Il demonio, l’avvoltoio e la cicatrice

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  1. Kisasi8
     
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    Capitolo 5

    Akili e Usuri decisero di adottare come figlio loro Maraji, non avendo questo più una famiglia ed essendo a conoscenza delle difficoltà che il cucciolo aveva a socializzare con gli altri. Con loro grande sorpresa Kifo prese la notizia con scarso interesse e non in maniera aggressiva come si sarebbero aspettati.
    Maraji aveva mantenuto un silenzio di tomba per i primi giorni, parlando di tanto in tanto solo con Kifo, e limitandosi a dormire e uscire raramente dalla grotta reale. Usuri temeva che il motivo di tale comportamento potesse essere la sua paura di doversi mostrare in pubblico con il suo nuovo volto, per paura che potesse essere preso in giro. Ma quando lei aveva provato a confidarsi con lui, si era limitato a dirle che non c’era alcun problema nel suo volto e che semplicemente non aveva voglia di uscire.
    -Ma i tuoi amici potrebbero volerti vedere...-aveva provato ad incoraggiarlo lei.
    -Amici?-aveva sbuffato Kifo che si trovava nelle vicinanze-Quella banda di perdenti lo deriderebbe subito, non appena lo vedrebbero...
    -Kifo!-lo aveva rimproverato lei-Quello che dici non va bene!
    -No, Kifo ha ragione!-aveva detto Maraji rabbioso-Quelli non sono amici miei, non lo sono mai stati...
    La sua zampetta era andata a posarsi sulla parte di viso ustionata.
    -Non lo sono mai stati...-ripetè con l’ombra di un ghigno inquietante appena comparso.
    I suoi pensieri tornavano a posarsi sempre su Zira, quella maledetta cucciola. Kifo l’aveva detto sin dall’inizio che lei non poteva essere altro che feccia, una stupida che si innamora di un idiota come Malka non poteva di certo essere degno di lui.
    Già, lui. In quei giorni aveva riflettuto molto su se stesso e su Kifo, sul rapporto che c’era tra loro. Non aveva potuto ignorare che da quando era entrato in confidenza con Kifo aveva iniziato a pensare a se stesso come se anche lui fosse di discendenza reale, come se anche lui fosse importante e che potesse essere temuto e rispettato.
    “Ma questo non succederà mai. Lui è Kifo e io sarò sempre e solo Maraji, non potrò mai competere con lui...ma forse se lo sfruttassi, se potessi imparare da lui...”.
    Questo pensiero lo aveva tormentato per notti intere. Controllare Kifo, il piccolo demonio. Essere il suo umile servitore ma allo stesso tempo anche il suo padrone, manipolarlo e nel frattempo apprendere da lui come agire...
    Kifo però aveva iniziato a preoccuparsi, era troppo agitato per essere in grado anche solo di ascoltarlo e seguirlo. Sua madre e suo padre gli avevano annunciato poco tempo dopo il fatto dell’incendio che presto avrebbe avuto un fratellino.
    Aveva dovuto mostrarsi come al solito indifferente, come se la cosa non avesse il minimo significato per lui, per non destare sospetti. Ma la realtà era ben diversa, questo era forse il più grosso problema che aveva dovuto affrontare fino a quel momento.
    -E se lui fosse preferito rispetto a me dagli altri?-aveva detto più tardi con rabbia con solo Maraji nelle vicinanze-Diventerebbe lui il futuro re, mi spodesterebbe...
    -Ovvio che sarebbe così...-gli aveva risposto Maraji-Gli altri animali non aspettano altro che un'occasione per umiliarti, anche se lui non fosse migliore di te...cosa che ritengo molto probabile, tu sei decisamente il migliore di tutti...
    -Questo lo so-aveva ringhiato Kifo continuando a girare in tondo-Ma quegli idioti dei miei genitori non se ne renderanno mai conto...
    Per alcuni minuti il silenzio non aveva fatto altro che essere il solo protagonista della pianura in cui erano soliti andare a riposare, poi Kifo aveva finalmente smesso di camminare e si era come immobilizzato.
    -E se quel piccolo bastardo lo uccidessimo?
    Maraji si era sentito come un colpo al cuore. Uccidere. Si era promesso che sarebbe diventato più freddo e distaccato nei confronti degli altri, ma uccidere un cucciolo appena nato? Non si sentiva ancora pronto. E non sapeva neppure se era questo che voleva.
    -Potrei attirare mio padre e mia madre fuori con uno stratagemma...
    -Ma le leonesse sono sempre protettive con i cuccioli appena nati...-aveva fatto notare Maraji-Tua madre non lascerà mai la grotta reale per nessun motivo al mondo...
    Kifo si bloccò di colpo. La sua faccia sembrava veramente quella di un piccolo diavolo, male assoluto della Savana. Cosa avrebbe dato Maraji per poter essere in grado di incutere timore anche lui in quel modo.
    -Se io fossi in pericolo-aveva detto infine-e se tu fossi nella grotta a badare alla stupida palla di pelo...
    -Aspetta...vorresti che fossi io ad ucciderlo...?
    -Naturalmente!-ridacchiò Kifo-Sarebbe un grande onore per te aiutarmi in questa piccola impresa...
    -Ma...a quel punto sarò io a venire accusato di omicidio...verrò punito...
    -E non saresti disposto a compiere questo sacrifico per il tuo re?-gli aveva domandato a quel punto Kifo.
    Era quello il momento che doveva sfruttare, pensò Maraji, il momento in cui avrebbe dovuto dare prova della sua astuzia e riuscire a salvarsi.
    -Forse...-disse cercando di assumere un tono di voce più deciso, occhi rossi contro occhi rossi-...ci sarebbe un altro modo per sbarazzarci del tuo futuro fratello senza venire sospettati di nulla...
    Kifo sollevò un sopracciglio incuriosito e Maraji continuò a parlare.
    -Quel leone che hai incontrato...ha detto che sarebbe stato in debito con te per avergli risparmiato la vita...forse potremmo sfruttarlo per far sì che si prenda lui la colpa del crimine...entrerebbe nella grotta e si farebbe trovare al momento giusto per venire accusato...
    -Non accetterà mai, proprio perché a quel punto verrà accusato a sua volta...-osservò Kifo.
    -Sarà sufficiente che lui venga visto, poi potrà andarsene...ovviamente una volta che avrà fatto il proprio lavoro...
    Kifo rimase in silenzio nuovamente, osservando con espressione indecifrabile Maraji. Mille pensieri gli attraversavano la sua mente, sospetti, convinzioni, inganni, promesse, centinaia di parole che andavano tutte a formare un unico grande disegno, quello che Kifo aveva in mente per la Savana.
    -Va bene...-acconsentì alla fine-È un piano rischioso ma proveremo a contattare quel leone spelacchiato...l’unica cosa che cambieremo sarà l’assassino...
    -Cosa?
    -Sarai comunque tu ad uccidere mio fratello, quel leone spelacchiato si prenderà semplicemente la colpa-proseguì Kifo spietato-Sarà la prova della tua lealtà, l’ultimo segno che mi permetterà di fidarmi di te...e poi questo è l’unico modo che hai per ottenere quello che vuoi...
    Maraji spalancò la bocca, facendosi male a causa delle ustioni.
    -Che cosa vuoi dire?
    -Non sono stupido, sai? So che tu vuoi diventare come me, più freddo e calcolatore, ma se davvero vuoi riuscire in ciò non ti rimane altra strada che fare come ti dico. È solo commettendo un tale atto che potrai finalmente distruggere ogni tuo legame col passato. Il tuo passato da debole.
    Maraji era spiazzato. Aveva sottovalutato Kifo, questo lo doveva riconoscere. Era stato capace di capire le sue intenzioni e ne aveva approfittato, voleva che fosse lui a fare il lavoro sporco.
    “Se accettassi...” pensò “...otterrei la sua fiducia, quella che mi serve per rendermi più forte...ma se lo facessi...”.
    Uccidere. Non era questo che avrebbe voluto, tantomeno macchiarsi del sangue di un cucciolo appena nato e perdi più della famiglia reale. Lui avrebbe semplicemente desiderato essere più forte, più duro, più sicuro di sé, ma un assassino?
    -Allora?-Kifo avanzò verso di lui, facendosi sempre più grosso-Abbiamo un accordo?
    Maraji, pur non riuscendo a essere imponente quanto lui, si alzò e lo fissò negli occhi.
    -Va bene, affare fatto.
    Il piano procedette con calma, non c’era fretta. Kifo stesso, quando sua madre iniziò a sostenere che sentisse che il momento della nascita fosse vicino, si avviò oltre il confine, approfittando che né suo padre né nessuna stupida guardia reale lo tenesse d’occhio. Percepiva con le proprie zampe il terreno degradato e respirava l’aria soffocante che i poveri sfortunati a vivere in quel luogo erano costretti a sopportare ogni giorno. E non fu sorpreso nel costatare che tutto quel degrado che erano costretti a vivere gli procurava un certo piacere.
    Non ci mise molto a ritrovare quel leone spelacchiato sdraiato sopra una roccia con aria affamata. Vicino a lui c’era un altro leone, più grosso e più anziano, decisamente con un passato duro alle spalle.
    I loro occhi andarono subito ad incontrarsi e il primo a parlare fu proprio Kifo.
    -Ehi, tu!-disse rivolgendosi al più giovane, Chura-Ti ricordi di me?
    -Chura...-ringhiò il padre-Chi è questo marmocchio?
    -È il principe delle Terre della Notte, papà...-rispose con un ghigno malefico Chura-Quello che mi ha salvato la vita...
    -Ah, sì?
    Il leone più anziano, Guvu, alzò un sopracciglio, osservando con più attenzione il cucciolo.
    -Cosa ci fai da queste parti?
    -Tuo figlio è un debito con me-rispose Kifo con arroganza-Lui stesso lo ha detto, quando se n’è andato via correndo come una gazzella...ed è ora di ripagare quel debito...
    Padre e figlio si guardarono tra loro, poi Guru colpì con una zampata il figlio, facendolo cadere a terra.
    -Brutto idiota!-ruggì, puntandogli la zampa sulla gola-Adesso siamo in debito con questo moscerino!
    -Ma papà...-sospirò Chura-Potremmo anche non rispettare...
    -Siamo criminali, ma abbiamo un codice d’onore!-ruggì con rabbia Guru-O TE NE SEI SCORDATO?
    -Oh, andiamo...abbiamo commesso i peggiori crimini che si possano immaginare e ci dobbiamo mettere al servizio di un moscerino...-tossì Chura.
    Era decisamente troppo per Guru. Con rabbia afferrò il figlio per la collottola e lo scagliò come se fosse un cucciolo contro la roccia.
    -Adesso mi hai stancato!-Guru affondò nuovamente una zampa sulla gola del figlio-Tu farai come ti dirò, è chiaro?
    -Chiaro, chiaro...-rispose a fatica Chura con voce strozzata.
    -Sentite...-riprese Kifo come se non avesse visto quanto appena successo-...quello che vi chiederò di fare è molto semplice, nulla di particolarmente complicato. Dovrete recarvi un giorno che vi indicherò alla grotta reale.
    -Ma sarà pieno di leonesse e iene...-piagnucolò Chura-...ci massacreranno...
    -Avrete il tempo di fuggire-replicò Kifo-L'importante è che loro pensino che abbiate ammazzato mio fratello neonato dentro la grotta, è chiaro?
    -Tuo fratello?-chiese Guru con un sorriso incuriosito-Perché mai vorresti ucciderlo...
    -Affari miei-rispose in tono schietto Kifo-Dentro la grotta ci sarò soltanto un mio sottoposto che si occuperà personalmente del lavoro...
    -E sia!-concordò Guru-Quando sarà il giorno, avvisaci!
    -Un’ultima cosa-disse Kifo, già voltatosi per andarsene-Questo mio sottoposto...se non dovesse svolgere il proprio lavoro...-I suoi occhi rossi saettarono-...uccidete prima lui e poi mio fratello.
    L’incontro era stato breve e tutto sommato anche semplice. Nessun imprevisto, nessuna stupida complicazione, quei leoni alla fine, stringendo il patto con lui, lo avevano trattato da adulto più di quanto avessero mai fatto i suoi genitori.
    Quando uscì dal confine, non incontrò nessuno per vari minuti. Decise così di andarsene sulla sua solita pianura a riposare.
    Era una vera noia, pensò mentre si sdraiava sul terreno morbido e dolce, completamente diverso da quello oltre i confini del regno, occuparsi di quella faccenda. Kifo aveva intuito che qualcosa non stesse andando per il verso giusto con i suoi genitori già da un pò di tempo, ma con la notizia dell’arrivo di un fratellino o di una sorellina i suoi dubbi erano diventati certezze assolute e l’odio non aveva potuto fare altro che aumentare, non c’era stata alcun altra possibile reazione. Non ne sarebbe stato capace.
    “Quando quel piccolo bastardo arriverà, dovrò assicurarmi che non possa ostacolarmi in alcun modo...e magari un giorno potrò anche concentrarmi su mammina e papino...”.
    La visione dei cadaveri di Usuri e Akili sfracellati su una roccia o magari schiacciati e calpestati da una versione adulta di se stesso riusciva sempre a fargli tornare il buon umore, provocandogli un brivido piacevole che lo faceva sentire vivo. E con loro sotto magari, continuava a pensare, anche quella serpe di Zira e anche quella stupida mocciosa di Jicho. E magari ogni singolo animale che vivesse nelle Terre della Notte. O nella Savana.
    -Kifo...
    Parli del diavolo. Zira era davanti a lui, venuta a far chissà cosa, che lo fissava con aria pungente.
    -Zira...-disse lui gelido-Stavo riposando...
    -Senti un pò...-Era come se non lo avesse sentito, cosa che lo fece infuriare ancora di più-Vorrei che la smettessi di parlare con Maraji...
    -Che cosa ti importa di con chi parlo...
    -Oh, puoi parlare con chiunque, per quanto mi riguarda...-disse lei arrabbiata-Ma non con lui. Da quando ti frequenta, è diventato molto più chiuso e riservato, a volte non lo si vede per giorni. E quando finalmente compare sembra qualcun altro...
    -Come mai tutto questo improvviso interesse per lui?-chiese senza non poco maliziosità Kifo.
    -Lui è come un fratellino per me, non ha ancora un carattere forte e deciso come gli altri cuccioli. Ecco perché non devi stargli vicino, stando con te lui peggiora e potrebbe avere delle strane idee!
    -Magari ne ha già!-la stuzzicò Kifo-E magari tu lo sottovaluti troppo, non sono io che gli metto strane idee in testa. È semplicemente lui che ha scelto di stare con me perché con gli altri era un perdente...-A quel punto scoppiò in una risatina diabolica-Non che adesso non lo sia, chiaro...però le cose potrebbero davvero cambiare in futuro...
    Zira si fece ancora più buia in volto, tutte le sue paure che aveva nutrito nei suoi confronti erano scomparse temporaneamente, lo stesso Kifo con quella fastidiosa risatina le aveva fatte dissolvere in un colpo solo. Ora l’odio aveva preso il posto della paura.
    -Stammi a sentire, maledetto psicopatico...-ringhiò lei-Non ti permettere mai più di parlare così di Maraji. Se oserai ancora farlo...
    Kifo le saltò addosso senza che ci fosse il minimo segnale delle sue reali intenzioni, fu un gesto semplice e naturale, a tratti quasi impossibile da identificare come un attacco.
    -Atterrata!-disse lui-E adesso stammi a sentire, stupida sgualdrina! A me non importa nulla di quello che tu pensi o di quello che pensano gli altri, perché il destino di Maraji non lo decidi tu!
    Zira tentò inutilmente di liberarsi, ma Kifo era troppo forte.
    -Te l’ho già detto una volta, ma visto il modo in cui mi hai parlato credo che sia il caso di ribadirlo: IO SONO IL RE!
    Maraji apparve improvvisamente, zoppicante come al solito. Era venuto su quella pianura anche lui per riposarsi e chiedere a Kifo del piano, se effettivamente avesse trovato un accordo col leone spelacchiato. Quando vide quello che stava accadendo, la sua faccia si dipinse di terrore puro.
    -Maraji...-lo chiamò Zira-Aiutami...
    Maraji iniziò a camminare col la gamba che gli faceva male, ma il suo sguardo, constatò Zira con orrore, era indirizzato verso Kifo.
    -Ti sei fatto male, Kifo? Zira ti ha ferito oppure...
    -Ovvio che no! Capiti giusto a fagiolo, Maraji!-Kifo strinse gli occhi maliziosamente-Lo sai che cosa ha detto Zira? Ha detto che a parer suo tu non sai scegliere le tue amicizie e che non sei abbastanza maturo...
    -NON ASCOLTARLO!-urlò Zira-STA RIPETENDO QUELLO CHE HO DETTO NEL PEGGIOR...
    Ma prima che potesse finire Kifo la colpì con violenza al viso.
    -Taci!-ringhiò-Adesso ti insegnerò una bella lezione.
    Il piccolo demonio alzò la zampa per colpirla di nuovo, la cucciola chiuse gli occhi in attesa del colpo, ma poi la voce di Kifo parlò di nuovo, carica di malvagità allo stato puro.
    -Pensaci tu. Io la tengo ferma e tu la punirai per bene per averci insultato, d’accordo?
    -Devo ucciderla?-senti Zira domandare la voce di Maraji.
    -Assolutamente no...è fastidiosa, ma per il momento non posso ancora permettermi di giocare con le vite degli altri.
    Maraji guardò Zira, la quale aveva appena aperto gli occhi. Era strano, pensò Maraji, si erano guardati altre volte negli occhi, ma mai in maniera così diretta e per così tanto tempo. Zira era lì, pronta a ricevere i suoi colpi, senza che potesse fare nulla.
    “Come posso pretendere di uccidere un cucciolo neonato se poi non riesco a colpire una mia coetanea?”.
    E così colpì Zira al viso, senza provare niente. Nessun rimorso o sensazione sgradevole. Che sorpresa.
    La cucciola urlò di dolore, ma quei lamenti non significavano nulla per lui. Non più.
    -Bene!-disse Kifo entusiasta-Adesso voglio che mentre tu la colpisci, rida! Devi imparare a gioire delle sofferenze altrui, a provocarle tu stesso e a volerne di più!
    E così Maraji rise, la stessa risata che aveva fatto quando era uscito dall’incendio, folle e crudele, quasi come non appartenesse a quel mondo e man mano che i colpi proseguivano, si rese conto che questa diventava sempre più spontanea e naturale, che a lui piaceva provocare dolore e violenza. Che ne voleva di più.
    I cuccioli, attirati dalle urla disperate e imploranti, li raggiunsero solo alcuni minuti dopo. Lo spettacolo che si trovarono di fronte era scioccante. Zira stesa a terra, svenuta, con una zampa sanguinante e parecchie cicatrici lungo la schiena con Kifo e Maraji davanti ad essa, tranquilli come se non fosse successo nulla.
    -Maledetto...-ringhiò Malka, avanzando contro Kifo-Io ti...io ti...
    -Tu non farai nulla-rispose Kifo con un sorriso provocatorio e infantile-Io sono il futuro re e se oserai attaccarmi, sarai condannato per avere attaccato un membro della famiglia reale.
    A quel punto Malka guardò Maraji. E le lacrime cominciarono a scendere lungo il suo viso.
    -LEI TI VOLEVA BENE, STUPIDO IDIOTA!-urlò-COME HAI POTUTO FARLE QUESTO?!
    Maraji si limitò a sorridere e a fare spallucce. Malka allora con l’aiuto degli altri cuccioli prese Zira sopra di sé e la portò da Utani, sperando di poter rimediare qualcosa.
    -Bravo...-sussurrò Kifo-Ora sei pronto.
    -E i tuoi genitori? Come la prenderanno?
    -Di loro non preoccuparti, urleranno, grideranno, ma qualunque cosa facciano, non potranno fermarmi. Loro sono deboli e io sono forte, loro mi amano, io li odio. E finché sarà così sarò sempre io a vincere!
     
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