The Days of Love

l'ultimo capitolo della Trilogia

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  1. Gaoh
     
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    La conclusione è ormai prossima.

    Capitolo 49: Strade diverse
    Da qualche parte nell'Africa Nordoccidentale
    Mercoledì, 20 agosto 1999, 11:00


    I miei occhi furono accarezzati dalla mano rabbiosa di un sole spaventosamente vigoroso, e riaprendoli, mi stupefeci di ritrovarmi sull'erba fragrante, tra le colline e il deserto. A poco a poco mi tornò in mente lo scontro mostruoso che avevo recentemente vissuto, e mi compiacqui del fatto che tutto fosse veramente finito, anche se ero quasi indubbiamente spirato nella caduta della nave volante.
    A lungo mi domandai se il mio viaggio fosse effettivamente giunto alla fine, anche perché non riconoscevo il luogo in cui mi trovavo: ero dunque arrivato alla fine del sogno che è a tutti gli effetti la vita degli esseri mortali? Ero stato liberato da ogni odio e paura? Ormai non aveva più alcuna importanza: ero sfinito, nonostante mi fossi appena risvegliato nel mondo di là del mondo, e avevo i secoli eterni a mia disposizione per riprendermi prima di incamminarmi verso l'eternità che mi attendeva. Chissà, forse avrei finalmente incontrato i grandi del passato che mi avrebbero accolto come avevo visto in sogno, e nulla più mi sarebbe importato, fintanto che fossero stati con me.

    I miei pensieri di pace furono interrotti dal suono di passi in avvicinamento.
    Voltandomi verso nord vidi giungere, da dietro la collina, un uomo di statura elevata, di forme potenti, dalla pettinatura hippie afro spettinata, dalla barba incolta e dagli occhi bruni e profondi. Indossava una camicia bianca, dei jeans rovinati e non portava scarpe, ma aveva in mano uno straccio bagnato, e dava l'aria di essersi comunque lavato di recente.
    Ma non potevo non riconoscerlo: si chiamava Raphael Fitzgerald Quinton Ross terzo, cadetto dell'esercito statunitense, un amico fedele e costante, e disgraziatamente deceduto nella pericolosa impresa che si era appena conclusa.
    Al vederlo giungere ne fui rallegrato e al tempo stesso rattristato, perché la sua presenza era il segno evidente di dove ci trovavamo; col senno di poi, tutto andava comunque a nostro favore. Ora avremmo avuto tutto il tempo di rilassarci e svagarci prima di procedere verso la nostra destinazione ultima.
    Quando mi vide seduto sull'erba, sorrise.
    "Ben svegliato bell'addormentato!"
    Sorrisi nel sentire di nuovo quella voce: la sua giovialità non era stata mutata dalla morte, e anche nell'aldilà sarebbe stato un inguaribile mattacchione. La cosa non avrebbe potuto rendermi più lieto.
    "Salve, Ralph" risposi, lasciando che passasse il panno sulle mie spalle. Sinceramente, si curava troppo per me.
    "Resta fermo" mi disse, pulendomi la testa. "Sei ancora intorpidito"
    "Starò bene fra breve" replicai. "Mi dispiace solo per il fatto che Leona adesso sarà sola al mondo." Infatti, essendo noi due morti, la nostra comune compagna Leona Steinhart era la sola sopravvissuta, e senza dubbio stava seppellendo i nostri poveri resti sulla terra devastata per poi sciogliersi in lacrime sui nostri tumuli per ore. Povera cara, non gliene si poteva fare torto.

    "Ma che stradannazione stai dicendo?"
    Ralph mi guardò come se fossi improvvisamente uscito di senno. Risi.
    "Lo sai anche tu, Ralph. Siamo arrivati alla fine. Sono nel Nirvana con te, no?" Lentamente mi sdraiai sull'erba senza più prestargli attenzione. "Lascia almeno che mi riposi ancora per un quarto d'ora, e potremo incamminarci verso la casa di tutti i popoli."
    Ero già sdraiato, e potevo sentire una profonda pace avvolgermi...
    Quando all'improvviso sentii un pugno chiuso colpirmi in testa con violenza inaudita.
    Una galassia di stelle mi esplosione nel cervello, e un'ondata di puro dolore mi travolse dalla testa ai piedi.
    Urlai, balzando a sedere, la testa convulsamente stretta tra le mani, lacrimante per la fitta. E vidi Ralph, il mio migliore amico, fissarmi come si guarda un pazzo, il pugno sinistro chiuso: segno evidente che mi aveva colpito lui.
    "P-perché?" balbettai attonito.
    "Perché sì!" esclamò lui. "Stai farneticando! Casa di tutti i popoli? Nirvana!? Ti sembra il Nirvana qui!" disse sbracciandosi intorno.
    In quella, una voce di donna risuonò alle nostre spalle.
    "ABRAHAM!!"
    Voltandomi, vidi Leona correrci incontro, ansante, in lacrime, abbracciarmi ridendo e piangendo istericamente; pur essendo donna, da una come lei non mi sarei mai aspettato una scenata simile. Cionondimeno, accettai quell'abbraccio, assieme alla consapevolezza di essere ancora vivo.
    Quando quel primo momento di felicità fu ben insediato, ebbi modo di restare confuso di fronte a Ralph, sopravvissuto a quel colpo micidiale.
    La sua spiegazione non avrebbe potuto essere più logica e, francamente, un po' ridicola.
    "Giubbetto antiproiettile. Mai uscire di casa senza, dice sempre la mamma." A riprova di ciò mi allungò il sopracitato giubbetto, segnato all'altezza del fegato da un buco, nonostante fosse in Kevlar resistentissimo: l'arma di Clark Thrive era pur sempre di straordinaria letalità.
    Fui comunque felicissimo di quel risultato: nulla ci avrebbe impedito di restare sempre insieme.
    Superata che fu la giustificabile euforia di quel momento, Leona mi aiutò a rialzarmi.
    "Vieni" disse. "C'è qualcuno che non vede l'ora di rivederti."
    I miei occhi si sgranarono al realizzare quel che intendeva dire, e corsi assieme a lei e a Ralph, verso nord, dove avrei rivisto il più caro tra i leoni di mia conoscenza.
    Mio figlio.

    Mheetu.

    --------------------------------------------

    La nostra corsa, in meno di un'ora ci portò nei pressi di una giungla lussureggiante, costeggiata da una ricca oasi, dove svariate creature trovavano ristoro e refrigerio dal torrido caldo del deserto, e là, a sorvegliare ogni cosa stava una nobile famiglia di fiere. Una femmina di pelo arancione bruciato, un cucciolo dal pelo dorato e, soprattutto, un maschio color beige dall'opulenta criniera color nocciola, i cui occhi azzurri mi folgorarono. I loro musi affettuosi avevano una espressione che non mi sarei mai aspettato di rivedere ancora.
    Lui per primo mi corse incontro, ridendo fragorosamente: mi inchiodò al suolo, strofinando la testa contro il mio volto; le sensazioni familiari e amate di venire schiacciato e soffocato allo stesso tempo mi riportarono con la mente a tempi più felici. Anche Leonora si unì a noi, con il piccolo Kopa al seguito: non aveva neanche due mesi, ma era già frizzante e vispo come lo era stato suo padre quando aveva la sua età.
    Per molti lunghi minuti restammo legati in quel grande, immenso abbraccio comunitario: due uomini, una donna, un leone, una leonessa e il loro cucciolo, accomunati da un destino potente, eppure - realizzai con immenso dolore - mai abbastanza forte da opporsi a quello che doveva venire.
    Non volevo lasciarlo, anche se avevo ripetuto più e più volte che era necessario per il suo bene e per quello di tutte le Terre del Branco; sebbene una piccola parte di me agognasse di tornare in quelle contrade benedette, la mia parte più razionale mi ripeteva che non sarebbe stato giusto per me, in quanto uomo di una terra lontana, sprecare la mia esistenza in mezzo a bestie fino a confondermi tra di loro e rinunciare alla mia umanità.
    Perciò resi quell'ultimo giorno insieme quanto di più indimenticabile possibile.
    Corremmo insieme, uomini e bestie, verso sud; cacciammo insieme, cantando e ridendo, senza scambiare parole, e al termine di una danza di vita e libertà che ci aveva accompagnati per tutto il giorno fino al calare del sole, e che sarebbe rimasta nei nostri cuori fino alla fine del nostro peregrinare sulla terra, ci sdraiammo sulle rocce di una vasta altura dove eravamo arrivati.
    Stando a Leona, non eravamo lontani da un centro urbano in cui avremmo potuto trovare un passaggio per un aeroporto vicino, e da lì saremmo potuti tornare alla civiltà.
    Avevo già deciso che non sarei tornato a Londra o in qualsiasi altra parte dell'Europa: Ralph e Leona mi compresero al volo. Sapevano che non avrei mai trovato pace nel vecchio mondo, e non avrebbero avuto problemi a trovarmi un posto in cui restare, dove vivere in pace i giorni che mi erano rimasti, e forse mi avrebbero perfino trovato un lavoro con cui sostenermi, senza dovermi affidare nuovamente a qualcuno.

    Tutto questo pensare mi sfinì più di qualsiasi corsa, e mi addormentai serenamente, con Mheetu, il mio leone del cuore a farmi da materasso, il suono delle sue fusa a rombare affettuosamente nel mio orecchio.

    Al primo albore, giunse l'ora dell'estremo addio.
    Mi ero sinceramente preparato a dover affrontare una sfuriata da parte di Mheetu, ma sorprendentemente i suoi occhi dolcissimi erano colmi di approvazione. Assieme a Leonora, si dilungò in effusioni sulla mia persona per almeno dieci minuti, perché stavo tremando. Come si erano ribaltati i nostri ruoli. Un tempo lui mi aveva supplicato di non andarmene, e ora che la nostra libertà era stata vinta e avremmo potuto vivere insieme, ero io che non volevo andarmene.
    Non ressi: piansi su quelle teste pelose fino a formare un vero e proprio lago di lacrime ai nostri piedi. Li strinsi per l'ultima volta nel mio abbraccio, li guardai negli occhi un ultima volta, e per l'ultima volta parlai loro, dando il mio saluto.
    "Addio Mheetu. Addio Leonora. E addio anche a te, Kopa. Sarete sempre nei miei pensieri."
    I due leoni lambirono le mie lacrime facendomi tremare. Nonostante il loro sorriso, vedevo la mia stessa tristezza nel loro sguardo.
    "Arrivederci, Abraham" risposero insieme. "Arrivederci!"

    Ralph e Leona dovettero trascinarmi via per impedirmi di stritolarli tutti e due nel mio abbraccio.

    Quando il mio delirio passò, il sole si era già alzato, e noi eravamo già lontani dall'altura, ma potevo sentire i ruggiti armoniosi delle mie brave fiere, finalmente libere.
    Sottobraccio a Ralph e a Leona, risi sommessamente, mentre mi allontanavo verso est, all'orizzonte.
    Non avrei mai più rivisto Mheetu da quel giorno in avanti.

    TO BE CONTINUED


    E finalmente, ci siamo.
    Sono arrivato un po' in ritardo, ma ora non ho più di che preoccuparmi.
    L'ultimo capitolo settimana prossima riassumerà la storia di Abraham fino al 2014, anno in cui ho cominciato a scrivere questa Fanfiction.
    È stata un viaggio lungo e difficile per me, ma ormai ci siamo.
    Non credo che scriverò mai più una Fanfiction in questo forum, ma lascerò una bella eredità per tutti quelli che verranno.
    Alla prossima.
     
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98 replies since 9/6/2014, 22:59   3130 views
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