The Warrior in the Kaos

what if... e se un umano cambia le sorti delle terre del branco?

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  1. somoya
     
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    ragazzi, vi posto il terzo capitolo, questo è il primo pezzo, il secondo lo posto stasera, ditemi che ne pensate


    Chapter 3 (The Streght of Heart) (parte1)

    Il sole ardente riversava i suoi raggi sulle Terre di Nessuno, cuocendo il terreno e disidratando ogni essere che si avventurava in quelle lande.
    Morani avanzava con decisione verso Nord-Est, era frustrato: <<che jella assurda. In cento e più kilometri percorsi in volo, proprio qui si doveva scassare quel rottame!>>.
    Quando era bambino fece una vacanza in Kenya dove, in seguito ad alcune disavventure, un anziano di una tribù Masai gli conferì il nome “Morani” (Guerriero, dalla lingua Maa).
    Ora, deciso a tagliare i legami col passato, riutilizzò quel nome dimenticato, che tra l’altro s’intonava perfettamente col suo carattere.
    Fu a quel tempo che scoprì il suo amore per la natura e la vita selvaggia, ma allora era solo un piccolo ingenuo, credeva che il mondo fosse un posto bello, felice ed eterno; ma quando raggiunse l’adolescenza si rese conto che non era cosi e, infine, una serie di avvenimenti lo convinsero ad allontanarsi dalla sua terra.
    Arrivò vicino ai termitai, strutture imponenti, costruite nell’arco di secoli, tuttavia non entrò al loro interno perché la sua attenzione venne attirata da una depressione del terreno, poggiò il palmo della mano a terra e si accorse che era umida; la sete tornò a straziarlo più forte che mai.
    Cominciò a scavare a forza di braccia, inizialmente il terreno era duro ma andava ad ammorbidirsi via via che scavava più a fondo; ci mise un’ora o più, ma infine, dopo aver scavato un pozzo profondo più di un metro e mezzo, l’acqua affiorò fangosa e impura, ma, per la sete che aveva, a Morani non importava niente, con le mani messe a coppa cominciò a prendere grandi sorsate d’acqua, una volta dissetato pensò al da farsi, il sole stava cominciando a calare.
    Decise di preparare il riparo per la notte vicino al pozzo, prese dei grossi rami spinosi e si costruì un classico boma (recinto che serve a proteggersi dai predatori, tipico delle popolazioni dell’Africa centro-meridionale), lo fece circolare, con un’ampiezza di circa quattro metri da un lato all’altro; filtro dell’acqua attraverso la maglietta logora e la mise nella lamiera che si era portato dietro, mise degli sterpi secchi al centro del boma, facendo scoccare una pietra contro la sua lama al carbonio produsse le scintille necessarie per accendere il fuoco.
    Completato il riparo si coricò in terra e, mentre il fuoco bruciava, contemplò il tramonto che tingeva di sangue il cielo africano; bevve un po’ e guardò la sua immagine riflessa nell’acqua limpida: il viso dimostrava lineamenti vagamente nordici, i capelli scuri e folti ricadevano sulle spalle e sul viso ricoprendo gli occhi verdi giada.
    Poggiò a terra il surrogato di bacinella e rimuginò sulla situazione in cui si trovava, era solo in una terra selvaggia, ma la cosa non gli faceva paura, piuttosto lo eccitava: fin da piccolo il pericolo lo attraeva e più volte rischiò la sorte facendo le cose più assurde, dal fare immersioni in apnea col mare in tempesta, a gettarsi da altezze improponibili con deltaplani da lui fabbricati.
    Ormai il sole era sceso sotto l’orizzonte e le tenebre regnavano sovrane quando sprofondò in un sonno senza sogni.
    Quando le prime luci del sole illuminarono le Terre di Nessuno, Morani si svegliò subito e con un volteggio si mise in piedi, si stirò per bene, finche non sentì le ossa schioccare; usci dal muro di spine, la combinazione del calore solare e della condensa notturna formarono una nebbiolina che limitava la visuale, per cui dovette muoversi con attenzione.
    I grandi termitai si stagliavano al di sopra della nebbia e Morani aveva voglia di dare un’occhiata, ma con la coda dell’occhio vide qualcosa per terra, delle grandi impronte feline, le confrontò con la sua mano e vide che erano grandi uguali, solo un grande felino in Africa ha le zampe di quelle dimensioni: il leone.
    Seguendo le orme capì che si trattava di almeno quattro leonesse che avevano girato attorno al boma, arrabbiato pensò<<queste erano qua fuori e io non me ne sono accorto! Come è potuto succedere?>>, il suo orgoglio era ferito; guardò nuovamente i termitai e immaginò che fungeva da rifugio a quelle leonesse e pensò che, con le ferite che gli dolevano ancora dopo l’incidente, non avrebbe sconfitto neanche una leonessa, se fosse stato attaccato.
    Morani tornò nel boma, bevve l’acqua rimasta e si spalmò la cenere avanzata dal fuoco sotto gli occhi per attutire il riverbero del sole, prese la maglia sgualcita e se la mise, poi riprese la direzione che aveva deciso di seguire.
    Cominciò la marcia verso Nord-Est, si muoveva velocemente senza attirare l’attenzione, come un’ombra; presto arrivò a un fiume dalle acque verdastre e limacciose, non si vedeva oltre la superficie e i rischi ad attraversarlo erano grandi, ma indietro c’era solo il nulla.
    Doveva fare una scelta.

    Edited by Somoya - 22/3/2013, 22:25
     
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