Tu non sei sola

primissima FF su Sarabi, sulla sua storia e sul suo passato

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  1. Sarabi_ingonyama
     
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    Alleluja! finalmente ce l'ho fatta! Il pezzo è, diciamo, incompleto, ma il resto lo pubblico domani per motivi che non sto qui a spiegarvi ora, sennò facciamo mattina (diciamo che ho avuto qualche piccolo contrattempo, tipo visite di parenti, gite di famiglie, cadute di meteoriti, ecc...). e poi, che divertimento c'è senza suspance?!

    CAPITOLO 11.1 L'EREDE
    Hasidi aspettava fuori dalla grotta da qualche ora. La giornata non era ancora cominciata, mancavano ancora delle ore all'alba, ma tutti sapevano che il sole non avrebbe avvolto coi suoi caldi raggi quelle terre di desolazione e paura. Come ogni giorno, si sarebbe nascosto dietro le nuvole nere, cancellando la speranza di sentire quel calore sulla pelle che da tanto le leonesse bramavano.
    Erano passati quasi due mesi dalla sua salita al potere ed ora tutto il branco era sotto il suo dominio. certo, per ora era poco, ma non avrebbe aspettato ancora a lungo ad espandersi.
    Il leone si scrollò le goccioline d'umidità di dosso. Odiava sentirsi bagnato e impotente. Sì, perchè proprio lui, il grande Re delle Terre dell'Ovest, colui che aveva conquistato il trono con la forza, costruito un regno con le ossa del nemico, doveva aspettare. Un'immensa scocciatura, ma Hasidi non aveva fretta. Per anni aveva sognato e tramato quel trono, ma sempre per colpa della marcia del tempo, sapeva che anche il suo dominio non sarebbe stato eterno. Aveva bisogno di qualcuno che prendesse il suo posto quando si sarebbe fatta avanti la sua ora.
    Il solo pensiero gli diede i brividi di eccitazione. Una stirpe, un erede, avrebbero portato avanti il suo nome, la sua fama e la sua gloria per secoli. E lui, Hasidi, Re delle Terre dell'Ovest, magnifico e potente, stava per ricevere il dono che gli avrebbe consentito di non essere solo un nome nella storia, lasciato all'oblio degli anni. L'immortalità!
    Le grida cariche di dolore rimbombarono sulle pareti della caverna, storpiando la voce della leonessa che con tutto la sua forza lottava contro le contrazioni. Ma tutto quel male, tutta quella sofferenza, valevano la pena di essere patiti. Stava per avere un cucciolo dal leone che amava e soprattutto, aveva l'onore di dover dare alla luce il figlio del Re, il suo erede.
    Il tempo scorreva, inesorabile. In pochi minuti le urla di Zira si calmarono e furono presto rimpiazzate da deboli gemiti, simili a miagolii.
    Habari uscì dalla grotta, sorridendo. O meglio, stringendo i denti. Quanta falsità c'era in realtà dietro a quel gesto apparentemente benevolo, Hasidi poteva solo intuirlo.
    -Mio signore, è nato! È un maschio, proprio come desiderava!-
    Nonostante gli sforzi per far sembrare quell'affermazione gioiosa, il tono assomigliava più a quello usato per annunciare la morte, non una nascita.
    Hasidi non degnò di uno sguardo la leonessa grigia e la oltrepassò sprezzante. Le leonesse attorno a lui avevano tutte la stessa aria funebre di Habari, ma non smettevano di congratularsi con quello che ormai era il loro "sovrano" lodando la bellezza del cucciolo, la sua incredibile somiglianza col padre.
    [Bugiarde. Traditrici. La paura nei loro occhi è immensa. Non hanno nemmeno più la forza di pensare con la loro testa.] rifletté Hasidi [la fame e il sangue sono grandi maestri...].
    Guardò il suo branco, scrutando le leonesse una per una, lo sguardo carico del più totale disprezzo che potesse provare.
    I fianchi consumati, le costole sporgenti, gli occhi spenti. Questo era tutto ciò che era rimasto di quelle miserabili, che si trascinavano sulle zampe come se sulle spalle portassero un macigno. O forse era solo la vita che non si degnava ancora di lasciare i loro luridi corpi.
    L'unica leonessa sana e in vigore rimasta era Zira, ma al momento sembrava ancora più stremata delle compagne. Fra le zampe teneva una palla di pelo color ocra, tutta avvolta attorno a se stessa. Gli occhi castani, aperti per la prima volta da pochi istanti, si guardavano attorno curiosi e felici. Guardava la sua mamma come se fosse l'unica cosa presente sulla faccia della terra, affascinato da tutto quello che lo circondava.
    -Amore, guarda! Non è magnifico, il nostro piccoletto?- chiese speranzosa.
    Il leone fissò con i suoi occhi zafferano la compagna, avvicinandosi e facendogli le fusa.
    -Sì, Zira. È magnifico.-
    -E un giorno, Hasidi, lui diventerà Re!- esclamò felice Zira.
    Hasidi tacque un momento, senza cambiare espressione nemmeno per un secondo, celando alle leonesse i suoi pensieri e futuri programmi che aveva in serbo per quel piccoletto. Propositi ben poco rassicuranti.
    -Certo, tesoro, certo...Ora, però, è meglio che tu vada a riposare. Devi essere esausta, dopotutto.-
    -Grazie, mio re!-
    Zira si alzò barcollante sulle zampe e in pochi secondi svanì dalla vista del leone dominante.
    Il giovane maschio guardò a compagna allontanarsi zoppicando, poi, non appena sentì che la leonessa fu abbastanza distante, proruppe in un ruggito.
    -DAIMA!-
    Dalle ultime file delle schiere di cacciatrici, una giovane femmina si fece avanti camminando lentamente, come stesse andando davanti al suo boia, sul patibolo.
    Il pelo, sporco e consumato, era color crema chiaro, ma il fango che lo insozzava lo rendeva meno lucido e di una tonalità simile ad un grigio sporco.
    Gli occhi cerulei fissavano costantemente il pavimento roccioso, senza incrociare lo sguardo del leader. Il respiro, costante a affannato, faceva risaltare le costole e i fianchi terribilmente in evidenza.
    Hasidi sorrise con malcelata soddisfazione nel vedere come il branco si stava lentamente consumando, giorno dopo giorno, come previsto dal suo piano. Poi, sentì un pizzicore alla coda: il cucciolo che stava giocando con la sua coda doveva averla morsicchiata per scherzo. Con un colpo deciso, strattonò la coda e fece cadere a terra il piccolo, che si mise a piangere e a frignare.
    [Stupido cucciolo...]
    La leonessa era a poco meno di un metro da lui, con la testa abbassata in segno di sottomissione.
    -Ho un compito per te.- annunciò il leone.
    Daima lo guardò stupefatta, ma si limitò a rispondere con voce atona e senza espressione.
    -Ordina, sire, e sarà fatto.-
    Hasidi si chinò, afferrò con poca grazia il neonato fra le fauci che miagolava disperato e lo consegnò alla cacciatrice. Quando ebbe la bocca libera dal fagotto peloso, parlò di nuovo.
    -Portalo fuori da qui. Non lontano, a poco più di un miglio, c'è la gola secca. Sai cosa farne.-
    Daima sgranò gli occhi dall'orrore e appoggiò il cucciolo per terra delicatamente, come solo una madre sa fare.
    Hasidi sapeva cosa quel gesto significava. Ribellione. E lui non poteva accettarla.
    Sfoderò gli artigli e in un attimo colpì la femmina sulla guancia, ferendola superficialmente. Il suono dell'impatto riecheggiò per tutta la grotta e molte compagne temettero il peggio. Ma la leonessa non si mosse. Ruggì dal dolore e con una zampa si tastò il muso, ritraendola subito con orrore quando la sentì bagnarsi di sangue. Ma non si mosse.
    -Il cucciolo è troppo gracile, troppo debole! Non è degno di prendere il mio posto come sovrano di queste terre! Portalo via e fallo sparire. Una volta per tutte.-
    Daima prese con in denti la palla di pelo che continuava a dimenarsi e, senza girarsi, uscì dalla caverna in silenzio. Alcune lacrime scesero dai suoi occhi grigi.
    Quello le fece più male furono gli sguardi sprezzanti delle compagne, affilati come coltelli che le trapassarono il cuore.
    Daima corse via, lontano da quelle terre di morte, con il cucciolo appeso alla sua bocca ansimante. Voleva che il tutto avvenisse in fretta. Non perché avrebbe potuto dimenticare, non perché si sarebbe pentita meno in colpa. Solo perché lei a quel piccolo voleva bene, lo amava quasi fosse figlio suo e non di quella spregevole gattina addomesticata. Non voleva farlo soffrire troppo.
    Arrivò sul bordo della sporgenza: sotto, metri e metri di dirupo stavano per dare fine alla vita di innocente.
    Un innocente. Come la sua piccola Chaka.
    No. Non poteva mollare la presa. Non se lo meritava!
    Ma cosa avrebbe potuto fare allora? Cosa ne sarebbe stato del cucciolo? Non poteva tornare a casa, ma non poteva neppure gettarlo giù nella gola.
    La leonessa si girò verso l'orizzonte e, illuminata dal sole, vide una foresta, forse l'unica traccia di verde rimasta nel regno di Hasidi.
    [Qualunque cosa sarà migliore di questo schifo di futuro.]


    Ci ho messo un po' più del previsto, ma alla fine ecco quello che la mia mente malata ha partorito dopo un insano e complicato giro di pensieri.
    Se mi aveste visto in questi giorni mi avreste trovato seduta alla scrivania, davanti alla tastiera, con le mani sulle tempie a spremermi le meningi per scrivere qualcosa di decente ^^'
    Spero sia di vostro gradimento :D
     
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211 replies since 23/11/2014, 18:47   4428 views
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