The Warrior in the Kaos

what if... e se un umano cambia le sorti delle terre del branco?

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  1. somoya
     
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    è la mia prima fanfiction .
    in pratica figuratevi un ragazzo umano che si inserisce nella savana e nel branco dopo aver perso tutto nella sua vecchia vita

    che ne pensate?
    più tardi posto il primo capitolo




    Edited by Somoya - 18/10/2013, 23:31
     
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    Re Leone

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    non apprezzo le intrazioni umane nel mondo del re leone, però è un mio gusto personale.
    L'idea potrebbe non essere male, se la sviluppi bene potrebbe essere interessante, sono curioso di leggere.
     
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  3. Simba 11
     
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    Quoto Kun,E' carina come idea,ma sul Re Leone non mi piace tanto.Ma vediamo!!
     
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  4. somoya
     
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    vi posto il primo capitolo


    Chapter 1 (The Hand of Doom)

    Era nel buio.
    Sentiva le fiamme lambirgli il corpo, lo sfrigolio del metallo rovente, l’odore pungente della benzina; poi un boato seguito da una luce abbagliante.
    Le tenebre calarono sui suoi occhi ancora una volta.
    Quando rinvenne il sole era allo zenit, gli ronzavano ancora le orecchie e sentiva i morsi del dolore.
    Nel giro di pochi minuti si mise in piedi e si guardò intorno, la zona era desolata e arida, in lontananza l’aria era tremolante a causa del gran calore; il paesaggio era coronato da arbusti secchi o morti, dai rottami del piccolo aereo monoposto con cui si era schiantato e in lontananza da grandi termitai.
    Era solo un ragazzo, solo dio sapeva cosa stava facendo su un aereo, nel cuore dell’Africa Orientale, da solo. In genere i giovani europei passano la loro adolescenza seduti davanti alla televisione o in giro con gli amici. Ma lui?
    Mosse alcuni passi e con una smorfia tuonò <<dannazione!!>>, il dolore alle gambe e al torace era tremendo, i lividi e le bruciature pulsavano; ma era abituato al dolore, c’è l’aveva nel sangue, sangue guerriero che nei secoli si era sopito, ma trovò in lui un degno discendente, tornando a scorrere impetuoso.
    Fece una rapida ispezione della zona: aveva perso lo zaino con i viveri e tutti i suoi attrezzi, tranne il suo coltellaccio, ventotto centimetri di acciaio al carbonio, assicurato alla schiena da una cinghia di cuoio e, naturalmente, gli abiti che aveva addosso. Raccolse un pezzo di lamiera concavo che fino alla sera prima era parte del serbatoio dell’aereo.
    Si alzava un vento da Nord-Est e pensò<<questo è un vento umido… forse da quella parte troverò dell’acqua.>>; infatti l’incidente gli aveva fatto perdere l’orientamento, quindi segui l’istinto e andò verso l’orizzonte verso l’ignoto. /


    scusate se è corto, e una sorta di introduzione, i prossimi capitoli saranno più lunghi
     
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  5. Simba 11
     
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    Buono come inizio,voglio vedere il continuo ^_^
     
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  6. somoya
     
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    grazie, nei prossimi giorni posto il secondo capitolo che sarà ambientato interamente nelle terre del branco
     
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    Scrivi bene, mi piace, vediamo come continui^^
     
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  8. somoya
     
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    scusate l'attesa ora vi posto il secondo capitolo

    Chapter 2 (The Prideland)

    Il Serengeti è un luogo dove la natura regna sovrana, popolato da milioni di erbivori e migliaia di predatori, l’uomo non si è mai imposto in maniera egemone come nel resto del mondo.
    Il nome stesso descrive la vastità di questo luogo selvaggio (Serengeti – Pianura Sconfinata, dallo swahili) dove l’habitat predominante è la savana.
    Nell’area Nord-Ovest del Serengeti, a poche decine di kilometri dal Lago Vittoria, sorge un immenso kopje (formazione rocciosa tipica dell’Africa) alto non più di settanta metri, con uno sperone che affiora e si affaccia verso Est, dove sorge il sole; questa formazione è sorretta da due rocce sottostanti che assicurano a tutto il kopje stabilità.
    Questa grande rupe si trovava nel cuore di una fertile savana costellata da alberi di acacia e da alcuni baobab, alimentati da due corsi d’acqua e qualche pozza.
    Sulla cima sporgente della rupe un grande e possente leone d’oro dalla folta criniera rossa contemplava il cielo azzurro con aria preoccupata: la notte precedente un insolito fenomeno l’aveva profondamente turbato, ma i suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo di una grande leonessa dal manto bruno chiaro e gli occhi arancioni, come un opale di fuoco (gemma di colore arancione o, talvolta rosso), che si rivolse a lui <<buongiorno amore mio, come stai? Ti vedo stanco.>> Il leone sorrise e, abbracciando la compagna, le rispose <<sto bene Sarabi, non devi preoccuparti, non nel tuo stato.>>, mentre lo disse carezzo il ventre gonfio della leonessa; lei, alzando gli occhi al cielo con aria esasperata, ribatté <<ora sei tu che non devi preoccuparti Mufasa, già non vado più a caccia e poi mancano ancora una decina di giorni alla nascita, so badare a me stessa!>> <<d’accordo tesoro, mi preoccupo solo per te e per il nostro cucciolo, ora scusami ma ho delle faccende da risolvere.>>.
    Il grande leone leccò la guancia della compagna e andò nella grotta dove il branco dormiva, una grande caverna circolare dentro la rupe, nella parte più interna una leonessa color cioccolato riposava in solitudine, il grande leone le parlò: <<mamma sei sveglia?>>, la leonessa aprì gli occhi verdi come smeraldi e rispose <<si Mufasa, hai bisogno di qualcosa?>> <<volevo sapere come stavi mamma, da quando papà è morto sei cambiata, dormi da sola, non cacci più, quasi non mangi più… ti stai escludendo dal branco!>>, infatti il re Ahadi era morto da poche settimane e la sua compagna, la regina Uru, fu distrutta da questa improvvisa dipartita. Mufasa continuò <<la morte di papà è stata dolorosa anche per me, ma devi reagire, lui non avrebbe voluto vederti in questo stato, e poi tra non molto nascerà mio figlio e avrò bisogno del tuo aiuto, per favore… torna a essere quella di una volta.>>
    Uru sollevò lo sguardo, triste, ma poi abbozzò un sorriso e disse <<d’accordo figliolo, ci proverò>>, quindi strusciò la testa contro quella del figlio, fece per andarsene, ma si fermò, posò di nuovo lo sguardo sulla figura possente del figlio <<somigli moltissimo a tuo padre sai?>> tornò verso il figlio, guardandolo negli occhi rossi <<sei preoccupato per me, ma io so che qualcos’altro ti turba… parlamene!>> concluse Uru seria.
    Mufasa era restio a parlarne, ma raccontò alla madre ciò che aveva visto e cosa si proponeva di fare al riguardo.
    Nel frattempo Sarabi si era unita alle sue amiche e compagne di caccia, sotto un’ acacia sul lato occidentale della grande rupe, tra queste quelle a lei più care erano: sua sorella Weka, leonessa robusta dal manto scuro e dagli occhi nocciola, e la sua migliore amica Serafina, questa leonessa possedeva un manto chiarissimo come il grano e due occhi azzurri; entrambe le leonesse erano incinte, come Sarabi del resto.
    Sarabi salutò le leonesse e si coricò vicino alla sorella <<ciao Weka, come te la passi oggi?>> chiese, ma in realtà conosceva la risposta, come lei Weka amava la caccia e le sensazioni che comporta, <<mi annoio Sarabi, come te>> <<e riguardo Riku…>> Weka non la lascio finire <<no!!.Non nominarmi quel bastardo! Giuro che se lo rivedo gli strappo la gola!>>; Riku era un leone vagabondo che, una volta arrivato nelle Terre del Branco, si era invaghito di Weka le disse che sarebbero rimasti insieme per sempre, ma dopo appena due notti scomparve, abbandonandola col cucciolo che avevano concepito.
    Weka era furiosa, ma non con Sarabi e continuò <<scusami Sarabi, volevi sapere se Riku contava ancora qualcosa per me, beh… lui personalmente conta meno di una formica orba e zoppa, l’unica cosa che mi fa imbestialire è che il mio cucciolo dovrà crescere senza un padre!>> <<È colpa mia non dovevo ricordartelo, comunque ricordati che io e Mufasa ti aiuteremo sempre, dopotutto sei la mia sorellina.>>
    Per un po’ stettero in silenzio, poi Weka disse <<piuttosto tu e Mufasa come state?>>, Sarabi guardò la sorella e rispose <<be, da quando re Ahadi è morto Mufasa è stato molto impegnato, ma ora è il re della Rupe dei Re e difenderci è il suo scopo, certo avrebbe meno problemi se il suo “caro” fratello gli desse una zampa… per fortuna c’è Kiburi ad aiutarlo nei suoi doveri.>>. Serafina arrossi, Kiburi era il suo compagno e padre del suo futuro cucciolo, e intervenne <<si. Il mio Kiburi non si tira indietro davanti alle sfide, se c’è da uccidere qualche iena per lui è un piacere.>>
    Le tre leonesse risero di gusto e continuarono a chiacchierare del più e del meno fino al tramonto.
    Quella notte Mufasa parlò a Sarabi: <<sarabi domani io e Kiburi andremo nelle Terre di Nessuno…>> <<cosa? Perché?>> lo interruppe la giovane regina <<be non volevo parlartene, ma ormai è inutile che te lo tenga nascosto. Ricordi che stamattina ero preoccupato?>>, Sarabi annuì, <<nelle ultime notti un sogno ricorrente mi impediva di dormire, scusami se non te lo detto prima ma non volevo metterti in agitazione…>> Sarabi l’interruppe ancora <<va bene, ma cosa c’entra con le Terre di Nessuno?>> <<ci stavo arrivando. Ieri notte sono uscito fuori dalla grotta per riflettere quando… ho visto quella strana cosa cadere dal cielo, una specie di uccello infuocato che precipitava… verso le Terre di Nessuno.>> concluse Mufasa seriamente. Sarabi rimase colpita, fin da cucciola si era dimostrata forte ed estremamente curiosa, tuttora l’ignoto era per lei un’attrazione irresistibile <<senti in altra situazione sarei venuta pure io, ma non metterò in pericolo il nostro cucciolo, però devi promettermi di stare attento, devi tornare da me!>>
    Mufasa strusciò il muso contro quello della compagna e deciso disse: <<stai tranquilla, sono gli altri che devono temermi lo sai, e poi ci sarà anche Kiburi e proverò a convincere mio fratello Scar a seguirmi; io sono il re, devo proteggere te e il branco da ogni minaccia, anche a costo della mia vita, per questo vado in quel postaccio se c’è pericolo meglio non farlo avvicinare alle Terre del Branco.>>
    Detto questo Mufasa e Sarabi si addormentarono abbracciati, avvolti dal silenzio raccolto della Rupe dei Re./


    ho cercato di delineare alcuni dei personaggi principali, degli altri parlerò nei prossimi capitoli


    fatemi sapere che ne pensate

    Edited by Somoya - 12/3/2013, 21:52
     
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    scrivi molto bene e la storia mi intriga, i personaggi sono i soliti che si leggono n molte ff ma già il pensiero che si stanno per scontrare col mondo umano un po mi incuriosisce
     
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  10. somoya
     
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    grazie kun
     
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  11. somoya
     
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    ragazzi, vi posto il terzo capitolo, questo è il primo pezzo, il secondo lo posto stasera, ditemi che ne pensate


    Chapter 3 (The Streght of Heart) (parte1)

    Il sole ardente riversava i suoi raggi sulle Terre di Nessuno, cuocendo il terreno e disidratando ogni essere che si avventurava in quelle lande.
    Morani avanzava con decisione verso Nord-Est, era frustrato: <<che jella assurda. In cento e più kilometri percorsi in volo, proprio qui si doveva scassare quel rottame!>>.
    Quando era bambino fece una vacanza in Kenya dove, in seguito ad alcune disavventure, un anziano di una tribù Masai gli conferì il nome “Morani” (Guerriero, dalla lingua Maa).
    Ora, deciso a tagliare i legami col passato, riutilizzò quel nome dimenticato, che tra l’altro s’intonava perfettamente col suo carattere.
    Fu a quel tempo che scoprì il suo amore per la natura e la vita selvaggia, ma allora era solo un piccolo ingenuo, credeva che il mondo fosse un posto bello, felice ed eterno; ma quando raggiunse l’adolescenza si rese conto che non era cosi e, infine, una serie di avvenimenti lo convinsero ad allontanarsi dalla sua terra.
    Arrivò vicino ai termitai, strutture imponenti, costruite nell’arco di secoli, tuttavia non entrò al loro interno perché la sua attenzione venne attirata da una depressione del terreno, poggiò il palmo della mano a terra e si accorse che era umida; la sete tornò a straziarlo più forte che mai.
    Cominciò a scavare a forza di braccia, inizialmente il terreno era duro ma andava ad ammorbidirsi via via che scavava più a fondo; ci mise un’ora o più, ma infine, dopo aver scavato un pozzo profondo più di un metro e mezzo, l’acqua affiorò fangosa e impura, ma, per la sete che aveva, a Morani non importava niente, con le mani messe a coppa cominciò a prendere grandi sorsate d’acqua, una volta dissetato pensò al da farsi, il sole stava cominciando a calare.
    Decise di preparare il riparo per la notte vicino al pozzo, prese dei grossi rami spinosi e si costruì un classico boma (recinto che serve a proteggersi dai predatori, tipico delle popolazioni dell’Africa centro-meridionale), lo fece circolare, con un’ampiezza di circa quattro metri da un lato all’altro; filtro dell’acqua attraverso la maglietta logora e la mise nella lamiera che si era portato dietro, mise degli sterpi secchi al centro del boma, facendo scoccare una pietra contro la sua lama al carbonio produsse le scintille necessarie per accendere il fuoco.
    Completato il riparo si coricò in terra e, mentre il fuoco bruciava, contemplò il tramonto che tingeva di sangue il cielo africano; bevve un po’ e guardò la sua immagine riflessa nell’acqua limpida: il viso dimostrava lineamenti vagamente nordici, i capelli scuri e folti ricadevano sulle spalle e sul viso ricoprendo gli occhi verdi giada.
    Poggiò a terra il surrogato di bacinella e rimuginò sulla situazione in cui si trovava, era solo in una terra selvaggia, ma la cosa non gli faceva paura, piuttosto lo eccitava: fin da piccolo il pericolo lo attraeva e più volte rischiò la sorte facendo le cose più assurde, dal fare immersioni in apnea col mare in tempesta, a gettarsi da altezze improponibili con deltaplani da lui fabbricati.
    Ormai il sole era sceso sotto l’orizzonte e le tenebre regnavano sovrane quando sprofondò in un sonno senza sogni.
    Quando le prime luci del sole illuminarono le Terre di Nessuno, Morani si svegliò subito e con un volteggio si mise in piedi, si stirò per bene, finche non sentì le ossa schioccare; usci dal muro di spine, la combinazione del calore solare e della condensa notturna formarono una nebbiolina che limitava la visuale, per cui dovette muoversi con attenzione.
    I grandi termitai si stagliavano al di sopra della nebbia e Morani aveva voglia di dare un’occhiata, ma con la coda dell’occhio vide qualcosa per terra, delle grandi impronte feline, le confrontò con la sua mano e vide che erano grandi uguali, solo un grande felino in Africa ha le zampe di quelle dimensioni: il leone.
    Seguendo le orme capì che si trattava di almeno quattro leonesse che avevano girato attorno al boma, arrabbiato pensò<<queste erano qua fuori e io non me ne sono accorto! Come è potuto succedere?>>, il suo orgoglio era ferito; guardò nuovamente i termitai e immaginò che fungeva da rifugio a quelle leonesse e pensò che, con le ferite che gli dolevano ancora dopo l’incidente, non avrebbe sconfitto neanche una leonessa, se fosse stato attaccato.
    Morani tornò nel boma, bevve l’acqua rimasta e si spalmò la cenere avanzata dal fuoco sotto gli occhi per attutire il riverbero del sole, prese la maglia sgualcita e se la mise, poi riprese la direzione che aveva deciso di seguire.
    Cominciò la marcia verso Nord-Est, si muoveva velocemente senza attirare l’attenzione, come un’ombra; presto arrivò a un fiume dalle acque verdastre e limacciose, non si vedeva oltre la superficie e i rischi ad attraversarlo erano grandi, ma indietro c’era solo il nulla.
    Doveva fare una scelta.

    Edited by Somoya - 22/3/2013, 22:25
     
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    È molto interessante e tu scrivi benissimo, mi piace molto, nn vedo l'ora di leggere il continuo
     
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  13. somoya
     
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    ecco la seconda parte del terzo capitolo

    chapter 3( the streght of heart) parte 2

    Doveva fare una scelta.
    Morani girò la testa a destra e sinistra senza scorgere nessun guado, si avvicinò al punto in cui il fiume era meno largo giudicandolo adatto <<non sarà più largo di sette o otto metri, non dovrebbe essere un problema.>>; per precauzione tagliò un ramo che spuntava dal terriccio umido, il ramo era nodoso, ma abbastanza dritto e robusto ed era soprattutto lungo, un po’ meno sei piedi, quanto l’altezza stessa di Morani, quest’ultimo legò il suo coltello sulla punta del ramo, facendo uso delle stringhe delle sue scarpe.
    Realizzata la rudimentale lancia si avvicinò al fiume, raccolse una grossa pietra e la scagliò in un punto del fiume lontano da lui, l’acqua dove arrivò la pietra ribolli: dei grossi coccodrilli abitavano il fiume, i suoi timori erano fondati.
    Quell’attimo di confusione era il momento adatto, Morani prese un grande respiro e si tuffò nel fiume con l’arma nella mano sinistra, nel giro di quattro secondi raggiunse l’altra sponda, ma, prima che riuscisse a uscire completamente dall’acqua, una forza invisibile lo trattenne per la gamba destra e, con uno strattone, lo trascinò sul fondo del fiume.
    Il grosso coccodrillo del Nilo non era caduto nel tranello di Morani, che ora era in serio pericolo, una grande massa d’acqua scura lo sovrastava, ne bevve molta, i sensi gli si intorpidirono, era prossimo alla fine; ma non era il suo momento: non sarebbe morto cosi, dimenticato nel tempo come uno dei tanti esseri che hanno vagato su questa terra.
    Il tempo era contro di lui, entro pochi secondi il bestione preistorico avrebbe compiuto il “giro della morte”, strappandogli la gamba; Morani tornò lucido, il tempo per pensare era finito, il cuore pulsava forte diffondendo l’adrenalina nel corpo, una nuova ira feroce, mai provata prima si fece largo nella sua anima, strinse la lancia con entrambe le mani e affondò la lama lunga e larga, trapassando la dura corazza scagliosa, nella testa affusolata del coccodrillo, una, due, tre volte, finche questo allentò la presa sulla gamba e si abbandonò, nell’acqua torbida, senza vita.
    Morani, liberatosi scalciando, nuotò alla massima velocità fino a riva, risalì con poche falcate la ripida scarpata, li si gettò nella terra erbosa ansimando forte e sputando acqua; in breve il suo battito tornò regolare e cominciò a percepire il dolore, si esaminò la gamba, era stato morso all’altezza del polpaccio e sette buchi profondi segnavano la gamba, in uno di questi era rimasto un dente, Morani lo strappò e lo mise dentro i jeans neri e strappati, era la prova della sua vittoria, il suo primo sangue in Africa, anche se avrebbe voluto evitarlo.
    Si sporse a guardare il fiume, gli altri coccodrilli stavano banchettando con le carni del loro compagno ucciso; Morani decise che non aveva più niente da vedere, si alzò, dolorante, e si accorse che era arrivato in una ricca savana e disse <<be, il gioco valeva la candela, qui non morirò certo di fame!>> una grande mandria di zebre si muoveva a qualche kilometro di distanza.
    Prima di pensare a qualunque approccio di caccia doveva pensare alle ferite, cercò tra le piante quella che gli serviva, dopo una decina di minuti di ricerca trovò un’agave, ne strappò una foglia e la aprì in due, spalmò il succo sulle ferite e all’interno di esse, li levò la maglietta e la usò per fasciarsi la gamba; infine decise che era tempo di rifornirsi di calorie e partì di corsa verso la mandria che aveva visto a Est.
    Morani fece presto ad arrivare dove la mandria si era fermata per brucare tranquillamente, già si leccava le labbra quando delle leonesse scattarono dai loro nascondigli, facendo fuggire le zebre e allontanandole da lui.
    Ora era di nuovo frustrato, la sfortuna sembrava perseguitarlo, ma, ad un certo punto vide qualcosa: due leonesse sdraiate sotto un’acacia guardavano verso la mandria in allontanamento, le osservò con attenzione, una era scura, l’altra un po’ meno, quest’ultima si girò verso di lui guardandolo con dei profondi occhi arancioni, stupita, lei si alzò sulle zampe, a quel punto Morani si accorse che era incinta, ma soprattutto vide un’enorme bufalo che stava nascosto alle spalle delle leonesse, pronto a caricare.
    Qualcosa nel cuore di Morani gli disse di correre più veloce che poteva verso le leonesse.



    nei prossimi giorni cercherò di postare il quarto capitolo, mi scuso fin da ora per eventuali ritardi, tra problemi con la chiavetta e professori che mi braccano non trovo mai il tempo

    Edited by Somoya - 9/10/2012, 13:50
     
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    Cavolo, tosto il tizio XD
    Adesso sono molto curioso di vedere come prosegue^^
     
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  15. somoya
     
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    sto lavorando al quarto capitolo, spero di postarlo nei prossimi giorni

    p.s.
    ho corretto un errore nel terzo capitolo parte 2
     
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314 replies since 28/2/2012, 11:50   6992 views
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