The Days of Love

l'ultimo capitolo della Trilogia

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  1. Gaoh
     
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    Re Saggio

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    Ok: per il fatto che voglio raggiungere i 60 capitoli, devo allungare ulteriormente il brodo - ancora una volta, togliendo quasi tutte le conversazioni - ma dopo questo capitolo, giuro di dare il massimo per far trapelare ulteriori informazioni.

    Buona lettura.

    Capitolo 15: Un forte legame
    Periferia di Nairobi
    Venerdì, 17 luglio 1998, ???


    Le giornate successive furono straordinariamente calde, perfino per l'Africa: la stagione secca si faceva sentire, e in quei momenti, la grande città perse la sua consueta vita; si era infatti nel pieno delle vacanze estive, oltre al fatto che la data del ballo si avvicinava sempre di più.
    Ralph e Leona vennero messi al corrente da una lettera del Colonnello: non avevo pensato che a loro sarebbe piaciuto andarci, ma invece fu proprio così che andò; Ralph, pur non amando gli avvenimenti mondani, ed essendo pratico di una sola, unica danza, il tip tap - tra l'altro, molto scarso - apprezzava le feste, e conoscendolo, si sarebbe presentato solo per il buffet... ma a questo avrebbe provveduto Leona con la sua granitica tempra militare: nonostante la sua freddezza, chiunque l'abbia conosciuta come la conosco io, saprà del suo lato più intimo e femminile; vi sono momenti in cui lei deve liberare la sua indole più umana e meno concreta, come donna: naturalmente, avendo la sua reputazione di soldato inflessibile da difendere, non si faceva quasi mai vedere in quelle situazioni, ragion per cui, volle provvedere da sola per il vestito, e ciò ci riporta a noi.
    Era andata a Nairobi da sola dopo pranzo, durante il torrido pomeriggio: Ralph, anche conoscendola bene, rimaneva piacevolmente spiazzato:
    "Non riesco mai ad inquadrarla..." diceva un po' a me e un po' a sé stesso; inutile mentire: quell'uomo era infatuato da lei, anche se ai tempi dell'esercito la vedeva solo come un suo superiore. Ralph era davvero incorreggibile, e so che fino alla fine, non avrebbe mai mollato con lei.
    Non volendo intromettermi nei suoi pensieri più di quanto stessi già facendo, e considerando che non avevo più veduto o sentito Mheetu negli ultimi due giorni, decisi di andare a cercarlo alla villa.
    Andando a piedi, dal motel alla villa è un gran bel pezzo di strada da fare, ma essendo abituato a correre, riuscii a fare la strada in meno di due ore; ebbi qualche consolazione a correre così: non andavo così veloce dai tempi della caccia nelle Terre del Branco... i miei pensieri corsero a Simba, a Nala, a Sarabi e Sarafina, alla piccola Kiara e a tutti gli altri... perfino quei due fannulloni di Timon e Pumbaa... da perso com'ero nei miei ricordi, per poco rischiai di inciampare, e mi concentrai sull'obiettivo attuale.
    Comunque, non raggiunsi la villa, perché a meno di mezzo miglio dalla porta, sentii delle risate argentine poco distanti da me: potevo vederli, Mheetu e Eleanor che scorazzavano nella savana poco al di fuori delle mura; chissà da quanto si trovavano là? Mi sarebbe piaciuto avvicinarmi per parlare con loro, ma volli lasciare a loro quel momento: doveva essere per loro, il primo di molti.
    Attenzione però: questo è un momento di intimità tra leoni; leggete a vostro rischio e pericolo.


    --------------------------------------------

    "Ahahahaha! Mheetu, smettila!" rideva sonoramente Eleanor da sotto le zampe del giovane leone che la teneva inchiodata a terra, solleticandole la base del collo con l'artiglio;
    "Che ti dicevo?" la canzonava allegramente lui, "Sono o non sono il miglior cacciatore di queste parti? Non hai speranza contro di me!"
    "D'accordo, d'accordo! Lo ammetto!" rispose lei, senza smettere di ridere, "Sei il miglior cacciatore di queste parti, ma ora lasciami, ti prego! Non resisto più!"
    Per tutta risposta, Mheetu le diede un morsetto sull'orecchio destro, facendola ridacchiare un'ultima volta, per poi indietreggiare lentamente, allentando la presa.
    Povero Mheetu: se avesse avuto la mia visuale, avrebbe notato il lampo di giocosa malizia negli occhi di Eleanor; non appena ella ebbe spazio per muoversi, reagì come una molla, e si impennò contro di lui, mandandolo con le spalle al suolo: in un secondo, la situazione si era invertita.
    "Aha! Te l'ho fatta!"
    "Imbrogliona!" gridò lui, dando in uno scoppio di risate miste a panico. "Mi hai ingannato!"
    Contorcendosi come faceva spesso con me, riuscì a girarsi, ma Eleanor lo aveva afferrato con le zampe, sicché ora il mio povero leone dovette cominciare a scalciare come un toro per levarsela di dosso: per essere cresciuta in cattività, quella leonessa aveva una forza considerevole: non vi erano che Nala e Sarabi che potessero superarla.
    "Ti stai divertendo, eh?" domandò sornione Mheetu, mentre Eleanor, abbrancata alla sua schiena, rideva a più non posso; improvvisamente, egli lanciò al cielo un fiero ruggito simile a un lamento, e si gettò a terra, rimanendo immobile: l'umore di Eleanor cambiò quasi subito, passando da gioia estatica a preoccupazione. Scese da Mheetu e lo scosse con il muso.
    "Mheetu? Mheetu?! Che ti succede? Rispondimi, ti prego!"
    Improvvisamente, la sua immaginazione - fin troppo fervida - concepì la più tragica delle conseguenze.
    "Oddio, no! Ho stretto troppo la presa ed è soffocato!!" Si lasciò cadere su di lui, piagnucolando istericamente.
    "Oh, Mheetu, scusami! Mi dispiace, non volevo!"
    Era un po' crudele da parte di Mheetu, ma da parte di Eleanor, questo era da vera ingenuotta: come se una presa del genere potesse bastare a soffocare un leone maturo e pienamente sviluppato come Mheetu.
    Prova ne sia, che egli si alzò con prepotenza da sotto di lei:
    "Se non la smetti di starmi addosso così, finirò con il soffocare sul serio!"
    "Cosa...?! Ma che...?" fece Eleanor inebetita, guardandolo stralunata: subito i suoi occhi si accesero di fuoco. "MA ALLORA NON SEI MORTO!!!"
    "Ma certo che non sono morto, stupidella!" la canzonò lui, dandole un colpetto in testa. Eleanor ringhiò rabbiosa:
    "Oh, maledizione! Che spavento mi hai fatto prendere!!"
    Al sorriso di Mheetu però, anch'ella si sciolse in una risata, e tornò ad abbracciarlo con maggiore impeto di prima.
    Al vedere quella scena, risi: un suono che non passò inudito ai due giovani; mi morsi le labbra rimangiandomi un'imprecazione: avevo guastato il loro momento magico.
    "Abe!"
    "Signor Mist!"
    I due leoni corsero verso i cespugli in cui mi ero nascosto: per quanto io abbia cercato di svicolare, fui afferrato per il colletto, e trascinato in mezzo a loro: dopo che ebbero strofinato per bene i musi contro la mia testa, rischiando stavolta di soffocare me, mi lasciarono rialzare in piedi, in modo che le mie mani potessero scompigliare il villoso pelo delle loro teste.
    "Speravo di trovarvi qui intorno, o alla villa" mormorai dolcemente; "e sono contento di vedere che le cose vanno bene per voi due"
    "Grazie Abe!" rispose Mheetu con un sorriso decuplicato; "Sapevo che avresti compreso, sei un vero amico!"
    Amico... ancora una volta quella parola terribile, dalla bocca di quel leone... ma anche se quell'illusione era destinata a finire, valeva la pena di viverla ancora per un po'.
    Camminammo insieme fino al crepuscolo serale, parlando del più e del meno: Eleanor, rispondendo alla mia domanda, diede conferma alla mia curiosità: era stata nominata proprio con il nome della sposa del Presidente Theodore R. Roosevelt, colui che portò la democrazia americana nel XX° secolo, e rimasi colpito nel sentire quanto ella stessa fosse documentata sulla storia dell'Europa e dell'America, fin dalla Rivoluzione Francese.
    "La mia padrona ama leggere i libri di storia, li trova affascinanti: così ho cominciato ad ascoltare, e mi sono appassionata a mia volta."
    Era davvero una creatura incredibile.
    Quando giunsero su di noi le ombre notturne, dovemmo ritornare: d'altronde, Eleanor mancava alla villa da più di trenta ore, stando a quanto mi aveva riferito Mheetu. Quando tornammo, i padroni della leonessa si mostrarono alquanto sollevati: porsi loro le mie scuse, e sulla strada del ritorno al motel, rimproverai Mheetu in segreto.
    "Devi essere più cauto, Mheetu: per quanto la vostra relazione si stia saldando, non avete ancora ricevuto la benedizione per andare a vivere da soli"
    "Lo so..." fece lui con aria mortificata. "E' che una volta che abbiamo cominciato la passeggiata, le cose sono andate più avanti di noi, e abbiamo perduto la cognizione del tempo..."
    "Confido che da ora in poi farai più attenzione: l'impulso straordinario del vostro sentimento è lodevole, ma non devi lasciarti travolgere; se vuoi diventare un capofamiglia, dovrai fare molte cose allo stesso tempo: curarti della tua compagna, dei tuoi cuccioli, del tuo territorio e soprattutto, dovrai riuscire a ritagliarti dei momenti per te stesso, altrimenti diventerai un automa di monotonie"
    Mheetu rise a quel mio ultimo paragone: "Farò del mio meglio, te l'assicuro!"
    Stava maturando anche dal punto di vista psicologico, e questo mi fece sentire bene: al momento opportuno, ci saremmo detti addio per sempre, e mentre io avrei combattuto le mie battaglie fino alla morte, lui avrebbe avuto la sua vita, lontano da me e da tutti gli orrori che mi braccavano da sette anni.
    Scacciai quei pensieri oscuri, e feci a Mheetu una domanda di cui mi sarei pentito presto:
    "Facciamo a chi arriva primo?"
    Egli mi guardò di sottecchi, prima di sfoggiare un sorriso immenso; con un ruggito fenomenale, scattò avanti, lasciandomi indietro nel giro di un'istante: poiché ero già stanco da prima, non riuscii a correre decentemente, anche perché negli ultimi giorni avevo perso peso, e la battaglia contro Mizuki mi aveva debilitato; arrivai al motel soltanto due minuti dopo di lui.
    Ralph e Leona furono felicissimi di rivedere Mheetu, e quella notte, lo lasciai dormire in camera mia.
    Quella notte, sentii ancora il dolce canto di Eleanor, come un richiamo verso il suo compagno, e il mio sonno fu più placido che mai.

    TO BE CONTINUED


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