Causa della Disney sul nuovo corto ''The Snowman'' che plagia Frozen

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  1. niki ven
     
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    CAUSA SUL TRAILER DELLA DISNEY "FROZEN" SI SURRISCALDA DOPO CHE IL GIUDICE RIFIUTA L'ARCHIVIAZIONE

    La direttrice di un corto animato potrebbe essere mandata sotto processo per aver infranto il diritto di copyright.

    Kelly Wilson, la creatrice di un corto in 2D animato al computer intitolato "L’uomo delle nevi", è sopravvissuta al primo round in una causa sul copyright contro la Walt Disney Company sul trailer del film successone, "Frozen".

    In una sentenza relativa alla mozione della Disney, il giudice federale della California Vince Chhabria scrive, “La sequenza degli eventi in entrambi i lavori, dall’inizio alla fine, è troppo parallela per concludere che nessun giurato ragionevole possa trovare i lavori sostanzialmente simili”.

    La querela della Wilson è stata presentata lo scorso marzo. Il suo corto animato mostrava un pupazzo di neve “comune” che deve combattere per salvare il suo naso di carota, e non la trama di "Frozen" ma, come ha sottolineato la querela, nemmeno il trailer di "Frozen" era molto rappresentativo del lungometraggio.

    Il giudice Chhabria nota come sia "Il pupazzo di neve" sia il trailer di "Frozen" contengano la seguente sequenza di eventi:

    “(i) un pupazzo di neve perde il suo naso a carota; (ii) il naso scivola verso il centro di uno stagno ghiacciato; (iii) il pupazzo di neve è su un lato dello stagno ed un animale che brama il naso è dall’altro; (iv) i personaggi si impegnano in una sfida per arrivare prima al naso; (v) lo schermo scorre avanti e indietro dal pupazzo di neve all’animale, con una musica, mentre essi si sforzano di raggiungere il naso; (vi) la sfida continua quando il pupazzo di neve e l’animale arrivano al naso, nello stesso tempo; (vii) l’animale finisce con il naso, lasciando il pupazzo di neve (e lo spettatore) a chiedersi se il naso del pupazzo di neve diventerà cibo per l’animale; e (viii) alla fine, l’animale ritorna il naso al pupazzo di neve”.

    Tale dettaglio significa che una giuria ragionevole può ritenere che la sequenza vada al di là di un’idea generica dell’espressione artistica.

    La Disney ha cercato di fermare la causa facendo riferimento ad una sentenza d’appello riferita alla Funky Films, presentata dallo sceneggiatore di "The Funk Parlor", il cui copyright si sospetta sia stato violato da "Six Feet Under" dell’HBO. In quel caso, entrambi i lavori cominciavano con la stessa premessa di un’impresa di pompe funebri a conduzione familiare che affrontava l’inaspettata morte del padre. I lavori poi divergevano, portando la corta d’appello a concludere che non erano sostanzialmente simili.

    Il giudice, sovrintendendo la querela di "Frozen", usa la citazione del caso giudiziario della Disney per re-immaginare divertito "Six Feet Under".

    “Immaginate che un ipotetico "Six Feet Under" sia un film di tre ore invece che una serie TV di cinque stagioni”, scrive. “Immaginate che Nate e Brenda si conoscano all’aeroporto, inizino una relazione romantica, Brenda inizi ad uccidere persone, decida che Nate debba essere la sua prossima vittima, Nate lo scopra e la faccia arrestare, lei vada in prigione per il resto della sua vita, ed il film finisca”.

    Sarebbe più vicino a "The Funk Parlor" e, anche se le differenze restano, il giudice dice che sarebbe simile abbastanza da “lasciarlo passare” per la giuria.

    Il giudice nota alcune differenze fra Il pupazzo di neve ed il trailer di "Frozen", come quella che l’uno è goffo mentre l’altro è un po’ cupo. Ma questo è controbilanciato da ciò che può ragionevolmente essere visto come la stessa cosa – almeno in questa fase del contenzioso. Data l’impressione del giudice, se questo caso non si risolve, a quanto pare si finirà per andare a processo. Fortunatamente per la Disney, alcune delle loro responsabilità potrebbero essere contenute dall'archiviazione del giudice di una rivendicazione per cui l’intero film "Frozen", che ha incassato 1.27 miliardi di dollari nei botteghini di tutto il mondo, ha violato il lavoro della Wilson. Tuttavia, è un grande passo in avanti per la Wilson ed i suoi legali J. Paul Gignac e Mischa Barteau in un regno del diritto d’autore che tradizionalmente è stato molto ostile per i querelanti.

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