The Warrior in the Kaos

what if... e se un umano cambia le sorti delle terre del branco?

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  1. Simba 11
     
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    Eh sbrigati a scrivere il quarto capitolo perchè sono ansioso^^
     
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    Re Leone

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    cmq somoya, se ti interessa da un occhiata qui^^
    https://lionking.forumcommunity.net/?t=49242989

    se ti interessa posta in quel topic e mandami se ce l'hai il tuo contatto di skype o di facebook, anche in privato^^
     
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  3. somoya
     
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    ragazzi vi posto la prima parte del quarto capitolo


    Chapter 4 (The Meeting) parte 1
    La luce dall’alba risvegliava le Terre del Branco quando Mufasa convocò Kiburi, quest’ultimo era un possente leone dalla pelliccia completamente bronzea, criniera compresa, due grandi cicatrici, rosse e profonde, solcavano il petto e il fianco destro, entrambe risalivano a quando Kiburi era poco più di un cucciolo, vagava ferito per le Terre del Branco quando Mohatu, l’antico re, padre di Uru, lo trovò e lo portò alla Rupe dei Re.
    Kiburi salutò Mufasa<<salve maestà>> <<smettila Kiburi, sai che non c’è bisogno di queste formalità tra noi, dopotutto mi sembra ieri che mi insegnavi a cacciare!>>, infatti Kiburi era più grande di Mufasa di almeno otto mesi, per cui faceva da mentore ai cuccioli più giovani (Mufasa, Scar, Sarabi, etc.).
    Kiburi rise ricordando i vecchi tempi, poi disse<<allora Mufasa, sono pronto, andiamo?>>, Mufasa girò lo sguardò<<non ancora devo chiedere a Taka di venire con noi.>>, il grande leone bronzeo sbuffò e poi annuì col capo; entrambi i leoni si recarono verso la grotta di Scar.
    Scar era un leone molto particolare: stava per lo più da solo, infatti dormiva in una piccola grotta sul lato Nord della Rupe, la sua pelliccia era di una tonalità tra il bruno e il rosso ruggine, la criniera era nera, come lo è una notte senza luna, e gli occhi erano di un verde penetrante come quello della madre, a differenza di quest’ultima e di Mufasa aveva dei lineamenti più aguzzi, cosa che aveva in comune con la sua compagna: Zira.
    Zira era l’unica leonessa con cui Scar divideva la grotta, era fiera, feroce e brutale, aveva la fama di essere una cacciatrice spietata, era anche molto forte, forse quanto il compagno, il suo manto era chiaro, sul giallo opaco, una striscia di pelo più scuro solcava la testa, gli occhi erano rossi, anch’essi esprimevano ferocia.
    Mufasa chiamò il fratello dall’esterno della grotta, Scar uscì e si fermò di fronte al fratello <<si Mufasa>>, disse con aria annoiata, il leone dalla criniera rossa si avvicinò, era più grande del fratello e a questo seriamente si rivolse<<io e Kiburi stiamo andando nelle Terre di Nessuno, mi chiedevo se volevi accompagnarci.>>, il leone scuro parve sorpreso<<le Terre di Nessuno, perché dovremmo andarci?>> <<si tratta della sicurezza delle Terre del Branco, è una lunga storia, te la spiegherò strada facendo.>>, Scar assunse un’espressione indifferente<<be non vedo perché debba venire anch’io, i muscoli tuoi e di Kiburi dovrebbero bastare per ogni problema.>> concluse e si ritirò nella grotta.
    Mufasa tornò da Kiburi e, con sconforto, disse<<cosa diavolo devo fare con lui, non vuole fare niente per il branco, non è questo che ci ha insegnato nostro padre.>>, Kiburi subito non parlò, poi strinse gli occhi arancioni e rispose<<non prendertela lo sai com’è fatto, piuttosto concentriamoci su quel che ci spetta, qualunque cosa sia.>>.
    Entrambi i leoni alzarono lo sguardo in direzione Sud-Ovest e, con calma, si avviarono verso le Terre di Nessuno.
    Nel frattempo alla Rupe dei Re Sarabi e Weka erano a disagio, entrambe ascoltavano le leonesse che si dividevano in due squadre di caccia, una capeggiata da Nyota, cacciatrice esperta, coetanea e amica di Sarabi, l’altra capeggiata da… Uru?
    Sarabi si alzò e si avvicinò alla madre del compagno con un espressione stupita e al contempo felice<<uru… torni a caccia?! Quindi ti sei ripresa, ti è tornata la voglia di vivere!>> <<non mi riprenderò mai dalla morte di Ahadi, ma lui avrebbe voluto che io vedessi i vostri cuccioli, veglierò su tutti voi, come Ahadi veglia su di noi dal reame celeste dei Grandi Re del passato.>>, concluse Uru.
    Le leonesse furono tutte rincuorate dal fatto che la saggia regina fosse tornata tra loro, e le sue parole le incoraggiarono a guardare con fiducia al futuro; Sarabi e Weka chiesero a Uru se potevano assistere alla battuta di caccia, volevano vederla cacciare, volevano vedere se la loro vecchia maestra era ancora una cacciatrice degna di questo nome, ma Uru aveva dei dubbi<<se devo essere sincera preferirei che non veniste, nella vostra condizione… >> <<uffa Uru ma noi ci annoiamo, vogliamo soltanto guardare!>>, fu Weka a interromperla e Sarabi continuò<<sta tranquilla Uru, staremo attente, torniamo subito alla Rupe se ci saranno problemi, fidati.>>, la madre di Mufasa guardò le giovani leonesse preoccupata, voleva che entrambe rimanessero al sicuro nella Rupe, ma, vedendo la loro determinazione, cedette<<ah… se proprio ci tenete d’accordo, ma dovrete essere estremamente caute e verrete accompagnate da Zazu!>>.
    Le due sorelle erano scioccate, avrebbero voluto ribattere, ma tennerò per se le loro rimostranze, non avrebbero rinunciato a seguire la battuta di caccia, anche se significava sorbirsi Zazu.


    il resto lo sto ultimando, presto spero di postare, abbiate pazienza
     
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    Re Leone

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    Sempre scritto bene, e sono sempre più incuriosito
    Aspetto il continuo^^
     
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  5. somoya
     
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    ragazzi scusate l'assenza avevo la chiavetta scassata
    vi posto il resto del quarto capitolo



    capitolo 4 (parte 2)

    Mufasa e Kiburi erano in prossimità del confine Sud-Ovest, quando una voce li fermò, entrambi si girarono e videro un leone scuro, <<scar!! Hai cambiato idea?>> chiese Mufasa, <<be… ho pensato che avreste avuto bisogno del mio intelletto, e poi…>>, Scar si avvicinò all’orecchio del fratello<<… mamma mi ha chiesto di accompagnarti e non ho saputo dirgli no.>> concluse sottovoce; Scar era molto legato a Uru, quando nacque era molto piccolo, per cui sua madre dovette dargli attenzioni particolari, così si creò un legame indissolubile.
    Mufasa sorrise e disse, contento, <<d’accordo allora direi che possiamo andare!>>, Scar e Kiburi annuirono; i tre leoni si avvicinarono di corsa al confine.
    I tre arrivarono al fiume che divideva le Terre del Branco dalle Terre di Nessuno, dall’alto argine diedero uno sguardo al fiume che ribolliva: dei grossi coccodrilli si contendevano la carcassa di un grande animale, forse un altro coccodrillo, ma ormai era rimasto poco e niente, Kiburi parlò per primo<<sono rimaste solo le ossa, l’avranno divorato non molto tempo fa!>>, Mufasa stava per rispondere, ma notò delle strane impronte nel terreno, avevano una forma allungata e al centro delle righe, sopra di esse c’era del sangue, nero e rappreso, Scar lo anticipò<<questo sangue ha un odore strano, non avevo mai sentito un odore come questo.>>, <<se è per questo neanche un’impronta del genere l’avevamo mai vista!>>, Mufasa seguì con lo sguardo le altre orme, andavano verso Est, verso i terreni di caccia del branco, ruggì<<quella cosa è nelle Terre del Branco, può essere un pericolo!>> e partì di gran corsa, seguendo le tracce, Scar e Kiburi lo seguirono, quest’ultimo aveva un’espressione angosciata e irata allo stesso tempo.
    Delle sei leonesse incinte che abitavano la Rupe dei Re solo Sarabi e Weka seguirono la battuta di caccia; Uru decise di appostarsi nei terreni di caccia a Sud, il gruppo era composto da otto leonesse oltre ad Uru, di queste c’erano le sei cacciatrici e le due sorelle, che avrebbero solo assistito.
    Una leonessa individuò, in lontananza, una grossa mandria di zebre che si dirigeva verso di loro, lo disse alle altre e queste si acquattarono tra i cespugli e dietro le rocce, aspettando la preda.
    La mandria arrivò dopo pochi minuti e si mise a brucare tranquillamente, per una decina di minuti le leonesse studiarono la mandria, cercando gli elementi più deboli; Uru puntò una vecchia femmina e scattò all’inseguimento, le altre leonesse, intuendo qual era la preda designata, scattarono anch’esse, tuttavia le zebre si accorsero in tempo del pericolo e fuggirono verso Nord, con le leonesse alle calcagna.
    Sarabi e Weka, che si erano sdraiate sotto un’acacia poco lontana dal luogo dell’imboscata, seguirono la scena con attenzione, la giovane regina disse<<che sfortuna! Sono state viste troppo presto!>> <<non è sfortuna, è che hanno aspettato troppo!>> intervenne Weka, Sarabi stava per rispondere ma, girando lo sguardo, vide uno stano animale che la fissava, sembrava una grande scimmia, ma si ergeva su due zampe e non aveva pelliccia, meno che sul capo; Sarabi, incuriosita, si alzò per vedere meglio ma un forte rumore alle sue spalle la fece voltare: un grosso bufalo nero stava caricando le due leonesse.
    <<corri!!!>> ruggì Sarabi alla sorella, Weka non se lo fece ripetere due volte ed entrambe scattarono, ma, rallentate dalla loro condizione, non riuscirono a staccare il bufalo, questo riuscì a separare Weka da Sarabi, puntando decisamente su quest’ultima.
    La giovane regina vide la grande massa scura avvicinarsi sempre di più, un brivido di terrore percorse il suo corpo, conoscendo l’odio reciproco che esiste tra bufali e leoni, sapeva che l’inseguitore non avrebbe mollato l’inseguimento finche le grandi e curve corna non l’avrebbero sventrata.
    Ormai Sarabi credeva di non tornare più alla Rupe, di non abbracciare più il suo amato Mufasa, di non veder nascere il suo cucciolo, quando vide un lungo ramo si conficcarsi nella spalla sinistra dell’enorme bufalo, facendolo muggire di dolore e rallentando la sua carica, subito dopo vide lo strano essere di prima saltare in groppa al bestione aggrappandosi alle grandi corna, distraendo la sua attenzione da lei.
    Sarabi approfittò di questo momento di tregua per chiamare la sorella<<weka!!! Chiama Aiuto!! PRESTO!!!>>, la leonessa più scura, sentito il richiamo di aiuto della sorella, ruggì a sua volta verso l’alto attirando l’attenzione di un bucero dal piumaggio blu.


    capitolo 4 (parte3)

    Morani teneva duro, la bestia che stava sotto di lui aveva una forza incommensurabile, sapeva di non poter uscire vincitore se avesse continuato in questa specie di rodeo; tentò di estrarre la lancia, ma il bufalo s’impennò sulle zampe anteriori, sbalzandolo in aria di qualche metro, riuscì a girarsi a mezz’aria e cadere in piedi, ma ora si trovava disarmato contro un avversario quindici volte più pesante di lui e dotato di armi letali.
    Il grosso bovide caricò Morani fissandolo con gli occhi neri e iniettati di sangue, muggendo di rabbia e odio, arrivò a pochi passi dal bersaglio, ma questo scartò di lato e riuscì a strappargli la lancia dalle carni.
    Morani fu caricato nuovamente, ma stavolta era armato, la stessa furia che l’aveva colpito poche ore prima tornò a colmargli il cuore, prese posizione, puntò la lama scintillante contro l’avversario in avvicinamento, quando fu a portata, spinse la lancia in avanti perforando l’area tra il collo e la spalla del bufalo, ma questo non si arrestò, il manico della lancia si spezzò e Morani, investito dalla carica del grande animale, fu proiettato indietro di parecchi metri; sbatte la testa contro una roccia, ma, nonostante il dolore e il sangue che sgorgava, si rialzò per affrontare nuovamente il grande bufalo.
    Sarabi guardava la scena sconcertata: quella strana scimmia si stava battendo con grande coraggio contro un avversario nettamente più forte, stava rischiando la vita per proteggerla, di conseguenza la mente della leonessa era affollata di domande <<sta combattendo per salvarmi… Perché lo fa? Da dove è spuntato? Che devo fare… Non posso lasciarlo cosi, devo dargli un aiuto!>>.
    Morani evitò un’altra carica del bufalo, ma era stanco e indebolito: le fatiche provate negli scorsi giorni, le ferite riportate, tutto questo contribuì a rallentare i suoi riflessi, cadde su un ginocchio, tentò di rialzarsi, ma fu lento, il bufalo lo colpì in pieno, testa contro testa (i bufali hanno un cranio sette volte più spesso di quello umano), sentì un’esplosione nel cervello, fu scaraventato indietro, la vista si appannò, prima di perdere conoscenza sentì un forte ruggito, vide due ombre sorpassarlo, poi due profondi occhi arancioni lo fissarono e, infine, il buio.
    Sarabi si avvicinò ai due combattenti, non sapeva come fare per aiutare quella “scimmia” che l’aveva tolta dai guai; si stava stancando, il bufalo poteva sconfiggerlo e ucciderlo, tuttavia anche quest’ultimo era ridotto male, la lama di Morani gli aveva troncato due vene importanti, ma si preparò ad infliggere un’altra carica, stavolta colpì in pieno il bersaglio.
    Sarabi rimase impietrita vedendo Morani a terra e immobile, nello stesso momento sentì un potentissimo ruggito che scosse l’aria, girò il capo e vide un grande leone dalla criniera rossa: <<mufasa!! Presto Fermalo!!>> ruggì la leonessa indicando col capo il grosso bufalo; Mufasa e Kiburi si scagliarono, con potenza indescrivibile, contro il bestione nero e ferito, gettandolo a terra, il re lo finì con un morso alla gola, strappandogli la trachea.
    Sarabi si precipitò verso Morani preoccupata, lo guardò negli occhi di giada e gli disse <<hei! Resta sveglio, ti aiuteremo!>>, ma il suo salvatore perse i sensi, fu distratta da Mufasa <<sarabi, stai bene?>> disse strusciando la testa contro quella della compagna, questa rispose <<si, ora si… grazie a lui.>> guardò Morani, <<lui?>> Mufasa guardò con aria interrogativa l’uomo steso a terra, non aveva pelliccia, la parte inferiore del corpo era coperta da una strana membrana(i jeans), <<ma cos’è lui?>> aggiunse, Kiburi si mise in mezzo ruggendo <<allontanatevi!! È un umano!>> <<un umano? Ma non si vedevano da anni; come puoi saperlo?>> chiese Scar, che nel frattempo aveva raggiunto i compagni, il leone bronzeo ringhiò <<È stato prima che arrivassi qui, quando ero un cucciolo… gli umani hanno attaccato il mio branco e ucciso molti di noi… ma mia madre riuscì a fuggire e portarmi in salvo, il resto della storia lo conoscete.>>.
    I presenti rimasero di stucco, Kiburi non aveva mai rivelato questo tragico evento al suo nuovo branco; Sarabi parlò per prima <<questo è diverso, mi ha salvato la vita… dobbiamo aiutarlo!>> <<sarabi! Sei ferita?>> Weka interruppe la sorella e l’abbracciò preoccupata, poi aggiunse <<ho detto a Zazu di chiamare Uru e le leonesse, stanno arrivando.>>, in quel momento Zazu, un bucero blu, maggiordomo del re, atterrò davanti a Mufasa inchinandosi a lui <<maestà ho chiamato vostra madre la regina>> disse ansimando mentre indicava la regina madre che arrivò di corsa <<che succede? State tutti bene?>> chiese con urgenza, Kiburi le rispose <<stiamo tutti bene, ora abbiamo un problema più importante che ci preme risolvere!>> premette la grossa zampa sul petto di Morani facendolo gemere di dolore.
    Sarabi spinse via Kiburi ringhiandogli contro <<non toccarlo!>> <<basta!!!>> ruggì Mufasa
    dividendo la compagna dall’amico, poi si rivolse alla madre spiegandogli quando era successo, questa guardò i presenti in volto e poi guardò Morani, che perdeva ancora sangue, infine disse <<nella mia vita mi è capitato di vedere degli umani, so quanto sono pericolosi, tuttavia questo è diverso, è solo un ragazzo e non ha i bastoni che sputano fuoco; inoltre ha salvato la vita di Sarabi e secondo la legge il debito va saldato.>>.
    Mufasa prese la decisione finale <<d’accordo Sarabi, lo cureremo e quando si sveglierà dovrò parlare con lui per capire se è pericoloso. Zazu! Vai al baobab di Rafiki, spiegagli la situazione e fallo andare alla Rupe.>> detto questo si caricò Morani, con delicatezza, sulla grande schiena e si mise a correre verso la Rupe dei Re, seguito dagli altri leoni e leonesse.



    scusate l'attesa ora dovrei avere più tempo per scrivere visto che ci sono le vacanze, fatemi sapere se vi piace per favore

    Edited by Somoya - 9/10/2012, 13:57
     
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    Re Leone

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    Molto belli i due capitoli! Veramente, peró voglio capire una cosa, si parleranno i leoni con morani? Personalmente mi piacerebbe di no, un rapporto basato non sulle parole per me sarebbe più interessante, peró decidi tu, non farti influenzare ^^
     
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  7. somoya
     
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    grazie , sono contento che ti piacciono, per quanto riguarda la tua domanda posso dirti che sono abbastanza propenso nel far parlare i protagonisti, mi è necessario per far svolgere la storia come l'avevo immaginata.
    beh poi man mano che posto giudicherete voi,
     
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    Re Leone

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    Ok, mi sarebbe piaciuto vedere un rapporto in cui nn c'era bisogno di parole, ma nn voglio condizionarti.
     
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    a dire la verità a me leggendo la tua ff era subito venuto in mente una cosa del genere^^


    poi ci sono molt film disney in cui animali e umani interagiscono senza parlare, la carica dei 101, red e toby, oliver and company...

    ok basta, ti sto già troppo influenzando XD
     
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  10. somoya
     
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    ragazzi ecco il quinto capitolo, perdonatemi l'attesa



    Chapter 5 (A Special Man)
    Durante il tragitto per la Rupe dei Re Mufasa, Scar, Uru e Kiburi staccarono le altre leonesse: Sarabi e Weka rallentarono per non affaticarsi, le altre cacciatrici si presero la briga di trascinare il bufalo abbattuto fino alla Rupe, dato che le zebre erano fuggite.
    Kiburi si rivolse con rabbia a Mufasa<<maledizione perché portiamo quell’umano alla Rupe? Tanto con quelle ferite non si salverà!>>, il re guardò, con la coda dell’occhio, prima Kiburi poi l’uomo che trasportava<<ha salvato la vita di Sarabi, noi dobbiamo almeno tentare di salvare lui! Rafiki riuscirà a fare qualcosa!>> disse con tono fermo; Uru, benchè fosse stanca per la caccia precedente, intervenne: <<il problema è un altro Mufasa… pant… se anche si salverà… non lo comprenderemo… e lui non comprenderà noi.>> <<che vuoi dire?>> chiese Scar alla madre, lei rispose<<gli umani non possono capire quello che noi… leoni diciamo… noi possiamo parlare con ogni animale… ma gli umani hanno perso questa capacità… migliaia di primavere fa.>> <<e questo posso confermalo anch’io!>> concluse kiburi.
    Mufasa non rispose, questo fatto rappresentava una complicazione enorme, ma avrebbe comunque cercato di salvare l’uomo a cui doveva la vita della sua compagna, in qualche modo percepiva la volontà ferrea di Morani, che permetteva a quest’ultimo di restare aggrappato alla vita; quindi proseguì, senza rallentare, verso la Rupe.
    In poco tempo si trovarono al riparo della massa imponente della Rupe dei Re; qui li attendeva Rafiki, un mandrillo dal pelo grigio e bianco e l’incarnato del volto blu e rosso, portava con sé un bastone con appesi degli strani frutti arancioni e delle piante medicinali.
    Mufasa entrò spedito nella grotta principale, si diresse verso la parte più remota e isolata, qui poggiò in terra, con attenzione, il suo carico, Uru e Rafiki lo raggiunsero nella tana, <<È lui?>> chiese il mandrillo, il re annuì allo sciamano, questo osservo Morani, tastò il suo corpo martoriato, trafficò con le piante che aveva con sé, tra queste ne scelse alcune che triturò con l’aiuto di una pietra, la poltiglia rimasta l’applicò sulla testa del paziente.
    <<si salverà?>> chiese Uru <<be, ha preso un brutto colpo, ma non è grave come sembra, è forte e si riprenderà!>>.
    Uru era stupita, come poteva non essere grave?
    I bufali sono tra gli animali più forti che esistono, persino un leone, da solo, ha poche possibilità contro uno di essi, fu Rafiki a ridestarla dai suoi pensieri: <<in più le ferite che vedo dimostrano che ha la tempra forte, guardate…>> disse indicando Morani<<ustioni, provocate dal fuoco, e questi… i segni dei denti di un coccodrillo… sono tutte ferite recenti, non solo è sopravvissuto a questi pericoli, ma ha pure avuto la forza di fronteggiare un bufalo!>>, lo sciamano guardò Mufasa e poi Uru, tutti e tre erano d’accordo sul fatto che quest’umano aveva qualcosa di speciale.
    Nel frattempo Sarabi e Weka giunsero alla Rupe dei Re, nello spiazzo al di fuori della caverna videro Scar e Kiburi attorniati da un gruppetto di leonesse, queste, viste le nuove arrivate, si precipitarono verso di loro e le tempestarono di domande, <<sarabi! Weka! State bene? Kiburi mi ha raccontato tutto!>> disse Serafina strusciando la testa contro quella delle amiche, Sarabi la tranquillizzò e poi si diresse nella grotta, incrociò Uru mentre usciva, vide che aveva un debole sorriso, Sarabi capì.
    Sarabi raggiunse Mufasa e Rafiki, quest’ultimo diede un’occhiata alla giovane regina, le proibì di allontanarsi dalla Rupe finche non fosse nato il cucciolo, poi se ne andò.
    Sarabi parlò con Mufasa a lungo a proposito di quanto era successo e quello che sarebbe potuto accadere in futuro, la regina inarcò le sopracciglia<<al diavolo Kiburi e gli altri, io so che non è pericoloso, non permetterò a nessuno di fargli del male!>> pensò avvicinandosi a Morani che era ancora incosciente.


    scusate se è corto, sto lavorando al prossimo, verrà più lungo, ditemi cosa ne pensate
     
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    Bel capitolo, mi piace un sacco la parte che riguarda il linguaggio umano e leonino, è descritto bene, aspetto il prossimo capitolo.
     
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    Bene, non vedo l'ora che morani si svegli! sono proprio curioso e la storia mi piace un sacco! veramente^^
     
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  13. somoya
     
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    ecco la prima parte del sesto capitolo


    Chapter 6 (Dark Memories) parte1
    Uscita dalla grotta Uru vide che suo figlio Scar aveva un’espressione triste, quasi affranta, quindi si avvicinò a lui “Taka, seguimi”, senza aspettare risposta si avviò giù per la Rupe. Scar le andò appresso.
    La regina condusse il figlio su di una collinetta, questa era ricoperta da un manto di erba gialla e secca, in cima si stagliava un’acacia dalla caratteristica chioma piatta, il silenzio era interrotto solo da qualche occasionale cinguettio, era un posto abbastanza appartato per una conversazione privata.
    I due leoni si sdraiarono vicini, fu Scar a rompere il silenzio “Cosa c’è mamma?” “Dimmelo tu Taka, cos’hai?”, il giovane principe volse lo sguardo a terra e rispose “Niente, non ho niente, sto benissimo!” “Non prendermi in giro, sono tua madre, so quando uno dei miei figli ha un problema.” disse la regina sollevando il capo del figlio incontrandone lo sguardo, lei appoggiò la zampa su quella del figlio e aggiunse “Taka… a me puoi dire ogni cosa, lo sai”, a malincuore il leone parlò “È… tutto questo… quell’umano, il fatto che sto per diventare padre… non credo di essere pronto”.
    Infatti, Zira aveva da poco scoperto di essere incinta, gli unici a saperlo nel branco erano Scar, Uru e, ovviamente, la stessa Zira.
    Scar continuò, ora in tono arrabbiato “Purtroppo non sono perfetto come Mufasa!” fece per rialzarsi, ma la madre lo trattenne “NO, Taka, non sminuirti in questo modo, tu sei un leone speciale, come lo è anche tuo fratello, ti prego figlio mio, io ho già sofferto per la morte di tuo padre, non posso vedere anche te in queste condizioni, una volta non eri così, non permettere a questa di avvelenarti la mente” concluse in tono dolce, ma addolorato, Uru sfiorando la cicatrice che solcava l’occhio sinistro del figlio /
    Inizio flashback – ricordo di Scar
    Era un giorno splendido, il sole si era appena alzato al di sopra dell’orizzonte tingendo le Terre del Branco di rosso e arancio.
    Un giovane leone dagli occhi verdi, con un accenno di criniera nera, uscì dalla tana e si avviò lungo la discesa della Rupe dei Re, altri due felini lo seguivano.
    Da qualche tempo la regina Uru addestrava i suoi due figli adolescenti nella caccia, ritenendo indispensabile la conoscenza di quest’arte per un leone; entrambi erano nati lo stesso giorno, eppure erano molto diversi: il primo, chiaro come il sole, forte, rispettoso delle regole; il secondo, più scuro, meno robusto del fratello, un ribelle.
    Infatti Taka era poco interessato all’andamento del regno, perché preoccuparsi? Suo fratello sarebbe diventato il re. “Tanto meglio” pensava Taka “Cosi lui si beccherà le responsabilità, mentre io sarò libero!”; Taka amava l’esplorazione, la caccia, voleva diventare un leone forte e indipendente, gli impegni regali non facevano per lui.
    Uru si fermò e si rivolse ai figli “Bene ragazzi, questo è il vostro momento! Oggi catturerete la vostra prima preda! Vi ho addestrati a dovere, ora andate!” concluse raggiante; i due principi s’inoltrarono nella vasta pianura, presto scorsero delle prede, “Io punto su quell’antilope Mufasa, tu potresti…” “No, aspetta Taka, se lavoriamo assieme potremmo prendere una preda più grossa!”, Taka guardò il fratello perplesso, voleva prendere una preda da solo, ma la possibilità di prendere una preda di grossa taglia lo allettava, quindi si convinse a cooperare con il fratello.
    Avendo appena poco più di due anni, i due fratelli non erano più grandi di una leonessa adulta, quindi non potevano puntare prede eccessivamente possenti; videro una femmina di gnu isolata dalla mandria e la ritennero perfetta.
    Taka si mise dietro un cespuglio, Mufasa dietro una roccia nella direzione opposta, la preda al centro, l’idea era semplice ma efficace: Taka avrebbe inseguito la femmina di gnu, questa sarebbe scappata nella direzione di Mufasa, egli l’avrebbe bloccata, e insieme le avrebbero dato il colpo di grazia.
    Taka era concentrato, i suoi sensi erano acuti, la preda non sospettava nulla, ripensò agli insegnamenti della madre: star basso, ventre a terra e, soprattutto, mai mettersi sopravento ma quel giorno non c’era un filo di vento.
    Taka inspirò un’ultima volta e scattò ruggendo, tuttavia successe l’impensabile: la femmina di gnu si girò verso Taka e lo caricò, il giovane principe, preso alla sprovvista, scartò di lato per evitare l’impatto, poi inseguì la preda, con un salto riuscì a saltarle sulla schiena, ma quella, scalciando, gli impediva di morderla fatalmente.
    Con un debole ruggito Taka attirò l’attenzione del fratello, insieme riuscirono ad atterrare la preda e Mufasa le serrò il collo tra le fauci, poi si rivolse al fratello “C’è l’abbiamo fatta… pant”, ma Taka non rispose, in cuor suo voleva riuscire da solo, ma aveva fallito, tuttavia si ridestò dai suoi pensieri all’arrivo della madre “Complimenti ragazzi, sapevo che
    eravate pronti! Sono davvero orgogliosa di voi!”, Taka alzo lo sguardo “Ma… mamma io non ho fatto niente… è stato Mufasa a ucciderla” concluse triste, “Taka…” disse la regina guardando il figlio negli occhi “…avete fatto un ottimo lavoro di squadra, da soli non ci sareste riusciti, entrambi eravate fondamentali, è questo che fa la forza di un branco! L’unione!” “Quindi non ti ho delusa?” “Ma no, stupidello!” allora Uru leccò la guancia del figlio minore, questo si era notevolmente rincuorato.
    “Ora torniamo a casa” annunciò infine la regina, quindi Mufasa prese la carcassa di gnu tra le fauci trascinandosela dietro.
    Lungo la strada verso la Rupe la regina ribadì per l’ennesima volta l’abilità dei figli “Però, uno gnu adulto alla vostra età, per di più alla vostra prima caccia, vostro padre sarà orgoglioso di voi!”, Taka era al settimo cielo, si crogiolava mei complimenti della madre, ma quest’idillio fu interrotto da un’intrusione inaspettata: “Bel bottino, credo ne spetti un po’ anche a me!” disse una voce rauca e profonda, Uru e i principi si girarono e videro che a parlare era stato un altro leone, un grande leone.
    Il leone in questione era molto robusto, il manto era chiaro, gli occhi color ambra, il corpo ricoperto da molte cicatrici; Mufasa mollò lo gnu, si mise in guardia abbassando le orecchie e scoprendo i denti “Chi sei, queste sono le terre di mio padre, tu cosa fai qui?” chiese in tono minaccioso, Uru si era messa sulla difensiva pure lei, Taka invece guardava l’intruso stupito.
    Il grosso leone studiò i presenti, “Il mio nome non ha importanza e non m’importa né di tuo padre né di te, io sono qui solo per DUE cose…” annunciò adocchiando Uru “…il cibo…”, si avvicinò alla regina “…e le belle leonesse!” concluse con un tono cosi perverso che i principi perdettero la ragione.
    Mufasa attaccò per primo, ma l’intruso fu più veloce, fece perno con le zampe anteriori e con le posteriori colpi Mufasa al petto mozzandogli il fiato, Taka e Uru si lanciarono contro il nemico, ma i loro artigli e le loro zanne non colpirono il collo, protetto dalla folta criniera, del leone, questo tramortì Uru con una zampata, poi si accanì contro Taka, lo getto a terra e lo tenne fermo con una zampa, mentre con l’altra calava gli artigli affilati sul volto del principe.
    Il ruggito di dolore di Taka si propagò nell’aria, Uru, sentendolo, si alzò e colpì con ferocia il leone “MALEDETTO BASTARDO, LASCIA MIO FIGLIO!!!” gli ruggì con gli occhi iniettati di sangue per la rabbia.
    Taka sentiva un dolore incredibile, il lato sinistro del viso pulsava, sentiva il sapore, caldo e metallico, del suo stesso sangue, con la vista appannata vide la madre che lottava con il leone vagabondo, ma venne atterrata, il leone le girò intorno sogghignando, le salì di sopra, le sue intenzioni erano chiare, e lui le confermò ruggendo a Uru con odio “DANNATA SGUALDRINA!! Se continuerai a resistermi ti ucciderò e massacrerò i tuoi figli!”, quindi premette una zampa sul collo della regina con forza.
    “No” pensava Taka “No, non farai del male alla mamma, non finche sarò in vita”, con immenso dolore riuscì ad alzarsi e si avventò contro il possente avversario, liberando la madre, nel frattempo Mufasa, ripresosi, attaccò anche lui, vedere i suoi giovani figli lottare diede la forza di reagire e combattere; ora il mostruoso leone aveva contro tre avversari.
    Con un ruggito il vagabondo s’impennò sulle zampe posteriori scrollandosi gli avversari di dosso, ma era stato ferito in più punti e le sue forze cominciarono a scemare, il suo sangue gocciolava sul terreno sottostante, guardò i suoi avversari con odio, mentre sferzava l’aria con la lunga coda.
    Il grosso leone avrebbe attaccato nuovamente se un ruggito tonante non avesse scosso la terra e un leone dalla criniera nera si fosse frapposto fra lui e le sue vittime: il re Ahadi.
    Ahadi, avendo visto le ferite della sua famiglia, si adirò oltremodo e si lanciò contro il leone ferito, questo era un po’ più grosso del re, ma era stanco e indebolito.
    Taka, ferito, a momenti perdeva conoscenza e subito dopo tornava lucido, non potè seguire bene il combattimento, tuttavia riuscì a vedere il vagabondo a terra e suo padre che lo mordeva con forza, poi divento tutto buio e sentì solo “Mi dispiace figliolo, non sono stato abbastanza veloce”, poi venne anche il silenzio.
    Si sveglio nella grotta della Rupe dei Re, nel suo giaciglio, lì c’era sua madre che sorrideva felice, suo figlio stava bene, Rafiki gli aveva salvato l’occhio, ma una profonda cicatrice lo avrebbe segnato fisicamente ed emotivamente.
    Taka uscì e si specchio nella pozza dell’acqua, guardò la cicatrice sull’occhio sinistro e fece a se stesso una promessa: mai più, nella sua vita, qualcuno avrebbe osato tanto contro di lui o la sua famiglia, mai più sarebbe dovuto dipendere da qualcun altro, per ricordarsi la promessa d’ora in avanti si sarebbe chiamato Scar, Cicatrice appunto, come quella che aveva sul viso, come quella che aveva nell’orgoglio.
    Fine flashback
    / “Io lo so…” continuo la regina Uru “…che nel profondo del tuo cuore sei sempre il mio dolce Taka, il coraggio che hai dimostrato quel giorno… se fossi stato il leone cinico ed egoista che fingi di essere ti saresti messo in salvo, invece sei rimasto per proteggere la tua famiglia! Sono sicura che sarai un padre meraviglioso, perché sei un figlio meraviglioso!” disse guardando il figlio; Scar, benchè fosse molto orgoglioso, benchè mostrasse a tutti il suo lato più duro, dovette rendersi conto che sua madre aveva ragione e lo ammise apertamente, tuttavia nel suo animo continuavano ad albergare sentimenti contrastanti.

    il capitolo lo devo finire ancora, ditemi che ne pensate

    Edited by somoya - 2/7/2012, 19:31
     
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  14. somoya
     
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    Bravo Cacciatore

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    Molto bello il capitolo, originale la storia della cicatrice di Taka, è descritta molto bene, spero che posti presto il prossimo capitolo.
     
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314 replies since 28/2/2012, 11:50   6995 views
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