Salviamo il re

la mia prima Fan Fiction

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  1. micol
     
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    Tanto d'apprendere

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    Buonasera! So che sono passati molti giorni da quando ho pubblicato l’ultima volta, ho avuto molto da studiare, ma ora sono libera ed ecco il capitolo 9. Wow! Ho detto che avrei allungato, ma non pensavo così tanto! Mi sa che devo dividerlo in più parti. Comunque, ecco la prima.
    Capitolo 9: pericolo alle Terre del branco
    Era l’alba. Il Sole stava uscendo fuori aggraziatamente, e salutava gli abitanti della savanna con il suo calore. Sopra la Rupe dei re si trovavano Simba e Nala che beneficiavano dei calorosi abbracci del Sole.
    << È bellissimo. >> disse Nala.
    << È vero. >>
    << Simba devo dirti una cosa importante. >>
    << Ti ascolto. >>
    << Io… >>
    Non riusciva a dirgli che lo amava. Sì, Nala, figlia di Sarafina, amava Simba, figlio di Sarabi, cioè la regina delle Terre del Branco e la migliore amica di Sarafina.
    << I-io t-ti…voglio bene. >>
    << Anche io ti voglio bene. >>

    Nel frattempo una leonessa di nome Zira stava camminando per arrivare alle Terre del Branco seguita dai suoi tre figli: uno adulto di nome Nuka e due cuccioli, un maschio ed una femmina, chiamati rispettivamente Kovu e Vitani. Dietro ce ne era un’altra: Diata, la sorella di Zira. Nonostante le due leonesse erano sorelle, avevano caratteri molto differenti: mentre Zira era fredda, cinica, seria e aveva sempre una faccia austera, sua sorella era bella e sempre sorridente; mentre Zira era super cattiva, Diata era buona e amorosa, specialmente con i nipoti. I tre leoni, infatti, erano dello stesso carattere della loro zia. Zira camminava senza rivolgere la minima parola ai suoi figli. Un paio di ore dopo arrivarono ai confini delle Terre del Branco. Appena arrivati, la leonessa si allontanò dai suoi figli per cercare il re ed ucciderlo.
    Nel frattempo, Diata era arrivata ai confini. I suoi nipoti la videro e le corsero subito incontro.
    << Zia Diata! Sei arrivata! >> dissero in coro mentre l’abbracciavano.
    << Ciao piccolini miei! >> disse mentre li stringeva a sé.
    << Vostra madre vi ha lasciati qui? >>
    << Sì. >> disse Nuka.
    << Mentre camminavamo non ci degnava di una parola, e ci guardava freddamente. >>
    << Mi dispiace tantissimo. Venite, andiamo. >>
    Appena le leonesse videro Kovu arrossirono. «Che bel cucciolo!» pensavano.

    Intanto Zira ha visto Scar che passeggiava assieme a Sarafina.
    << Salve! >> lo salutò lei.
    << Sarafina cosa vuole quella? >>
    << Non lo so. >>
    Zira emise una risata isterica.
    << Assecondo subito la tua curiosità principino. Io sono Zira, sono una nuova arrivata, e il mio scopo è di uccidere il re che tempo fa mi ha esiliata. >>
    << Se osi toccare mio frattello con un solo dito povera te. >>
    << Avanti, tu così debolino, cosa puoi farmi? >>
    Egli ricordò la frase che gli ha detto Argentea.
    << Il mio fisico sarà pure fragile, ma io sono più forte di cento leoni messi assieme. >>
    << Davvero? Ma lo sai che non vincerai mai con quel corpicino che ti ritrovi? >>
    << Infatti uso l’intelligenza, e non parlare male del mio fisico, lo accetto e ne vado fiero. >>
    << Non ho paura di te. >> lo buttò a terra, mise una zamba sulla gola del leone, sfoderò gli artigli e li conficcò nel suo petto, penetrando cute e carne.
    << Taka! >> urlò Sarafina.
    << Non preoccuparti per me, io starò bene. >> disse. Ad un certo punto si sentì un ruggito. Un giovane leone aveva visto tutto e si stava avvicinando. Il leone alzò la zampa e mollò un calcio rumorosissimo a Zira, che iniziò a gridare e a correre lontano come una bimba piccola. Il leone era Simba. Lui e Sarafina aiutarono Scar a rialzarsi.
    << Stai bene? >> domandò Simba.
    << Sì, grazie. >>
    << Quella leonessa non vivrà a lungo, io e mio padre combatteremo contro di lei. >>
    << Non voglio che vi fate del male, ci penserò io a lottare contro quella cattivona. >>
    << Ma no, non vedi come ti ha ridotto? Noi non vogliamo perderti, sei molto utile al braco. >>
    << Ma se poi verrete sconfitti? Nemmeno io voglio perdervi. >>
    << Zio, non ti preoccupare, noi ce la faremo. >>
    << Va bene, ma se vi serve un leone in più ci sono. >>
    << Grazie zio. >>
    << Di niente nipote mio. >>
    Gli diede un bacio sonoro.

    Frattanto Diata stava passeggiando assieme ai nipoti. Passarono vicino ad un gruppo di leonesse adolescenti che si trovavano assieme alle loro madri. Le giovani leonesse videro Kovu e iniziarono a corteggiarlo. La più giovane disse:
    << Ciao carino! Vuoi passare un po’ di tempo con noi? >>
    Il leoncino si imbarazzò e si nascose tra le zampe di sua zia, ma per fortuna la madre della leoncina intervenne.
    << Abba! >>
    << Ma mamma! Volevo solo stare un po’ con lui! >>
    << Lascialo stare, non vedi com’è spaventato? >>
    << Non voglio fargli del male. >>
    << Ti ho detto di lasciarlo in pace, lo sai che quello che dico è un ordine. >>
    La giovane leonessa abbassò il capo tristemente.
    << Va bene. >>
    Sua madre sorrise grata.
    << Brava piccola mia. Su, coraggio, è ora di andare a casa, opplà. >>
    Prima di tornare a casa la madre di Abba si rivolse al cucciolo.
    << Scusami piccolino, mia figlia è incontrollabile. >>
    Il cucciolo sorrise.
    << Non si preoccupi. >>
    << Grazie. Allora vado, ciao. >>
    La leonessa si allontanò seguita da sua figlia. Appena entrate nella grotta, Abba, così si chiamava la giovane leonessa che ha tentato di corteggiare Kovu, si sdraiò sopra il ventre di sua madre.
    << Prometti di lasciarlo in pace? >>
    << Va bene. >>
    << Brava figlia mia. >>
    La lenessa iniziò a caccolare sua figlia e la giovane si addormentò.

    Nel frattempo, Simba stava tranquillamente mangiando larve assieme a Pumbaa e Timon.
    << Mh! Che buone! Più le mangio e più mi piacciono. >> disse Timon mentre addentava una larva.
    << Ben detto amico. >> disse Simba mentre lo imitava.
    << Qui ce ne sono molte. >> disse Pumbaa.
    << Già. >> disse Simba. Ad un certo punto arrivò un intruso: si tratta di Zira, che aveva l’intenzione di uccidere Simba. Gli ruggì contro.
    << Simba cosa vuole quella? >> chiese Timon.
    << Vuole eliminare la mia famiglia. >>
    Mentre Simba si preparava per combattere contro di lei, Pumbaa prese la rincorsa e si lanciò violentemente contro Zira, gridando.
    << Oh Simba, mi sa che l’intrusa se l’è cercata. >> disse Timon.
    << A chi hai detto intrusa animaletto insignificante? >>
    Timon diventò rosso per la rabbia, e per poco il fumo uscì dal suo volto.
    << Per te sono un animale insignificante? Ora ti farò pentire di quello che hai detto. Riposati pure Pumbaa, al quarto incomodo ci penso io. >> e iniziò a colpirla con violenza. Fatto sta che la leonessa svenne per le troppe percosse subite. Timon era furbissimo, ma non lo dimostrava quasi mai.
    << Wow! Sei stato un grande! >> disse Pumba mentre lo abbracciava.
    << Grazie Pumbaa. >>
    << Wow! Combatti quasi come un leone. >> disse Simba imitando il gesto di Pumbaa.
    << Avanti, non esagerare. >>
    Simba guardò la leonessa svenuta.
    << Il lavoro non si può dire completato, manca ancora da fare una cosa, torno subito. >>
    Prese la leonessa e si allontanò.
    << Ehi Simba cosa vuoi fare? Simba? Simba? Ma dov’è finito? >> disse Timon. Ma Simba si era già allontanato: arrivò ai confini e la scaraventò lontano, poi tornò a tutta velocità dagli amici.
    << Bene, così possiamo stare tranquilli. >> disse.
    << Ma dove sei finito? >> gli chiese Timon.
    << Ho scaraventato Zira lontano. >>
    << Pensi che sia morta? >> domandò Pumbaa.
    << Non lo so, ma per un po’ non ci disturberà. >> disse Simba.
    << Allora godiamoci le larve. >> disse Timon mentre ne prendeva una.
    << Care amiche siamo tutti per voi. >> disse Timon riferendosi alle larve.
    << Già. >> disse Simba mentre mangiava una larva.
    << Cosa pensi di fare se quella leonessa torna? >> domandò Pumbaa.
    << Combatterò con tutte le mie forze, e mi farò dare una mano anche da papà. Spero davvero che sia morta. >>

    Invece Zira si era ripresa. Le leonesse sue alleate la attorniarono.
    << Quell’animaletto! È piccolo ma forte, lui e Simba mi hanno ridotta come uno straccio, sono tutta indolenzita. >>
    << Oh! Mi dispiace! >> disse una leonessa << Dobbiamo vendicarci. >>
    << Come hai intenzione di agire? >>
    << Li sorprenderemo. >>
    << Il tuo piano sembra allettante! Dimmi di più. >>
    << Quando sarà il momento irromperemo nelle Terre del Branco e li distruggeremo. >>
    Zira si era accorta che Diata, Nuka, Vitani e Kovu non erano presenti: Diata si stava rilassando sotto un albero assieme a Nuka e Vitani, mentre Kovu ha incontrato Kiara e si è messo a giocare con lei: mentre Kovu stava passeggiando tranquillamente, Kiara, che oramai era diventata una cuccioletta super vispa, gli andò a sbattere accidentalmente.
    << Ehi! >> le disse. La leoncina si imbarazzò.
    << S-scusa, n-non ti avevo visto. >>
    << Non ti preoccupare, io mi chiamo Kovu. >>
    << Io sono Kiara. >>
    I due iniziarono a giocare. Kovu non lo dava a vedere, ma dentro di lui si accese una scintilla. «Com’è bella! Per fortuna mi è venuta addosso, altrimenti non l’avrei mai conosciuta.» pensò il cucciolo. I due giocarono fino alla sera.
    << Devo andare. Ti va bene se ci rivediamo un’altra volta? >> domandò lui.
    << oh! Non c’è problema, facciamo domani alla pozza dell’acqua? >>
    << Dov’è la pozza dell’acqua? >>
    << Facciamo una cosa, ci vediamo sempre qui, poi ci andiamo insieme. >>
    << Va bene, a domani. >>
    << A domani, ciao. >>
    La piccola lo guardava tornare a casa, fino a quando il cucciolo non scomparve del tutto. Appena Kiara si voltò per tornare indietro, vide un’altra cucciola che le si avvicinava.
    << Chi sei? >> disse Kiara spaventata.
    << Tranquilla, non voglio farti del male. >>
    << Sicura? >>
    << Sicura, vieni a giocare con me? >>
    La leoncina esitò, poi si convinse.
    << Scusami, mi sono spaventata. >>
    << Tranquilla, è normale, non mi conosci, sono Vitani. >>
    << molto piacere, io sono Kiara. >>
    Le due cucciole fecero subito amicizia e giocarono a lungo, fino a quando non videro tornare le leonesse che erano andate a caccia. Tra loro c’era anche Diata, che arrivava portando con sé una grossa antilope. A Vitani venne l’acquolina in bocca.
    << Mia zia è arrivata con la preda, sembra un’antilope. >>
    Le due cucciole raggiunsero Diata che si stava riunendo con il branco per la cena. Il branco si nutrì e si abbeverò, poi Kiara, stanca, decise di andare a dormire.

    Il giorno dopo, Kovu era pronto per partire e raggiungere il luogo dell’appuntamento che aveva con la sua amica Kiara, ma Zira lo fermò.
    << Dove stai andando? >> gli chiese freddamente.
    << A giocare con un’amica. >>
    << E questa amica è forse la figlia del re? Perché se è così te lo proibisco. >>
    << Non posso dire con chi mi vedo, ora devo andare, altrimenti farò tardi all’appuntamento. >>
    Il leoncino si incamminò. Pochi passi dopo incontrò Vitani.
    << Kovu? >>
    << Cosa vuoi? >>
    << Dove stai andando? >>
    << A giocare con un’amica. >>
    << Ti vedi con la figlia del re? >>
    Kovu esitò a rispondere.
    << La mamma è lontana. >>
    << Sì, vado a giocare con la figlia del re. Tu come lo sai? >>
    << Ha giocato anche con me. >>
    Vitani si accorse che Kovu era arrossito, e non perse occasione per prenderlo in giro.
    << Ma sei rosso! >>
    << Chi, io? Ma no, che dici? >>
    << Ah ah! >> esclamò Vitani.
    << Cosa? >>
    << Guarda che ho capito che ti piace la principessina. >>
    << Ma no, è solo una mia grande amica. >> disse lui.
    << La mamma non c’è. >>
    Il cucciolo si stranì.
    << Smettila di farmi notare che mamma con sente solo per tirarmi fuori le parole di bocca. Ora devo andare, non voglio fare tardi. >>
    << Che cucciolo initellligente! Ma ti tratterrò fino a quando non ammetterai che ti piace la principessina. >>
    << La mamma c’è? >>
    << No. >>
    << E va bene, mi piace. >> disse sospirando << Ora posso andare per favore? >>
    << Va bene. >>
    << Grazie. >>
    << Divertiti. >> disse Vitani mentre suo fratello si allontanava.

    Nel frattempo Kiara era arrivata al luogo dell’appuntamento.
    << Ma che fine ha fatto? >>
    La leoncina inizava a proeccuparsi, ma ad un certo punto…
    << buh! >>
    Un leoncino comparve alle sue spalle e le saltò sopra atterrandola.
    << Ma che fine hai fatto? >>
    << Scusa, mi ha trattenuto mia sorella. >>
    Lui sorrise.
    << Andiamo alla pozza dell’acqua? >> chiese lui.
    << Oh, certo, seguimi. >>
    La leoncina si avviò seguita a ruota dal cucciolo. Arrivarono alla pozza dell’acqua. Kovu si buttò in acqua e trascinò con sé la piccola Kiara. I due si divertirono per tutto il giorno, poi tornarono alla rupe.

    La mattina dopo sembrava tranquilla: Zazu aveva finito il giro di perlustrazione ed era pronto a dire il rapporto del mattino al re.
    << Mufasa, sono qui con il rapporto del mattino. >>
    << Spara pure. >>
    << Allora… due ippopotami stavano litigando per delle tensioni che c’erano fra di loro (non ho osato chiedere), ma alla fine hanno risolto; la talpa si stava abbeverando al fiume e ha fatto amicizia con un coccodrillo; infine sono lieto di annunciarti che le leonesse cacciatrici sono appena partite. >>
    << Le iene si sono fatte vive? >>
    << No Mufasa. >>
    << E il branco di Zira? >>
    << Nemmeno loro, solo il principe Kovu si stava giocando con tua figlia. >>
    << Di lui mi fido, grazie Zazu. >>
    << È stato un piacere. Sì, effettivamente lui e i suoi fratelli sembrano affidabili, anche sua zia lo è. >>
    << Ci hai parlato? >>
    << Sì, è molto dolce, e Zira è odiosa, non so da chi ha preso. >>
    << Mi sarei preoccupato se i suoi figli avevano preso da lei. >>
    << Ma Mufasa, stai parlando dei tuoi nemici. >>
    << Lo so, ma ieri ho visto mia figlia che giocava con Kovu, e non sembra che vuole fare del male. >>
    << Beato te che ti fidi di tutti! >>
    << Non mi fido di tutti Zazu. >>
    << Di chi non ti fidi? >>
    << Di Zira. >>
    << Di lei non mi fido nemmeno io. >>

    Qualche ora dopo, Zazu e Mufasa erano ancora lì a parlare, e le leonesse caccciatrici tornavano.
    << Finalmente sono tornate le leonesse! >> disse Zazu.
    << Buongiorno Mufasa e Zazu! >> li salutò Nala.
    << Come state? >> domandò Zazu.
    << Siamo stanche. >> disse Sarafina con il fiatone.
    << Zazu va’ a chiamare gli altri. >> ordinò Mufasa.
    << Subito Mufasa. >>
    Il branco si riunì poco dopo e tutti iniziarono a sgranocchiare l’antilope che le leonesse hanno riportato.

    Intanto, Zira e le sue leonesse si trovavano nelle Terre di Nessuno ad attendere il momento giusto per compiere la loro missione.
    << Io ho un piano. >> disse Zira.
    << Avanti, esponicelo. >> disse una leonessa.
    << Li coglieremo di sorpresa questo pomeriggio. >>
    Le leonesse esultarono.
    << Sicuramente ci aiuteranno anche le iene, che sono nemiche dei leoni, quindi saremo in vantaggio. >> continuò Zira. Le leonesse esultarono nuovamente.

    Quel pomeriggio, alle Terre del Branco, le leonesse si stavano rilassando su una vasta distesa di prato con i loro cuccioli (per chi li aveva), e Diata era lì con Vitani e Kovu; Kovu e Kiara volevano andare a giocare inisieme.
    << Mamma posso andare a giocare con Kovu? >> domandò Kiara a Sarabi.
    << Va bene. >>
    I due si allontanarono. Kovu atterrò Kiara, che si rialzò subito. Ad un certo punto lui si trovò la leoncina sopra: era stato atterrato. Arrossì quando la sentì sopra di lui e lo abbracciava; rimase lì, senza muoversi. Gli piaceva essere a contatto con lei. Quando egli si riprese, i due si sdraiarono lì a chiacchierare.
    << Parlami di te. >> chiese lei.
    << Cosa? >> le domandò lui distratto.
    << Ti va di parlarmi di te? >>
    Il cucciolo sospirò ed iniziò a parlare.
    << Sono figlio di Zira ed un altro leone di cui non so l’esistenza, e fratello di Nuka e Vitani. Visto che io sono il prescelto per essere futuro re delle Terre del Branco, mamma mi allena ad essere spietato come lei, ma ancora non ha capito che il mio carattere è diverso dal suo, ed io non voglio rubare il trono a tuo padre. >>
    << Mi dispiace. >> disse lei. Poi vide che il leoncino aveva gli occhi socchiusi e le uscivano delle lacrime: stava piangendo.
    << Stai piangendo! >> disse Kiara. Kovu si imbarazzò.
    << Io? Ma no, cosa dici? >>
    << Allora perché ti escono le lacrime dagli occhi? >>
    << È il raffreddore. >>
    << Se’, come no. Guarda che me ne sono accorta, e poi io non mi vergogno se mi ti metti a piangere davanti. >>
    << Tu infatti non ti devi vergognare, sono io che non voglio farmi vedere in lacrime da te. >>
    << Non preoccuparti, se ti serve una spalla su cui piangere sono a tua disposizione. >>
    << Grazie. >> disse lui. Si fidava ciecamente di quella cucciola. Ad un certo punto lei si rese conto che lui la stava abbracciando forte e non aveva intenzione di mollarla.
    Le leonesse guardavano i due cuccioli che erano poco lontano e sorridevano, specialmente Sarabi e Diata.
    << Sono carini vero? >> domandò Diata.
    << Sì, sono favolosi. >>
    << Sono molto felice per loro due. >>

    Anche i leoni si stavano rilassando: Zazu e Mufasa stavano in cima alla Rupe a chiacchierare, Scar stava passeggiando con Rafiki e Simba stava dormendo con Pumbaa e Timon.
    Scar era un po’ preoccupato perché sua nipote giocava sempre con il figlio della loro nemica Zira.
    << Oh Rafiki, sono davvero preoccupato, quando vedo mia nipote che gioca con quel cucciolo ho paura. >>
    << Dovresti essere felice, tua nipote ha incontrato un amichetto. >>
    << Lo so, ma è il figlio di Zira. >>
    << E allora? >>
    << Ho paura che possa fargli del male. >>
    << Ma no, li ho visti anch’io, e mi sembra un bravo cucciolo. >>
    << Forse hai ragione. >>
    Ma qualcosa rovinò la quiete e l’allegria che regnava nelle Terre del Branco quel pomeriggio…
     
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