Tu non sei sola

primissima FF su Sarabi, sulla sua storia e sul suo passato

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  1. Sarabi_ingonyama
     
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    CAPITOLO 9 SALVATI E SOPRAVVIVI

    Il riposo pomeridiano era ormai finito da tempo e tutto il branco era intento a svolgere i lavori assegnati loro dal Re: le leonesse erano a caccia, Ahadi e la sua scorta stavano controllando i confini del regno come di routine, mentre Taka e Mufasa...
    -Ehi...tutto okay? Sono due giorni che non apri bocca...-
    La caverna del leone bronzeo era distaccata rispetto a quella del Branco, più calda ed illuminata. Ogni volta che Mufasa entrava lì dentro veniva preso come da una sorta di angoscia, come se la solitudine e la durezza del fratello si mescolassero a quell'ambiente così tetro ed inospitale.
    Era proprio in quella grotta che Taka aveva passato tutto il suo tempo, senza dare ascolto neppure alle suppliche della madre, con cui di solito andava d'accordo.
    -Che cosa vuoi...- il suo tono, duro e acido, celava grande preoccupazione..
    -Te l'ho detto, fratello. Cosa c'è che non va?- chiese triste il leone dorato -Non sarai preoccupato per quella cosa, vero?-
    -Di cosa stai parlando, Mufasa?-
    -Parlo della sua prima caccia. Temi che...-
    -STA ZITTO!- gli ruggì in faccia Taka, furioso. -Lo sai che non voglio parlarne.-
    -Non è stando nella grotta che risolverai la cosa, Taka!-
    -TI HO DETTO DI SMETTERLA! Non capisci che per me lei è più di un'amica?!- il giovane principe si distese a terra nuovamente -Perchè continua a respingermi...- sospirò infine.
    Mufasa guardava in lontananza il fratello, un misto di compassione e senso di inutilità lo invase. Purtroppo con le questioni di cuore lui non ci sapeva proprio fare.
    Taka riprese parola dopo qualche minuto di imbarazzante e totale silenzio.
    -Sono preoccupato per la leonessa che abbiamo soccorso l'altro giorno...- il suo tono era tornato quello distaccato di sempre- a quanto risulta Rafiki non sembra essere troppo positivo sulla sua ripresa.-
    -Cosa?!?-
    -Già...la febbre è troppo forte e lei troppo debole. In più le punture di calabrone erano davvero troppe...nessuno avrebbe potuto farcela, Mufasa.- Taka si voltò verso il fratello e potè vedere la tristezza che colmava i suoi occhi rubino -Non è ancora morta, ma a quanto dice lui...non manca ancora molto...-
    Le parole di Taka trafissero il cuore di Mufasa in un istante, che faticò a trattenere le lacrime di fronte alla notizia.
    -Tutto apposto? Ora sembri tu quello in difficoltà...-
    -No, no, io...sto bene...ho solo bisogno di...-
    Ma fu troppo da reggere per Mufasa, che si voltò e cominciò a correre lontano, verso la radura sconfinata della savana.
    Era dura sapere di aver assistito alla morte di un proprio simile, specialmente se quel qualcuno l'avevi salvato, portato a casa e pregato ogni notte perchè si svegliasse. Era sicuro che non avrebbe mai dimenticato il volto della leonessa sconosciuta. Non sapeva neanche il suo nome...
    Mufasa si fermò sotto un'acacia, che gli offriva un po' di riparo dal sole, e cominciò a piangere, con la sicurezza che nessuno lo avrebbe mai visto in quello stato.
    Intanto, nella sua grotta, Taka arrestò quella maledetta lacrima furtiva che voleva rigargli la guancia.


    Faceva freddo. Sentiva male in ogni angolo del suo corpo. Zampe, testa, collo...tutto. Sentiva in bocca uno strano gusto orribile, raccapricciante. Assomigliava a quello del sangue di zebra, ma più metallico e ripugnante.
    Sarabi aprì gli occhi a fatica. Impiegò qualche secondo per mettere a fuoco ciò che la circondava, ma poi riuscì a realizzare delle idee concrete:
    [C'è roccia, qui. Devo...devo essere in una grotta. Sì, probabilmente è così..Ora mi alzo e cerco di capire dove...]
    -AAARGH!-
    Sarabi non potè fare a meno di lanciare un sordo ruggito di dolore: tentando di rimettersi in piedi, i suo corpo aveva come preso fuoco e una fitta incredibilmente potente l'aveva attraversata fin dentro le ossa, facendola ricadere a terra.
    -Oh, Re del Passato! Allora sei viva!- disse una voce, probabilmente un leone, accanto a lei -Visto, Taka? Ti avevo detto che ce la poteva fare.
    Sarabi ci mise un po' a capire in che contesto si trovasse: era distesa per terra all'interno di una spaziosa caverna, circondata da due leoni (maschi, a giudicare dall'accenno di criniera che avevano sulla testa e sul petto) e un buffo babbuino che continuava a saltellare allegramente tutto attorno a lei.
    Il primo dei due era il più maestoso ed elegante, aveva il pelo dorato (molto acceso rispetto al suo) e gli occhi tra l'arancio e il marrone trasmettevano sicurezza e nel frattempo anche gioia e felicità. La sua criniera color rubino era più folta rispetto a quella del compagno ed era quasi completa, tranne in alcuni punti come il ventre e il dorso.
    Il leone accanto più piccolo si era tenuto in disparte, ma presto si avvicinò anche lui alla leonessa. Il mantello era un misto fra il bronzo e il caramello, un colore molto particolare e piacevole da guardare. Gli occhi, completamente smeraldini, erano incorniciati da alcuni ciuffi neri, che circondavano l'intero muso.
    Mufasa aveva ancora il fiatone: era arrivato di corsa non appena Taka lo aveva informato che la leonessa sconosciuta stava dando segni di vita. E pensare che fino a qualche ora prima l'avevano data tutti per spacciata...
    Il cuore del Principe scoppiava di gioia e anche Taka, che fino a prima se ne era rimasto un po' in disparte, ora sembrava prendere parte alla sua felicità. A suo modo, certo.
    Sarabi tentò di nuovo di alzarsi, ma il tentativo non portò altro che un'ulteriore ricaduta a terra.
    -Ehi, cosa pensi di fare tu?- le chiese lo strano babbuino, appoggiandole sul corpo delle strane foglie bagnate di una sostanza viscosa.
    -Rafiki ha ragione, non sei ancora in grado di alzarti. Sei troppo debole per ora.- aggiunse il leone dorato.
    La sua voce era profonda e rassicurante, che fece rilassare Sarabi per un momento.
    -D...dove sono?-
    -Nelle Terre del Branco, il regno di nostro padre, il Re Ahadi.-
    Ah, ora si spiegavano i lineamenti estranei dei due leoni.
    Le Terre del Branco. Ne aveva sentito parlare una volta dalla zia Habari mentre discuteva con Nzuri, un'altra leonessa del suo branco, nonchè migliore amica di sua madre. Era una terra governata da un potente Re, alquanto magnanimo e buono. Le avevano raccontato spesso che le Terre dell'Ovest, prima della morte di suo padre, erano grandi e importanti come quelle di Re Ahadi, ma avevano smesso di esserlo da troppo tempo.
    Poi, un lampo di ricordi le affollò la mente. Sonno. Buio. Incubo. Nero. Male. Usiku.
    La leonessa spalancò gli occhi, spaventata.
    -Usiku! Dov'è Usiku? E Hasidi? Stanno bene?- chiese agitata Sarabi.
    Mufasa e Taka si scambiarono uno sguardo interrogativo.
    -Sono due leoni che erano con me, prima che perdessi i sensi...dev'essere stato il nido che mi è caduto in testa. Hasidi è un leone, maschio, adulto, pelo nocciola e gli occhi gialli. Usiku, mia sorella, è molto simile a me, ma ha il pelo scuro, molto scuro e occhi azzurri. Li avete visti, vero? Erano vicino a me prima di svenire...-
    La sua voce lasciava trapelare gran parte dell'emozione che provava, anche se era davvero difficile capire quanta era l'angoscia che l'attanagliava.
    I volti dei Principi si fecero bui:
    -Quando ti abbiamo trovata, in una radura poco lontana dal confine Ovest di queste terre, eri in serio pericolo di vita: avevi la febbre alta, le convulsioni e numerosissime punture di calabrone. Non c'era traccia di nessun leone maschio nelle vicinanze...- Mufasa era molto teso e ciò non sfuggì all'intuito perspicace della leonessa.
    [almeno lui dev'essere riuscito a scappare...]
    -E di Usiku? Sapete nulla di lei?-
    -Ecco, vedi...lei...sì, l'abbiamo vista, ma...-non sapeva come dirglielo.
    -Ma non c'era nulla da fare ormai.- Taka tolse la parola al fratello, che gli fu infinitamente grato -Qualcuno deve averla aggredita mentre tu eri svenuta. Era ricoperta di ferite, anche gravi, ma ormai aveva perso troppo sangue. anche se fosse stata ancora viva, non avrebbe avuto possibilità di sopravvivere là fuori. Mi dispiace...-
    Una morsa di ghiaccio si avvinghiò al cuore della leonessa, togliendole il respiro, annebbiandole la vista.
    No, non poteva essere vero: stavano sicuramente scherzando quei due. Non poteva essere morta davvero.
    Si chiese se non stesse avendo solo uno dei suoi incubi, ma era tutto troppo reale.
    Usiku. Morta. Solo per causa sua.
    Sarabi lanciò un ruggito disperato e lasciò che le lacrime le inondassero il volto senza alcun ritegno. Continuava a chiamare il suo nome, a sperare che fosse tutto finto. Cercava un briciolo di speranza a cui aggrapparsi, un po' di parole in cui avere fiducia. Ma niente.
    Mufasa si fece triste davanti ai singhiozzi disperati della leonessa.
    Il principe si avvicinò piano alla femmina, che urlava in preda al dolore, sia fisico che morale e si accucciò accanto a lei, cercando di rincuorarla. Sarabi riusciva a sentire il corpo caldo del leone sdraiato accanto a lei e si calmò quel poco che bastava per riuscire a sentire le parole che gli sussurrava nell'orecchio:
    -Ssssh...calma...lo so che è difficile per te, ma devi cercare di essere forte. Okay?-
    Gli occhi marroni di Mufasa incontrarono quelli rossi di Sarabi e ne rimase affascinato, nonostante quelli di lei fossero pieni di lacrime.
    Sarabi sentì un nuovo calore invaderla e frenò le lacrime. Poteva ascoltare il battito del cuore del leone vicino a lei. Affondò il muso nella sua criniera e ricominciò a singhiozzare, aggrappandosi a lui come fosse un' ancora di salvezza.
    Mufasa inspirò profondamente il profumo della leonessa e ne fu incredibilmente attratto, ma non era né il luogo né il momento giusto per pensare a certe cose. Effettivamente, non era il momento giusto per pensare a qualsiasi cosa.


    ODDIO! Ho visto solo ora che il capitolo è praticamente eterno! Scusate, ho provato farlo in due pezzi ma venivano maluccio...

    Edited by _Inkheart_ - 22/8/2019, 11:14
     
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    Beh a me a non dispiacciono i pezzi lunghi :)
     
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    Re Saggio

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    Cavoli, mi dispiace per Usiku e Sarabi. Quell'Hasidi... ma ora ha incontrato Mufasa. Sono curioso di vedere come relazionerai i nostri futuri fringuelli in amore... XD
     
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  4. Giulia dans le noir
     
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    Io adoro i capitoli lunghi! :) E questo è splendido.
    Non ho più commentato ma ti seguo con grande interesse, la tua storia è pulita, ben scritta e interessante. Non avevo mai pensato una versione così cruda della storia di Sarabi.

    Mi spiace per Usiku, la apprezzavo molto come personaggio :(

    Avremo notizie del regno di Sarabi e della sua sorte? Avrà (la sorte del regno) ripercussioni sulla nuova vita della leonessa? Sono curiosa di saperlo!

    Sono certa inoltre che non banalizzerai - come ho visto fare troppe volte - la relazione tra Mufasa e Sarabi, non ancora iniziata e che ha da venire.

    Brava, vai avanti!

    Un saluto e buon fine settimana
     
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  5. Sarabi_ingonyama
     
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    Grazie a tutti per i commenti :P
    Come prenderà Sarabi la notizia della morte della sorella? Chi è la "misteriosa" (che poi tanto misteriosa non è) leonessa di cui parla Taka? Spero vi stuzzichi un po' l'immaginazione *risatina*
     
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    Come minimo gli verrà una sorta di depressione iniziale (praticamente era l'unica amica che aveva e una dei pochi che le volevano davvero bene) immagino che non sarà subito spensierata ma non credo che sarà una fase troppo duratura dato che mi aspetto si troverà bene nelle Pridelands.
     
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  7. Giulia dans le noir
     
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    CITAZIONE (Sarabi_ingonyama @ 13/12/2014, 22:29) 
    Chi è la "misteriosa" (che poi tanto misteriosa non è) leonessa di cui parla Taka? Spero vi stuzzichi un po' l'immaginazione *risatina*

    Io penso sia Sarafina.... ma correggimi se sbaglio ;)
     
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  8. Sarabi_ingonyama
     
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    CITAZIONE
    Io penso sia Sarafina.... ma correggimi se sbaglio

    Non spoilero nulla, sennò che divertimento c'è?
     
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  9. Sarabi_ingonyama
     
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    CAPITOLO 10 NESSUNO è MAI PRONTO



    "Quello che ha davanti agli occhi, lo vedi.
    Quello che hai dietro le spalle no.
    Ma quando il terreno il terreno ti crolla sotto le zampe è ora di decidere:
    Tornare indietro?
    Andare avanti?
    Sbrigati, perchè stai già precipitando"



    Era sempre lì, non si muoveva da tre giorni ormai. Sembrava che la voglia di vivere l'avesse abbandonata. Il suo sguardo vagava per ore all'orizzonte, fisso nel vuoto, attendendo un segno, un qualcosa che le desse di nuovo la forza di un tempo. Cercando la sagoma di sua sorella che camminasse verso di lei.
    Tutti, nel branco, avevano provato a parlarle, a darle conforto, a chiederle il suo nome e la sua storia.
    Niente. Non aveva proferito parola neanche sotto minaccia.
    Il Re e la Regina Uru avevano cercato di fare conversazione con lei, senza ottenere nulla più che qualche occhiata di traverso.
    Anche Taka era uscito dalla sua grotta solitaria, ma il risultato era sempre lo stesso.
    Solo uno non era andato a trovare la leonessa solitaria. Preferiva vederla morta che in quelle condizioni.
    La vedeva ogni giorno sempre più afflitta, sempre meno presente. Non poteva continuare così.
    La depressione è dura. Niente volontà. Zero voglia di vivere. Nessuno sforzo per restare aggrappati a quel po' di vita che ti rimane, sperando solo di morire al più presto. Non conta più il quando, il dove, se sei circondato dalle persone che ami o da i tuoi più grandi nemici, se te ne andrai in pace o in agonia. Attendi la morte. E speri che si sbrighi.
    Mufasa rubò di nascosto una coscia di zebra alle leonessa appena tornate dalla caccia, sperando di non farsi vedere (soprattutto da sua madre, sennò sarebbero stati guai seri) e lo trascinò fin sotto l'albero dove si trovava la leonessa.
    -Ecco, tieni. È per te.- disse lui, lanciandole la carne proprio sotto il naso.
    Sarabi si girò un momento, guardò prima il cosciotto e poi Mufasa, per poi voltarsi e fissare nuovamente il vuoto.
    -Prego, non c'è di ché...- sbuffò il leone.
    Passarono alcuni minuti di silenzio imbarazzante, poi il principe tentò ancora di rompere il ghiaccio.
    -Sai, ti credevo una leonessa coraggiosa. Pensavo che dopo tutto quello che hai passato, avresti capito che c'è qualcosa per cui siamo venuti al mondo, e di sicuro quel motivo non è quello di soffrire e basta. Ma a te sembra non importi nulla, ormai...- la voce di Mufasa era ricca di frustrazione e delusione -Ti stai lasciando andare, stai morendo per niente, ma la verità è che hai solo paura...-
    Detto questo si alzò e fece per andarsene.
    -Questo non è vero.-
    -Cosa?-
    In meno di un secondo, Mufasa si trovò disteso a terra. Sopra di lui, la leonessa lo fissava con occhi di fuoco. Era la prima volta che li vedeva da così vicino, anche se avrebbe preferito ammirarli in un momento un po' più consono.
    -IO NON HO PAURA!!! Come puoi dirmi chi sono se non conosci né il nome, né da dove vengo?! Non sai che sono e neppure cosa ho passato, ma posso assicurarti che io non ho paura di morire!-
    -Lo so che non hai paura di morire. Tu hai paura di vivere!-
    L'esclamazione del leone la lasciò senza fiato. Era vero, ma non voleva darlo a vedere.
    -Bugiardo!-
    -Ah, si? Allora dimostramelo! Mostrami chi sei veramente, che non ha paura di vivere e di affrontare un nuovo giorno! Se non vuoi farlo per me, allora fallo per tua sorella: non credo che lei volesse vederti fare questa fine...-
    Mufasa si liberò di Sarabi e se ne andò via scocciato.
    La leonessa non potè vedere la soddisfazione negli occhi del principe: era riuscito nel suo intento e ora lei si sarebbe data da fare per vivere al meglio delle sue possibilità. La rabbia è un'arma potente, ma anche estremamente pericolosa.
    Sarabi lo guardò allontanarsi e riflettè su ciò che il leone le aveva detto. No, non poteva lasciarsi andare così: doveva ricordare il suo passato, ma anche affrontare il futuro. In fondo lei era Sarabi, figlia del Re delle Terre dell'Ovest e ora...erede al trono di suo padre.
    Le ci volle qualche secondo per rendersi conto di ciò che era diventata: una principessa.
    [Non sono in grado di mantenere mia sorella in vita, figuriamoci un intero regno...] pensò [Nessuno lì mi ha mai voluto davvero. Anche se tornassi indietro, mi accetterebbero? No, non penso.] Cominciò a correre verso Mufasa.
    [Ora le Terre dell'Ovest appartengono al passato.]
    -Ehi...aspettate!-
    Sarabi cominciò a correre e ben presto raggiunse Mufasa, che attendeva solo il suo arrivo.
    -Oh, sei tu...come mai qui?- disse lui, fingendosi sorpreso.
    -Beh, caro principe...non dovevo dimostrarle quanto valgo?-
    Mufasa sorrise e con lui anche Sarabi.
    -Se vuoi seguirmi, allora, ti posso condurre alla Rupe dei Re, la tua nuova casa. Sempre che tu voglia restare...-
    -Grazie, vostra altezza, accetto volentieri.-
    Il leone dorato sorrise.
    -Mufasa.-
    -Come, scusi?-
    -È il mio nome: Mufasa. Per favore, non chiamarmi "altezza" o chessò io...chiamami solo Mufasa. Vorrei che tu mi apprezzasti solo per il mio carattere, non per i miei titoli, d'accordo?-
    -Va bene.- rispose Sarabi, felice della sua richiesta -Completamente d'accordo.-
    -E invece tu sei..?-
    -Oh, ehm, scusa...mi chiamo Sarabi, molto piacere.-
    -Bellissimo nome.-
    -Grazie...- Sarabi arrossì lievemente.
    I due passeggiarono per un po' verso la Rupe dei Re e Mufasa approfittò di quel tempo per farsi dire in che modo lei si fosse ritrovata in quella triste situazione.
    -Oh...mi dispiace molto.- disse dispiaciuto alla fine del racconto.
    -Anche a me...- lo sguardo della leonessa puntò per terra, nel tentativo di nascondere la propria tristezza.
    All'orizzonte la sagoma della roccia si scagliava in alto verso il cielo tinto di rosso e arancio per via del sole, che ormai era giunto allo zenit.
    Il loro arrivo fu accolto da una moltitudine di leonesse curiose di conoscere Sarabi, che si rifugiò istintivamente dietro Mufasa, pur mantenendo il suo atteggiamento fiero e combattivo di sempre.
    Al suo passaggio seguivano molti commenti relativi alla sua bellezza ed eleganza, di un canone diverso rispetto a quelli degli abitanti delle Terre del Branco.
    Arrivata al cospetto del Re e della Regina s'inchinò e rese loro un saluto educato.
    -Siamo felici di vederti qui con noi.- disse cordialmente Uru.
    -Il Principe Mufasa è molto bravo a far ragionare le donzelle.-
    -O a farle arrabbiare...- le sussurrò lui in un orecchio, facendola sorridere.
    -Spero che tu ti voglia trattenere con noi per...diciamo, a tempo indeterminato.- aggiunse il Re.
    -Ne sarei più che felice, vostra maestà.-
    -Magari, nei prossimi giorni, avremo occasione di conoscerti meglio.- continuò Uru
    -Certamente, mia Regina.-
    Intanto, di soppiatto, una figura si avvicinò alla famiglia Reale.
    -Oh, ben arrivato, Taka. Ho l'onore di presentarti la leonessa che tu e Mufasa avete trovato tre giorni addietro.-
    -Piacere, il mio nome è Taka-
    -Salve, principe. Io sono Sarabi.-
    -Incantato...-
    Nonostante tutto, Taka dovette ammettere che la leonessa non era niente male. La osservò per qualche secondo, poi si isolò nuovamente nella grotta, aspettando con paura i giorni seguenti. La sua caccia era vicina.
    Sarabi si congedò gentilmente con i due principi e la coppia regnante, si sdraiò sotto un'albero e passò lì la notte. Dall'alto, le stelle la guardavano e con loro anche la sua famiglia.


    O forse no?
     
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    Il pezzo è bello come sempre
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    "Quello che hai davanti agli occhi, lo vedi.
    Quello che hai dietro le spalle no.
    Ma quando il terreno il terreno ti crolla sotto le zampe è ora di decidere:
    Tornare indietro?
    Andare avanti?
    Sbrigati, perchè stai già precipitando"

    Questa frase mi ispira,
    non so perché mi ricorda Alice nel Paese delle Meraviglie anche se al suo interno non c'è una frase simile
     
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  11. Sarabi_ingonyama
     
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    CITAZIONE
    non so perché mi ricorda Alice nel Paese delle Meraviglie anche se al suo interno non c'è una frase simile

    Mmh...no, direi proprio di no...
     
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    E Mufasa comincia a fare passi da gigante...

    Non vedo l'ora di leggere cosa sta tramando la tua testa in questo momento...
     
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  13. Sarabi_ingonyama
     
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    Uff...devo postare ma ho 4 verifiche di fila e devo scrivere il capitolo perchè ne ho aggiunto su cosa succede nelle Terre dell'Ovest mentre Sarabi si riprende che non era programmato...per cui sono tre giorni che scrivo e spero di riuscire a postarlo, prima o poi! XC
     
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    Non ti preoccupare,
    io ho nove verifiche in tre giorni XD
     
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  15. Sarabi_ingonyama
     
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    Alleluja! finalmente ce l'ho fatta! Il pezzo è, diciamo, incompleto, ma il resto lo pubblico domani per motivi che non sto qui a spiegarvi ora, sennò facciamo mattina (diciamo che ho avuto qualche piccolo contrattempo, tipo visite di parenti, gite di famiglie, cadute di meteoriti, ecc...). e poi, che divertimento c'è senza suspance?!

    CAPITOLO 11.1 L'EREDE
    Hasidi aspettava fuori dalla grotta da qualche ora. La giornata non era ancora cominciata, mancavano ancora delle ore all'alba, ma tutti sapevano che il sole non avrebbe avvolto coi suoi caldi raggi quelle terre di desolazione e paura. Come ogni giorno, si sarebbe nascosto dietro le nuvole nere, cancellando la speranza di sentire quel calore sulla pelle che da tanto le leonesse bramavano.
    Erano passati quasi due mesi dalla sua salita al potere ed ora tutto il branco era sotto il suo dominio. certo, per ora era poco, ma non avrebbe aspettato ancora a lungo ad espandersi.
    Il leone si scrollò le goccioline d'umidità di dosso. Odiava sentirsi bagnato e impotente. Sì, perchè proprio lui, il grande Re delle Terre dell'Ovest, colui che aveva conquistato il trono con la forza, costruito un regno con le ossa del nemico, doveva aspettare. Un'immensa scocciatura, ma Hasidi non aveva fretta. Per anni aveva sognato e tramato quel trono, ma sempre per colpa della marcia del tempo, sapeva che anche il suo dominio non sarebbe stato eterno. Aveva bisogno di qualcuno che prendesse il suo posto quando si sarebbe fatta avanti la sua ora.
    Il solo pensiero gli diede i brividi di eccitazione. Una stirpe, un erede, avrebbero portato avanti il suo nome, la sua fama e la sua gloria per secoli. E lui, Hasidi, Re delle Terre dell'Ovest, magnifico e potente, stava per ricevere il dono che gli avrebbe consentito di non essere solo un nome nella storia, lasciato all'oblio degli anni. L'immortalità!
    Le grida cariche di dolore rimbombarono sulle pareti della caverna, storpiando la voce della leonessa che con tutto la sua forza lottava contro le contrazioni. Ma tutto quel male, tutta quella sofferenza, valevano la pena di essere patiti. Stava per avere un cucciolo dal leone che amava e soprattutto, aveva l'onore di dover dare alla luce il figlio del Re, il suo erede.
    Il tempo scorreva, inesorabile. In pochi minuti le urla di Zira si calmarono e furono presto rimpiazzate da deboli gemiti, simili a miagolii.
    Habari uscì dalla grotta, sorridendo. O meglio, stringendo i denti. Quanta falsità c'era in realtà dietro a quel gesto apparentemente benevolo, Hasidi poteva solo intuirlo.
    -Mio signore, è nato! È un maschio, proprio come desiderava!-
    Nonostante gli sforzi per far sembrare quell'affermazione gioiosa, il tono assomigliava più a quello usato per annunciare la morte, non una nascita.
    Hasidi non degnò di uno sguardo la leonessa grigia e la oltrepassò sprezzante. Le leonesse attorno a lui avevano tutte la stessa aria funebre di Habari, ma non smettevano di congratularsi con quello che ormai era il loro "sovrano" lodando la bellezza del cucciolo, la sua incredibile somiglianza col padre.
    [Bugiarde. Traditrici. La paura nei loro occhi è immensa. Non hanno nemmeno più la forza di pensare con la loro testa.] rifletté Hasidi [la fame e il sangue sono grandi maestri...].
    Guardò il suo branco, scrutando le leonesse una per una, lo sguardo carico del più totale disprezzo che potesse provare.
    I fianchi consumati, le costole sporgenti, gli occhi spenti. Questo era tutto ciò che era rimasto di quelle miserabili, che si trascinavano sulle zampe come se sulle spalle portassero un macigno. O forse era solo la vita che non si degnava ancora di lasciare i loro luridi corpi.
    L'unica leonessa sana e in vigore rimasta era Zira, ma al momento sembrava ancora più stremata delle compagne. Fra le zampe teneva una palla di pelo color ocra, tutta avvolta attorno a se stessa. Gli occhi castani, aperti per la prima volta da pochi istanti, si guardavano attorno curiosi e felici. Guardava la sua mamma come se fosse l'unica cosa presente sulla faccia della terra, affascinato da tutto quello che lo circondava.
    -Amore, guarda! Non è magnifico, il nostro piccoletto?- chiese speranzosa.
    Il leone fissò con i suoi occhi zafferano la compagna, avvicinandosi e facendogli le fusa.
    -Sì, Zira. È magnifico.-
    -E un giorno, Hasidi, lui diventerà Re!- esclamò felice Zira.
    Hasidi tacque un momento, senza cambiare espressione nemmeno per un secondo, celando alle leonesse i suoi pensieri e futuri programmi che aveva in serbo per quel piccoletto. Propositi ben poco rassicuranti.
    -Certo, tesoro, certo...Ora, però, è meglio che tu vada a riposare. Devi essere esausta, dopotutto.-
    -Grazie, mio re!-
    Zira si alzò barcollante sulle zampe e in pochi secondi svanì dalla vista del leone dominante.
    Il giovane maschio guardò a compagna allontanarsi zoppicando, poi, non appena sentì che la leonessa fu abbastanza distante, proruppe in un ruggito.
    -DAIMA!-
    Dalle ultime file delle schiere di cacciatrici, una giovane femmina si fece avanti camminando lentamente, come stesse andando davanti al suo boia, sul patibolo.
    Il pelo, sporco e consumato, era color crema chiaro, ma il fango che lo insozzava lo rendeva meno lucido e di una tonalità simile ad un grigio sporco.
    Gli occhi cerulei fissavano costantemente il pavimento roccioso, senza incrociare lo sguardo del leader. Il respiro, costante a affannato, faceva risaltare le costole e i fianchi terribilmente in evidenza.
    Hasidi sorrise con malcelata soddisfazione nel vedere come il branco si stava lentamente consumando, giorno dopo giorno, come previsto dal suo piano. Poi, sentì un pizzicore alla coda: il cucciolo che stava giocando con la sua coda doveva averla morsicchiata per scherzo. Con un colpo deciso, strattonò la coda e fece cadere a terra il piccolo, che si mise a piangere e a frignare.
    [Stupido cucciolo...]
    La leonessa era a poco meno di un metro da lui, con la testa abbassata in segno di sottomissione.
    -Ho un compito per te.- annunciò il leone.
    Daima lo guardò stupefatta, ma si limitò a rispondere con voce atona e senza espressione.
    -Ordina, sire, e sarà fatto.-
    Hasidi si chinò, afferrò con poca grazia il neonato fra le fauci che miagolava disperato e lo consegnò alla cacciatrice. Quando ebbe la bocca libera dal fagotto peloso, parlò di nuovo.
    -Portalo fuori da qui. Non lontano, a poco più di un miglio, c'è la gola secca. Sai cosa farne.-
    Daima sgranò gli occhi dall'orrore e appoggiò il cucciolo per terra delicatamente, come solo una madre sa fare.
    Hasidi sapeva cosa quel gesto significava. Ribellione. E lui non poteva accettarla.
    Sfoderò gli artigli e in un attimo colpì la femmina sulla guancia, ferendola superficialmente. Il suono dell'impatto riecheggiò per tutta la grotta e molte compagne temettero il peggio. Ma la leonessa non si mosse. Ruggì dal dolore e con una zampa si tastò il muso, ritraendola subito con orrore quando la sentì bagnarsi di sangue. Ma non si mosse.
    -Il cucciolo è troppo gracile, troppo debole! Non è degno di prendere il mio posto come sovrano di queste terre! Portalo via e fallo sparire. Una volta per tutte.-
    Daima prese con in denti la palla di pelo che continuava a dimenarsi e, senza girarsi, uscì dalla caverna in silenzio. Alcune lacrime scesero dai suoi occhi grigi.
    Quello le fece più male furono gli sguardi sprezzanti delle compagne, affilati come coltelli che le trapassarono il cuore.
    Daima corse via, lontano da quelle terre di morte, con il cucciolo appeso alla sua bocca ansimante. Voleva che il tutto avvenisse in fretta. Non perché avrebbe potuto dimenticare, non perché si sarebbe pentita meno in colpa. Solo perché lei a quel piccolo voleva bene, lo amava quasi fosse figlio suo e non di quella spregevole gattina addomesticata. Non voleva farlo soffrire troppo.
    Arrivò sul bordo della sporgenza: sotto, metri e metri di dirupo stavano per dare fine alla vita di innocente.
    Un innocente. Come la sua piccola Chaka.
    No. Non poteva mollare la presa. Non se lo meritava!
    Ma cosa avrebbe potuto fare allora? Cosa ne sarebbe stato del cucciolo? Non poteva tornare a casa, ma non poteva neppure gettarlo giù nella gola.
    La leonessa si girò verso l'orizzonte e, illuminata dal sole, vide una foresta, forse l'unica traccia di verde rimasta nel regno di Hasidi.
    [Qualunque cosa sarà migliore di questo schifo di futuro.]


    Ci ho messo un po' più del previsto, ma alla fine ecco quello che la mia mente malata ha partorito dopo un insano e complicato giro di pensieri.
    Se mi aveste visto in questi giorni mi avreste trovato seduta alla scrivania, davanti alla tastiera, con le mani sulle tempie a spremermi le meningi per scrivere qualcosa di decente ^^'
    Spero sia di vostro gradimento :D
     
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211 replies since 23/11/2014, 18:47   4412 views
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