The Days of Love

l'ultimo capitolo della Trilogia

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  1. Gaoh
     
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    Re Saggio

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    Potrei non sapere come riempire questo capitolo, ma ci proverò lo stesso.

    Capitolo 45: Nel ventre della bestia
    Oceano Atlantico
    Domenica, 17 agosto 1999, 18:00


    Se ancora oggi tremo al pensiero di quanto fossimo vicini alla morte in quel supremo momento, allora i miei pensieri erano occupati in ben altre preoccupazioni: sapevo che l'ora della resa dei conti era a pochi metri e ancor meno minuti di distanza, e per quanto mi desse fastidio ammetterlo, non ero sicuro di vincere al cento per cento. La mia testa bruciava come un altoforno mentre ripassavo tutto quel che c'era da ricordare su Clark Thrive e sulle sue facoltà. Ex colonnello delle forze armate degli Stati Uniti d'America, maestro di più della metà delle arti marziali conosciute di tutto il mondo, tiratore eccellentissimo, spia e doppiogiochista di infamia intercontinentale, coideatore e primo mecenate del progetto Estremo Rosso, di cui io ero stato eletto come cavia, e per il quale Mina, la mia adorata Mina era stato uccisa.
    Mi venne un nodo in gola al pensiero, e tanto ne fui invischiato da quasi spezzarmi la testa contro il muro del corridoio in cui stavamo correndo a perdifiato.

    Ralph e Leona davano palesemente segno di condividere in tutto i miei pensieri, e da molto tempo avevo smesso di dubitarne: troppe volte me lo avevano ripetuto, e anche se avesse voluto dire andare incontro alla morte assieme a me, non avrebbero esitato.
    Tuttavia, dovevano riconoscere - come me, del resto - che quello che stavamo per affrontare non era più l'uomo ambizioso e spietato di un tempo. Ora, con i frutti migliorati del suo satanico progetto e il potere dell'Anello del Nibelungo a sua disposizione, era indubbiamente diventato quanto di più simile a un re di demoni, e pronto più che mai a far calare il martello della sua vendetta sul mondo, a cominciare dalle Terre del Branco, il tutto per farmi soffrire come castigo per aver preso, tenuto e allontanato da lui ciò che era sempre stato suo, e che ora era tornato in suo possesso.

    Le cose che gli uomini sono capaci di fare per amore del potere, sempre che di amore si possa parlare, sono agghiaccianti.
    Il meraviglioso sentimento che tutto smuove nell'universo non poteva avere niente a che fare con quella smania feroce, implacabile, infernale, disperata e maledetta di elevarsi al di sopra di tutto e tutti, prendere per sé stessi il nome di sovranità che sovrasta ogni altro e autoproclamarsi sovrano, despota, Dio.

    In questo c'erano molti paralleli con Scar, e la cicatrice che io gli avevo lasciato era soltanto il più piccolo riferimento. Eppure, tra di loro c'era la sostanziale differenza che Scar aveva saputo rinunciare al passato, e per questo era stato liberato dal suo male prima di morire.
    Clark Thrive non avrebbe mai potuto, saputo, o anche solo voluto rinunciare a ciò che era la sua suprema convinzione di superiorità, e nemmeno l'oblio della morte lo avrebbe liberato da quella ossessione.


    --------------------------------------------

    La nostra galoppata continuò per quelli che parvero giorni interi nelle viscere della gigantesca aeronave, quando in realtà ci impiegammo poco più di un'ora per risalire la foresta d'acciaio con i suoi ingranaggi e le sue eliche giganti. Chiunque fosse finito preso in quel turbine di macchinari sarebbe stato triturato prima ancora di riuscire a gridare.
    Ciò che mi sorprese di più, era che non avevamo trovato la benché minima opposizione nell'ascendere verso i quartieri superiori, il ponte principale e lungo la strada verso la sala comandi.
    Possibile che il perfido fosse da solo e non si curasse minimamente del fatto che noi fossimo a bordo, e la sua malvagia vita in pericolo!?
    Si sarebbe potuto dire che lo ignorasse, visto e considerato che non aveva creduto che fosse possibile per me liberarmi dal bunker in cui mi aveva sepolto vivo; ciononostante, l'idea di non essere considerato una minaccia rilevante mi fece salire il sangue al cervello, e ringhiando come un leone mi lanciai a tutta forza, distanziandomi dai miei compagni, ignorando le loro suppliche che risuonavano alle mie spalle.

    Superai in corsa il corridoio in cui erano installate numerose capsule per l'ingegneria bionica, colme di liquido di coltura fosforescente, in cui pulsavano orrori inenarrabili, e mi lanciai su per una ricca scalinata, simile agli interni di un grand hotel, e giunsi fino a una grande porta blindata e decorata con bassorilievi in ottone e bronzo.

    Aggredii la porta con tutte le mie forze, e anche quando i miei amici mi raggiunsero e cercarono subito di farmi desistere, non detti segno di volermi fermare.
    Tra le loro suppliche riuscii solo a comprendere poche parole, tanto ero sordo alle loro ragioni.
    "Abbiamo bisogno di un piano, Abe!" mi gridavano disperati. "Devi risparmiare le forze. Non puoi sapere cosa ci aspetta da questo punto. Non possiamo batterlo senza di te!" furono tra le cose che riesco ancora a ricordare.

    E non diedi loro retta: avevo troppo atteso di potergliela far pagare a quel dannato per tutti i crimini che aveva commesso, e a forza di tirare, prendere a pugni e a calci quel portone senza lucchetto o serratura, riuscii ad aprire uno spiraglio.
    "È aperto" latrai, restando sbalordito di quanto mi si fosse arrochita la voce. Con forza decuplicata dalla furia, afferrai il pertugio, ed esso si liquefò per il calore sprigionato dalle mie mani, la mia Incalcolabile Ira scatenata al massimo delle sue possibilità.
    Di fronte a me si apriva un lungo e buio corridoio, ma non avevo dubbi che la sala comandi fosse ormai a pochi passi da noi.
    "Andiamo!" berciai, prima che le forti braccia di Ralph mi trascinassero indietro. Scalpitai protestando, ma il corpulento Yankee gridò più forte di me.
    "Abraham! Devi darti una calmata! Non devi lasciare che la tua rabbia ti comandi! Dobbiamo restare uniti, o lui--!"

    BANG




    Una detonazione risuonò come un'esplosione, echeggiando fin negli abissi della nave, e sentii chiaramente l'odore del sangue. Paralizzato dall'orrore cercai il volto di Ralph, e vidi che il suo volto era sbiancato.
    I nostri occhi si abbassarono insieme sul petto dello Yankee, e fu troppo lampante il buco fumante e sanguinante nella sua camicia all'altezza del fegato.

    Era stato colpito in pieno.
    TO BE CONTINUED


    Meno cinque.
    Sono a metà strada per finire.

    Alla prossima, gente.
     
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