice nella sue felice famigliola.

    Poi quasi per caso ho scoperto la storia di taka, le versioni dei fan e quelle ufficiali, e... bhè, nella mia testa si è materializzata una nuova storia. Il punto di arrivo è sempre e comunque lo Scar del re leone, ma quello che mi interessava analizzare era il punto di partenza.

    Ovviamente è del tutto amatoriale, ed introduce nuovi personaggi, ma spero possa piacervi comunque, ditemi che ne pensate^^







    Fu al sorgere della nuova primavera che i nuovi leoni giunsero nelle terre del branco. L'aria ancora non aveva abbandonato il gelo dell'inverno ma già si stava riempiendo delle delizie primaverili, gli uccelli si

    affannavano a costruire i nidi che presto avrebbero riempito e intanto si sentiva soffiare un vento nuovo. Fu proprio quel vento a portare qui Uruk e le sue tre figlie: Selim e Sura, due gemelle abbastanza

    grandi da poter dire di aver appena superato lo stadio di cucciole, e Meshua, ancora troppo piccola per fare tutta la strada a piedi.

    Uruk era un leone dall'aspetto fiero e possente, il manto di uno scuro castano e la criniera tanto scuro da raggiungere tonalità quasi nere. Selim e Sura avevano entrambe un'omogeneo colore ambratoe i fieri

    occhi rossi del padre, mentre la piccola Meshua era il caso più singolare, con una pelliccia talmente chiara da raggiungere quasi il bianco: era un pallido color miele, mentre gli occhi erano di un'intenso

    colore azzurro cielo.

    Le spalle di Uruk erano piegate dalla stanchezza, e i suoi occhi erano segnati dalla tristezza. Nessun animale osò fermare il leone che con passo incerto eppure ancora regale osò attraversare ed invadere le

    terre del branco fino a giungere ai piedi della rupe dei re.

    Giunto alla sua meta non ebbe bisogno di chiamare, ne di far nulla: il re Ahadi e sua moglie Uru lo stavano già aspettando, alle loro spalle tutto il branco che li guardava con malcelato disprezzo. Ma Uruk

    pareva non farvi caso.

    <<ahadi.>> salutò con un lieve inchino del capo il re.
    <<uruk...>> ricambiò il saluto l'altro leone.

    I due stettero a studiarsi per un pò, infine fu il sovrano a parlare

    <<cosa ci fai tu qui, Uruk? Lo sai che ti è proibito, a te e alla tua prole, mettere piede in queste terre.>>
    <<vengo a chiedere asilo>>

    un mormorio concitato si sollevò tra la folla di leonesse, ma uno sguardo di Ahadi le zittì, poi il re con sguardo furente si volse verso l'altro leone.

    <<se è così allora puoi pure tornare sui tuoi passi. Quelli come te non possono vivere nelle terre del branco, è la legge. Ora vattene, non ti farò uccidere. Non abbiamo più nulla da dirci.>> E il sovrano si volse

    muovendosi verso la rupe, come per andarsene via.

    <<io e te eravamo fratelli di sangue!>>

    Ahadi si fermò, sul suo volto aleggiava un'espressione triste che però non annullava la determinazione nei suoi occhi.

    <<e' stato molto tempo fa... prima che tu... che scegliessi... lei.>>

    Uruk represse un ringhio, quindi chinando il capo in una smorfia di dolore.

    <<maya è morta.>>

    Ahadi tacque, quindi dopo poco ribattè con voce neutra

    <<...mi dispiace.>>
    <<non è vero. Ma non importa.>>
    <<questo non cambia la legge.>>
    <<le nostre terre sono state invase dai cacciatori! Se ci cacci via moriremo!>>
    <<non è un prob...>>
    <<eravamo FRATELLI!>>
    <<hai SCELTO TU QUESTA VITA!>> Ahadi si volse nuovamente verso Uruk mentre nei suoi occhi si potevano vedere fiamme ardenti bruciare
    <<io HO SCELTO MAYA!>> Uruk deglutì, chinò il capo, quindi con tono più calmo continuò <<e voi ci avete cacciato.>>

    Ahadi ancora osservando il fratello aspettò alcuni istanti, quindi ripetè

    <<...non posso aiutarti>>
    <<non possiamo viaggiare ancora...>>
    <<...la cosa non mi riguarda...>>
    <<...se ci mandi via non resisteremo un solo giorno, gli altri branchi distano chilometri...>>
    <<...è la legge, non potete restare...>>
    <<lo SAI ANCHE TU CHE NON E' VERO!>>

    Ahadi rimase sorpreso per la determinazione di Uruk. Lo conosceva, non era da lui abbassarsi a tanto, sfidare il branco si, sfidare la legge anche, ma non abbassarsi a...

    <<io...>>
    <<ti chiedo... in ginocchio... di aiutarci... di salvarci la vita...>>

    Ahadi sospirò, quindi chinò il capo

    <<potete restare... per questa notte... domani vedrò...>>

    Nessuno parlò, ma era ovvio che nel branco nessuno condivideva la scelta del re. Lentamente le leonesse iniziarono a risalire la rupe dirette alla grotta, si stava facendo buio. Ahadi si incamminò con loro ma

    Uru lo trattenne e con un cenno gli indicò i "nuovi ospiti" prima di defilarsi. Uruk aveva appena fermato una delle figlie: loro non potevano stare alla rupe. Ahadi sospirò, quindi fece qualche passo in loro

    direzione.

    <<c'è una grotta a est, vicino alla pozza dell'acqua... andate là...>>

    Uruk parve sorpreso, ma si riebbe presto: inchinò il capo come di dovere.

    <<...grazie... maestà....>>

    e si dileguò

    <<...prego... fratello...>>

    Edited by SugarBits - 30/1/2009, 15:18
     
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  2. SugarBits
     
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    mmm nessun commento neanche qui... bhè, io intanto scrivo il secondo capitolo ma se a qualcuno capita di leggerla mi farebbe davvero molto piacere sapere cosa ne pensa^^



    Uruk raggiunse la pozza dell'acqua con le tre figlie, era frustrato e arrabbiato ma seppe tenere per se i suoi malumari. Giunti nei pressi della grotta fecero prima una breve sosta alla pozza dell'acqua per potere almeno bere, quindi si avviarono nuovamente verso la grotta. La stanchezza era tanta che le leonesse si addormentarono subito. Uruk però, nonostante non fosse meno stanco delle figlie, impiegò più tempo ad addormentarsi.

    Era di nuovo nelle terre del branco. Di nuovo in quel posto che aveva chiamato casa, dove era nato, cresciuto, dove aveva giocato e scherzato. Doveva aveva imparato a cacciare. Dove aveva visto Maya. Dove aveva tradito la legge e la sua famiglia, aveva voltato le spalle e alla legge, al fratello e al padre per seguire l'amore e i sogni. Ora era un estraneo in patria.

    Era poco più grande di Sura e Selim quando aveva lasciato il branco. A quell'età il suo sguardo era sempre alto, credeva che il mondo fosse lì per lui, che la vita fosse eterna, credeva nella giustizia, che tutto fosse perfetto, che suo padre fosse perfetto e che dove vi fossero state impefezioni avrebbe ben saputo rimediarvi. L'ingenuità dell'adolescenza. Non era come le sue figlie, loro, seppur giovani, erano già piegate dal peso della conoscenza, di una troppo crudele verità.

    Ricordava bene l'esatto momento in cui quella sua vita spensierata aveva preso una piega diversa: il momento in cui la leonessa bianca era apparsa nelle terre del branco. Fino ad allora era stato un figlio ubbidiente, sempre in compagnia del fratello, il diletto compagnio di giochi e d'avventure, ma lei... aveva cambiato tutto. Ricordava bene il consiglio che si era tenuto: la leonessa era scappata agli umani. E cioè che viene dagli umani appartiene agli umani, e presto o tardi gli umani verranno a riprenderselo. Era una schiava dell'uomo, un pericolo per il branco. E non poteva restare.

    Ma Uruk l'aveva vista, era stanca, spaurita, magra e probabilmente affamata. Non aveva una grotta, non sapeva cosa fare. Non aveva avuto il coraggio di entrare nelle terre del branco, e non aveva mangiato nulla. Il branco l'avrebbe lasciata morire. Era quello il momento in cui tutto era cambiato, il momento in cui Uruk aveva pensato "Che legge stupida" e aveva cacciato per la leonessa bianca.

    Da vicino era davvero bellissima, il suo manto risplendeva alla luce della luna. Maya, aveva detto di chiamarsi Maya. Era talmente affascinante, era sempre vissuta in gabbia, non aveva mai vissuto da sola, non aveva mai dovuto badare a se stessa. Talmente indifesa, Maya, talmente sola, sembrava così piccola di fianco a lui che già poteva vantare la criniera anche se non foltissima. Talmente bella, Maya, e solare. Uruk cominciò a passare con lei ogni istante libero. Ogni suo pensiero, ogni suo respiro era per Maya.

    Ma chi poteva vedere di buon occhio una simile relazione? Gli amici, il fratello, e perfino i genitori cercarono con ogni mezzo di ostacolarlo, di riportarlo sulla "retta via". Ma più passava il tempo più Uruk si sentiva cambiare, vedeva il mondo più per quel che era e meno per quel che avrebbe voluto che fosse: di perfetto non c'era gran che. C'era molta ingiustizia. C'era rivalsa sui più deboli. C'era disparità. C'erà cattiveria. Uruk iniziò ad accalorarsi sempre più verso questi torti.

    Fu su questa strada, facendo l'avvocato del diavolo per la leonessa bianca, che se ne innamorò perdutamente. E quando gli altri seppero, quando Uruk sposò Maya, troncando definitivamente il troppo a lungo e inutilmente trascinato fidanzamento con Mebel, fu suo padre a bandirlo per sempre dalle terre del branco. I due leoni si allontanarono. Uruk era convinto che non vi avrebbe mai più fatto ritorno. E invece, ora, eccolo qui.

    Tornando indietro non si sarebbe comportato diversamente, gli anni passati con Maya erano stati meravigliosi, e le tre figlie che lei gli aveva lasciato erano ancora una ragione di vita per lui. Ma la sua amata Maya non c'era più, e le verdi terre dove avevano vissuto erano divenute troppo pericolose. Che futuro potevano avere le sue bambine? Uruk sospirò, quindi stanco e spossato andò a coricarsi.
     
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  3. SugarBits
     
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    Il giorno dopo Uruk e le sue figlie rimasero tutto il giorno nei pressi della grotta, avrebbero aspettato il tramonto per tornare da Ahadi e conoscere la sua sentenza definitiva e intanto era saggio non muoversi da dove si trovavano: qualunque ulteriore intrusione nelle terre del branco avrebbe gettato cattiva luce sulla loro famiglia e diminuito le probabilità di restare. Fortunatamente Meshua dormì la maggior parte del tempo, era davvero stanca, e la situazione fu quindi maggiormente gestibile.

    Verso mezzodì una leonessa portò loro la carcassa di una gazzella e si allontanò senza parlare. Uruk fu piuttosto sorpreso: sapeva bene che il gesto doveva venire da Ahadi, ma stentava a crederlo. La fame però era troppa per porsi tanti interrogativi, svegliata Meshua i quattro leoni divorarono la carcassa, quindi tornarono quietamente ad aspettare.

    Giunto il tramonto Selim svegliò nuovamente Meshua che a quel punto aveva dormito abbastanza e poteva tranquillamente camminare e il gruppo si avviò verso la rupe dei re, Uruk in testa. Arrivati alla rupe trovarono tutte le leonesse ad aspettarli, e davanti a tutti Uru e Ahadi. Uruk si sedette innanzi al sovrano, a breve distanza dietro di lui le sue figlie, Meshua al centro controllata a vista da entrambe le giovani leonesse.

    <<prima che io prenda la mia decisione definitiva, tu, Uruk, vuoi aggiungere qualcosa?>> loquì Ahadi per primo

    <<ahadi, quando sono partito ho giurato che non sarei tornato mai più. Ero stato bandito da queste terre. Voglio che tu sappia che tornando indietro non farei nulla di diverso. Ma oggi sono costretto a chiederti di darci asilo. Nella vita molte cose cambiano, anche ciò che non vorremmo cambiasse mai. E oggi sono qui a chiedere in ginocchio un posto dove poter vivere, e dove poter far vivere le mie figlie. Ti prego quindi, in nome di quell'amicizia che un tempo ci ha legato, in nome del tuo regno giusto, concedi alle mie figlie e a me di vivere.>>

    Uruk pronunciò tutto quanto con tono piatto, eppure i suoi occhi brillavano. Ahadi annuì, quindi riprese a parlare lui

    <<io , Ahadi, re di queste terre, ho preso la mia decisione. Tu, Uruk, e la tua famiglia, potrete restare. Ma avrete delle condizioni. Dato che la vostra famiglia era schiava dell'uomo voi non potete considerarvi alla stregua dei leoni normali, questa è la legge. La legge dice anche che i leoni schiavi dell'uomo devono essere isolati, lasciati a morire al di fuori delle terre del branco. A voi sarà concesso di vivere e cacciare nelle terre del branco, ma ugualmente non sarete alla stregua dei leoni normali. Porterete rispetto a me e al mio branco. I contatti tra di noi avranno luogo solo se davvero indispensabili.>>

    Uruk rimase fermo ad ascoltare. La testa alta e il volto fiero, e come lui le figlie maggiori, come a voler incosciamente contrastare quelle parole. Alla fine Uruk annuì, quindi rispose.

    <<ti ringrazio Ahadi, sei stato... molto generoso.>>

    quindi chinato il capo il gruppo si allontanò, solo Meshua rimase un pò indietro, sembrava intenzionata ad esplorare, ma con pazienza Sura tornò indietro a recuperarla e la portò via con sè.
     
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  4. SugarBits
     
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    Il giorno dopo il piccolo branco si svegliò all'alba: Uruk e le tre leonesse sarebbero andati a cacciare, Meshua però era ancora troppo piccola per poterli seguire, sarebbe dovuta rimanere nella grotta da sola. Uruk non era tranquillo a lasciarla sola, d'altro canto dovevo proprio andare, e Sura e Selim non potevano restare.

    <<mi raccomando, Meshua: non allontanarti, noi torneremo appena potremo... non farmi stare in ansia>>
    <<non preoccuparti papà, giocherò accanto alla pozza dell'acqua>>
    <<...va bene, ma se vedi qualcuno... torna indietro.>>
    <<si, lo so, non devo parlare con nessuno, non devo farmi vedere, perchè poi non sarei in grado di diferndermi, lo so!>>

    Uruk sorrise alle parole recitate come una filastrocca dalla figlioletta, in effetti la piccola lo preoccupava: era debole, troppo debole. "Come sua madre..." Uruk sospirò scacciando i cattivi pensieri, quindi rimangiandosi un'altro milione di raccomandazioni sfregò il suo muso su quello della bambina e raggiunse le due maggiori fuori dalla grotta, e insieme si allontanarono.

    Meshua li seguì per un pò con lo sguardo, quindi si diresse trotterellando verso la pozza dell'acqua, giocando divertita ad inseguire le farfalle, o rotolandosi sull'erba. D'un tratto però alla cucciola parve di sentire un rumore: subito drizzò le orecchie per ascoltare meglio

    <<ahah! Sei troppo lento!>>
    <<dici? Allora ti sfido! L'ultimo che arriva alla pozza è una lumaca!>>

    Sbarrando gli occhi per la paura di essere scoperta da qualcuno Meshua si acquattò come meglio le riuscì nell'erba alta. Di lì a poco comparve a poca distanza da lei un trafelato leoncino dal pelo scuro

    <<ahah! Hai visto? Ti ho battuto Mufasa! Adesso chi è la lumaca?>>

    Il cucciolo si guardò alle spalle per vedere se il compagno lo raggiungeva, ma dell'altro leone non c'era traccia e così il leoncino fece spallucce

    <<cavolo Mufasa, devi essere diventato proprio lento se riesco a seminarti in questo modo!>>

    Meshua non riuscì a trattenere una risatina, ma era troppo flebile perchè il leoncino la sentisse. Incuriosita, muovendosi con agilità e silenziosamente, la piccola si avvicinò un pò al cucciolo per osservarlo meglio, solo che il leoncino era voltato e non riusciva a vedergli il volto. Desiderosa di saperne di più Meshua si avvicinò ancora, ma fu meno attenta e fece frusciare l'erba richiamando l'attenzione del cucciolo che con aria sorpresa, colto alla sprovvista, si volse verso di lei.

    I due cuccioli rimasero fermi per qualche istante, solo ad osservarsi, entrambi sorpresi ed incuriositi. Quindi fu per primo il leoncino a parlare

    <<tu chi sei?>>
    <<io sono Meshua, e tu?>>
    <<io sono Taka>>
    <<taka, che nome buffo!>>
    <<sarà bello il tuo! Non ho mai sentito nessuno che si chiami "Meshua">>
    <<però è il mio nome, ed è molto bello>>
    <<... Lo sai che sei strana?>>
    <<strana io? E perchè?>>
    <<bhè, ti chiami Meshua, e poi sei talmente chiara, sembri bianca>>
    <<la mia mamma era bianca, era molto bella, non mi sembra una brutta cosa... a te lo sembra?>>
    <<no, dico solo che è strano.>>
    <<taka?>>
    <<si?>>
    <<vuoi giocare con me?>>

    I due cuccioli cominciarono a giocare, rincorrendosi e rotolandosi sull'erba, quando in quel momento un secondo leoncino li raggiunse: era più chiaro di Taka, ma sembrava stanco tanto quando lui quando era arrivato

    <<l... la gara non vale! Sarabi mi ha fermato!>>

    Taka smise di correre dietro a Meshua per trotterellare trionfante dal fratello

    <<mi spiace, fratello, se hai perso hai perso!>>
    <<ma non vale!>>

    Mufasa fece una brutta smorfia al fratello prima di accorgersi della presenza della leoncina

    <<oh! E lei chi è?>>
    <<si chiama Meshua>>
    <<non ti avevo mai visto prima qui>>
    <<sono arrivata ieri>>

    Taka e Meshua ricominciarono a giocare, cercando di coinvolgere Mufasa, ma subito Mufasa li interruppe

    <<sapete una cosa, ho un'idea!>>

    E si dileguò. I due cucciolì si osservarono senza capire, ma dopo pochi minuti Mufasa era di ritorno e con lui c'erano anche tutti gli altri cuccioli: Sarabi, Sarafina, Zira, Kyasha e molti altri. Dopo le dovute presentazioni i cuccioli iniziarono a giocare tutti quanti insieme. Era bello per Meshua, che non aveva mai avuto altra compagnia che non quella della famiglia, poter giocare con altri cuccioli. Giocarono un pò a rincorrersi, giusto per rompere il ghiaccio, ma dopo un pò si fermarono

    <<e adesso?>>
    <<che facciamo?>>
    <<possiamo fare un'altro gioco?>>
    <<quale?>>
    <<...non lo so...>>
    <<possiamo giocare a fare finta!>> Fu Meshua ad intervenire, sorridendo allegra mentre gli occhi sorpresi degli altri cuccioli le si puntavano addosso
    <<giocare a... che cosa?>>
    <<a fare finta! Per esempio possiamo fare finta... mmm... di essere dei pesci!>>

    Tutti gli altri cuccioli scoppiarono a ridere, ma poi curiosi cominciarono a fare domande su domande ed in breve si ritrovarono a sguazzare nell'acqua ridendo e divertendosi, seguendo magari qualche pesciolino che capitava loro a tiro.

    <<avevo ragione, sei una cucciola davvero strana!>>

    all'affermazione di Taka, Meshua si limitò a sorridere: era abituata ad ingegnarsi in giochi simili dovendo sempre stare sola, e non essendo molto forte nè particolarmente portata non le piaceva molto giocare alla caccia. I cuccioli si stavano quindi divertendo molto, giocarono così, tutti insieme, fin quasi al tramonto. Fu proprio quando le prime luci del sole iniziarono a calare che Meshua udì una voce, dura e profonda poco prima di andare a sbattere il muso contro qualcosa di grosso, morbido e peloso.

    <<che cosa sta succedendo qui? Lei cosa ci fa qui?>>

    Attorno a Meshua si creò il vuoto mentre la cucciola scrollava il capo rimettendosi in piedi, rendendosi conto di essere andata a sbattere contro sua maestà in persona.

    <<uruk! Credevo di aver ben chiarito le regole da rispettare!>>

    Uruk e le sorelle di Meshua erano appena tornate dalla caccia e sentiti i rumori provenire dalla pozza del lago avevano deciso di andare a vedere se Meshua era lì, sentendosi chiamare Uruk corse più veloce, quindi, chinando il capo in presenza di Ahadi, loquì

    <<e lei hai chiarite benissimo, infatti. E' forse successo qualcosa?>>
    <<ho trovato tua figlia con gli altri leoni>>

    Uruk trattenne una risata di disprezzo

    <<ahadi, è solo una cucciola...>>
    <<le regole valgono anche per lei... no! Non interrompermi! Se vuoi che la tua famiglia possa restare bada a tenere tua figlia lontana dagli altri cuccioli. Sono stato chiaro?>>
    <<chiarissimo>>

    Meshua intanto, spaventata dal tono di Ahadi, si era andata a rifugiare tra le zampe di sua sorella Sura, quindi, con un unchino dei tre il gruppo si allontanò.
     
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  5. SugarBits
     
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    <<sura, non posso proprio andare?>>
    <<no, Meshua>>
    <<ma voglio solo giocare un pò qui fuori>>
    <<ho detto di no>>
    <<ma perchè?!>>
    <<hai sentito il re ieri, no?>>
    <<ma io mi annoio...>>

    Il giorno dopo Meshua era stata reclusa nella grotta, Sura era rimasta con lei tutto il giorno ma la sorella maggiore non era esattamente la compagna di giochi ideale e la cucciola già dopo poco aveva cominciato a risentire della mancanza di libertà. Era ormai il tramonto e Selim e Uruk rientrarono dalla caccia portando un'antilope, un'ottima cena.

    <<andiamo Sura, ora puoi lasciarla andare>> ovviamente fu Uruk a parlare che non riuscì a reggere la vista della sua piccola intrappolata tra quattro mura
    <<si! Urrà!>>
    <<ma... papà... e Ahadi? Se la vedono altri cuccioli? Lo sai anche tu che...>>
    <<si, lo so, lo so... quelle ridicola regole... Meshua, non badarci, tu sta solo attenta a non allontanarti troppo... e divertiti!>>

    Meshua non se lo fece ripetere e raggiante corse fuori dalla grotta, Uruk la seguì divertito con lo sguardo, quindi tornò alle figlie maggiori

    <<papà, è rischioso... tutta la nostra vita dipende da quello che loro decidono... non possiamo...>>
    <<e' il tramonto, chi vuoi che ci sia ancora alla pozza dell'acqua?>>

    Effettivamente Meshua ebbe modo di constatare che il posto era davvero deserto, la piccola si sedette davanti la pozza, si guardò un pò intorno, quindi vide un'ape passarle davanti al naso, ridacchiò un pò, quindi iniziò a seguirla cercando di imitare il suo ronzio, avvicinando il muso ai fiori come per prenderne il polline. Presa dal suo nuovo gioco non si accorse di un movimento nell'erba, un movimento vicino, sempre più vicino, e quando se ne avvide era ormai troppo tardi: qualcosa saltò fuori dal cespuglio accanto a lei. Meshua urlò con quanto fiato aveva in gola

    <<perchè diavolo gridi? Sono io!>>

    Meshua si bloccò all'istante osservando davanti a lei Taka, che la guardava sorpreso

    <<perchè sei qui?>>
    <<ti ho aspettata oggi, ma non sei venuta>>
    <<io... non posso più giocare con gli altri cuccioli...>>
    <<e perchè no?>>
    <<lo ha deciso il re>>
    <<il re decide un sacco di cose...>>

    A quell'affermazione buttata lì così casualmente Meshua rise. In breve tempo i due cuccioli si misero a giocare tranquilli e sereni senza accorgersi che la notte stava già calando. Sentirono dei passi trafelati, quindi una voce

    <<taka? Taka? Dove sei finito? Papà si sta preoccupando! Taka, non vorrai farti cercare da lui!>>

    I due cuccioli si guardarono quindi fu Taka a rispondere a mezza voce a Meshua
    <<e' mio fratello>> quindi più forte <<mufasa, sono qui!>>

    Mufasa si avvicino trotterellando, decisalemnte sollevato <<taka, sapessi quanto mi hai fatto preoccupare...>> Poi però, notando la leoncina accanto al fratello, rimase per un'attimo interdetto

    <<n...noi non dovremmo... giocare insieme... o vederci...>>
    <<mufasa, a volte dici certe fesserie...>>
    <<e' la legge...>> borbottò appena Mufasa
    <<le leggi si possono sempre cambiare>> rispose sbrigativo Taka <<tu non avevi fretta due minuti fa?>>
    <<oh! Certo! Papà vorrà le nostre teste se non torniamo subito!>> rispose il cucciolo mettendosi a correre verso casa
    Taka mosse qualche passo per seguirlo, quindi si volse verso Meshua <<mio padre è il re... questo... farà pur qualche differenza, no? Tu sei ok, se riesco a dimostrarglielo, sono sicuro che cambierà quella legge.... ci.... ci vediamo domani?>>
    Meshua sorrise <<si, a domani>>

    Il giorno seguente Meshua stette tutto il giorno in ansia aspettando il tramonto, momento in cui le sarebbe stato permesso di uscire: le sembrò una giornata eterna ma quando finalmente il sole iniziò lento a calare la piccola corse fuori allegra, raggiungendo il posto dove il giorno prima aveva visto Taka.

    <<chissà se manterrà la promessa...>>
    <<perchè non dovrei farlo? Io mantengo sempre le promesse!>> Taka le trotterellò accanto sorridendo sbruffone, Meshua gli sorrise felice ma poi vide che accanto a lui c'era Mufasa e quindi rimase incerta dove si trovava

    <<oh, senti... scusa per ieri... sono stato stupido... aveva ragione Taka, anche secondo me tu sei ok>> Mufasa le sorrise imbarazzato a mò di scusa, la piccola quindi gli sorrise di rimando cancellando ogni remora
    <<non preoccuparti, acqua passata>>
    <<sai... papà non è cattivo, è un buon re... solo... bhè, è che non ti conosce, sono certo che abbia delle buone ragioni per avere quella legge, ma... ecco...>>
    <<ma ogni buona legge ha anche una buona eccezione>> terminò spiccio Taka
    <<allora, volete parlare tutto il giorno o giochiamo?>>

    I cuccioli non si fecero ripetere la domanda ed iniziarono a giocare allegri. Il tramonto divenne per loro un appuntamento quotidiano, iniziarono a vedersi tutti i giorni. Per Meshua quelli furono i suoi primi veri amici, ed è inutile dire che la solare leoncina si affezionò davvero ai due fratelli. Ma le continue sparizioni al tramonto dei due principi insospettirono non poco Uru e Ahadi, e ancor più gli altri leoncini del branco che si sentivano improvvisamente trascurati.

    Fu la piccola Sarabi a scoprire il mistero dei due amici: quando li vide sparire al calar del sole li seguì fino alla pozza dell'acqua e quindi, nascosta nel fogliame, li vide giocare con la leoncina straniera. Ma questo era vietato! Trafelata tornò indietro e senza pensarci lo riferì agli altri cuccioli, che si sentirono offesi per essere stati accantonati per quella leoncina con cui non dovevano parlare. Tale fu il baccano che fecero che la notizia giunse fino alle orecchie dei reali.

    Uru dovette calmare Ahadi prima che questi andasse dai cuccioli: era davvero furioso per il fatto che avessero deliberatamente deciso di disobbedirgli e aveva già deciso che la cucciola se ne sarebbe dovuta andare. In fin dei conti era già stato fin troppo generoso con quei leoni nomadi. Se ne sarebbero dovuti andare, subito. Quanti ai cuccioli, li avrebbe puniti per bene. Giunse quindi rapido alla pozza dell'acqua, seguito a ruota dalla moglie e da buona parte delle leonesse e dei cuccioli, ed ecco, presso il laghetto, apparire la sagoma dei tre leoncini che si inseguivano, giocavano allegri, rotolavano sul prato e si tuffavano in acqua tra le risate.

    Ahadi ruggì, un ruggito possente e irato che richiamò all'istante l'attenzione dei piccoli. Meshua Taka e Mufasa erano troppo presi dai giochi per notare il folto gruppo avvicinarsi ma quando udirono il ruggito tanto vicino a loro si fermarono subito, ventre e orecchie basse, rannicchiandosi su se stessi gli uni vicini agli altri.

    <<oh cavolo... è papà...>>
    <<taka è tutta colpa tua!>>
    <<sei il solito lagnoso...>>
    <<non è vero!>>
    <<si che è vero! Sei sempre a lamentarti!>>
    <<non è vero! éerò io te lo avevo detto che non era una buona ide....>>

    ma i discorsi dei cuccioli furono interrotti da un nuovo ruggito.

    <<credevo di essere stato chiaro quando avevo detto che ai cuccioli era proibito giocare con i leoni stranieri>> La voce di Ahadi uscì possente e sonora, gli occhi puntati sui due figli.
    <<papà noi...>> Mufasa cercò di prendere la parola ma un'occhiata del padre bastò a farlo tacere
    <<avete disobbedito! Pensavo di poter avere fiducia nei miei figli! ... Con voi farò i conti a casa, quanto a te>> E con uno sguardo penetrante Ahadi si rivolse a Meshua, acciambellata dietro i due fratelli con un'aria terrorizzata <<riferisci a tuo padre che voglio che lasciate le mie terre entro domani. Questa cosa non può funzionare.>>
    Meshua era troppo spaventata per rispondere, e Ahadi avrebbe anche considerato il discorso come terminato, ma a quel punto fu Taka a prendere la parola <<questo non è giusto!>>
    <<che cosa?>>
    <<ho detto che non è giusto! Non puoi cacciarli da qui solo perchè non volevamo giocare con lei! Piuttosto dovresti cacciare noi.>>
    <<taka, che cosa diavolo...>>
    <<lei non ha fatto niente di male papà!>>
    <<ma così dice la legge, è stato uno sbaglio farla restare.>>
    <<allora è una legge sbagliata.>>
    Ahadi ruggì <<non si possono mettere in dubbio le leggi!>>
    Taka ebbe un fremito, ma non si fermò <<lei però è mia amica!>> Si parò quindi davanti a Meshua <<se cacci lei devi cacciare anche me.>>
    <<taka, non essere ridicolo...>>
    <<ha ragione papà! Meshua non ha fatto niente di male. Dalle una possibilità!>> Stavolta fu Mufasa a parlare, unendosi al fratello.
    Ahadi osservò interdetto i due figli, quindi si sedette con aria pensierosa, sospirando
    <<dal momento che insistete tanto, non caccerò da queste terre Uruk e la sua famiglia. Le leggi però non possono cambiare. Se anche vi saranno contatti con questa giovane leonessa, lei resterà sempre un'inferiore e mai una parigrado. Questa è la legge.>>
    Detto ciò Ahadi si alzò e col branco al seguito si allontanò.
    Taka e Mufasa rimasero per qualche minuto indietro mentre gli altri cuccioli, allontandandosi, lo guardavano increduli. Loro due si voltarono quindi verso Meshua che ebbe il coraggio di rimettersi a sedere solo quando gli altri leoni se ne furono andati, quindi si guardarono un attimo negli occhi prendendo coscienza di ciò che avevano appena fatto. Poi, senza una parola, i tre si allontanarono.


    Quella sera Ahadi, prima di recarsi alla grotta per dormire, si arrampicò in cima alla rupe dei re a pensare. Uru, non trovandolo e indovinando dove potesse trovarsi, lo raggiunse sedendosi accanto a lui in silenzio.
    <<sono preoccupato>>
    <<cosa ti preoccupa?>>
    <<il comportamento di Taka e Mufasa.>>
    Uru scosse il capo <<taka è giovane e ribelle, ma entrambi i tuoi figli hanno un'innato senso della giustizia, perchè ti preoccupi? Ciò che hanno fatto oggi dimostra coraggio e intelligenza, non certo cattiveria o arroganza.>>
    <<ma hanno messo in dubbio la legge...>>
    <<sono solo cuccioli, col tempo capiranno anche loro, non ti angustiare per questo.>>
    <<ahadi le sorrise grato del suo sostegno, la baciò, quindi insieme tornarono nella grotta.
     
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  6. SugarBits
     
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    Quando Meshua raccontò al padre e alle sorelle cosa era successo questi ascoltarono senza fiato l'accaduto, ma quando le sorelle, adirate per la disobbedienza della piccola, cominciarono a rimproverarla il padre le fermò

    <<ora è libera di giocare con loro. Non è accaduto nulla, quindi non vale la pena rimproverarla.>>

    Meshua fu decisamente grata al padre, e fu così che il giorno dopo, grazie a queste nuove, strane disposizioni potè lasciare la tana non appena la famiglia si recò a caccia. Meshua trotterellò allegra lungo il breve sentiero che l'avrebbe portata alla pozza dell'acqua, domandandosi se a quell'ora Taka e Mufasa si sarebbero fatti già trovare, e con sua grande sorpresa una volta arrivata alla pozza non solo trovò i due leoncini, ma anche molti altri cuccioli.

    Molti di loro li aveva visti il primo giorno, ma poi non li aveva più incontrati, ed ero non sapeva cosa fare: rimase seminascosta nell'erba a vederli giocare non molto sicura del voler sapere se gli altri cuccioli l'avrebbero accettata o no... cosa aveva detto Ahadi? Che lei era una "leonessa inferiore" o qualcosa di simile... ma allora cosa avrebbe dovuto fare? Non lo sapeva.

    Rimase nascosta per qualche minuto, fino a che a Mufasa non parve di vedere qualcosa e la raggiunse

    <<ehi! Meshua! Taka, vieni! C'è Meshua!>>

    L'altro leoncino trotterellò contento vicino al fratello

    <<meshua! Non ti aspettavamo a quest'ora!>>

    <<non sono mica un pipistrello, che esco solo di sera...>> rispose con un tono un pò risentito la piccola, già in ansia all'idea di cosa sarebbe successo ora. Mufasa e Taka comunque non se la presero e risero.

    Intanto, attirati dalle risate e notanto che i due si erano fermati altri cuccioli li stavano raggiungendo. Quando i cuccioli notarono Meshua assunsero tutti un'espressione dura. Meshua si sentiva davvero intimorita in quella situazione.

    <<vi siete fernati solo per parlare con lei? Andiamo Mufasa, Taka... torniamo a giocare...>> fu Sarabi a parlare che verso la nuova venuta sembrava avere davvero il dente avvelenato. Ma i due fratelli sembrarono non cogliere o non volere cogliere le parole della leoncina

    <<oh, certo... Meshua, gioca anche tu con noi!>>

    Meshua però era decisamente riluttante, ma Taka non ne capì il motivo e convincendosi che fosse per il fatto che non conosceva gli altri leoncini rispose lesto

    <<oh, non ti preoccupare, ora ti presento tutti io: lei è Sarabi...>>
    <<..non ci fare caso, oggi ha la luna storta...>> venendo di tanto in tanto interrotto dal fratello
    <<...lei invece è Sarafina...
    <<...sorella di Sarabi...>>
    <<...poi c'è Zira, Kyasha...>>
    <<...sorella di Zira...>>
    <<... lui invece è Tobari, e lei è Saana...>>
    <<... la sua sorellina...>>
    <<... e infine Sobana. Ora che abbiamo fatto le presentazioni... giochiamo!>>

    Durante le presentazioni tutti erano rimasti in silenzio, immobili come statue, cosa che Meshua non aveva potuto non notare ma che sembrava essere sfuggita ai suoi due amici. Poi, alla proposta finale di Taka, Sarabi sbuffò irritata

    <<oh, per l'amor del cielo! Non ti aspetterai davvero che noi giochiamo con quella là?>>

    Meshua si risentì molto per la frase, e ancor più quando gli altri leoncini le fecero eco

    <<forse è meglio se vado...>>

    mormorò piano all'orecchio di Taka, ma lui con tono arrabbiato rispose

    <<non se ne parla proprio! Si può sapere che cosa ti prende Sarabi? Perchè d'improvviso sei diventata
    così odiosa?>>
    <<non sono io odiosa, siete voi che preferite stare con quella là piuttosto che con noi! E' una inferiore, dovrebbe inchinarsi a me, come le sue sorelle fanno davanti a mia madre!>>
    <<ma sei diventata matta per caso?>>
    <<e' stato tuo padre a dirlo!>>
    <<non mi importa, lei non si inchina affatto!>>
    <<comunque io non gioco con lei>>

    E anche stavolta molti altri leoncini annuirono e diedero il loro consenso a Sarabi. Meshua intanto osservava la scena con i lucciconi agli occhi, se avesse saputo che sarebbe finita così non sarebbe venuta...

    <<allora andate pure a giocare da un'altra parte, io gioco con lei!>>
    <<e anche io!>>

    Meshua osservò sorpresa i due fratelli scherarsi dalla sua parte ancora una volta,

    <<fate come volete, tanto noi non volevamo giocare con voi!>>
    <<neanche noi!>>

    E prima che il gruppetto si allontanasse Mufasa redarguì gli altri cuccioli <<e se per caso uno di voi lo dice a mio padre gliela faccio pagare cara!>>

    Ci fu uno scambio di linguacce, dopo di che i due fratelli svolsero verso Meshua, decisamente più a suo agio sola con i due amichetti, e poterono passare la giornata a giocare tranquilli. Il giorno dopo il trio si riunì nuovamente ma, sorprendentemente, a metà del pomeriggio li raggiunse titubante Sarabi. Subito Mufasa e Taka la aggredirono dicendole di andarsene e lasciarli in pace, ma la leoncina non sembrava inasprita come il giorno prima, quindi, ignorando i due fratelli si avvicinò a Meshua

    <<senti... mi... mi dispiace per ieri... davvero... non so cosa mi sia preso...>>

    Meshua la osservò sorpresa, a sua volta a disagio, quindi scosse il capo con un flebile sorriso <<oh... no... non fa nulla...>>
    <<allora... va bene....>> Sarabi sorrise appena a sua volta quindi si volse e fece per andarsene sotto gli sguardi esterreffatti e confusi dei due fratelli, quando Meshua la chiamò
    <<sarabi?>>
    <<si?>>
    <<senti... se vuoi... cioè... se ti va... se non... ti secca... perchè se non vuoi non fa niente... ma se invece ti va a me farebbe piacere se... bhè... vuoi giocare con noi?>>
    Sarabi la guardò un attimo sorpresa, quindi annuì con un largo sorriso <<certo>>

    Da quel momento Sarabi divenne la migliore amica di Meshua, e viceversa. Certo, non contando l'amatissima sorellina Sarafina. Il gruppo si divise definitivamente: da un lato si formò il gruppetto di Taka Mufasa Meshua e Sarabi, sempre insieme, dall'altro invece si formò il gruppo si Zira, Kyasha, Sobana e Tobari, al centro si trovavano le due più piccole che passavano il tempo a turno coi due gruppi, o divise con i rispettivi fratelli e sorelle o infine per i fatti loro, non erano poi troppo più piccole degli altri cuccioli ma abbastanza da preferire l'una la compagnia dell'altra, Sarafina e Saana. Capitava ancora che i cuccioli si ritrovassero per giocare tutti insieme, ma non molto spesso.

    Crescendo poi i gruppi si diversificarono ancora di più: il gruppo di Meshua rimase sempre unito, a loro si univa talvolta Sarafina, che non si faceva problemi per la leoncina "inferiore" ma che preferiva la compagnia di un nuovo amico, il leone nomade Ni. Tobari era cresciuto e presto avrebbe dovuto lasciare il branco, passava quasi tutto il tempo con Sobana, che sapeva già lo avrebbe seguito per formare un nuovo branco, infine Zira, Kyasha e Saana passavano ormai tutto il tempo insieme.

    Crescendo Zira aveva cominciato a coltivare un sordo rancore nei confronti di Meshua, da piccola era stato solo per aver diviso il gruppo, ma cose da cuccioli, trascurabile, se capitava di giocare tutti in gruppo non si era tirata indietro. Era entrando nell'adolescenza che Zira aveva cominciato ad odiare la leoncina bianca: lei passava tutto il tempo con Taka, per Taka lei era il giorno e la notte, il sole e la luna.

    Erano sempre insieme, e accanto a Mufasa e Sarabi, la coppietta più felice delle terre del branco, sembravano anche loro una giovane coppia. Ma non era così: lei era la promessa di Taka. Lei lo avrebbe dovuto sposare, lei, Zira, che lo amava da impazzire e che poteva ammirarlo solo da lontano. Ma questo per lei non era affatto giusto! Era per questo che crescendo aveva cercato sempre più pretesti per stare vicino al giovane leone, e a questi si aggiungeva di tanto in tanto qualche cerimonia ufficiale alla quale i principi dovevano partecipare con le rispettive future mogli. Zira approfittava di ogni momento per stare accanto a Taka. Da cuccioli erano stati uniti, ma Zira non era un'illusa, lui non l'aveva mai davvero considerata.

    Per Meshua passare il tempo insieme a Taka, Mufasa e Sarabi era quanto di più bello c'era al mondo. Il re ormai aveva accettato la sua presenza, bastava che dinanzi ad altri leoni chinasse il capo, bastava mostrarsi remissiva per poter poi essere se stessa con i suoi veri amici. Era bello anche solo stare tutti insieme, o magari andare alla pozza dell'acqua come un tempo, o fare lunghe passeggiate. Oppure cacciare, ormai erano leoni quasi adulti e tutti ne erano in grado. Tutti tranne Meshua, debole quanto sua madre, che si mostrava davvero inadatta alla caccia. Ma questo non importava, stava comunque con gli altri, quando provava e sbagliava gli altri ridevano con lei, e poi c'era sempre la famiglia per poter mangiare a casa.

    Ormai sempre più spesso però capitava che Mufasa e Sarabi si isolassero, non perchè trascurassero gli altri due amici, tutt'altro, ma il loro rapporto di coppia stava crescendo: non erano semplici promessi, si erano scelti. Taka invece passava tutto il suo tempo con Meshua, certo, tranne quando Zira non riusciva a trovare una scusa per allontanarlo da lei e passare un pò di tempo con lui: loro due sembravano ancora due bambini: giocavano, dormivano e si tuffavano nell'acqua.

    Bisogna capire che Meshua e Taka erano gli esatti opposti di un quadro perfetto, talmente diversi da risultare alla fine simili, talmente in armonia da compenetrarsi l'uno nell'altra, talmente perfetti insieme da trovare difficile credere che non fossero in realtà una sola entità sdoppiata. Erano, come si suol dire, anime gemelle, le due parti di un tao cinese. Crescevano insieme giorno per giorno, e il loro rapporto cresceva con loro, così intimo e speciale, lieve come la carezza di una piuma ma forte come i raggi del sole in estate. Lei così indifesa, dolce, sensibile e altruista, piccola e gracile com'era aveva bisogno di lui, della sua forza, della sua intelligenza, della sua spacconaggine. E lui aveva bisogno di lei, della sua forza morale, del suo esserci, della sua allegria. Erano indispansabili l'uno all'altra. Ed erano destinati a separarsi. Taka non lo aveva mai pensato, Meshua lo sapeva da sempre ma non voleva pensare a cosa sarebbe accaduto l'indomani e preferiva godere del presente, approfittando di quando potevano trascorrere del tempo insieme.

    E per Taka non c'era cosa più bella: stare con lei era tutto, Meshua tirava fuori il meglio di lui. Ma senza rendersene conto il sentimento tra i due stava maturando: all'inizio amici, poi quasi fratelli, e poi? Nessuno dei due aveva ancora compreso che presto, troppo presto, avrebbero scoperto l'amore, e che non sempre l'amore è un sentimento felice come lo si rappresenta.

    Accadde un assolato pomeriggio estivo: Mufasa e Sarabi si erano appartati per i fatti loro e Taka e Meshua si erano ritrovati da soli, accaldati come tutti, insonnoliti dai forti raggi del sole. Si sdraiarono su una roccia calda, oziando un pò, finche Taka non propose di andare alla pozza dell'acqua a cercare un pò di refrigerio. Meshua acconsentì, era da tanto che non ci andavano e con quel tempo era il posto ideale per svagarsi un pò. Giunti alla pozza bevvero un pò entrambi, quindi si bagnarono appena le zampe con l'intenzione di tornare a sonnecchiare, ma appena Meshua si fu voltata Taka tuffò una zampa in acqua e la schizzò.

    La giovane leonessa lanciò un urletto per l'acqua fredda che le colpì la schiena, ma non si fece ripetere l'invito al gioco ed in breve tempo si bagnarono entrambi da capo a piedi, correndo attorno al lago, inseguendosi e giocando. Era divertente correre così, senza un pensiero, senza una preoccupazione al mondo, mezzi sommersi dalle onde dell'acqua che i loro corpi in movimento causavano, giocare a rincorrersi. E poi sentire il fiato dell'altro vicino, il suo corpo unito al proprio quando Taka rotolando sull'erba trascinò con se Meshua, tra le risate dei due, rotolando sull'erba bagnata, i due corpi vicini, avvinghiati in quel gioco così infantile eppure così accattivante, finchè i due si fermarono, stremati, sull'erba, Taka steso di fianco ma per buona parte sopra Meshua, lei pancia all'aria, i loro musi tanto vicin quasi da toccarsi.

    E l'espressione chge l'uno vide negli occhi dell'altro ebbe il potere di disorientarli. Taka rimase incantato ad osservare i luminosi occhi di Meshua, perso in quello sguardo, ma lei, perdendo l'euforia del momento, quasi qualcosa la spaventasse, scivolò via dalla presa del leone rialzandosi in piedi.

    <<e'... è tardi, devo tornare a casa...>>

    Taka annuì senza una parola mentre la vedeva allontanarsi, quindi disorientato si alzò a capo chino, avviandosi lentamente verso casa. ma ebbe il tempo di compiere appena pochi passi che una voce concitata lo raggiunse

    <<taka!>>

    Il leone ebbe appena il tempo di voltarsi per ricevere il dolce bacio di Meshua, che arresasi all'evidenza dei suoi sentimenti lo aveva raggiunto. Taka sgranò inizialmente gli occhi, sorpreso, quindi come la leonessa si lasciò avvolgere dal calore di quel nuovo sentimento. Non sapevano, i due giovani amanti, che Zira, ferita e offesa, li stava osservando da lontano e che già tramava vendetta.
     
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  7. roxio_94
     
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    bellisima sta storia ti pegro continua ce tutto amore odio passione sei bravissima mi sembrava di vederla con i miei occhi e mi ha preso veramente tanto ti prego continua voglio sapere come va a finire XDXD spero prorpio che taka/scar si sposi con meshua ^_^^_^

    certo se hai tempo o e finita cosi spero di no ^_^^_^^_^^_^

    Edited by roxio_94 - 28/6/2009, 18:16
     
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  8. °•.°•.Sarafìna.•°.•°
     
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    guarda io ho letto il primo ed è davvero belissimo non capisco perchè nessuno ti commenta..cmq ora leggo anche gli altri..ciaooo^^
     
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  9. MissPiratina97
     
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    Ma questa storia è bellissima,l'ho letta tutta d'un fiato!!!!!
     
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  10. :.Chocolate.:
     
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    TI PREGO CONTINUAAA!!BELLISSIMAAAAA
     
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  11. Marty@Angel@Devil
     
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    Continua presto è S-T-U-P-E-N-D-A !!
     
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10 replies since 20/1/2009, 11:56   529 views
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