The Days of Love

l'ultimo capitolo della Trilogia

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  1. Gaoh
     
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    Re Saggio

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    OK. Odio dover metterci tanto, ma aspettare commenti è dura, soprattutto in un Fan Fiction che, lo so, c'entra ben poco con il Re Leone.
    Con ogni probabilità, lo spin-off renderà meglio in futuro.

    WARNING: Questo capitolo contiene molti avvenimenti, e quindi sarà di lunghezza considerevole

    Capitolo 03: Ultimo addio
    Terre del Branco, Tanzania
    Lunedì, 7 luglio 1998, 15:22


    Al sorgere del sole, cosa alquanto strana, mi sentii straordinariamente a mio agio. Il primo sole brillò su di me come non aveva brillato per molto tempo: riconobbi i segni di un mondo che stava cambiando, libero dalla mia presenza, finalmente scevro da ogni sofferenza. Dopo quelle poche ore che mi separavano dal momento sublime, avrei lasciato le Terre del Branco per non tornare mai più.
    Ripensare a tutto ciò che avevo passato in quelle terre, tuttavia, fu insostenibile anche per me: i musi che sarebbero stati inespressivi senza la magia dell’Anello, sorridevano nitidi nei miei ricordi; la potenza del loro abbraccio immenso, il tuonare dei ruggiti armoniosi e il brivido intenso di cento e più battute di caccia sotto il sole africano…
    Non potei impedire a me stesso di lacrimare.
    Ma non sarebbe durata a lungo: come prima cosa, pensai alla colazione. Consumai in silenzio le gallette e il formaggio che Leona mi aveva dato, e mi misi in cammino verso la piana che sta di fronte alla Rupe, laddove avrei passato le ultime ore in attesa della condanna. Quando, a metà strada, incontrai Ralph e Leona, rimasi interdetto: lei pareva ben composta, con il suo poncho mimetico sulle spalle e i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle e lungo la schiena, ma Ralph…
    Le cosa che subito mi saltò agli occhi, non fu il suo volto rasato di fresco, né tantomeno la sua camicia hawaiana o il cappello bianco con visiera e gli occhiali da sole… ma la cospicua caffettiera da campeggio che teneva in mano, e la tazzina di porcellana che teneva nell’altra. Quando mi avvicinai di più per parlargli, Leona mi salutò, ma io mi rivolsi a Ralph: che cosa stava combinando quell’idiota? Non riusciva neanche a trovare serietà in una situazione come quella?
    “Ralph! Che cosa significa questa pagliacciata?” Lui si limitò a mugolare, facendomi presupporre che non avesse dormito. Ma Leona smentì il mio sospetto.
    “Hai sentito cosa ha detto Simba: la cerimonia si svolgerà stasera alle prime luci del tramonto, quando tutti i sudditi saranno riuniti. Se vogliamo arrivare a Nairobi il prima possibile, dovremo viaggiare per tutta la notte, e anche alla massima velocità, non la raggiungeremmo prima del mattino.
    “E quindi bisogna che stia sveglio!” Fece sordamente Ralph, che con la sinistra faceva oscillare la caffettiera, fortunatamente chiusa e sigillata. “Non vorresti mai che mi addormentassi mentre sono alla guida, giusto Abe?” Mi rivolse quell’ultima domanda con un sorriso, al quale non seppi replicare, se non dicendo questo avvertimento alquanto egoista:
    “Bere troppo caffè rende nervosi…”
    Prima che fossero le nove del mattino, eravamo giunti a destinazione: laggiù trovammo tutti i musi della Rupe ad attenderci. Meethu, seduto in disparte, volse la testa verso di me, non appena cominciammo a salire; ma ci fermammo a debita distanza, onde evitare di restare coinvolti in una conversazione. Lo stesso Ralph, che è più impiccione di una comare pettegola, se ne stette zitto ed immobile con la sua attrezzatura, la sua moka e il suo caffè. Kula e Tojo ci rivolsero uno sguardo triste, mentre Tama e Chumvi chiacchieravano sottovoce in disparte, i loro figlioletti angosciati tra le loro zampe. Diana, Kima e Kora stavano ancora sonnecchiando sul pianoro sotto la Rupe, mentre Simba, Nala, Sarabi e Sarafina erano seduti in semicerchio, e quando ci videro arrivati, distolsero lo sguardo, l’uno corrucciato, e le altre addolorate.
    Non sapendo che fare, ci sedemmo sul ciglio della Rupe, a scrutare quelle terre meravigliose, che di lì a poco avremmo dovuto lasciare per sempre. A lungo allietammo i nostri sguardi sulla savana rigogliosa, in piena stagione secca. La bellezza singolare della Culla del Mondo ci fece sprofondare nella contemplazione di una creazione perfetta, e il tempo si fece gioco di noi, tanto che il momento dell’esecuzione della sentenza reale giunse prima che ce ne potessimo rendere conto.
    Ricordo bene che, a un certo punto, Simba mi chiamò con un rauco ringhio, e mi prese in disparte. Mi disse solo di seguirlo, e io lo feci, financo in cima alla Rupe dei Re. Lassù, ci sedemmo uno di fianco all’altro, mentre il sole del meriggio, toccato lo zenit, cominciava la sua parabola discendente.
    “Guarda, Abraham!” Disse il Re, con voce malinconica, tuttavia straordinariamente dolce. “Tutto ciò che è illuminato dal sole è il nostro Regno. A lungo ho meditato, e so, che ovunque andrai, una parte di te sarà sempre in questo Regno.”
    Non ebbi tempo di protestare, e comunque, non lo nego, non avevo voglia di lagnarmi. Egli proseguì:
    “Tu giuri e scongiuri di essere la causa dei nostri guai, mostrando a cuore aperto il male che è in te, e questo ti fa onore. Ma ti assicuro” aggiunse facendosi ad un tratto feroce e solenne, “che per quanto tu ti confessi uno spergiuro e un assassino, nulla potrà mai cancellare il ricordo di quello che tu hai fatto per questa terra.” Lentamente, volse la testa verso di me, e con intensità struggente, mi fissò negli occhi, occhi che sembravano volermi stringere in un laccio di infinita solidarietà. “Tu avrai sempre la mia fiducia, Abraham, ed è per questo che sei mio amico.”
    “Perché… Noi siamo amici, non è vero?"
    Non potei resistere: ancora una volta, per quella che sarebbe stata l’ultima volta, gettai le braccia attorno al collo del Re Leone, e lo strinsi a me con tutte le forze. Simba rispose al mio abbraccio con insolito vigore, e il mio Anello brillò come non mai: benché fosse in pieno giorno, la luce dell’Anello era visibile da svariate miglia di distanza, come un faro nella notte, e in quel momento, fu come se il mio Dono delle Lingue fosse impazzito: sentivo quella frase meravigliosa e terribile echeggiare in ogni fibra del mio corpo e della mia mente, in un milione di lingue diverse, umane e disumane, concrete e astratte, fisiche e mentali: e ogni sfumatura di quella frase divenne una sensazione psicofisica che mi fece fremere, e i miei occhi zampillarono in lacrime ancora una volta, ma la mia bocca si stirava in un sorriso, come non ne appariva uno sul mio volto da anni. Sentii il rimbombante suono delle fusa del leone scuotere le mie membra, mentre carezzava la mia schiena con la robusta zampa, e i miei capelli con la testa villosa, dandomi talvolta dei morsi scherzosi alle ispide ciocche.
    Quel nostro ultimo abbraccio, fu il più grande e il più importante: mi separai da lui solo dopo pochi lunghi minuti, e fissandolo negli occhi, risposi alla domanda: “Lo sai che è così. Amici per sempre, anche se distanti, anche se lontani mille mila miglia, Simba. Amici per tutta la vita.”
    “Abraham…” mormorò quegli intenerito, e con la calda lingua, cominciò a lambirmi il viso e le mani, facendomi ridere e tossire. L’Anello sembrò brillare di gioia estatica per quella sensazione, e io, segretamente, ringraziai al cielo che fosse avvenuto subito, dandoci la possibilità di sfogarci, prima che fosse giunta l’ora, in cui avremmo dovuto risparmiarci simili frivolezze.
    Quando tornammo giù, ci imponemmo di mantenere decoro, onde evitare situazioni di grave imbarazzo. E finalmente, dopo essere rimasto da solo con i miei compagni umani, finalmente giunse l’ora. L’ora in cui Simba ci richiamò con un ruggito immenso. Le mandrie si mossero: tutta la Rupe di radunò, inclusi Rafiki, Timon e Pumbaa. Le bestie, dai ghepardi alle zebre, dagli okapi alle scimmie, agli elefanti ai buceri – primo fra tutti, Zazu – alle gazzelle, financo alle alte giraffe e ai rinoceronti, si ammassarono sotto l’alta rocca di pietra, per udire l’ultimo verdetto reale.
    Il tutto si svolse nella più assoluta formalità; nessuna emozione doveva trasparire, e doveva andare così, senza fronzoli o infiorettature; per il loro bene, mi ricordai, doveva essere fatto.
    La perorazione di Simba fu notevole, e richiese non meno di un quarto d’ora abbondante; riporterò solo le ultime battute, non meno importanti delle prime:
    “… e di fronte alla luce di queste rivelazioni, è stata presa la decisione per gli umani Abraham, Ralph e Leona. La loro colpa è ricaduta in disgrazia su di noi, e ora, per la legge, essi mi hanno chiesto di essere giudicati…” Sentivo la sua angoscia, anche se era bravissimo nel mascherarla. Ralph, durante la perorazione aveva già trangugiato non meno di tre tazzine di caffè, e aveva dei lievi tremori al ginocchio.
    “Quel giorno, è arrivato!” Concluse Simba, e con un ruggito alto, chiaro e limpido, affinché tutti potessero sentire, urlò al cielo la parola fatale.

    “ESILIO!”


    Ed il branco lanciò un immenso richiamo che echeggiò come il più fragoroso dei terremoti.

    --------------------------------------------

    Simba da solo osservava dalla sua posizione di Re: tutte le altre leonesse e i leoni erano di fronte a noi, e sebbene fossimo appena stati esiliati, non poterono mancare di venire a salutarci: Tojo e Tama abbracciarono Leona con tenerezza, strofinando a lungo le teste villose contro il petto e le forti spalle della soldatessa; i figli di Tama e Chumvi si strofinarono contro le sue ginocchia, mentre Chumvi e Kula correvano da Ralph per abbracciarlo: lui si era ben preparato, mettendo da parte tazzina e moka. A stento riuscì a non piangere come una fontana. Singhiozzò fragorosamente, sibilò un paio di imprecazioni tra i denti, una lacrima sfuggì nell’ombra della visiera e degli occhiali da sole, ma nulla di più.
    In quanto a me, Sarabi e Sarafina si fecero avanti insieme: Sarafina poggiò la testa contro il mio cuore e ronfò tristemente. “Puoi dire quello che vuoi, ma sentirò la tua mancanza. Sei stato un padre per Meethu, e come un secondo compagno per me, Abraham. Perdere te ora,” aggiunse piangente, guardandomi negli occhi, “è come perdere Ni un’altra volta…”
    “Lo sai che deve andare così.” Mormorai, dandole un bacio in fronte, e lasciando che lei desse spazio al commiato di Sarabi, la prima che incontrai in quelle terre.
    “Mi disprezzi per quello che sono, Sarabi?” domandai a stento. Lei scosse la testa con un sorriso. “Non ha importanza chi tu sia o cosa tu sia diventato, Kijana.” Riconobbi il mio nomignolo africano e sorrisi. “Ci sarà sempre un posto per te, nel Branco, e nei nostri cuori.” Concluse lambendomi a sua volta il viso con la calda lingua. Le carezzai le soffici orecchie e il muso, facendola ronfare serenamente.
    Ultima, ma non ultima, giunse Nala, con la piccola Kiara: la principessina, subito si lanciò verso di me, e abbracciò le mie ginocchia – per quanto possibile – e Nala mi fissò: gli occhi della Regina trasudavano dolore.
    “Sii forte, Nala” mormorai. “Per il bene di tua figlia e della Rupe tutta.”
    “Non ti dimenticherò mai, Abraham Colin Mist” disse lei con un fil di voce, e tuttavia, con tono tale da non ammettere repliche. “Voglio che tu lo sappia e lo ricordi per sempre!”
    Prima che potessi aggiungere altro, ella fece scattare la testa in avanti e mi posò un piccolo bacio sul labbro inferiore e mi leccò a sua volta il viso.
    “Oh, Nala…”
    Piangente, la strinsi a me, baciandole la testa più volte. Finalmente mi separai anche da lei, come i miei compagni dai loro amici leoni, mentre le leonesse si scioglievano su di loro in effusioni e lamenti. Meethu poteva essere lieto: almeno li avevamo salutati.
    Parlando di lui, quando Nala si separò da me, mi si avvicinò, e mi guardò con intensità maggiore rispetto a chiunque altro. La mia bocca rimase chiusa: se voleva dirmi qualcosa, io non l’avrei interrotto.
    Si scosse prima che il pianto gli sfuggisse. Le sue due parole, le ultime che avrei dovuto udire da lui, mi colpirono come nient’altro: “Addio, Abraham!”
    Per un secondo rimasi interdetto, ma dovetti dare di nuovo quella crudele speranza di una possibilità: dopo tutto, il mondo è vasto, e ci sono sempre possibilità di rincontrarsi in futuro: non è così che pensano tutti gli eremiti?
    E per questo gli risposi, con un sorriso: “Arrivederci, Meethu. Arrivederci.

    E con questo, scendemmo verso la jeep.

    Non restava altro da fare che mettersi in moto per Nairobi, procurarsi i biglietti per una qualsiasi classe, e tornare in Inghilterra, dove avrei potuto dedicarmi a una vita normale, e chissà, alla disfatta in gran segreto, dei miei avversari.
    Gli animali del Branco si spartirono in due ali separate per lasciarci passare: non era un esilio come gli altri avvenuti in passato, di questo ero sicuro: fino alla fine, Simba non voleva trattarmi da vile quale io ero e sono. Ma non potevo evitarlo: l’affetto che mi univa a quel leone, a Meethu e a tutti gli altri della Rupe, era qualcosa di insormontabile come l’eternità.
    Tuttavia, non avevamo raggiunto neanche le colline, che un suono familiare giunse alle mie orecchie, e non solo alle mie: ci voltammo tutti e tre… ma si immagini il mio stupore e la mia commozione, quando sentii cosa stessero cantando.

    Tama & Kula: La la, la la, la la, la la…
    Chumvi & Tojo: La la, la la, la la, la la…
    Simba: La gaia canzone fa l’eco languir…
    Sarabi & Sarafina: E l’ilare suono si muta in sospir.
    Timon: Con vago miraggio, riflette la luna, l’argenteo suo raggio sull’ampia laguna…
    Nala: E in quel si sublima il riverbero pio…
    Timon & Pumbaa: Patetica rima creata da Dio…
    Leoni e Leonesse: La la, la la, la la, la la… La la, la la, la la, la la…
    Rafiki, Zazu, Timon & Pumbaa: Udite le blande canzoni vagar…
    Leoni e Leonesse: Il remo ci scande gli accordi sul mar.
    Sarabi, Sarafina, Tama & Kula: Ten va, serenata per l’aere sereno, per l’aere sereno…
    Ten va serenata, per l’onda incantata, per l’onda, per l’onda incantata…
    Simba & Nala: Udite le blande, le blande canzoni vagar.


    Non potevo credere che tutto ciò stesse accadendo davvero, al punto che ancora oggi mi domando se sia avvenuto davvero, o se sia stato solo il più meraviglioso dei sogni: in ogni caso, io mi sentivo delirante, febbricitante, istupidito di fronte al fatto che stessero intonando la serenata, quella serenata a me tanto cara, per me, e in un momento simile: i miei occhi minacciarono nuove lacrime, ma riuscii a trattenerle, finché non udii lui, il più sublime cantore.

    Meethu: Se il cielo s’oscura, tu non t’intrisitir…
    Chumvi: La notte serena non ti può ferir…
    Meethu & Tojo: La luna risplende serena sul mare, nel vuoto si stende, è l’ora di andare…
    Meethu: Ten'va serenata, per l’aere sereno…
    Ten'va serenata, per l’onda incantata.
    Il canto è la vita, di sogni si pasce, di sogni si pasce…
    Ai sogni ci invita, nei sogni rinasce e rinasce…
    Udite le blande canzoni vagar.
    Simba: D’un’anima ignota è l’eco fedel:
    Nala, Sarabi & Sarafina: L’estrema sua nota si perde nel ciel.
    Rafiki, Zazu, Timon & Pumbaa: Si perde nel ciel.
    Leoni e leonesse: Si perde nel ciel.
    Meethu: Si perde nel ciel.



    Come finì il canto, non potei reggere: con gemito strozzato, mi voltai, dando definitivamente le spalle alla Rupe, e parandomi il volto con le mani per non guardare più tanta magnificenza, lo spettacolo sublime cui avevo appena assistito e di cui ero indegno. Leona stessa versò lacrime sul sorriso che le sbocciò in viso, sebbene riuscisse a mascherarlo bene, tirando il cappuccio sulla fronte, e Ralph, dopo aver trangugiato la sua settima tazza di caffè, vuotando così la moka, riuscì solo a borbottare, tirando su col naso. “Magnifico… davvero magnifico.”

    E, riprendendo la nostra marcia, consci del fatto che, non li avremmo mai più rivisti né sentiti, oltre che non avremmo mai e poi mai potuto dimenticare quel canto, neanche provandoci per mille anni, finalmente, ci dirigemmo verso la nostra jeep.

    TO BE CONTINUED

    … ho messo anima e corpo in questo capitolo. Un addio come nessun’altro.
    Non aggiungerò di più.
    Lasciate qui i vostri commenti. Fatemi capire che non ho scritto invano questo capitolo.


    Edited by Gaoh - 28/10/2014, 12:15
     
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