The Warrior in the Kaos

what if... e se un umano cambia le sorti delle terre del branco?

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    PLEAAAASE, Somoya-SAAAAAAAAAAAN!!!!

    Posta presto! Ci serve questa FANFICTIOOOOONN!

    SENTO CHE POTREI SCOPPIAREEEEEE!!!!
    blowup blowup blowupblowup blowup

     
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  2. Somoya
     
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    CITAZIONE
    PLEAAAASE, Somoya-SAAAAAAAAAAAN!!!!

    Posta presto! Ci serve questa FANFICTIOOOOONN!
    SENTO CHE POTREI SCOPPIAREEEEEE!!!!

    scusa gaoh, e scusa a tutti i miei lettori, purtroppo ho avuto poco tempo per scrivere, sommato al fatto che il pc a volte non vuole collaborare...
    cercherò di postare al più presto,
    però vi posso dire che leggendo il nuovo capitolo mi perdonerete l'attesa :D
     
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  3. PiccolaPinkie
     
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    Che bel racconto!!!
    Questa storia mi ha davvero emozionata!
    Cioè,voi non siete emozionati?
    Io non sono mai stata così emozionata!
    Cioè,a parte quella volta....!
     
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  4. .:Jenny:.
     
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    Ciao PiccolaPinkie :) allora... tocca a me fare la rompi scatole... prima di postare sul forum dovresti convalidarti, poi ti presenti e solo allora potrai scrivere tutto ciò che vorrai ^^
    ok?
    Un bacio, ciao! :)
     
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    Ho visto un'altro commento di PiccolaPinkie, precisamente identico in un altra discussione.
    Perché sento odore di pazzia allo stato puro?
     
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  6. .:Jenny:.
     
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    CITAZIONE
    Ho visto un'altro commento di PiccolaPinkie, precisamente identico in un altra discussione.
    SPOILER (CLICCA PER VISUALIZZARE)
    Perché sento odore di pazzia allo stato puro?

    Oddio! O.O è vero! Ne ho trovati tre tutti uguali! Ma nessuno le ha detto niente? Perchè ho la vaga impressione che ci sta prendendo per i fondelli?
     
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  7. Somoya
     
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    BRANCO!!!!!
    okey non vi racconto storie, è inutile cercare scuse, ma mi dispiace davvero di non aver postato per pi di due mesi, mea culpa, ma ora rimedio... e recupero le ff che ancora nn ho commentato ^^"

    allora, avevo promesso che in questo capitolo avrei risposto a molte domande, bene, allora leggete e giudicate!!
    p.s. buona lettura ^^


    Chapter 15 (Obsession) -parte 1
    I giorni si susseguivano, lenti, afosi e monotoni.
    Rafiki aveva adoperato al meglio le sue conoscenze botaniche, medicando meticolosamente le ferite di Morani, dopo di che stava al ragazzo trovare la forza di riprendersi, avrebbe impiegato settimane, mesi addirittura, a detta dei più pessimisti.
    Tuttavia il giovane stupì tutti per l’ennesima volta: dopo due giorni di incoscienza si svegliò, stanco e frastornato, dopo tre giorni ebbè la forza di andare alla pozza dell’acqua a dissetarsi, dopo sei giorni le ferite non gli davano quasi più fastidio, dopo dodici giorni dal combattimento con le iene impugnò la lancia e andò a caccia.
    Quello stesso giorno alla Rupe dei Re, Sarabi si avvicinò a una leonessa che badava ad alcuni cuccioli: era la regina Uru che intratteneva Simba, Tojo e Mwezi, visto che a lei toccava cacciare al tramonto, per cui aveva tempo da dedicare ai piccoli.
    -Mamma! La nonna non ci lascia allontanare- si lamentò il principe, -Ma ha ragione Simba! Non possiamo disturbare Morani mentre è a caccia!- lo incalzò Tojo, il leoncino color ocra, con fare saputo, mentre la leoncina bianca al suo fianco, Mwezi, annuiva divertita, pregustando l’ennesima lite tra i due cuccioli. Sarabi guardò la leonessa scura chiedendole se poteva continuare a tenere d’occhio i cuccioli, la saggia regina rispose che non aveva problemi. Sarabi strusciò la testa contro quella del suo cucciolo –Simba ubbidisci alla nonna, va bene? Adesso la mamma ha delle cose da fare- sussurrò all’orecchio del piccolo, -Uff… va bene mamma, sta tranquilla- le rispose lui un po’ imbronciato. Sarabi leccò un’altra volta Simba, poi discese la Rupe in tutta fretta.
    Diverse ore dopo, quando il sole aveva superato il suo apice, Sarabi riuscì a trovare Morani, non fu facile seguire le sue tracce, in quanto il giovane era diventato un maestro del sotterfugio, il suo passaggio era stato occultato in maniera quasi perfetta… ma non abbastanza per sfuggire agli acuti e allenati sensi della grande leonessa.
    In quel luogo, palesemente al di fuori delle Terre del Branco, la vegetazione era più fitta, gli alberi erano molti, oltrepassato un bosco di acacie, alla leonessa si presentò una radura, dominata da tre grossi alberi di teak e un paio di acacie, restando nascosta tra gli arbusti, vide Morani alla base di una grossa acacia: il ragazzo stava armeggiando con delle reti intrecciate con corde d'acacia, le aveva distese a terra e le stava riempiendo con grossi massi. Quando i massi sulle reti furono ritenuti sufficenti, Morani prese gli angoli della rete e li chiuse al di sopra dei massi, come se avesse richiuso dei piatti all'interno di una tovaglia a un pic-nic, poi prese una lunga e robusta corda, sempre intrecciata con la corteccia d'acacia, ne annodò un'estremità alla rete e fece passare l'altra estremità su un grosso e robusto ramo sopra di lui, ora era pronto.
    Morani fece scricchiolare il collo e le spalle poi afferrò l'estremità della corda, l'arrotolò nelle mani e tirò verso il basso con tutta la sua forza: i muscoli di braccia e spalle si gonfiarono, la colonna vertebrale schioccò sotto il grande sforzo, la rete con il suo carico da due quintali si sollevò da terra, il ramo e le corde reggevano, Morani tirò ancora verso il basso, sollecitando tutta la muscolatura scheletrica, dai bicipiti ai polpacci, stringeva i denti, ma continuava a sollevare il carico. Arrivato quasi a toccare il terreno con i pugni, ridusse la forza, alzò un pò le braccia, facendo calare la rete con i sassi, poi prese fiato, preparandosi a un'altro sollevamento, ma una leonessa scura irruppè improvvisamente dai cespugli alla sua sinistra, Morani d'istinto lasciò la presa della corda, la rete con il suo voluminoso carico si schiantò fragorosamente a terra, non essendo più trattenuta dal giovane.
    Morani guardò la leonessa corrugando la fronte, -Come mi hai trovato?- chiese portandosi una mano al fianco destro, Sarabi fece un sorrisino -Davvero credevi che non avrei trovato le tue tracce? Non è cosi facile fregare il ladro sai?- poi si fece seria -Ma cosa stavi facendo? Lo sai che potevi farti male?- chiese incupendo la voce. Morani abbassò lo sguardo sulle ferite, poi guardò la leonessa negli occhi e sorrise -Bè ormai è inutile nasconderlo, questo è il posto dove mi alleno, è qui che venivo quando mancavo dalla Rupe…- Sarabi lo interruppe -Quando tornavi ferito- proferì freddamente -Perchè? Che bisogno c'è di venire fin qui? Davvero ti giova?- chiese con una punta di angoscia pensando alle volte che trovo il giovane con le mani fratturate. Morani assunse un'espressione pensosa, si avvicinò ai grandi alberi di teak, osservò la corteccia color cioccolato come se fosse in trance, poi la colpì ferocemente con un pugno, la durissima superfice era stata segnata dall'impronta delle sue nocche. Sarabi spalancò la bocca, ma prima che potesse dire qualcosa Morani parlò: -Ho preso a cazzotti quest'albero fino a spezzarmi le ossa, ora ti starai chiedendo il perchè… il perchè di tutto questo…- disse indicando tutta la palestra improvvisata -Il motivo è semplice Sarabi… io devo vincere!- aggiunse scandendo le ultime tre parole. La giovane regina guardò il ragazzo, scosse la testa e per alcuni attimi rimase pensierosa, poi fissò nuovamente Morani con in suoi occhi di fuoco, forse aveva capito cosa passava per la testa del giovane -Tu non ti senti all'altezza… è vero?- chiese dolcemente, Morani inarcò le sopracciglia, si passo una mano sul volto -Si… a volte… qui non sono il più forte, nè il più veloce, devo migliorarmi se voglio vivere qui… troppe volte ho fallito… troppe volte vi ho messo in pericolo…- disse ripensando alle ultime vicende -…Kiburi, le iene, Scar… fin troppe volte la fortuna mi ha salvato… il bufalo, quando sono arrivato… tu, Kasi, Simba e gli altri cuccioli e… e…- le parole gli morirono in gola, dolorosi ricordi gli passarono per la mente. La leonessa toccò il braccio di Morani con la sua zampà -Cosa?- chiese -Niente- mentì il giovane, scuotendo la testa, gli occhi gli stavano diventando lucidi. Sarabi inizialmente insistette -Morani, perchè non vuoi parlare con me? Lo sai che ti voglio bene, mi hai raccontato molto sul tuo mondo, ma poco su di te… ma non voglio costringerti…-, Morani si girò e la fissò -No! Hai ragione… meriti di sapere…- disse sedendosi e incrociando le gambe, sospirò -Innanzitutto, io non mi sono sempre chiamato Morani, il mio vero nome è Kleodaimos, come ti ho detto, sono nato in un'isola molto lontano da qui…-

    eccoci, pronti pronti per un flashback che posterò più tardi (domani al massimo, è già pronto ^^")

    quindi i curiosi che si chiedevano come mai morani si riduceva a farsi del male, ora lo sanno, e il perchè della sua rabbia, lo sapranno presto
    il prossimo pezzo non vi deluderà

    se avete domante, fate pure :D
     
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    Ti ci è voluto molto per postare :/ cmq anche questo cap è scritto bene, mitica Sarabi è riuscita a seguire Morani ( ma perfavore, ci riuscirei anche io .-. ) cmq è inutile dire che è davvero un pazzo ^^ francamente però sono curioso di leggere del suo passato e di sapere della sua rabbia.
    è spaccone di natura o lo è diventato? xD

    Aspetto il seguito e se non posti entro 7 giorni morirai sisi
     
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  9. florabovo
     
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    belloooooooooooooooooooooooooooooooooooo
     
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  10. Somoya
     
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    Ti ci è voluto molto per postare :/ cmq anche questo cap è scritto bene, mitica Sarabi è riuscita a seguire Morani ( ma perfavore, ci riuscirei anche io .-. ) cmq è inutile dire che è davvero un pazzo ^^ francamente però sono curioso di leggere del suo passato e di sapere della sua rabbia.
    SPOILER (CLICCA PER VISUALIZZARE)
    è spaccone di natura o lo è diventato? xD

    Aspetto il seguito e se non posti entro 7 giorni morirai sisi

    si thunder, sarabi è mitica, solo lei sarebbe riuscita a trovare morani... tu, con un satellite forse XD

    morani spaccone? ma non essere eretico! XD

    comunque tranquillo posto presto e avrai risposte ;)

    CITAZIONE
    belloooooooooooooooooooooooooooooooooooo

    grazie ^^
     
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    Bravo Cacciatore

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    CITAZIONE (Somoya @ 29/7/2013, 13:00) 
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    Ti ci è voluto molto per postare :/ cmq anche questo cap è scritto bene, mitica Sarabi è riuscita a seguire Morani ( ma perfavore, ci riuscirei anche io .-. ) cmq è inutile dire che è davvero un pazzo ^^ francamente però sono curioso di leggere del suo passato e di sapere della sua rabbia.
    SPOILER (CLICCA PER VISUALIZZARE)
    è spaccone di natura o lo è diventato? xD

    Aspetto il seguito e se non posti entro 7 giorni morirai sisi

    si thunder, sarabi è mitica, solo lei sarebbe riuscita a trovare morani... tu, con un satellite forse XD

    morani spaccone? ma non essere eretico! XD


    comunque tranquillo posto presto e avrai risposte ;)

    Ma perfavore, i passi di elefante di morani li sentono pure in cina ;)
    Morani è il re degli spacconi!!!!!!!! sisi
    cmq aspetto il seguito *pollice in su*
     
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  12. Somoya
     
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    Ma perfavore, i passi di elefante di morani li sentono pure in cina ;)
    Morani è il re degli spacconi!!!!!!!! sisi

    basta non ti parlo +!! >.>


    XD
     
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  13. simba X nala forever
     
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    Mi piace molto questo capitolo e adoro come Sarabi segua Morani mentre si stava allenando e come voglia sapere del suo passato. Le descrizioni sono ottime sopratutto come hai descritto l'albero con cui si allenava :)
    Non mi importa se lo hai postato solo ora, questo capitolo vale l' attesa, sono curiosa di sapere di quello che ha passato Morani prima di arrivare nelle Terre del Branco
    Bravissimo Matteo, continua cosi ^^ :)
     
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  14. Somoya
     
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    Mi piace molto questo capitolo e adoro come Sarabi segua Morani mentre si stava allenando e come voglia sapere del suo passato. Le descrizioni sono ottime sopratutto come hai descritto l'albero con cui si allenava :)
    Non mi importa se lo hai postato solo ora, questo capitolo vale l' attesa, sono curiosa di sapere di quello che ha passato Morani prima di arrivare nelle Terre del Branco
    Bravissimo Matteo, continua cosi ^^ :)

    grazie mille Nala ^^ mi fa molto piacere che apprezzi :D

    ecco il flashback!!!!!!!!!! buona lettura^^

    Chapter 15 (Obsession) -parte 2

    Inizio flashback – ricordi di Morani
    Il dio Eolo soffiava la sua collera da Ponente, con maestosa e terribile potenza, spazzando il mare e creando imponenti cavalloni, la furia dei marosi spaccava la nera roccia vulcanica, l’unico suono era il voluttuoso sibilo del vento e l’infrangersi delle onde sulla scogliera. Il sole stava tramontando, divorato dall’orizzonte, la sanguigna luce si rifletteva nella mutevole massa d’acqua e nel cielo sgombro da nubi.
    Una donna avvolta in una veste di cotone bianco osservava la tremenda forza della natura, resistendo alla forza del vento senza scomporsi più di tanto, inspirava l’aria salmastra, e teneva lo sguardo fisso sul mare; al suo fianco un bambino, anch’esso avvolto da un sudario bianco, le stringeva la mano tentando di imitarne la determinazione e di resistere al vento. Ma il piccolo cedette e indietreggiò di un passo coprendosi gli occhi con l’altra mano, -Mamma, comincio a stancarmi… possiamo andarcene?- chiese spazientito, la madre si abbassò e lo guardò negli occhi verdi –Bueno, ma solo per este volta, non devi permettere mai a nessuno di domarti Kleodaimos, nemmeno al viento… claro mi amor?- rispose questa con voce calda e melodiosa, con un leggero accento spagnolo. Entrambi risalirono uno stretto sentiero che li portò in cima all’altura pianeggiante, qui la vegetazione era rigogliosa e varia, intorno a loro si ammassavano gialle e spinose ginestre, voluminosi fichi d’India, grandi cespugli di euforbia arborea, alberi di sughero e ginepri. La donna continuò ad avanzare senza lasciare la mano del figlio, a un certo punto la vegetazione divenne rada e lasciò posto a un maestoso uliveto, ogni albero, grigio e contorto, era imponente e maturo, le foglie erano verdi e coriacee; furono piantati lì secoli prima.
    Superato l’uliveto i due giunsero ai piedi di una maestosa costruzione: possenti colonne doriche, avvolte da fiorenti edere, facevano da sostegno a un tetto di travi di noce, sull’architrave dell’ingresso, fatto del medesimo materiale del tetto, c’era inchiodato un Hoplon (grande scudo circolare di origine greca) di bronzo raffigurante un sole istoriato.
    Le due figure superarono la pesante porta bronzea ed entrarono dentro il palazzo, all’interno altre colonne di minor spessore reggevano il soffitto e abbellivano l’ambiente, i vuoti tra le varie colonne erano chiusi da tavole di balsa o da pietre irregolari tenute insieme dal calcestruzzo, quello che pareva essere un’antichissima dimora era stata ristrutturata e ampliata negli anni cosi da ottenere una vera e propria villa ospitante numerose stanze, in uno splendido miscuglio di antico e moderno. La donna si fermò in mezzo all’anticamera e si liberò del grosso telo di cotone rivelando le sue fattezze: Calliope València Cruz era alta e slanciata, sul metro e settanta, il suo corpo, avvolto da stoffe di seta bianche, era tonico e al contempo formoso, la pelle era leggermente scura, del colore del miele sciolto, il volto, ovale e perfetto, era adornato da una riccia e folta chioma di capelli bruni, lunghi fino a metà schiena, gli occhi profondi erano color nocciola con screziature bordeaux; aveva una catenina al collo che reggeva un massiccio anello d’oro puro con inciso un sole istoriato. La sua bellezza esotica e il suo carattere forte la facevano oggetto di ammirazione, di ambizione, di desideri da parte di molti. Il piccolo Kleodaimos guardandola pensò di avere la madre più bella del mondo, poi si scoprì anche lui, i capelli corti gli arrivavano appena al di sopra degli occhi verdi, era meno alto della madre, era un ragazzino in salute, in carne, però, a differenza della madre, la pelle era chiarissima, lattea.
    Calliope, seguita dal figlio, attraversò le sale della casa, fino ad arrivare nelle stanze “off-limits”, quelle destinate esclusivamente a lei e alla sua creatura. La saletta aveva una sola finestra che dava sul mare, le persiane erano chiuse a causa del forte vento, le pareti erano bianche, l’arredamento era particolare, eccentrico per alcuni versi, il pavimento era ricoperto da un tappeto persiano di squisita fattura, i mobili in ebano erano in stile arabo e sulle pareti erano appese maschere tribali africane; ogni oggetto lì era frutto di acquisti fatti in mezzo mondo, durante i viaggi che la donna spesso faceva. Lei era una cittadina del mondo, adorava viaggiare e aveva trasmesso questa passione anche al figlio. Pochi anni prima erano stati in Africa, lì, durante un safari, il piccolo Kleodaimos si era perso, dopo tre giorni di disperate ricerche fu riportato al campo-base da un vecchio masai, questo aveva chiamato il piccolo con un nome nel suo dialetto Maa…
    -Morani…- sussurrò Calliope mentre si sedeva su uno scranno d’ebano –Vuoi essere el mi Guerrero?- chiese al figlio sorridendo, questo le si avvicinò e l’abbracciò sorridendo, -Si mamma, ti proteggerò sempre…- le disse chiudendo gli occhi. La donna fu colpita da questa risposta, non avrebbe voluto che avesse preoccupazioni di sorta alla sua età, da un lato desiderava che il figlio crescesse forte nella mente e nello spirito, ma d’altra parte non avrebbe mai voluto che le cose cambiassero, ma sapeva che niente è eterno; -Non devi preoccuparti querido (caro) , non ancora, quando sarai màs grande, allora potrai fare quello che ti dirà il corazòn, ma per adesso… devo essere io a proteggere te- disse malinconicamente, poi scosse la testa –Allora, in attesa che diventi grande, tempriamoti- sussurrò riacquistando il sorriso.
    Calliope prese per mano Kleodaimos e lo condusse in un’altra stanza, più ampia e sobria. Qui il ragazzino aprì uno scrigno in mogano, e impugnò il contenuto: due kriss malesi, dalla lama serpeggiante e damascata, lunga un piede (circa 30 cm). Kleodaimos si avvicinò a un manichino di legno con forme e dimensioni di un uomo adulto, saggiò il peso delle armi, poi colpì il bersaglio con foga, finché non fu corretto dalla madre –Ritmo Kleodaimos, ricorda, la sola fuerza non basta, ci vogliono ritmo y precisione-, il ragazzino segui i consigli della madre, colpì con precisione, facendo confluire la forza di ogni colpo nell’altro, le lame affondavano nel legno riflettendo la tenue luce delle lampade, incidendo i “punti vitali” del manichino. -Questo mondo è violento purtroppo, devi saperti difendere… i nostri antenati non si sono fatti massacrare alle Termopili per un mondo cosi…- aggiunse la donna cripticamente.
    Gli insegnamenti di Calliope non erano vani, a soli dodici anni Morani sapeva già come uccidere, sapeva come ricucire una ferita da taglio; era cosi acuto da imparare all’istante una cosa qualsiasi solo guardandola, eppure aveva mantenuto il suo spirito sensibile, non era violento, ne cattivo, era un gioiello, il più grande tesoro di Calliope.
    Dopo circa mezz’ora la donna fermò il figlio, che nel frattempo aveva dato fondo alle sue energie, ripose le pregiate armi nel cofano e lo lasciò libero di passare il resto della giornata come preferiva.
    Morani passò le ultime ore di luce leggendo le sue letture preferite: le opere di Omero, di Salgari, di Verne, di Smith; guardando il tramonto sul mare tempestoso; sognando avventure in terre lontane, finché il sonno non ebbe ragione di lui.
    Quella notte, mentre la sua mente vagava nell’universo onirico, un fragoroso scoppio svegliò Kleodaimos di soprassalto. Con il cuore in gola, scacciando il sonno e cercando di capire cosa stava accadendo, il giovanissimo Morani varcò la porta della sua stanza, fu afferrato da una presa forte ma delicata, la presa di sua madre, prima che potesse chiedere qualunque cosa la donna lo trascinò in un’altra stanza, mentre il suono di fucilate e scariche di mitra si propagava per la casa, Calliope prese un pugnale appeso a un muro e si avviò per un corridoio trascinandosi il figlio appresso.
    Svoltando l’angolo di fronte a lei, Calliope vide una figura arrivarle addosso, con riflessi repentini afferrò l’uomo gli puntò il pugnale alla gola, riconobbe in quel viso i lineamenti di Francis, il suo capo della sicurezza, appena in tempo –Diablo Francis! Que pasa??- quasi gli urlò in faccia, l’uomo, coperto da un pantalone e una canotta bianca spinse via il pugnale prima di rispondere –Dei veicoli ignoti hanno sfondato il perimetro, hanno fatto saltare il portone con la dinamite… non so chi siano, gli altri…- si fermò ad ascoltare, nessun rumore si sentiva più -…o li hanno respinti… o sono morti, in ogni caso voi dovete nascondervi, subito!- disse con urgenza.
    La donna stava per annuire con la testa quando sgranò gli occhi, guardando oltre la spalla di Francis, questo si girò, un uomo molto robusto, con la pelle bruciata dal sole e dalla salsedine e i capelli biondastri, alto oltre il metro e settanta, si stagliava pochi metri dietro i tre, la sua mole sembrava occupare tutto il corridoio, Calliope si portò davanti a Morani e indietreggiò stringendo i denti –TU!!!- gridò incollerita, -Ora tutto sarà come deve essere, è finito il tempo della miseria- disse l’uomo robusto, poi scattò, copri i metri che lo separavano da Francis prima che questo potesse estrarre la pistola dalla fondina, lo investì con la sua carica schiantandolo contro il muro, Calliope fece appena in tempo a ripararsi dietro l’angolo del corridoio con il figlio Kleodaimos. La fortissima botta svuotò i polmoni di Francis, si rialzò dolorante, il nuovo avversario si avvicinò e lo guardò intensamente dal basso, era meno alto di lui ma molto più robusto e vigoroso, Francis lo colpì al naso con un diretto, ma quello non si smosse, né accuso il colpo, Calliope guardava la scena, sapeva che Francis aveva militato nelle forze speciali prima di lavorare come mercenario per lei, era un vero soldato, ma conosceva fin troppo bene l’altro uomo e sapeva come sarebbe finita. Francis indietreggiò tenendosi la mano dolorante, tentò di avventarsi nuovamente sul nemico ma questo lo afferrò per la maglia e scagliò contro il soffitto, come se fosse un semplice sacco di sabbia. Morani vennè trascinato via da Calliope mentre vedeva il corpo di Francis cadere inerme.
    -Mamma cosa fa lui qui? Che vuole da noi??- chiese Kleodaimos alla madre mentre questa apriva una porta di quercia che portava all’esterno, il vento si era calmato, l’oscurità della notte era rischiarata da un sinistro bagliore, i due si girarono, le fiamme stavano divorando la magnifica costruzione, -Ràpido, dobbiamo andare mi vida, e dobbiamo sbrigarci- disse al figlio, ma mentre stavano per avviarsi sul pendio un bottò li fece girare, l’uomo robusto li aveva seguiti fin lì sfondando la pesante porta, la donna strinse il pugnale nella mano sinistra, -Kleodaimos vattene!- disse a denti stretti al piccolo, ma questo non si muoveva, lo spinse malamente, -SALIR!!!- gli urlò, poi si girò verso il nemico –Cosa vuoi Gunnar??- chiese furiosa, l’uomo la guardò malinconicamente, poi strinse i denti ringhiando –Distruggere la tua dannata stirpe donna, i ruoli si invertono, i potenti guerrieri cadono per mano di poveri schiavi-.
    Il piccolo Kleodaimos non si era allontanato, continuava a guardare pietrificato la scena, anche quando Gunnar attaccò non si mosse.
    Calliope evitò con flessuosa grazia la carica e lacerò la spalla di Gunnar con una pugnalata, ma con scarsi risultati, l’uomo tentò di agguantarla con le mani callose, ma la donna, come uno spirito evanescente, riusciva sempre a eludere gli attacchi e a colpire con sapienti fendenti, dopo diversi minuti, Gunnar ansimava, era ferito seriamente, un colpo preciso gli aveva squarciato il petto, ma rimaneva sempre in piedi, senza vacillare. Calliope continuava a fissare il grosso nemico, era forte, ma rispetto a lei era goffo e lento, -E pensare… che un tiempo ti amavo… prima che diventassi l’uomo màs str*nzo di esto mondo…- proferì freddamente, ma dentro di lei la sua furia bruciava come il sole. A questo punto Gunnar rise –Perché? Dopotutto ti ho solo sedotta e abbandonata, un comportamento da animale forse, ma tu non adori forse la natura? Dovresti ringraziarmi… invece tu, TU!!! Sei stata cosi egoista da non perdonarmi e respingermi… pensavi che un povero pescatore come me non potesse avere speranza contro le tue “truppe d’elite”??- eppure io li ho uccisi, ora cosa ti rimane??- chiese indicando la casa che veniva avvolta dal rogo.
    La donna lo ignorò, non era importante… non era importante ciò che quell’uomo diceva, l’importante era che il suo Kleodaimos fosse al sicuro, per un attimo girò gli occhi, scorse suo figlio, bastò a distrarla, voleva gridargli di andarsene, ma Gunnar la colpì con una manata, sbatte violentemente in terra, il pugnale le sfuggi di mano, Gunnar le avvolse una mano intorno al collo, la sollevò con un solo braccio, come se fosse senza peso, guardò il viso perfetto coperto dai lunghi capelli ricci –È un peccato sprecare un fiore come te, ma ormai è tard… AARHGHH- un grido di dolore sfuggì a Gunnar, il piccolo Morani aveva raccolto il pugnale della madre e lo aveva conficcato con entrambe le mani nel ginocchio sinistro dell’uomo, questo colpì con l’altro braccio il piccolo scaraventandolo via, dopo impugnò l’arma e la strappò via dalla sua giuntura danneggiata, cadde in ginocchio, ma non mollò la presa sul collo di Calliope, -Il ragazzino ha le palle… è proprio nostro figlio, vero mia amata?- chiese rantolando, poi affondò il pugnale nel ventre della donna strappandole un gemito, rigirò la lama nella ferita, Kleodaimos stava per correre di nuovo in aiuto della madre, quando un grosso boato coprì il crepitio del fuoco e una luce potentissima rischiarò il cielo, svenne. Si risvegliò dopo pochissimi minuti, capì che una della caldaie era esplosa, e l’onda d’urto li aveva colpiti; cerco con gli occhi la madre, la trovo riversa diversi metri lontano da lui, si avvicinò dolorante, la girò e vide con orrore la ferita al ventre, scosse il corpo, miracolosamente Calliope aprì gli occhi, era viva, ma sarebbe morta a momenti, lei lo sapeva, Morani lo sapeva, -Kl…Kleodaimos… vattene ti prego… qui sei in pericolo… recuerda quello che ti… ho detto… segui el tuo corazòn… promèteme…- disse a stento mentre un fiotto di sangue le sfuggiva dalle labbra, fissando il figlio con gli occhi scuri semichiusi; il ragazzino tremava, era scosso, le lacrime scendevano copiose dagli occhi verdi, ma riuscì a rispondere –T…te lo prometto… mamma…- strinse le mani della madre, lei gli sorrise, poi emise un rantolo, gli occhi le si spensero, il suo corpo resto immobile.
    Kleodaimos, sconvolto, chiuse gli occhi della madre, non gli pareva possibile, era un incubo, si sarebbe svegliato, poi senti il vento sul collo, e il sangue di sua madre bagnargli le mani, capì che era la realtà, balzò in piedi e fuggì, risalì il pendio, arrivato in cima, si fermo, come in trance, si girò lentamente, vide le macerie della casa in fiamme, la sua vista acuta si posò sull’architrave dell’entrata, l’hoplon dorato cadde tra le fiamme, il sole allo zenith, simbolo della sua famiglia da millenni, era tramontato per sempre, e con quello scompari anche una parte di Kleodaimos… una parte di Morani, mentre una nuova sensazione si faceva largo nel suo cuore, brutale e feroce, eppure cosi intensa e perversamente magnifica, il suo cuore fu pervaso da un ira cosi distruttiva, cosi passionale, che lo avrebbe trasformato, e l’avrebbe accompagnato per sempre.
    Fine flashback /

    commentate numerosi:D, il resto del cap lo posto stasera sul tardi (è venuto lunghetto questo o.O XD)
     
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  15.  
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    Bravo Cacciatore

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    Ah ecco perchè Morani è così pazzo ( e spaccone ^^ ) l'ex della madre ha fatto bombardare tutta la casa e ucciso la madre del piccolo "Kleoidaimos" cmq sono contento che Gunnar non ha ucciso Morani, quello è compito di tusaichi xD.
    CITAZIONE
    –Bueno, ma solo per este volta, non devi permettere mai a nessuno di domarti Kleodaimos, nemmeno al viento… claro mi amor?-

    Buenas dias senòrita, tu hable espagnol? xD

    CITAZIONE
    il resto del cap lo posto stasera sul tardi

    si postalo, non farci aspettare T.T
     
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314 replies since 28/2/2012, 11:50   6995 views
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