Tu non sei sola

primissima FF su Sarabi, sulla sua storia e sul suo passato

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  1. Mheetu
     
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    Già facciamo tutti il tifo


    Su SARABI DAI CONTINUA OLEEEEEERE

    Ps scusa nn ti metto fretta xD
     
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  2. Sarabi_ingonyama
     
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    Finalmente qualche risposta sul passato del nostro misterioso "amico" (che in verità sappiamo tutti essere un gran b******o, ma fa lo stesso...)
    Grazie a tutti per i commenti :P
    Spero vi piaccia.

    CAPITOLO 7.1 VENDETTA
    Hasidi si leccò le zampe, il sapore metallico del sangue gli scese lungo la gola, ma non gli diede fastidio, anzi, lo trovò estremamente piacevole.
    In effetti, non sapeva cosa preferisse il quel momento: se il fatto che la sua vendetta contro Sarabi ed Usiku fosse andata esattamente come lui aveva organizzato oppure la consapevolezza di essere diventato Re. Finalmente.
    In tutti quei mesi passati da vagabondo aveva dovuto abituarsi a sopravvivere come poteva e se il prezzo da pagare era la vita di qualcun altro, allora doveva essere riscattato, senza alcun indugio.
    La vita da ramingo era dura, crudele, spietata, ma da tutto ciò Hasidi aveva imparato una cosa, che lui riteneva più che altro un principio di vita: mai chinare la testa, o qualcuno ti spezzerà il collo.
    Con la criniera ancora imbrattata di sangue, il leone avanzò a passi veloci e decisi verso la foresta. Arrivato al confine della macchia di vegetazione, si fermò e si sdraiò all'ombra di un'acacia. Passarono alcuni minuti: l'alba era ormai vicina e Hasidi cominciò ad innervosirsi. Lei sapeva quanto lui non sopportasse l'attesa.
    Finalmente, un rumore da dietro il cespuglio annunciò l'arrivo della presenza tanto attesa.
    Una giovane e alquanto leonessa dagli occhi rosso fuoco sbucò da dietro l'arbusto e andò subito in direzione di Hasidi che, vedendola, si alzò di nuovo compiaciuto.
    La cacciatrice cominciò a strusciarsi maliziosamente lungo il corpo del leone emettendo delle fusa sommesse che vennero ricambiate con ardore dal giovane capo branco.
    -Ciao amore.-
    -Ciao Zira. Hai fatto in fretta, vedo.-
    -Mmh...lo so. E so anche quanto tu odi i ritardatari...-disse la leonessa appoggiando la testa sulla spalla del compagno, senza smettere di fissarlo con quegli occhi di lava incandescente.
    Hasidi sorrise alla compagna e la leccò affettuosamente sulla guancia.
    Ci fu qualche secondo di silenzio, interrotto solo dal basso mormorio delle fusa dei due amanti.
    Fu Zira a riprendere la parola:
    -Allora, Hasidi...il piano ha funzionato?-
    -Alla perfezione, direi.- rispose lui con un tono perfido e piuttosto distaccato, accompagnando la sua affermazione ad un ghigno ben poco rassicurante.
    In tutta risposta, Zira gli sorrise di rimando, questa volta con fare attraente.
    -Lo sai che ti adoro quando fai quello sguardo...-
    I leone dal pelo scuro ridacchiò e la baciò di nuovo, poi entrambi si incamminarono verso il loro nuovo regno, le Terre dell'Ovest.
    All'inizio del percorso, Zira e Hasidi parlarono poco, ma fu una domanda della leonessa a rompere il silenzio della foresta.
    -Hasidi?-
    -Sì, Zira?-
    -Ecco, io mi sono sempre chiesta una cosa: ora hai avuto la tua vendetta contro Sarabi e Usiku, diventando l'unico possibile re delle terre dell'Ovest, giusto?-
    -Esatto, non capisco cosa non ti sia chiaro.- rispose un po' scocciato il leone.
    -Il perchè tu voglia quelle terre. Non sono più fertili nè rigogliose da tempo, ormai, e i territori di caccia si sono ristretti notevolmente dopo la morte di Erevu. Inoltre, non ho mai capito cosa è successo con quelle due. Cioè, io so solo un piccolo pezzo della storia, ma non è per un'antipatia che ti saresti scomodato tanto e per così tanto tempo. Giusto?-
    Hasidi sospirò guardando il terreno sotto le sue zampe: -Giusto...-
    -Zira, devi sapere che quando io abitavo nelle Terre dell'Ovest non era tutto bello come si potesse immaginare. Intanto, il Re era sempre più assente e questo non contribuiva certo al benessere del regno.
    Mio padre non lo ho mai conosciuto, ma mia madre diceva spesso cose poco gentili su di lui e spesso la coglievo piangere nel sonno mormorando il suo nome.
    Poche settimane dopo la mia nascita, lei morì in seguito ad un improvvisa pestilenza che si abbattè sul nostro branco, che venne decimato. Molti cuccioli perirono in quel periodo. Io venni adottato da un'altra leonessa, che però aveva già due cuccioli appena poco più grandi di me: Deni, una femmina, e Sifa, l'unico cucciolo maschio rimasto oltre a me nel branco.
    Entrambi erano incredibilmente stupidi, arroganti e cattivi, soprattutto con me, che essendo più debole e quindi incapace di difendermi, potevo essere un ottimo pupazzo da strapazzare nel tempo libero.
    Sifa, essendo il leone più promettente nel branco, sarebbe stato probabilmente dato come compagno ad Usiku, la futura Regina di quelle terre e lui sarebbe diventato il futuro Re.
    Sarabi e Usiku erano le mie migliori amiche, quand'ero cucciolo. Insomma, erano anche le uniche. Patetiche, è vero, ma perlomeno loro non mi usavano come tiragraffi.
    Non sopportavo l'idea che una di loro fosse data in sposa a quel cretino di mio fratello, ma soprattutto, non capivo il perchè a lui sarebbe spettato il regno e a me no! Era incredibilmente sbagliato! Così, col passare del tempo, la mia brama di potere aumentò e arrivai persino ad architettare un modo per far fuori quelle due mocciose: ormai mi sembrava l'unico modo per arrivare al potere. Il tutto, però, sfumò all'ultimo secondo, quando quell'idiota di mia sorella mi sorprese mentre stavo per attaccare le leoncine vicino alla gola, nel tentativo di farle cadere e sbarazzarmene per sempre. Una volta cresciuto, avrei poi sfidato e battuto Sifa a duello, guadagnando così il trono. Ma Deni fece la spia e per poco non fui buttato fuori dal branco: fu solo grazie all'intervento si Sarabi che mi salvai dall'esilio. Non per molto, però.
    Ero arrabbiato, deluso, furioso per non essere riuscito a mettere in atto il mio piano perfetto. Una notte, superai senza accorgermene i confini delle Terre dell'Ovest...-
    -E fu lì che incontrasti me...- ammiccò Zira, compiaciuta.
    -Già. Il resto della storia lo sai.-
    La leonessa fece cenno di sì con la testa:
    -Continuammo a vederci nella foresta, di notte, in segreto, per paura di essere scoperti dalle sentinelle del branco. Io mi innamorai di te e tu mi promisi di diventare la tua Regina, un giorno. Solo che...-
    -Solo che io non ero ancora il legittimo Re...- la interruppe Hasidi.
    -Qualche settimana dopo il nostro incontro, Re Erevu annunciò che aveva scelto il compagno di sua figlia nonchè suo erede al trono, e quel "qualcuno" non ero io. Alla vista di mio fratello accanto ad Usiku (la cui espressione, anche se disgustata, non poteva essere minimamente comparata alla mia) che avanzava beatamente al fianco del Re, non ci vidi più dalla rabbia.
    Finita la cerimonia, Sifa andò ad abbeverasi presso lo stagno del branco e per me fu l'occasione perfetta per sbarazzarmi di lui. Lo invitai ad entrare in acqua con me, con la scusa di giocare un po' con il mio "fratellino"...- Hasidi pronunciò con disgusto quelle ultime parole. -appena arrivammo nel punto più profondo dello stagno, lo accecai, perforandogli entrambi gli occhi con gli artigli. Poco dopo, svenne dal dolore e l'acqua gli entrò nei polmoni, appesantendolo e impedendogli di respirare. In pochi minuti, il suo corpo raggiunse il fondo del lago.
    Usiku mi vide e andò a spifferare tutto al padre, che mi esiliò dalle Terre dell'Ovest per sempre!-
    Hasidi non si rese neppure conto di stare urlando contro la leonessa.
    -Ma me la pagheranno...- continuò lui -Oh, sì, e ora vedranno cosa sono in grado di fare: nessuno oserà mai più dirmi chi sono o cosa sono! Io scelgo come vivere la mia vita!!!-
    Zira non lo aveva mai visto così furioso dal giorno del loro primo incontro e, dopo un momento di esitazione, si decise a prendere la parola.
    -Allora, cosa aspetti? Siamo quasi arrivati. La tua vendetta sarà finalmente compiuta, una volta per tutte!-
    Hasidi la guardò e nei suoi occhi la leonessa percepì l'odio e la collera che traboccavano, covati per anni nel cuore. Ammise a se stessa di avere per la prima volta timore di quel leone.
    Camminando avevano ormai superato da tempo il confine delle terre natìe di Hasidi. Nell'aria, l'odore delle leonesse veniva trasportato lontano dal forte vento, che agitava la criniera nocciola del leone.
    Fuori dalla grotta del branco, due si fermarono per accertarsi che tutte le leonesse fossero all'interno del covo. Da dentro la caverna non si udivano voci: a quell'ora le cacciatrici dovevano essere tutte fuori per cacciare.
    Hasidi si girò e fissò Zira negli occhi, in cerca di un po' di sostegno. La leonessa gli leccò la guancia e sorrise malefica.
    -Vai, amore. È il tuo momento.-


    Ecco a voi, come promesso, qualche chiarimento sul passato (e sull'imminente futuro) di Hasidi, sul perchè sia stato esiliato, ecc...
    Ho diviso il brano in due pezzi perchè era troppo lungo e non si impaginava bene, ma la seconda arte dovrei riuscire a postarla martedì.
    Non succede molto, a dirla tutta, ma dovevo far luce sulla vicenda :D
    In effetti, la vendetta vera e propria arriva nella seconda parte...


    Edited by Sarabi_ingonyama - 8/12/2014, 21:27
     
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    Hasidi purtroppo possiede un difetto...
    È impaziente e irruente, la forza e la spietatezza non servono a nulla se non sai controllarti e mantenerti distaccato mentre le usi...
     
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  4. Sarabi_ingonyama
     
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    Ti rispondo in spoiler...
    Lo so, e sarà per questo che il suo regno, prima o poi, cadrà...,
     
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  5. Sarabi_ingonyama
     
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    CAPITOLO 7.2 VENDETTA

    -Mamma! Mamma! Hai visto le cuginette, per caso?-
    -No, Aibu...Ma sono sicura che fra poco saranno qui, sta tranquillo piccolo mio!-
    -Mmh...va bene! Io vado a giocare con Mbaya e Thando. A dopo!-
    Habari guardò il figlio allontanarsi e uscire in direzione degli amici, che si trovavano presso una conca vuota, il residuo di un profondo stagno, forse. Era un posto pericoloso, anche perchè le rocce sul fondo erano taglienti e affilate, ma i cuccioli del suo branco erano sempre stati molto coscienziosi sui pericoli del territorio. Si voltò ad ammirare preoccupata il sole nascente.
    [Chissà dove sono finite, quelle due...spero non sia successo loro nulla di grave!]
    La leonessa sospirò e appoggiò la testa sulle zampe, sconsolata.
    -Non essere in pena, Habari.- disse una leonessa dal manto chiaro accanto a lei -Usiku e Sarabi saranno di ritorno presto.
    -Spero che quello che dici sia vero, Nzuri.-
    Le due si sorrisero a vicenda.
    -Hai per caso visto mio figlio qui in giro?- chiese Nzuri.
    -Certo! È nel fondo della grotta con Aibu e tra poco dovrebbero arrivare anche Deni e Mbaya. Eccole!-
    Infatti, a quelle parole, due leonesse (una adulta e una cucciolotta) fecero il loro ingresso da un'entrata secondaria della grotta. La piccola si diresse subito verso gli altri giovani compagni, mentre la madre si sedette affianco alle amiche, che la salutarono gioiose:
    -Ciao Deni!-
    -Salve Habari, buongiorno Nzuri. Mattiniere, oggi?-
    -Non me ne parlare...- rispose esasperata Nzuri, portandosi una zampa sulla fronte con fare sconsolato -oggi Thando si è svegliato cinque ore prima dell'alba perchè voleva andare a bere, poi a mangiare, poi...non lo so, devo essermi addormentata...-
    La frase suscitò l'ilarità generale del branco. Da tempo, ormai, tutto andava per il meglio in quelle terre: la carestia stava finendo, l'erba ricominciava a crescere rigogliosa e le mandrie stavano tornando a pascolare nella savana, proprio come un tempo. Il Branco era in pace con gli altri regni e nessuno minacciava di rompere quel delicato equilibrio.
    -Deni; io, Nzuri e le altre dobbiamo andare a caccia ora. Rimarresti qui a badare ai cuccioli?- sospirò Habari
    -D'accordo, a patto che il turno pomeridiano di baby-sitting lo facciate voi, però.- rispose sarcastica l'altra.
    La capo branco annuì divertita, poi si voltò e invitò Nzuri a seguirla per l'appello giornaliero.
    Habari si alzò e con un ruggito chiamò a raccolta le leonesse per dare inizio alla battuta di caccia mattutina.
    -Sabini, Chozi, Xolo, Venite! È ora di andare-
    Al suo richiamo, le tre leonesse scattarono verso di lei, seguite da un'altra ventina di compagne.
    Appena prima di uscire, Habari si diresse verso un angolo in disparte della caverna, dove una leonessa dal manto biondissimo stava facendo il bagnetto al suo piccolo, nato da pochi giorni. Vedendola arrivare, la madre del cucciolo alzò il muso e salutò la leonessa con un cenno del capo.
    -Buongiorno Habari. State andando a caccia?- chiese lei.
    -Ciao Daima. Sì, stavamo partendo proprio in questo momento. Ti va di partecipare, oggi?-
    Daima fissò per un attimo Habari con gli occhi stracolmi di felicità, ma subito dopo abbassò lo sguardo sul sulla piccola creatura che giocava fra le sue zampe, incerta sul da farsi.
    -Vorrei tanto, Habari, ma devo badare a Chaka...-
    -Non preoccuparti: questa mattina Deni terrà i nostri cuccioli mentre noi siamo fuori, sarà felice di badare anche al tuo per qualche ora.- sorrise la leonessa dal manto grigio.
    Daima la guardò riconoscente, poi prese dolcemente la sua palla di pelo bianca fra le fauci e la consegnò alla compagna, che finì il lavoro di pulizia al posto suo.
    Poi, sorridente, si avviò con le altre verso l'uscita.
    Deni restò lì a coccolare Chaka per qualche minuto, in silenzio.
    Poco dopo udì un rumore ovattato simile a dei passi all'entrata della caverna. Allarmata, la leonessa appoggiò per terra il cucciolo, che dopo qualche piagnisteo si calmò di nuovo.
    Deni avanzò lentamente verso lo sbocco del tunnel, in posizione d'attacco. Il rumore diventò pian piano più vicino, sempre più forte. Alla vista dell'intruso la leonessa sbiancò di colpo, sentì il respiro mancarle nei polmoni, la voce le si bloccò in gola.
    -T-tu...c-c-cosa ci fai qui?!-

    Le leonesse erano pronte: una mandria di gnu così grande non si vedeva in circolazione da parecchi mesi e loro non intendevano perdere questa occasione. Non facevano un pasto decente da giorni, ormai. Tutto era pronto, l'assalto stava per cominciare.
    Poi, un ruggito distante squarciò l'aria e le leonesse si paralizzarono dalla paura. Era impossibile non riconoscere quel timbro così familiare. Lasciando fuggire la mandria alle loro spalle, corsero fino alla grotta con il cuore in gola. Lo scenario che si parò loro davanti le pietrificò tutte.
    Un leone, il manto sporco reso scuro dal sangue, era in piedi all'ingresso della caverna, quasi le stesse aspettando.
    Aveva le zanne rosse scoperte, come in un macabro sorriso, gli artigli sporchi e dalla criniera gocciolava un liquido caldo e fumante, troppo riconoscibile. Dietro l'imponente felino, una figura giaceva supina: gli occhi aperti erano sbarrati, la bocca spalancata in una maniera anormale, come se stesse urlando.
    Ma la cosa che terrorizzò il branco fu la vista del torace della vittima: aperto per il lungo, con le costole in vista, il sangue che fuoriusciva a schizzi da ciò che rimaneva di lei.
    Gran parte delle leonesse non riuscì a trattenere il misero pasto dentro lo stomaco dallo schifo, altre cominciarono a ruggire disperate. Dal canto suo, Habari non trovava neppure la forza di respirare.
    Il leone camminò impettito verso di loro, quasi fosse orgoglioso dello scempio compiuto davanti ai loro occhi.
    -Ma guarda guarda chi si rivede...Habari! Quale gioia rivederti...- l'alito dello sconosciuto puzzava di sangue marcio e di carogne.
    Se prima la leonessa era paralizzata dall'orrore, ora era addirittura terrorizzata. Cercò di mostrarsi forte solo per non spaventare ancora di più le sue leonesse.
    -Chi sei tu? Come hai osato torturare in quel modo la nostra compagna?-
    Il leone rispose con una nonchalance assoluta, cosa che fece tremare i cuori di molti membri del branco.
    -Avevo un conto in sospeso con mia sorella, e con questo branco in generale...-
    Non appena Habari realizzò le parole del leone e il loro significato, dalle ultime file si fece avanti una leonessa, abbastanza avanti con l'età ma ancora molto utile come cacciatrice.
    Si trascinò pallida verso l'invasore e lo fissò negli occhi, riconoscendo con orrore quello che una volta avrebbe chiamato “figlio”.
    -Hasidi...no...- esclamò allibita la leonessa – T-tu? Tu hai fatto questo?-
    -Hewa! Vattene subito da lì!- urlò Habari.
    Ma Hewa non le diede retta e continuò a fissare Hasidi, spaventata e delusa:
    -Figlio mio...- gli sussurrò triste.
    A sentire questo, il leone la guardò disgustata e con un potente colo di zampa la scaraventò contro una roccia. Si sentì il rumore del corpo che impattava con il duro suolo, poi solo gemiti di dolore.
    Molte leonesse cercarono di soccorrere l'anziana amica, ma Hasidi si parò loro davanti, impedendole di raggiungerla.
    -Non toccatela, sudicie gattine addomesticate! O farete la loro stessa fine!- ruggì lui indicando le proprie vittime dietro di sé.
    Nel frattempo Habari realizzò con orrore che nella grotta regnava il silenzio. Poteva indicare solo guai.
    -Aibu...- mormorò fra sé e sé, sperando che il suo piccolo dal pelo grigio fosse al sicuro, lontano da quell'inferno.
    A rendersene conto non fu solo lei: dietro alla leonessa scura, Daima e Nzuri si guardavano attorno disperate, alla ricerca dei propri cuccioli.
    -Thando! Thandooo!-
    -Chaka! Dove sei, piccola?!-
    Un brivido di tensione percorse le giovani madri, che d'istinto tirarono fuori gli artigli.
    -Oh, state tranquille...loro non sono nella grotta.- esclamò malefico Hasidi.
    Ma nessuna delle leonesse era tranquilla.
    -Seguitemi...- riprese annoiato il leone.
    A pochi metri dalla grotta, dietro un masso, c'era la fossa prosciugata, con il suo fondale roccioso e appuntito. C'era sempre stata, fin da quando loro erano piccole. Solo, non era vuota come al solito.
    Nzuri e Daima, travolte dall'orrore, svennero sul colpo. Fu solo grazie all'intervento di altre leonesse che si salvarono dal precipitare giù come i loro cuccioli.
    Habari cominciò a piangere e a urlare disperata, gridando e ruggendo di dolore, invocando a squarciagola il nome del figlio.
    -E adesso che avete capito chi è il capo, qui...- proseguì Hasidi – vi conviene sottomettervi, o sapete quale sarà la vostra sudicia fine.-




    niente da dire....mi faccio schifo da sola per aver ammazzato quei cuccioli :'( che cattiveria gratuita.
    Comunque, mi dispiace per gli amanti dei combattimenti sanguinosi, ecc... che per un (bel) po' di capitoli niente lotte e scontri.
    Spoiler non clamoroso: arrivano i rinforzi :D
     
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    niente da dire, mi faccio schifo da sola per avere ucciso quei cuccioli

    *si mette un cappuccio nero*
    "Siiiih... Fai che l'odio scorra!"

    Halleluja un po' di DOLORE e MORTE,
    Ora voglio vedere un bel massacro sul fondo del lago, sarebbe meraviglioso vedere uno dei leoni infilzato sulle rocce appuntite.
     
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  7. Sarabi_ingonyama
     
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    no, beh, lascio questi gradi di malvagità a te, Martirios XDA questo punto della storia vorrei sapere un paio di cosette da voi...:
    1) se trovate che la storia di Hasidi e Zira abbia un senso, cioè che si capisca
    2) Secondo voi cosa succede fra i due

    Edited by Sarabi_ingonyama - 9/12/2014, 20:58
     
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    Queste non sono grandi malvagità, quando causi talmente tanto da dolore da far pensare ai personaggi che il mondo in cui vivono ha qualcosa di intrinsecamente malato e contorto nella sua essenza, a quel punto sai di aver compiuto una grande malvagità.
    Nemmeno io compio grandi malvagità,
    diciamo che su una scala di malvagità le morti sono al livello "basso" e i genocidi al "medio".
     
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  9. Sarabi_ingonyama
     
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    Ragazzi, pensate al livello "alto"... *faccia scandalizzata*
     
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    1) Zira mi sta sui co****** quindi non giudico
    2) "l'amore li avvolgerà" non so se mi spiego...

    Credo di aver capito cosa intendi, ma no, quello si trova sempre al livello "basso".
     
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  11. king_kovu
     
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    Se pensate che Martirios sia malvagio,si vede che non conoscete e non apprezzate il lato oscuro della vita...se un giorno riuscirò a pubblicare il mio romanzo fantasy su efp e magari qui ve ne accorgerete...
     
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    Kovu, guarda che io ci vado leggero qui perché sono fan fiction sul re leone ^.^
     
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  13. king_kovu
     
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    Secondo me la malvagità non si misura dal numero di morti presenti in una storia o da individui torturati ect...ma la violebza più grande è quella di privare le persone della propria libertà e del proprio pensiero...e non dubito che tu sappia padroneggiare l'arte dell'oscurità,ho solo detto che la tua storia(che adoro)non è poi così malvagia,come hai confermato tu
     
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  14. Sarabi_ingonyama
     
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    Ora mi sento un po' più sollevata moralmente ;P
    Su tutto il resto...ci sto lavorando XD
     
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  15. Sarabi_ingonyama
     
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    Eccomi di nuovo qui! In questo capitolo entrano in gioco anche Taka (che per chi non lo sapesse è il vero nome di Scar, ma siete già tutti esperti ;P) e Mufasa, nonchè le Terre del Branco e la Rupe dei Re! Buona lettura:)


    CAPITOLO 8 UN'ALTRO GIORNO IN PARADISO

    Il sole salì velocemente e illuminò la Rupe dei Re.
    Il giovane Mufasa si esibì in un largo sbadiglio, poi si stiracchiò e si alzò sulle zampe.
    Ahadi, Uru e Taka dormivano ancora, così decise di andare fuori ad ammirare la luce che illuminava le Terre del branco. Le sue terre.
    Una lieve brezza mosse la criniera rossa non completamente formata di Mufasa, che inspirò piacevolmente l'aria.
    Sì, l'alba era proprio un momento magico.
    Una voce familiare riscosse il leone dal suo torpore mattutino:
    -Già sveglio a quest'ora, fratellino?- la frase di Taka fu interrotta a metà da un grande sbadiglio, che fece scoppiare a ridere Mufasa.
    -Beh, cos'hai tanto da sghignazzare? Non ti basta essere il primogenito per 5 minuti, devi anche prenderti gioco di me perché ho sonno alle prime luci dell'aurora?! Mamma e papà non ti hanno insegnato forse che non dovremmo uscire prima del loro risveglio?- il leoncino dal mantello bronzeo sorrise. Mentire gli veniva davvero bene, quando voleva, e lui sfruttava questa sua capactà spesso, solo per prendere in giro il fratello.
    Voleva molto bene a Mufasa, ma in cuor suo aveva sempre sperato di poter diventare Re...
    -Già, mi piace l'aria mattutina...- rispose soddisfatto il principe.
    -Ieri papà ha promesso di affidare a noi la pattuglia del mattino, ricordi? Quindi è meglio se lo svegliamo, così partiamo prima!-
    Entrambi i giovani leoni erano molto eccitati: non avevano mai pattugliato da soli i confini del Regno e non vedevano l'ora di dimostrare al branco il loro valore.
    Si diressero trotterellando verso la grotta ai piedi della Rupe, chiamando a gran voce i genitori. Ovviamente questo comportò il brusco risveglio di gran parte del branco, oltre che a quello dei sovrani.
    -Papà, papà! È già l'alba! Sarebbe l'ora di iniziare il controllo mattutino, non trovi?- l'aria complice di Mufasa era accompagnata da un sorriso furbetto di Taka, che ,dal canto suo, non vedeva l'ora di uscire dalla tana.
    I due, insieme, formavano un'accoppiata vincente.
    -Cosa ci fate voi due già svegli?- non c'era cattiveria nella voce di Ahadi: solo tanto sonno. - Va bene,
    adesso mi alzo, sveglio quel poco del branco che ancora dorme e poi potete andare, d'accordo?-
    -Sì papà!- risposero i due principi all'unisono.
    Dopo aver chiamato a sè il branco e aver dato alcune direttive, Re Ahadi chiese per un attimo l'attenzione di tutti:
    -Prima di andare, volevo informarvi di un'ultima cosa: oggi, il controllo mattutino verrà svolto dai Principi Mufasa e Taka, che si sono gentilmente offerti di pattugliare i confini per segnalare la presenza di chiunque osasse avvicinarsi alle nostre terre!-.
    Le leonesse mandarono alcuni ruggiti di consenso, poi partirono per la battuta di caccia del mattino.
    Il Re si voltò a salutare i due giovani leoni e augurò loro buona fortuna., per poi ritirarsi all'interno della caverna.
    Una leonessa dal pelo color caramello si avvicinò ai fratelli:
    -Mi raccomando, voi due: vedete di non combinare guai...e tu, Mufasa, tieni sempre d'occhio tuo fratello.-
    -Mamma! Sono più piccolo di lui di qualche minuto, non di qualche anno! So perfettamente badare a me stesso...- rispose Taka offeso.
    Uru gli sorrise dolcemente e poi continuò:
    -Ricordate: voi siete figli del Re e uno di voi due diventerà il sovrano di queste terre, un giorno, per cui...-
    -Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità!- risposero annoiati i due -Lo sappiamo, mamma, possiamo andare, ora??-
    La Regina alzò gli occhi al cielo divertita, poi fece cenno di sì con il capo.
    -Andate, e rendetemi fiera di voi...-
    -Ci vediamo dopo!- esclamò Mufasa correndo via.
    -Ciao mamma!
    -Buona fortuna!-salutò Uru.
    Poi i due si allontanarono di corsa, pronti a scendere in pista.

    -Scommettiamo chi arriva prima a quell'albero laggiù?-
    -Dipende, se vuoi perdere...-
    -Sei sempre il solito, Taka! Va bene: pronti, attenti e...-
    Ma il fratello era già scattato in avanti, seminandolo.
    -Eh no, così non vale!- cominciò a inseguirlo Mufasa.
    Arrivati sotto l'albero prescelto, dove Taka si stava tranquillamente pulendo il pelo, il leone dorato si fermò per prendere fiato.
    -Io te l'avevo detto...- disse il secondogenito.
    -Sei partito prima! Hai barato!-
    -Tu non avevi detto niente riguardo al tempo della partenza. Mi sbaglio?-
    Fra i due, Taka era fisicamente il più debole, ma ciò che non aveva in forza lo riacquistava in astuzia.
    I due si guardarono negli occhi, un paio rosso fuoco come quelli della madre e l'altro verde smeraldo, uguali al padre. Poi scoppiarono a ridere di cuore.
    Continuarono così finchè Taka non si alzò in piedi nervoso.
    -Cosa ti prende, fratellino, ti formicolano le zampe per caso?- chiese ironicamente Mufasa.
    Ma il leone dalla criniera nera non parve dargli ascolto.
    Qualche secondo dopo, giunse al Principe una zaffata di odore acre e penetrante, fin troppo riconoscibile.
    Sangue.
    Sangue fresco.
    Ne era quasi sicuro, ma lo sguardo preoccupato di Taka gli diede la conferma di cui aveva bisogno.
    Probabilmente un leone era rimasto vittima di qualche attacco da parte di un suo compagno oppure era stato ferito da un animale in fuga.
    Una cosa era certa: bisognava trovarlo, e subito.
    Le ricerche durarono poco più di un'ora e a porvi fine fu il più giovane fra i due.
    -Mufasa!- chiamò Taka - Ho trovato qualcosa...-
    Mufasa corse subito verso il fratello, che aveva trovato un piccolo spiazzo appena fuori una fitta macchia di vegetazione, a pochi metri dal confine delle Terre del Branco.
    Davanti a loro, uno spettacolo a dir poco spaventoso.
    Due leonesse giacevano a terra a pochi metri una dall'altra: quella più vicina aveva il pelo dorato, di una sfumatura leggermente più scura rispetto a quella di Mufasa e doveva avere circa la sua età. Sulle orecchie aveva dei cerchi più scuri, segno che non proveniva dalle Terre del Branco. Era sdraiata su una fianco, il corpo sudato e sofferente era pieno di punture d'insetto. Il leone si avvicinò cautamente e osservò meglio la leonessa: anche in quelle condizioni i suoi lineamenti erano molto belli, sottili ed eleganti, quasi principeschi.
    Mufasa tirò un sospiro di sollievo sentendo il suo respiro ancora era presente, ma era molto malata, a giudicare dall'espressione sofferente che aveva e dalla temperatura corporea.
    La lasciò un'attimo da parte per raggiungere Taka, che era corso in aiuto dell' altra leonessa.
    Lo trovo a pochi metri da lei, con un'aria sconsolata. Non ci volle molto per capire il perché.
    La femmina era sdraiata al suolo, il pelo nero, insoliti nelle Terre di Re Ahadi, era lacerato in alcuni punti, macchiato da chiazze di sangue che usciva da molte ferite presenti su tutto il corpo della leonessa e tingeva di rosso il suolo su cui era adagiata. Tutto attorno apparivano evidenti segni di uno scontro, probabilmente con un leone maschio, visto le condizione in cui era ridotta.
    -Non credo ci molto che possiamo fare...-
    Taka aveva ragione: la leonessa scura aveva perso fin troppo sangue per essere ancora viva, e anche se lo fosse stato, non ci sarebbe stata alcuna possibilità di guarigione.
    Così i principi la dovettero lasciare lì a malincuore e andarono a soccorrere l'altra compagna, che nel frattempo aveva mandato alcuni mugolii di dolore.
    -È viva!- esclamò sorpreso il leone bronzeo.
    -Già, ma se non ci sbrighiamo, mi sa che non riuscirà a sopravvivere ancora a lungo...-
    Mufasa, aiutato dal fratello, caricò di peso la leonessa sulla sua schiena e si diressero a tutta velocità verso la Rupe dei Re.
    Il terreno sotto le zampe volava e Mufasa poteva sentire la fronte della femmina scottargli la spalla. Spesso, la leonessa si agitava in preda alle convulsioni causate dalla febbre e i due dovevano rallentare il passo a intervalli piuttosto brevi.
    -Credi che ce la farà?- la voce di Taka era leggermente incrinata. Paura? Probabilmente.
    -Non lo so, Taka...non lo so.-


    Ehm...evvai...nessuno commenta...:(
    A parte te, Martirios, in privato....


    Edited by Sarabi_ingonyama - 12/12/2014, 17:35
     
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211 replies since 23/11/2014, 18:47   4412 views
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