La Leggenda dei PDF-F

CAPITOLO 2: Il pub “Off Topic”

Per quanto fosse piccolo, il locale era comunque ben frequentato da leoni e leonesse, per la maggior parte giovani, alcuni dei quali erano intenti a chiacchierare fra di loro sui più disparati argomenti; altri invece si dedicavano a dei giochi mentre stavano comodamente seduti attorno ai loro tavoli, anch’essi in legno di bambù come il resto dell’edificio, sedie comprese. Lentamente, mi incamminai verso il bancone situato sul lato sinistro della stanza e, visto quello che era successo poco prima con le due guardie, per sicurezza, coprii il simbolo dei Lion Guards che avevo sulla spalla con la parte lacerata della giacca, al fine di evitare nuove sorprese. Nonostante alcuni dei presenti mi guardassero con aria sospettosa, nessuno riuscì fortunatamente a riconoscermi e io potei così arrivare indisturbato al bancone dove ordinai da bere all’oste.

Egli era un felino che non avevo mai visto prima: uno smilodonte, ovvero una tigre dai denti a sciabola con il pelo di un bel colore grigio/argento e una sottile criniera nera che gli scendeva dalla testa fino alle spalle. Gentilmente mi porse la bevanda da me richiesta e, tanto per ingannare il tempo, nel frattempo che mi dissetavo, incominciammo a chiacchierare fra noi.

- “E’ sempre così pieno il tuo locale?”
- “A volte anche di più. Questa sera, tutto sommato, siamo nella media.”
- “E come riesci a tenere a bada tutti i tuoi clienti da solo? Non c’è il rischio che qualcuno crei scompiglio, magari dopo aver alzato un po' troppo il gomito?”
- “In questo forum ci sono delle regole ben precise che tutti devono rispettare. Se solo qualcuno si azzarda ad infrangere una sola di queste regole, viene sbattuto fuori all’istante. E comunque non sono solo, ho diversi amici qui dentro che mi aiutano a tenere tutto sotto controllo.”
- “Ottimo… sai, non mi aspettavo di trovare uno smilodonte in questo sperduto angolo d’Africa. Pensavo che quelli come te si fossero estinti migliaia di anni fa.”
- “Ahahah… sì, è quello che pensano tutti ma in realtà non ci siamo mai estinti.”
- “Ah, no?”
- ”Affatto. Ci siamo solo nascosti in diversi angoli del pianeta nell’attesa di raggiungere un numero sufficientemente elevato da poter impadronirci del mondo e fare di tutti gli altri animali i nostri schiavi!”
- “COSA?!”
- “Ehm… in realtà, volevo dire… ecco… uh, stasera fa così tanto caldo, qui dentro… non passa un filo d’aria… meglio… ecco… che accenda il ventilatore!”

Nonostante si trovasse al di là del bancone, il leggero venticello creato dal ventilatore aveva forza sufficiente per far sventolare la parte lacerata della mia giacca, mettendo in bella vista il simbolo dei Lion Guards sulla mia spalla. Anche in questo caso, l’oste mi riconobbe subito e io fui costretto a tappargli rapidamente la bocca con la zampa per evitare che si facesse sentire da tutti i presenti. Lo smilodonte continuò a guardarmi con aria sbalordita mentre io gli facevo segno con l’altra zampa di stare zitto e dopo aver coperto nuovamente la mia spalla, lo invitai a sedersi con me in un tavolo situato in un angolo piuttosto isolato del locale. Prima di avviarci, egli diede ordini a tre dei suoi aiutanti di sostituirlo al bancone.

- “Aiden! Nalasaffy! Haiwan! Io devo parlare un momento con questo signore. Occupatevi voi del bancone e di servire i clienti mentre non ci sono.”
- “D’accordo. Ci pensiamo noi, qui.”

Poco dopo, ci sedemmo al tavolo e iniziammo di nuovo a parlare fra noi, badando a non farci sentire da nessuno. A questo punto, dopo che anche l’oste aveva dimostrato di sapere chi fossi, dovevo necessariamente avere bisogno di spiegazioni su questa strana faccenda. Incominciai perciò a fargli delle domande.

- “Ormai è chiaro che tu mi abbia riconosciuto. Ci sono riuscite poco fa anche le due guardie qui fuori e molto probabilmente anche tutta quest’altra gente qui dentro sa benissimo chi sono. La domanda perciò è semplice: come fate a sapere chi sono, nonostante io non sia mai stato qui nel forum prima d’ora?”

La risposta dell’oste non tardò ad arrivare e fu per me incredibile ed inquietante allo stesso tempo.

- “Beh, è presto detto: è da quando sei nato che nel forum non si fa altro che parlare di te. Qui tutti saprebbero riconoscerti anche a prima vista e siamo informati su praticamente tutte le tue imprese con i Lion Guards. Non solo: sei talmente popolare che alcuni utenti realizzano storie e disegni con te come protagonista assoluto.”

Capite ora quello che intendevo dire con “eppure questo era niente al confronto di quello che accadde poco dopo”? Io non volevo credere a ciò che avevo appena sentito. Sapevano tutto di me fin dalla mia nascita! Se non avessi avuto una situazione di estrema emergenza da risolvere, giuro che sarei scappato via da quel posto senza rimetterci mai più piede in tutta la mia vita. Cercai comunque di mantenere la calma e continuai a chiedere informazioni al giovane smilodonte.

- “Quindi, mi stai dicendo che io qui dentro sarei una specie di star, un vip, una celebrità, insomma. Giusto?”
- “Beh, ecco… sì, diciamo di sì.”
- “E come hai detto tu stesso poco fa, mi seguite in tutto quello che faccio da quando sono nato, vero?”
- “Esatto. Abbiamo i nostri cacciatori di notizie che ci informano su tutto ciò che fai.”
- “Ottimo. E allora converrai di certo con me se adesso ti dicessi che potrei benissimo denunciarvi tutti quanti per stalking, vero?”

A quel punto, lo smilodonte assunse un’espressione quasi impaurita e prese a rispondermi balbettando.

- “Ma… ma no, cosa dici! Non… non si tratta affatto di stalking! E’… è più, come dire… una specie di gossip, ecco! Come… come hai detto tu, sei una specie di star per noi e… e naturalmente una star ha il suo folto seguito di fan! Non… non c’è bisogno che tu prenda simili provvedimenti contro di noi!”

Rimasi per qualche secondo in silenzio, fissando l’oste con aria sospettosa e storcendo il naso, mentre egli sorrideva impaurito e sudava vistosamente dalla fronte ma poi decisi di non proseguire oltre con quel discorso, anche perché francamente avevo cose di gran lunga più urgenti a cui pensare in quel momento.

- “Vabbè... senti, mettiamoci una pietra sopra, a questa storia. Ora avrei bisogno di un’altra piccola informazione.”
- “Sarebbe a dire?”
- “Stando a ciò che mi hanno detto le due guardie, in questo locale dovrebbe esserci un bagno con doccia, vero?”
- “Sì, certo, naturalmente. Primo piano, ultima porta in fondo al corridoio. Le scale sono da quella parte.”
- “Molto bene… grazie.”
- “Ah, e comunque non mi sono ancora presentato. Io mi chiamo Firestorm, per gli amici “Fire”, gestore di questo locale e admin del forum. E’ un onore per noi averti qui stasera, Kion.”
- “Lieto di conoscerti, Firestorm.”

Dopo aver stretto la zampa all’oste, stavo quasi per alzarmi dalla sedia per andare a farmi la meritata doccia quando, all’improvviso si levò un suono provenire da un piccolo palco situato sul lato opposto del locale. Sopra di esso vi erano delle attrezzature per suonare e un giovane leone dal pelo beige e una criniera castana lunga fino al collo, con dei braccialetti borchiati ai polsi e una t-shirt nera dei Black Sabbath indosso. Attorno al collo aveva una cintura alle cui estremità era agganciata una chitarra elettrica, anch’essa nera come la maglietta e dalla particolare forma a coda di rondine. Si avvicinò al microfono e prese a suonare un pezzo di rock duro. Quell'individuo mi incuriosì molto, tant'è che lasciai in secondo piano sia la doccia, sia il ben più urgente problema che avevo e rimasi in silenzio ad ascoltare la sua performance sonora. Poco dopo però, spinto dalla curiosità, chiesi a Firestorm, che nel frattempo era ancora rimasto seduto al tavolo insieme a me, chi mai potesse essere quel leone.

- “Senti, chi è quel tipo laggiù? Quello che sta suonando sul palco?”
- “Lui? Ah... lui è Wota, il leoncino metallaro. E' qui da diverso tempo e ogni tanto ci delizia con la sua musica suonando sul palco. Come musicista non sarà un fenomeno e a volte si comporta anche in modo strano, ma quando si trova lassù dà sempre il meglio di sé. Di tanto in tanto scrive anche delle storie, per lo più brevi, e faceva parte di un gruppo di scrittori chiamato i<<pazzi Delle Fan-Fictions>>”

<i>- “I Pazzi delle Fan-Fictions, hai detto?”
- “Sì… li conosci?”
- "Solo di nome. Mio padre mi ha parlato di loro, una volta, ma non ho mai letto nessuna delle loro storie. So che sono dei tipi in gamba ma... perché hai detto che <<faceva parte>>? E’ successo qualcosa al gruppo?”

Beh… sai, purtroppo il gruppo si sciolse alcuni anni fa per motivi ancora non del tutto chiari. Di certo è che nessun altro, a parte Wota si fa più vedere da queste parti e se proprio qualcuno è rimasto, avrà di sicuro cambiato nome e alterato il proprio aspetto fisico, in modo da non farsi riconoscere da nessuno. Insomma, per farla breve, qui nel forum nessuno sa più niente riguardo a loro e addirittura c’è chi dice che in realtà i PDF-F fossero solo una leggenda e che pertanto non siano mai esistiti davvero. Questo è tutto ciò che so e che posso dirti.”

A quel punto, non sapendo cos’altro dire, decisi davvero di alzarmi dalla sedia e di andare finalmente di sopra a farmi la doccia, ma non ebbi nemmeno il tempo di fare un passo che improvvisamente sentii degli insulti provenire proprio dalla direzione del palco. Mi girai a guardare cosa stava accadendo e vidi, tra la folla, un leone che stava appunto insultando Wota, disgustato dalla sua musica e che gli stava lanciando contro alcuni oggetti, fortunatamente senza mai riuscire a colpirlo.

- “LA TUA MUSICA FA SCHIFO! E ANCHE TU FAI SCHIFO!”

Vidi allora Wota avvicinarsi con apparente tranquillità verso colui che lo stava insultando. I due rimasero a fissarsi reciprocamente in silenzio per alcuni secondi, dopodiché fu proprio il leoncino metallaro a proferire parola per primo.

- “Scusami, ma temo di non aver capito bene. Potresti ripetere quello che hai appena detto?”

Il leone al di sotto del palco non si fece però intimidire, anche perché con la sua bassa statura, Wota non era esattamente il tipo da incutere timore in questo senso e infatti l’altro leone non tardò a rispondergli conservando sul suo volto il sorrisetto da grande sbruffone qual era.

- “Ho detto che la tua musica fa schifo! E anche tu fai schifo! Ma guardati... e quello lo chiami suonare? Scommetto che io saprei fare di meglio con gli occhi chiusi e con le zampe legate!”

Wota nel frattempo, era intento ad osservare il bracciale borchiato che aveva sulla zampa sinistra, con aria del tutto impassibile. Poi appoggiò la zampa destra sopra la sua chitarra nera e si rivolse nuovamente verso colui che l'aveva insultato.

- “Sai una cosa? Hai perfettamente ragione. Posso suonare mooolto meglio di così.”

Passarono altri dieci secondi di totale silenzio. Poi, improvvisamente, Wota afferrò con entrambe le zampe la sua sei corde e con gesto rapido la fracassò sulla testa del leone, dando presto inizio ad una maxi rissa che coinvolse, oltre a lui e al suo rivale, tutti gli altri clienti del locale i quali iniziarono a picchiarsi furiosamente fra di loro senza che ci fosse il benché minimo motivo. Firestorm allora, nel vedere che la situazione stava prendendo una brutta piega, fece un fischio ai suoi aiutanti e, dopo essersi alzato rapidamente dalla sedia, si diresse altrettanto velocemente verso il palco con l’intenzione di sedare il furioso pestaggio insieme ad Aiden, Nalasaffy e Haiwan.

- "Questa è davvero una gabbia di matti!" - pensai mentre sbarravo gli occhi dallo stupore e contemporaneamente mi coprivo la bocca con la zampa. Era già il secondo grande pestaggio che vedevo quella sera, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. La situazione non era affatto delle migliori e ritenni quindi più sicuro uscire fuori dal locale, almeno fino a quando non fosse stata ripristinata la calma. Meglio beccarsi una pioggia d'acqua sulla testa che una pioggia di calci e pugni in tutto il corpo. Il frastuono della rissa attirò anche le due guardie Poet e Gaoh, che entrarono velocemente dentro il pub senza nemmeno notarmi. Rimasi lì fuori ad aspettare per diversi minuti, ma la rissa sembrava non volersi placare. Anzi, ogni tanto si vedevano volare fuori dalle finestre alcune sedie, delle bottiglie e perfino qualche dente. La doccia ormai era una faccenda completamente dimenticata e cominciai a pensare che avrei fatto meglio a non perdere altro tempo prezioso e di iniziare a cercare Stepanda al più presto.

Ad un certo punto, mentre stavo quasi per andarmene, la porta del locale si aprì ma tutto ciò che vidi uscire dall'interno fu la zampa posteriore di qualcuno (probabilmente Firestorm) che con un calcione ben assestato sbatté fuori dalla taverna dapprima il leone che aveva insultato Wota e subito dopo Wota stesso. Entrambi erano pieni di graffi e lividi in tutto il corpo e avevano tutta l'aria di voler proseguire il loro furioso litigio anche lì fuori, sotto la pioggia battente. Fortunatamente non poterono farlo poiché, sempre dalla porta, venne lanciato fuori il pesante amplificatore valvolare di Wota che andò a colpire in pieno proprio quest'ultimo, facendolo cadere a terra completamente stordito. Poi udii una voce rivolgersi con tono minaccioso all’altro leone.

- “E TU SPARISCI SE NON VUOI ESSERE TRATTATO ALLO STESSO MODO!”

Il felino non si fece ripetere due volte l'ordine e fuggì via dalla taverna con la coda fra le zampe. Poi la voce, che riconobbi essere proprio quella di Firestorm, si rivolse a me.

- “Ehi, amico! Non appena si sarà ripreso, porta anche lui lontano da qui! Non voglio più rivedere quell’idiota nel mio locale!”

Dopo quest'ultimo ordine, da dentro il bar fu lanciata fuori la chitarra elettrica completamente distrutta del povero Wota dopodiché la porta venne chiusa in maniera piuttosto violenta, tanto da piegarne il centro verso l'interno. Non volli perdere altro tempo e così svegliai il leoncino metallaro dandogli dei leggeri colpetti sul volto.

- “C-che cosa... è s-successo?”

Wota si guardò lentamente intorno, fino a quando non si accorse della mia presenza.

- “E tu chi ca*** sei?” - disse poi, rialzandosi a stento.
- “Sono... un amico.” - risposi io, preso alla sprovvista da tali termini poco cortesi.
- “Ah, sì? Beh... io invece non ti ho mai visto prima, per cui ti ripeto la domanda: chi ca*** sei? E che cosa vuoi da me?”
- “Ehi, ehi calmati! Non c'è bisogno di scaldarsi tanto! Ti ho già detto che sono un amico. Piuttosto, come... come ti senti?”
- “Come mi sento, dici? E secondo te come vuoi che mi senta? Sono appena uscito da un pestaggio!”

Il leone si voltò poi a guardare disperato la sua attrezzatura per suonare completamente distrutta.

- “Guarda che disastro! Questa roba mi è costata una fortuna! Ed ora è buona solo per la discarica!”

Rimasi in silenzio ad osservare Wota mentre raccoglieva mestamente ciò che rimaneva del suo impianto sonoro per poi gettare il tutto in un bidone della spazzatura situato a pochi passi dalla locanda. Il giovane leone rimase immobile davanti al cassonetto per diversi secondi, come se stesse salutando per l'ultima volta la sua attrezzatura. Aspettai in silenzio ancora per qualche secondo, in cui gli unici rumori che si sentivano erano lo scroscio della pioggia e il rombo di qualche tuono in lontananza, dopodiché rivolsi la parola al leone musicista.

- “Quindi… da quanto mi è stato riferito, tu saresti Wota, il leoncino metallaro.”
- “Ti hanno detto bene... sì, sono proprio io. Ora scusami amico, ma devo andare. Ci vediamo, eh?”

Wota incominciò ad allontanarsi dalla taverna, con la pioggia che nel frattempo aveva bagnato tutta la sua criniera fino a fargliela scendere davanti agli occhi.

- “Ehi, ma dove stai andando?” - gli chiesi, raggiungendolo in tutta fretta.
- “Secondo te? A casa mia!”
- “Aspetta! Fermati un momento!
- “Uffa… che cosa vuoi?”
- “Ho bisogno del tuo aiuto. E’ una questione piuttosto urgente.”
- “Senti, amico... ho avuto una brutta serata e in questo momento non voglio avere altre persone fra i piedi. Lasciami in pace e tornatene anche tu a casa tua.”
- “Non posso tornare a casa se prima non risolvo questa faccenda.”

Wota rimase per un po' in silenzio a pensare, poi si voltò verso di me anche se con aria piuttosto infastidita.

- “E va bene, ma facciamo in fretta. Qual è il problema?”
- “Come ti ho detto, si tratta di una faccenda piuttosto delicata e devo parlarne urgentemente con Stepanda. Una volta che mi avrai accompagnato da lei, ti rivelerò tutto.”
- “Vorresti parlare con Stepanda? Scusami, ma tu chi saresti?”
- “Anche questo lo saprai dopo che mi avrai accompagnato da lei.”
- “Mmm... scusami amico ma non mi stai per nulla convincendo con tutti questi misteri. Insomma, come faccio a sapere se posso realmente fidarmi di te se non mi dici nemmeno chi sei? Prima d'ora non ci siamo mai incontrati e da quanto ne so, potresti benissimo essere un furbacchione che sta fingendo di essere in una situazione d’emergenza solo per attirarmi in una trappola e derubarmi al momento più opportuno.”

Quest'ultima risposta del leoncino metallaro mi fece quasi arrabbiare.

- “Ti sembro forse un ladro? Vabbè, visto che non sei convinto, ti rivelerò allora la mia identità e se neanche questo dovesse bastare a farti cambiare idea, vorrà dire che ho sbagliato a chiedere aiuto a te e ti lascerò in pace.”

Wota rimase a fissarmi con un'espressione al tempo stesso incuriosita e preoccupata: aveva ancora il dubbio che io fossi un bandito. Del resto, ripensandoci, la sua preoccupazione era più che legittima di fronte ad uno sconosciuto, vestito con una giacca lacerata, completamente sporca di fango e con il volto oscurato da un cappello altrettanto sporco. Così non feci altro che rivelargli prima il simbolo dei Lion Guards sulla spalla e subito dopo la mia faccia. A quel punto anche Wota, esattamente come ormai mi aspettavo, mi riconobbe.

- “No, non può essere! Quel simbolo sulle spalle! Ma allora... tu sei...”
- “Esatto, Wota... io sono Kion, il figlio di Simba e Nala e capo dei Lion Guards. Ora che hai appurato chi sono, accetteresti di aiutarmi?”

Il Leoncino Metallaro rimase in silenzio ancora per qualche attimo, evidentemente non aveva ancora realizzato bene chi avesse di fronte a sé ma poi rispose affermativamente alla mia domanda, invitandomi a seguirlo fra i vicoletti del forum, in direzione del grande palazzo dove ero certo di incontrare finalmente il capo del forum, Stepanda.

- “D’accordo, ti aiuterò. Seguimi, Stepanda si trova dentro quel grande palazzo laggiù di cui da qui si vede solo il tetto. Tempo dieci minuti e siamo là. Fammi solo prendere un ombrello e andiamo.”

E così, io e Wota iniziammo a camminare con passo svelto sotto la pioggia battente, allontanandoci sempre di più dalla locanda, con qualche fulmine che ogni tanto illuminava a giorno sia noi due che il resto del forum. Entrambi eravamo ancora del tutto ignari di quello che ci sarebbe aspettato di lì a poco.